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Autore: little_Grainne    22/09/2006    11 recensioni
Tutte le donne di House. Tutti gli umori di House. Tutto il fascino di House. E sempre, dolci o terribili, occhi blu.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, Lisa Cuddy, Robert Chase
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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-House…vuoi fermarti

Semplicemente? Adoro House.

-little_Grainne-

 

little_Grainne presenta:

 

Occhi blu

 

 

 

-House…vuoi fermarti!-

-Ehm…fammi pensare…NO. Non capisco per quale motivo tu voglia continuare ad insistere con questo povero zoppo. Per di più inseguendolo. Non ti pare di essere ingiusta? Tu con due gambe e io che arranco con questo misero bastone. Come sei sadica, Cuddy.-

Lisa Cuddy, con un elegante completo gonna camicetta sul rosso vermiglio e tacchi vertiginosi, cammina lestamente dietro all’arrogante dottore, traballando sulle adorabili ma scomode calzature.

Veloce House, nonostante la gamba bloccata.

-Forse, House. Nonostante tutto mi sembra che tu riesca ancora a quasi sfuggirmi. Quasi. Cos’è, la velocità che non hai nelle gambe l’hai convogliata tutta nella tua linguaccia tagliente?-

House si ferma, oramai davanti a lui il grande ascensore del Princeton.

Due beffardi occhi blu si voltano verso la direttrice dell’ospedale.

-Ah, Cuddy, adesso usi questi metodi meschini…che nostalgia per la cara vecchia Cuddy votata alla giustizia!-

-Non sminuirmi così, House. Potrei pensare che ti stai addolcendo.-

Una risata sardonica dall’affascinate dottore prima che l’ascensore arrivi e questi ci entri vacillando, seguito a ruota dalla donna in completo vermiglio.

Silenzio. L’uomo fa per premere il tasto del terzo piano, ma la donna lo precede spingendo quello del quarto.

House sbuffa, ma se ne resta zitto, bastone alla mano e sorrisetto divertito sulle labbra sottili.

-Ti chiedo solo di guardare un caso. Solo questo.- fa la Cuddy rompendo il silenzio con una voce moderatamente conciliante.

-Solo guardare…Una volta un mio amico chiese ad una signorina quanto costava il solo guardare…e non era mica poco, sai?-

Occhiata intimidatoria dalla Cuddy e sorriso gongolante da House.

-Ti tolgo quattro ore di ambulatorio se accetti il caso.-

-Non ho detto che accetterò.-

Questa volta è la Cuddy a sorridere.

-Lo farai, House. Lo farai.-

Dlin.

Le porte si aprono e la donna guida il medico verso i larghi corridoi colorati di giallo acceso.

Pediatria.

House si sente le budella contorcere al solo guardarsi intorno. Tutto così disgustosamente…colorato.

-Hai desiderio di avere figli, Cuddy? Se ti servisse, io sono disponibile. Ah, ma forse non credo che il tuo corredo genetico sia abbastanza compatibile con il mio…sai com’è…i geni di un genio…ah, c’è anche il gioco di parole…non credo reggerebbero…Mi dispiace, niente da fare… -

La donna gli scocca un’occhiata gelida mentre svoltano nel corridoio delle degenze a lungo termine.

-Siamo arrivati.-

Davanti a loro c’è una porta color verde limone. Appeso, un disegno puerile con un bel sole giallo pastello dal contorno sbavato e tanti “cosi” informi che devono essere bambini con palloncini.

Oddio.

House lancia un’occhiataccia alla Cuddy, poi entra.

 

*°*°*

 

Gregory House si dirige a passo malfermo lungo lo stretto corridoio color neutro.

Paf…Tic…Paf…Tic…

Il suono ovattato dei suoi passi, un’alternanza di morbide suole Nike e un freddo ticchettio del bastone, è appena udibile.

Gli occhi dell’uomo sono socchiusi, lo sguardo imperscrutabile, come sempre.

Sta pensando.

Come il 99% del suo tempo, dopotutto.

Anche quella volta la Cuddy ci ha azzeccato, nonostante faccia sempre fatica ad ammetterlo.

E per di più, quel caso sembra un caso davvero succulento.

Bambina di 6 anni ricoverata con tot malattia da 3 mesi + sintomi assolutamente disparati e non conducibili alla suddetta malattia + impossibile ricondurre i sintomi al periodo precedente la decenza in quanto gli esami svoltisi a quel tempo ne confermano l’assenza.

Difficile.

House sente un brivido percorrergli la schiena e per un attimo il bastone gli trema nella mano rendendone l’appoggio con il pavimento di linoleum più instabile.

Adora le cose difficile.

Tutta quell’adrenalina che ti sale in corpo e poi la certezza, da non sai dove, di aver trovato la risposta a tutti gli enigmi.

Semplicemente sublime.

La porta dell’ufficio di diagnostica compare quasi dal nulla dei suoi pensieri, interrompendoli con un violento strattone.

Una manata poco gentile, e l’entrata di vetro è spalancata.

Con un’occhiata torva, House si fa avanti, la giacca casual che gli sta maledettamente bene e la maglia satirica al di sotto che sembrano prendersi beffe dei presenti.

Cameron, Chase e Foreman.

House lancia loro un’occhiata di sottecchi mentre, nel silenzio generale di quegli sguardi che lo seguono, va a sedersi alla sua solita poltroncina.

Una fugace panoramica dei suoi colleghi, sì, e poi si parte.

Ecco Chase. Bel biondino figlio di papà, vanitoso ed egocentrico. Purtroppo, maledettamente intuitivo.

Poi abbiamo Foreman. Serioso nero dal passato discutibile, sempre sicuro di poter tenergli testa. Ma anche un odioso e incredibile neurologo.

Ed ecco Cameron, la dolce e giovane Allison dagli occhi blu. Desiderosa di fare sempre la cosa giusta, araldo di giustizia e forza, dolce come il miele stillato di fresco ma fragile come del vetro appena soffiato. Per le apparenze è lì per deliziare l’ufficio con la sua bellezza, ma sfortunatamente la sua sensibilità è risultata anche utile nel risolvere qualche caso delicato.

Accidenti all’alto senso morale delle donne.

Un sospiro.

Meglio dare il via ad un’altra giornata lavorativa, invece che soffermarsi su quei futili pensieri sentimentali.

Che orrore però dover rompere quel fragile e prefetto silenzio.

Un’ingiustizia.

– Bene, pulcini spennacchiati, – esordisce House stiracchiando le labbra nel solito sorrisetto beffardo. – mamma chioccia vi ha rimediato un altro bel caso che potrebbe soddisfare per un po’ il vostro ego smanioso! – 

Tre paia di occhi lo fissano, in attesa.

Chase pare semplicemente curioso, Foreman solo diffidente. Ma Cameron è semplicemente incantevole. Con quegli occhietti che inconsciamente gli lanciano in continuazione lampi di frustrazione e amore, non si può non resisterle.

Piccola Allison.

Sei così sfortunata ad innamorarti sempre del tipo sbagliato. Tuo marito e il suo migliore amico, Joe…sì, e poi io. Hai lo spirito della martire, forse dovevi fare la crocerossina.

Non c’è spazio per te, Allison.

Dovresti finirla con queste illusioni.

Un’occhiata titubante da Cameron verso lo sguardo intenso e fisso di House e i pensieri vanno nuovamente in mille frantumi.

– Dicevi? – sbotta Foreman, la solita impazienza che rovina sempre le sue sennò perfette deduzioni.

House gli lancia un’occhiata severa, poi si dà uno slancio e comincia a ruotare sulla sedia girevole.

Uno, due giri, si ferma e riporta nuovamente lo sguardo sul terzetto.

– Femmina, 6 anni, ricoverata da 3 mesi nel reparto di pediatria, affetta dalla Sindrome…–

Le parole escono velocemente.

E’ incredibile con quanto facilità riesca a memorizzare tutti i sintomi di un paziente e nel contempo a catalogarli verso le possibili cause.

Mentre parla, senza quasi darsi ascolto, volge lo sguardo dai suoi colleghi all’ufficio con le pareti di vetro.

Che faccia buffa hanno i tre, tutti attenti nel prendere appunti nei loro blocchi, con Cameron dispensata solo per questa volta a scrivere ogni cosa sulla lavagnetta.

Ecco le loro scrivanie, belle ordinate, e la sua nell’ufficio attiguo coperta da carte e oggetti vari.

Nonostante tutto, è un bel posto di lavoro.

Luminoso e spazioso.

Ma le porte di vetro sono la cosa migliore.

House continua a parlare ma con lo guardo si sofferma su ciò che si vede aldilà delle pareti trasparenti.

Infermiere.

Medici.

Pazienti con la flebo dallo sguardo sparuto che hanno tutta l’aria di essersi persi.

Una giovane donna con tailleur nero giacca gonna e camicetta celeste davanti alla porta di diagnostica.

Una barella condotta da due inservienti.

Un attimo.

Giovane donna…tailleur…entrata di diagnostica…

House volge lo sguardo verso quella strana figura femminile. Ha vaporosi capelli biondi parzialmente raccolti, due grandi occhi di un azzurro stupefacente e visibile nonostante la distanza, un radioso sorriso sulle labbra voluttuose e un flessuoso corpo snello.

L’ultima frase gli muore sulle labbra.

Gregory House sorride, così spontaneamente che nemmeno se lo volesse potrebbe impedirlo.

 

E’ lei.

 

 

 

 

 

 

  
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