Libri > Peter Pan
Ricorda la storia  |      
Autore: Lost Girl    15/02/2012    1 recensioni
One-shot, penso... per il momento è una one-shot, ma se avrò tempo e ispirazione diventerà una vera ff ;)
Una ragazzina qualunque, tredici anni, deve crescere, deve prendersi le sue responsabilità, badare alla sorellina, prendere bei voti a scuola, iniziare a preoccuparsi seriamente su cosa fare da Grande... Ma questo non lo vuole affatto. Vuole che siano i genitori a prendersi cura di lei, che se prende un brutto voto viene consolata, che se le chiedessero "Cosa vorresti fare da grande?" vorrebbe rispondere "la principessa delle favole"... ora invece è tutto diverso. Anche fisicamente... la pelle liscia ha lasciato il posto a brufoli e punti neri... Possibile che non ci sia modo di scappare dal mondo famelico degli adulti?
Eppure aveva saputo che una bisnonna era riuscita a scappare dal crescere per qualche tempo...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Devi crescere! Basta lasciare oggetti sparsi per casa!" Quest'urlo inferocito di mamma Kate era ricorrente da giorni, ormai. Ma Jakeline Darling, la figlia, era stufa di sentirselo dire. Lasciare sparse le cose per casa era una specie di rifugio, fare quello che non doveva lo sentiva come un modo speciale per autoconvincersi che ancora era in grado di non controllarsi e fare quello che voleva. Ma i suoi genitori non la aiutavano di certo, come abbiamo sentito prima, la mamma le urlava che doveva crescere e ora il padre sta guardando la figlia con un'occhiata feroce della serie "Se gli sguardi potessero torturare". Ma Jakess non aveva intenzione di crescere... voleva dire essere bloccata, impossibilitata...  voleva dire galera. Niente giochi, niente favole, niente coperte rimboccate, niente bacio della buonanotte. Ora, Jakess doveva badare alla sorellina Maddeline di appena due anni, che riceveva più cure che in un ospedale. Le doveva cambiare il pannolino, rimboccare le coperte, leggerle le favole... ma lei... lei non voleva più farlo. Si era stancata, voleva tenersi i suoi giochi e le sue favole! Perché prestarli ad una bambina che tanto non ci capiva nulla di fate, draghi e cavalieri? E poi ci si metteva di mezzo anche la scuola. Jakess era popolare per i suoi viaggi tra le nuvole, e i genitori non lo tolleravano, pensavano che lo facesse apposta per avere popolarità. Ma Jakess era semplicemente stanca. Eppure subiva, lasciava che gli altri la prendessero in giro, lasciavano che i genitori le urlassero contro, lasciava che Mads le vomitasse accanto. Lei aspettava. Aspettava quel bambino che era andato a prendere una sua bisnonna. Lo aspettava. Sarebbe venuto, ne era certa. 
Nell'attesa di notte, quando i genitori dormivano e Mads si lasciava incantare dai suoi pupazzetti, si affacciava alla finestra della sua camera (il suo unico spazio libero... non avrebbe mai lasciato che NESSUNO la invadesse con culle e carrozzine) e guardava la seconda stella a destra. O almeno le sembrava che fosse lì, la famosa Isola Che Non C'è. Non era a conoscenza del fatto che lei ogni notte ci andava a fare un salto, a ritrovare un po' di quella pace che le era preclusa nella vita diurna.
Quella notte, però, dalla stanza dei suoi genitori si sentì un lieve risolino, per poi crescere, crescere e crescere. Jakess corse immediatamente nella stanza dei suoi genitori, dimenticando la finestra aperta. Era buio pesto e dormivano. Anzi, no! Questo è quello che sarebbe dovuto essere. In realtà la stanza era piena di luci non più grandi di una mano, e i loro genitori si stringevano terrorizzati mentre la piccola Mads rideva. Il suo riso si spezzava in mille frammenti e nascevano le fate. Il primo risolino. So che è strano che Mads non avesse mai riso, da due anni a questa parte, ma non ne aveva mai avuto modo. I suoi genitori le ripetevano spesso che non doveva credere in tutte quelle sciocchezze che le raccontava sua sorella. Ma quella notte, qualcosa o qualcuno l'aveva fatta ridere, dando vita a tantissime fatine, come quelle che Jakess vedeva nei suoi libri.
Poi capì. Ad aver fatto ridere la piccola, era stata la stella più piccola di tutto il firmamento, aveva soffiato aprendo la finestra della stanza, poi aveva soffiato un po'  più forte, solleticando la pancia di Mads.
Jakess sorrise e guardò le fate che in quel momento uscivano dalla finestra e ne entravano altre, si affacciò e vide che il cielo era più luminoso che mai.
"Mostri, andate via, mostri!!" Urlavano i genitori. Jakess schioccò le dita e loro si stettero zitti grazie anche alle fatine che crearono una specie di benda per chiudere loro la bocca.
"Pssssssss"... "Psssssssss"... "Psssssssss". Tanti spostamenti d'aria e spifferi di vento provenivano dalla camera dall'altra parte del muro. Possibile che sia arrivato il giorno tanto atteso da Jakess sin dalla nascita? Possibile che il famoso bambino si fosse fatto vivo dopo ben tredici anni?
Si. Peter Pan era lì. Mostrava i suoi dentini da latte e la guardava. Jakess ne resto abbagliata e affascinata. Il bambino che ossessionava i suoi sogni, che dava sollievo alle sue paure, che la aiutava a non crescere era lì, dritto sul suo letto. Rideva come non mai, era evidentemente felice.
"Finalmente ti ho trovata! Sono molte lune che giro il mondo in cerca di te. Perché non abiti nella vecchia casa di Wendy??" Chiese lui, a mò di rimprovero.
"Peter! Sei qui! Oh, da quanto lo sognavo!!" Fu solo capace di urlare, tanto non le interessava più niente dei suoi genitori, verso i quali non aveva mai avuto alcun affetto negli ultimi tempi. Se fino ad un secondo fa rideva, ora stava piangendo abbracciata al bambino.
"Portami via, Peter, ti prego" Mormorava tra i singhiozzi. Lui la guardava sconcertato, come se fosse assolutamente impossibile che una discendente della signora Darling, così dolce e tranquilla, fosse così... strana e triste. Scosse la testa e mandò una fatina a spargerle sopra la polvere di fata.
Eppure, Jakess ancora non si alzava in volo.
(Scusate il cambio di tempo, ma Peter preferisce questo e quando entra in scena lui non vuole il passato remoto... nda).
"Pensieri felici" Mormorava Peter, non tanto per lo spirito romantico, più perché non gli sembrava il caso di urlare di fronte ad una bambina, non più troppo piccola, così spaventata. Jakess si era staccata da lui e pensava a quel momento fantastico e alla fortuna di aver lasciato aperta la finestra quando era corsa da Mads.
Si era finalmente alzata in volo. Senza pensarci due volte, scappò via da quella casa.
"Ho cambiato casa perché quelli non sono i miei veri genitori. Io sono figlia di Margareth... però sono qui con quei due da quando ho tre mesi, all'incirca." Spiegava Jakess, entusiasta.
Peter le volava accanto e la guardava un po' spaventato, come quando i bambini si ritorovano davanti un grande uomo spaventoso e sconosciuto. "Perché sei cresciuta? Perché non sei venuta da me?" Chiedeva.
"Non ho potuto evitarlo." Sospiro."Io non sai quanto sarei voluta venire da te, sempre, sempre, in ogni momento della mia vita. Ma non sono finita con loro perché sono caduta da una carrozzina. Margareth mi ha dato in adozione..." Il ricordo era brutto, sebbene della madre non ricordava molto. Eppure in quel momento rideva felice, girava attorno ai campanili e salutava il mondo con i suoi occhi azzurri brillanti, come quelli di Wendy, se non sbaglio.
Viaggiavano da molto tempo, forse giorni, forse ore... ma Peter rideva lo stesso, si guardava intorno e salutava le stelle, parlava con le sirene e carezzava le pinne degli squali. E aveva un modo particolarissimo di procurarsi del cibo.
Era un presuontuoso da far rabbia persino alle stelle più vecchie e pazienti... eppure quella presunzione aveva un che di troppo affascinante per odiarlo. 
Jakess si sentiva al sicuro con Peter accanto, però aveva una sola paura: di addormentarsi. Quando cadeva tra le braccia di Morfeo, cadeva contemporaneamente in quelle del mare e il bambino lì vicino a lei aspettava sempre l'ultimo minuto per salvarla. 
Una sera videro un'Isola farsi sempre più grande, indicata da tante frecce scagliate dal sole, che era in continuo mutamento. Non appena Peter vi mise piede inizio a ribollire di vita. Jakess sentiva i passi svelti di tanti bambini, i passi pesanti dei pirati, i passi non udibili degli indiani e le zampate delle bestie. Ma non le importava, era arrivato il suo momento. Lo avrebbe vissuto. Era lì, nel luogo dei suoi sogni, con il bambino che aveva sempre sognato, con Bimbi Sperduti nuovi, rispetto a quelli che aveva conosciuto la sua bisnonna, con tante avventure davanti.
Perché tornare da due uomini e una bambina che non vedevano l'ora di vederla crescere e andare finalmente via di casa per non pagare il mantenimeno?
Jakess era felicissima. Aveva appena aiutato i suoi genitori a dimenticarsi di lei e chiudere quella maledettissima finestra, e si era aiutata da sola a dimenticare quei due uomini e quell'odiosa bimba (anche se non aveva alcuna colpa) e chiudere la sua  finestra sul passato, spalancandone un'altra sul futuro. Il SUO futuro. Da mamma. Con Peter Pan.




Nota Dell' *Autrice*
Potrà sembrare abbastanza stupido come capitolo perché parla più della guerra interiore di Jakess che di Peter Pan. Però a me come idea piaceva e  spero tanto che piaccia anche a voi. Si accettano critiche :D (Solo se dette con un sorriso per farmi migliorare e non una faccia imbronciata per pensare "Ma quant'è stupida questa")
Non so se questa storia è destinata a continuare o se lascerà a voi il modo di usare la fantasia e immaginarvi le avventure di questi due bambini e di immaginare se Jakess tornerà a casa o resterà sull'Isola Che Non C'è per sempre.
Chissà...
Grazie già d'anticipo ^.^


*Ariss*

P.S: Se la storia continuerà... decidetelo voi! Ditemelo nelle recensioni se volete dar spazio alla vostra o alla mia fantasia ;)
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Peter Pan / Vai alla pagina dell'autore: Lost Girl