Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: lallyjunior    14/02/2012    3 recensioni
Jed Kenneth: un giovane ragazzo che, con le proprie forze, riesce a cambiare vita allontanandosi dalla sua casa e dalla sua famiglia, quasi completamente distrutta. Le avventure e gli amori di questo giovane ragazzo, bello ma dal carattere indomabile ed incomprensibile. E soprattutto la storia di una grande e sincera amicizia, che va oltre tutte le difficoltà della vita.
E' la mia prima storia originale, aspetto critiche consigli e spero anche qualcosa di positivo.
Estratto: [ Con una manciata di dollari in tasca ed il solito cappuccio, che lo faceva sentire invisibile agli occhi del mondo, Jed Kenneth stava lasciando la propria casa, la propria famiglia. La stava abbandonando, proprio come aveva fatto suo padre. ]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le sue dita pettinarono i capelli castani, spingendoli freneticamente verso dietro e lasciando che come una molla tornassero a poggiarsi disordinati sulla fronte. Quel gesto che, come un tic, ripeteva ormai così spesso senza rendersene conto, era sintomo che qualcosa non andava. Ogni qualvolta era agitato, nervoso o non fosse sereno, la mano di Jed accarezzava i capelli con un veloce movimento, come se volesse ravviarsi la pettinatura ma ovviamente non era così. Era solo un gesto involontario. Non avrebbe mai dato importanza alla sua pettinatura visibilmente poco curata, non in quel momento della sua vita. 
Tremanti e sudate le sue dita portarono una sigaretta tra le labbra sottili.
Stava per accenderla quando la sua attenzione fu attirata da una goccia di pioggia che invadentemente gli si era poggiata sulla pelle del viso, leggermente abbronzata.
Odiava la pioggia, era come se il cielo provasse le sue stesse emozioni, piangesse, enfatizzando le difficoltà della sua vita.
Col dorso della mano pulì la guancia bagnata, finendo di accendere la sigaretta che teneva ormai tra le labbra da qualche minuto.
I suoi occhi del colore del mare si rivolsero verso l'alto, illuminati da quel fastidioso color grigio chiaro che le nuvole  avevano conferito al cielo sopra Miami. 
Una vaporosa nuvola di fumo uscì dalla sua bocca, in un misto tra un sospiro ed un lamento che non era riuscito a trattenere.
Così giovane e già così angosciato, così piccolo e già sulle spalle una vita tanto faticosa, fatta solo di profonde sofferenze troppo grandi per un ragazzo della sua età. Sedici anni, in fondo aveva solo sedici anni ma era come se il suo cuore affaticato ne avesse battuto per quaranta.
Il suo sguardo scrutò l'asfalto sotto di sé, in un punto indefinito di quel grigio che diventava quasi nero al contatto con l'acqua piovana. I suoi pensieri correvano veloci, desiderava di non essere tornato a casa quel giorno e, desiderava anche, di avere una famiglia normale. Socchiuse gli occhi cercando, invano, di calmarsi. 
Tenere sotto controlo il proprio umore era diventata una delle cose più difficili della sua vita, con il susseguirsi degli eventi che aveva dovuto affrontare il suo carattere era radicalmente cambiato, non riusciva più a controllare le sue emozioni, l'istinto e l'impulsività prendevano continuamente il sopravvento sulla razionalità. Era come se ormai non avesse alcun limite, come se bastasse poco per fargli perdere quel precario equilibrio mentale che gli era rimasto.
Ripensò per qualche istante ai suoi genitori, ed alla situazione in cui si trovata e sentì il cuore battere tachicardico nel petto.
Suo padre, in galera da qualche anno, li aveva praticamente abbandonati a loro stessi. Lui, il figlio più grande, si era dovuto occupare di tutto. Non pensava mai all'ultima volta che aveva visto suo padre, avrebbe voluto poter rimuovere quel ricordo dalla sua mente. Gli faceva rabbia ricordarlo in manette, trascinato con la forza da un agente dentro macchina della polizia, mentre con un sorriso beffardo sul volto, non sembrava neanche pentirsi di ciò che aveva fatto. Possibile che non si fosse posto il problema di come sarebbe stata la loro vita senza di lui? Di certo non era un padre modello, ma i pochi soldi che portava a casa erano essenziali e, quantomeno, sua madre stava ancora bene. Già... Ancora: perché era stata colpa dell'arresto del padre se erano anni che ormai la depressione l'aveva fatta cadere nella sua morsa, non permettendole di essere lucida. Gli psicofarmaci e l'alcool che giornalmente ingeriva l'avevano fatta diventare un peso, un peso che inevitabilmente gravava, anch'esso, sulle sue spalle.
Era stanco. Era dannatamente stanco di tutto. Le sue gambe ancora tremavano al ricordo di ciò che era successo pochi minuti prima:
messi i piedi all'interno del loro disordinato appartamento l'immagine della madre stordita dai farmaci, e fuori di sè, gli aveva annebbiato la vista; aveva sentito crescere un'incontrollabile rabbia e, come spesso gli stava accadendo, aveva perso il controllo. Colto dall'esasperazione, Jed, non era riuscito a trattenere le urla, inveendo contro di lei. Era facile per lui perdere la testa. Ormai era insofferente a tutto ed una volta persa la lucidità era difficile che tornasse in sé.
 
Ancora sotto le gocce di pioggia e con la sigaretta tra le dita, stropicciò gli occhi pensando a ciò che era avvenuto dopo: l'effetto delle sue grida contro la madre non era stato quello sperato; invece di intimorirla e farla pentire di ciò che stava facendo, aveva ricevuto un forte schiaffo sul viso e, sull'orlo di una crisi di nervi, era uscito frettolosamente fuori dalla porta di casa, per evitare che tutto finisse in tragedia. Si conosceva, ormai si conosceva fin troppo bene per rischiare. Quel colpo era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. 
Era stanco di quella vita, non era ciò che meritava. 
Per quanto provassero ad aiutarlo, i suoi fratelli erano più piccoli di lui e non frequentavano amicizie raccomandabili. Solo lui, col suo carattere spavaldo e sicuro di sé riusciva ad imporsi su di loro e a farsi rispettare dalla gente del suo quartiere. Lui, in fondo, era proprio come suo padre: arrogante, sfrontato, istintivo ed irascibile. Nel quartiere era lui il giovane boss, era temuto dai suoi coetanei, proprio per questa sua incapacità di controllarsi e per la facilità con cui arrivava alle mani. Chiunque l'avesse conosciuto l'avrebbe considerato un ragazzo poco raccomandabile, un ragazzo di strada, un delinquente. Eppure era tutta apparenza.
Buttando sull'asfalto umido la sigaretta quasi consumata, Jed entrò nuovamente dentro casa, tirando su il capuccio grigio della felpa in modo che gli coprisse la testa, quasi che si vergognasse a farsi vedere in volto, chissà da chi, era solo in casa, solo col mostro che aveva rapito sua madre, solo con quella donna che l'aveva appena picchiato. Probabilmente voleva evitare di scambiare con lei anche un solo minimo sguardo.
"Jed, vieni qui." Gli ordinò la donna biondastra, vedendolo rientrare, accasciata sul tavolo della cucina. 
Ma lui amminava lento, con gli occhi bassi e le mani in tasca, dirigendosi verso la propria stanza. L'aveva completamente ignorata, era come se la voce di sua madre non fosse riuscita a raggiungerlo.
 
Quelle ore, passate chiuso nella camera, non avevano fatto altro che permettergli di riflettere sulla propria vita: mai si era sentito così tormentato, così spossato. Sembrava che il suo respiro non riuscisse a regolarizzarsi, dopo ore, i pensieri che gli affollavano la mente non erano riusciti a farsi da parte.
Supino sul letto aveva aperto gli occhi, lasciando che le sue azzurre iridi affondassero sul grigio soffitto sopra di lui. La voce dei suoi fratelli, era stata quella l'unica cosa che era riuscita a risvegliarlo dal quel suo momento di completa apatia.
Camminando silenziosamente si era avvicinato alla porta della loro stanza.
"Ray, Kevin cosa state facendo?" 
Aveva chiesto con tono poco convinto aprendo la porta; i suoi occhi però si erano fermati in un punto preciso di fronte a sè, il suo respiro si bloccò per un breve istante: quei due ragazzini maneggiavano delle buste, buste intere colme di una roba bianca che sembrava tanto essere cocaina.
"COSA CAZZO STATE FACENDO?" Aveva urlato rosso dalla rabbia. Non poteva credere ai suoi occhi, erano solo due ragazzini, due bambini.
"Sta tranquillo Jed, non è per noi. La venderemo per un amico, e lui ci darà la nostra parte."
"Siete solo due imbecilli! Buttate questa roba!!" Ancora una volta stava per perdere la calma. 
Urlando aveva strappato dalle mani del fratello due buste intere di droga, con un forte spintone però Kevin l'aveva preso alla sprovvista, bloccandolo con le spalle contro il muro.
"Che cosa vuoi Jed?" Gli aveva domandato con tono minaccioso, affondando i propri occhi, di un azzurro meno intenso, in quelli del fratello maggiore. Continuò: "Sta fuori da queste cose, non sono affari che ti ruguardano." Le sue mani premevano sulle spalle di Jed, tenendolo fermo.
"Non vi basta che papà sia in galera? Volete finirci anche voi??" Il tono esasperato e canzonatorio del ragazzo però non scalfì per nulla la coscienza del ragazzino di fronte a lui.
"Sta zitto." Riprendendosi bruscamente le buste di cocaina, Kevin era tornato a sedere accanto al fratello minore.
Fu in quel momento, in quel preciso momento che Jed sentì qualcosa scattare dentro di sé, una strana sensazione prese il sopravvento su di lui. Non era quella la vita che voleva, non era ciò che meritava.
Tornò velocemente nella propria stanza ed iniziò a riempire un borsone con fare frenetico. Non sapeva dove fosse diretto, non aveva nessuno che lo potesse accogliere o aiutare, ma di sicuro non voleva rimanere lì, ne era certo.
Con una manciata di dollari in tasca ed il solito cappuccio sulla testa, che lo faceva sentire invisibile agli occhi del mondo, Jed Kenneth stava lasciando la propria casa, la propria famiglia. La stava abbandonando, proprio come aveva fatto suo padre. 
Senza voltarsi indietro e, col piccolo borsone stretto in un mano, era uscito sotto la pioggia iniziando a camminare senza una meta ma convinto che non avrebbe ripercorso presto la strada di casa.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: lallyjunior