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Autore: nals    15/02/2012    3 recensioni
Ne è corso di tempo da quel giorno, John azzarderebbe ad infilarci un “troppo”, ma alla fine ci rinuncia. Sarebbe come ammettere la questione, e si sa, il cumulo di mesi trascorso renderebbe tutto più definitivo, immutabile, morto. Ne è corso di tempo, sì, eppure è come se non fosse passato che un secondo...
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mio primo, esitante approdo a questo splendido fandom. Spero di non aver combinato troppi pasticci ù.ù

Nel caso sia così, chiedo umilmente perdono ç_ç






Titolo: E se n'era andato così.
Autore:
nalì
Personaggi:
John Watson | Sherlock Holmes/John Watson.
Genere: Generale, Angst
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot, , Slash (accenno).







E se n’era andato così.









Ne è corso di tempo da quel giorno, John azzarderebbe ad infilarci un “troppo”, ma alla fine ci rinuncia. Sarebbe come ammettere la questione, e si sa, il cumulo di mesi trascorso renderebbe tutto più definitivo, immutabile, morto. Ne è corso di tempo, sì, eppure è come se non fosse passato che un secondo. Stesso parco, stessa aria, stesso cielo. Manca il grasso ed entusiasta amico ritrovato sulla panchina, un bastone e qualcos'altro. John continua a credere che il qualcos'altro, la zoppia l'abbia trascinato via con sé, come a volersi vendicare di esser stata estirpata così, da un attimo all'altro, senza le dovute e tanto efficaci cure prescrittegli.

Ne è passato di tempo e se qualcuno, adesso, chiamasse il suo nome – che sia “John”, “Hamish” o “Watson” – questi inizierebbe a correre a perdifiato, assecondando il meraviglioso, seppur poco educato, proposito di mettere più metri, respiri e battiti possibili tra sé e la minaccia.

Ne è passato di tempo da quel giorno: il sole a scaldare Londra in una delle tante giornate autunnali, un vecchio compagno d'università, qualche sua abusata frase di circostanza. Ed è bastato millantare con i complimenti, agghindare il proprio volto di flebile felicità e ostentare un sorrisino d’immotivata contentezza, perché si compisse la sua “fine”. Un paio di stradine a cavallo di un taxi, qualche incertezza e si è ritrovato una casa sulla testa compresa di coinquilino e follia, una deliziosa vecchietta arzilla a gironzolarci dentro, nessuna briciola di Privacy e i soliti incubi a scoppiare nelle tempie, di notte.

Ne è passato di tempo, eppure è come se quello stupido contratto d’affitto – firmato con una semplice occhiata densa di complicità e nuovo entusiasmo – gli galleggiasse, pesante e bastardo sulla testa, quasi a mostrargli come sarebbe andata se solo avesse avuto il coraggio, o il buon senso, di prorompere in un cenno negativo, evitando che, come al solito, il Caso – o Lui – decidessero al proprio posto. Avrebbe scansato parecchi eventi incresciosi, facendolo. Buste di latte vuote nel frigo, bulbi oculari affogati in mezzo bicchiere d’acqua, crisi isteriche e una deliziosa faccina gialla deturpata da pallottole quando la noia e la mancanza di casi diventavano una questione insostenibile.

Ne è scorsa di acqua sotto i ponti, da quando l’attento sguardo, pungente quasi quanto i visibili zigomi appuntiti*, gli si è piantato in faccia per la prima volta o da quando quell’egoista ha avuto la brillante idea di metterselo in casa, rendendogli la vita un purgatorio fatto di scompiglio e omicidi, felicità e attacchi d’idiozia – improvvisi tanto quanto le inadeguate e rincuoranti sviolinate notturne – per poi svignarsela così.

Ha dovuto corrergli dietro, ha voluto farlo senza un’apparente ragione; ha voluto rinunciare al suo flemmatico mondo fatto di routine e comoda tranquillità, al tè delle cinque, ai suoi tormenti – i soliti incubi a scoppiare nelle tempie, di notte –, ad appuntamenti decenti con le donne, senza che nessuna di loro venisse minacciata da un potenziale assassino o dalle di lui insinuazioni. Ha acconsentito a rinunciare alle sbiadite certezze per colorarne, dipingerne, insieme delle nuove. Poco stabili, poco tutto, ma luminose, intense. Intense, sì. Come quegli occhi – i suoi – su di lui.

Ne è passato di tempo da quando lo “strambo” ha deciso che sarebbe stato, com'era?! Ah ecco: alquanto possibile intraprendere una conoscenza approfondita di loro stessi, decisione a cui lui si era prontamente opposto, ricevendo un’occhiata scettica per risposta e una sparizione alla Spiderman. Non era omosessuale. Non c’era nessuna “conoscenza” da approfondire. Affatto. E quella proposta, con ogni probabilità, sarebbe stata l’ennesimo esperimento ad investire lui come cavia.

Peccato che John ci fosse finito dentro, completamente. Ci era affogato di scarpe, e ci aveva messo la faccia. Quella e non solo. Il cuore. Ci aveva ficcato il cuore. Del resto il sentimentale tra i due è sempre stato lui. Sherlock, Sherlock non provava quel tipo di…sentimenti, no? Non sapeva nemmeno come riconoscerli, addirittura. Il brillante consulente investigativo il cuore l’aveva lasciato o rinchiuso da qualche parte.

Morso, masticato, digerito ed espulso.

Quel suo ultimo non saluto ne era stata l’ulteriore prova: “sono un bugiardo”. E basta. Non aveva aggiunto altro prima di…Prima.

Avrebbe potuto uscirsene con un “ciao”, ad esempio. O un “arrivederci” . Un ultima nuvoletta acre di tabacco bruciato sulla testa, anche. Sarebbe stato più giusto, ecco. In un “mi mancherai” non ci aveva nemmeno sperato.

Avrebbe voluto un “ciao”, John. Solo quello. Un “ciao”. Perché è questo, il genere di saluto che tutti si aspetterebbero. Specie gli amici; gli amici che sopportano, gli amici che assecondano, gli amici che aspettano.

Invece Sherlock se n’era andato così, con quelle patetiche scuse ed uno stupido, infame "addio" per poi essere inghiottito dal terriccio freddo, senza che lui, potesse cambiare idea, o meglio, senza sapere che quell’idea c’era sempre stata e che sì, avrebbe voluto per davvero intraprendere una conoscenza approfondita di loro stessi.

Avrebbe voluto.

Esattamente quanto desidererebbe prenderlo a pugni, adesso. O uscire a comprare il latte perché ne è rimasta una sola busta – vuota– in frigo, nascondergli le sigarette o fumarne qualcuna insieme, sentirlo ridere o solo respirare, rimproverarlo per l’ennesimo sgarbo alla Signora Hudson o per l’ulteriore proiettile conficcato nella parete.

Vorrebbe solamente vederlo. Vederlo e abbracciarlo e…Niente.

Niente.



Avrebbe voluto un “ciao”, e basta, John.

Con un “ciao” avrebbe fatto tutto meno male.















Note di fondo:

Grazie per aver dato una possibilità a questa fanfiction *.*

Grazie alla Brà. Questa pubblicazione è tutto merito suo. <3



-* “Zigomi a punta” (Sherlock/Irene)



* Scritta prima di aver visionato la 2x03
   
 
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