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Autore: KikiWhiteFly    15/02/2012    5 recensioni
{Chuck/Sarah, "What If", spoiler della quinta stagione}{Storia dedicata a Deb, S_Lily_S, Vera Claire e Ray08. **}
«Se ti innamorassi di un'altra donna, un giorno, cosa ne sarebbe di me? Hai diritto alla tua vita, lo sai? Tu non hai perso tutto...», Sarah china lo sguardo mentre proferisce quelle ultime parole, averlo ammesso per la prima volta è, evidentemente, doloroso da digerire.
«Ascoltami, Sarah», Chuck si siede accanto a lei, sfiora il suo volto ma ritrae immediatamente la mano. «Se ciò fosse possibile, non sarei mai venuto su quella spiaggia. Ascoltami, tu sei il mio tutto e... io ti amo talmente tanto da poter immaginare una vita senza di te ma, almeno, accanto a te».
Chuck le sorride, teneramente invero, dopodiché si lascia andare ad un lungo sospiro. «Questi discorsi sono troppo pesanti per te, vero? Lo capisco, lo capisco, dovrei cucirmi la bocca».
«Chuck?», bisbiglia Sarah, mordendosi le labbra con veemenza. «Credo di essere... gelosa».
I lineamenti del volto di Chuck si ammorbidiscono, nel suo sguardo c'è una puntina in più di speranza.
«Credo che sia un grande passo avanti».
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oh, dunque, qualche avvertenza prima di addentrarvi nella lettura di questa fan fiction: è chiaramente una “What If”, in ogni caso dovreste aver visto la quinta stagione per capirla, è quindi spoiler. Ho lavorato molto di fantasia e, tuttavia, se accadesse una cosa simile non ne sarei affatto dispiaciuta: sarebbe una ulteriore prova del profondo amore che Chuck prova nei confronti di Sarah.

E se i ricordi di Sarah non riaffiorassero dopo quel bacio? Ecco, mi sono posta questa domanda.

E se, in ogni caso, Sarah decidesse di restare a Burbank e Chuck le offrisse di rimanere nella loro casa? Magari con l'intenzione di provare a far ricordare a Sarah, un passo alla volta, tutto ciò che ormai ha irrimediabilmente dimenticato. Di qui, il titolo della storia.

L'idea del “diario”, nonché del nome “Progetto Walker” è fottutamente copiazzata ispirata alla 05x13, al “Progetto Bartowski” su cd-rom che Casey consegna a Sarah, per intenderci.

Spero che la storia vi piaccia, ci ho messo davvero molto impegno.

La dedica va, in maniera particolare, a Vera Claire, S_Lily_S, Deb e Ray08 – poiché ho avuto il piacere di conoscerle via Web e mi trovo splendidamente d'accordo con le loro opinioni. <3





Un passo alla volta






Progetto Walker, giorno uno.


«Non ci credo, lo sto facendo davvero. Parlo a me stesso, da vero forever alone. Okay, cercherò di essere serio: oggi inizia il progetto Walker, tenterò di aiutare Sarah. Un passo alla volta, con molta pazienza, in fondo non è andato tutto perso – lei mi ha esplicitamente chiesto di baciarla, giusto?».



Chuck spegne la videocamera, dopodiché sospira tra sé e sé.

Ciò che è accaduto sulla spiaggia, pressappoco un paio di ore prima, è impossibile da dimenticare: Sarah l'ha baciato, di sua spontanea volontà, avrebbe potuto chiedergli di essere lasciata da sola ma non l'ha fatto. Poi si è scostata un po', l'ha osservato per un lungo minuto e ha detto: «Mi dispiace, Chuck, questa bella addormentata non vuole saperne di svegliarsi».

Sarah ha ridacchiato tra sé e sé, poi ha chinato il capo in maniera colpevole; Chuck le ha sorriso mestamente, non ha mai preteso nulla da lei, desidera solo che ricordi Burbank, almeno per un motivo.

«Beh, possiamo sempre dare la colpa a Morgan. È lui che ha queste idee folli».

«Non del tutto», sorride con malinconia. «Non so proprio cosa fare adesso», Sarah china il capo, vista da quella prospettiva sembra così debole.

«Resta con me», sentenzia lui, senza pensarci. «Cioè, intendevo dire... resta a Burbank, puoi rimanere da me – da noi, in fondo le tue cose sono tutte lì –, giuro di non avere alcuna intenzione. Vorrei solo poterti aiutare, sai. Oppure puoi tornare in missione, in fondo sei una super spia».

«Non sono sicura di volerlo essere ancora. Forse un po' di tranquillità mi farebbe bene», quelle parole sono un fulmine a ciel sereno, Chuck stenterebbe quasi a crederci se solo Sarah non lo colpisse nuovamente. «Chuck, mi prometti una cosa?».

«Qualunque cosa», risponde d'istinto, puntando i suoi occhi.

«Raccontami la nostra storia ogni giorno».




«Quindi, Morgan, ecco tutto. Fine della storia».

Chuck è seduto accanto a Morgan, giocano con la Wii e, nel frattempo, parlano del più e del meno. Chuck alza le braccia in alto, ha vinto la partita; Morgan poggia il telecomando a terra, poi si lascia cadere sul divano, totalmente stremato.

«Amico, si è già innamorata di te... ancora non lo sa, si tratterà solo di fare un passo alla volta», sospira infine, cercando di sollevare d'umore il migliore amico.

«Senti, Morgan, ho smesso di prendere consigli da te. Stavolta si farà a modo mio: le racconterò un pezzetto di noi ogni giorno, cercherò di documentarlo e...».

«E si innamorerà di nuovo di te. Sei Chuck Bartowski, amico, puoi rifarlo», Morgan gli dà un pugnetto sulla spalla, poi ridacchia tra sé e sé.

«Non è molto incoraggiante, lo sai, vero?».

Sentenzia Chuck, puntando l'amico in maniera colpevole; tuttavia, le parole di Morgan non sono campate del tutto in aria: Sarah si è innamorata di Chuck Bartowski, l'addetto al bancone del Nerd Herd, deve solo iniziare a crederci.




Progetto Walker, giorno venti.


«Quindi, Sarah resterà da me – beh, a dirla tutta è anche casa sua.

Dormirà al piano di sopra, io mi accontenterò del caro vecchio divano. Mi sembrava giusto fare il gentiluomo, ecco. Ogni giorno è diverso, ora, Sarah è qui e... non so, la sua presenza dà un senso alle mie giornate. Tento di farle ricordare qualcosa ogni giorno, pur cercando di non sforzarla troppo; in ogni caso è tornata a lavorare al “Wienerlicious” – davvero, stavolta, non per copertura».



«Non avrei mai pensato di dover tornare qui».

Chuck oltrepassa la soglia del “Wienerlicious”, sventola una mano per salutarla; neppure il tempo di raccontarle la sua – assai poco – entusiasmante giornata lavorativa che Sarah inizia a parlare. Chuck si avvicina al bancone, meditando la sua scelta; poi, si ferma un attimo ad osservare la divisa e se ne compiace.

«Beh, la tenuta da lavoro tirolese ha il suo fascino», ironizza. «Comunque, prendo il solito».

Sarah sorride, dopodiché prepara il solito hot dog da portar via; Chuck la osserva con attenzione, incredibile come le sue mani sappiano con esattezza ciò che devono fare, intimamente spera che sua moglie possa ricordare qualcosa.

«Doppio turno anche oggi, vero?», domanda lei, incartando meticolosamente l'hot dog.

«Esatto. Te lo ricordi, allora».

Pur sciocco che possa sembrare, quelle piccole sottigliezze lo rendono felice: coabitando nella stessa casa, ormai da tre settimane, alcune cose sono diventate abitudinarie.

«Ho una buona memoria», ridacchia Sarah; poi, d'un tratto, la sua espressione si fa più cupa: «Battuta triste, vero?».

«No, no, anzi. Mi hai sempre detto di non ritenerti divertente, Sarah, invece lo sei», risponde Chuck. «Comunque, devo tornare a lavoro tra poco. Ah, Sarah, il panino...».

«Senza senape, sì».

Sarah sentenzia quella frase con sicurezza, poi gli allunga il panino con un gran sorriso.

«Ma io non te l'ho mai detto, a meno che tu...».

«Me lo ricordo».

Un'ovale di stupore indugia tanto sulle labbra di Sarah quanto su quelle di Chuck: per un solo istante i loro occhi si incontrano, sembra che comunichino, dopodiché riprendono le distanze.




Progetto Walker, giorno quarantotto.


«Direi che va tutto nella norma, oggi: nessun contrattempo, nessuna novità da riferire, nessun miglioramento o peggioramento. Mia moglie mi manca, sì, in giorni tranquilli e poco movimentati, nei quali non accade nulla di eclatante, lei mi manca davvero. Oggi ero al Buy More, aggiustavo il cellulare di una ragazza, la mia memoria è tornata improvvisamente indietro... beh, tranne per il fatto che quella ragazza era mora e piuttosto fastidiosa – ci ha provato con me, me ne chiedo ancora la ragione. Che sia un altro agente della CIA?

In ogni caso, scherzi a parte, Sarah era a pochi metri di distanza: nessun segnale da parte sua ma, d'altronde, non mi aspetto nulla. Accidenti, mi manca davvero. Sono costretto ad interrompere, comunque, pare che Sarah abbia bisogno di me».



Sarah bussa alla porta con un che di insistente, Chuck è costretto a spegnere la videocamera; si dirige alla porta, fa scattare la serratura e lascia che lei entri. L'espressione di Sarah si può definire preoccupata, anzi, nervosa: basta osservare il modo in cui cammina, avanti e indietro nella camera, il fatto che giochi con una ciocca di capelli, fino ad arrovellarla tra le dita con fare smanioso.

Chuck è quasi sul punto di chiederle cosa stia accadendo ma, ancora una volta, è Sarah a precederlo.

«E se ti innamorassi di un'altra donna?», tuona improvvisamente, lasciandosi cadere sul divano con una espressione amareggiata.

«Cosa?», domanda Chuck, piuttosto incredulo.

«Se ti innamorassi di un'altra donna, un giorno, cosa ne sarebbe di me? Hai diritto alla tua vita, lo sai? Tu non hai perso tutto...», Sarah china lo sguardo mentre proferisce quelle ultime parole, averlo ammesso per la prima volta è, evidentemente, doloroso da digerire.

«Ascoltami, Sarah», Chuck si siede accanto a lei, sfiora il suo volto ma ritrae immediatamente la mano. «Se ciò fosse possibile, non sarei mai venuto su quella spiaggia. Ascoltami, tu sei il mio tutto e... io ti amo talmente tanto da poter immaginare una vita senza di te ma, almeno, accanto a te».

Chuck le sorride, teneramente invero, dopodiché si lascia andare ad un lungo sospiro. «Questi discorsi sono troppo pesanti per te, vero? Lo capisco, lo capisco, dovrei cucirmi la bocca».

«Chuck?», bisbiglia Sarah, mordendosi le labbra con veemenza. «Credo di essere... gelosa».

I lineamenti del volto di Chuck si ammorbidiscono, nel suo sguardo c'è una puntina in più di speranza.

«Credo che sia un grande passo avanti».




Progetto Walker, giorno ottantacinque.


«Il fatto che Sarah sia gelosa mi ha rassicurato, in un certo senso. Okay, giuro che non le farò mai vedere queste registrazioni. Oggi ho deciso di mostrarle un filmato piuttosto importante, il video del nostro matrimonio. Sarah era così bella – voglio dire, lei è sempre meravigliosa –, raggiante, felice, era la signora Bartowski. Era la mia Sarah, ecco. Non voglio perdermi in melodrammatiche narrazioni, devo smetterla di crogiolarmi: lei è qui, accanto a me, sarebbe stato molto peggio non poterla rivedere. Quindi, oggi tenterò di far rinsavire i suoi ricordi o perlomeno di raccontarle quel giorno».



Sarah rivolge lo sguardo verso la televisione: vengono proiettate una serie di immagini, ne è semplicemente esterrefatta.

«Il nostro... matrimonio», fatica a credere che si sia davvero sposata, è difficile pensare che le sue emozioni possano essere reali.

Eppure, i suoi occhi non mentono oltre la schermata: Sarah Walker – o, meglio, Bartowski – è davvero felice, non solo quando rischia di far cedere il trucco dopo aver ascoltato i voti di Chuck, bensì anche arrivando sino all'altare, lanciando il bouquet e baciando appassionatamente suo marito.

«Esattamente. Ci abbiamo pensato molto – beh, in tutta sincerità, eri tu ad essere un po' restia –, ho cercato di chiedertelo in tutti i modi ma non ci riuscivo mai. Poi, un giorno, mentre eravamo in sala d'attesa, te l'ho chiesto. Non ci ho pensato, è successo spontaneamente».

«In sala d'attesa?», Sarah ridacchia, poi lancia uno sguardo all'anulare sinistro: i segni di due anelli sono ancora ben visibili, sebbene le sue mani ne siano spoglie. «Vorrei tanto poter ricordare...».

Sarah sospira, solo quando volge nuovamente lo sguardo verso Chuck i suoi occhi incontrano una scatolina di velluto rossa: all'interno vi è contenuto un diamante di inestimabile valore, sembra proprio fatto su misura per lei.

«Sarah Walker, vuoi sposarmi?».

Chuck sorride, Sarah rimane letteralmente senza parole: il cuore inizia a palpitare forte in petto, gli occhi divengono lucidi e la vista, poco a poco, si appanna.

«Ecco, te l'ho chiesto così», risponde Chuck, chiudendo il prezioso cofanetto. «Non sono stato molto originale ma, in mia difesa, non ho avuto molto tempo per pensare».

Chuck continua a parlare tra sé e sé, descrivendo minuziosamente ogni dettaglio e tentando di farle ricordare ogni sensazione.

«Ecco, sì, più o meno così... forse avevi gli occhi leggermente più lucidi», si sofferma sul suo sguardo, poi sembra rinsavire improvvisamente. «Sarah, stai piangendo. Ehi, parlami!».

Esclama Chuck, in maniera agitata; forse quello è stato un gran passo in avanti, decisamente troppo lungo. Sarah non parla, non risponde, non riesce quasi a respirare: per un attimo Chuck teme che abbia fatto un gigantesco sbaglio, mostrarle il video del loro matrimonio è stata una mossa azzardata.

«Sì...».

Si ode solo quella parola e, Chuck potrebbe scommetterci, non è la televisione ad ingannarlo; deglutisce per un attimo, dopodiché chiede la conferma ai suoi occhi: «Come?».

«Me l'hai detto tu, Chuck, ricordi? Non c'è bisogno che ti risponda, sappiamo entrambi che vogliamo passare il resto della nostra vita insieme».


«Sarah, tu...», lascia in sospeso la frase, è inutile sprecare fiato, «... ti amo».

Proferisce infine, chiedendo tacitamente permesso alle sue labbra: Sarah glielo accorda di buon grado, anzi, approfondisce il contatto con trasporto. Sono solo un paio di minuti, poi le dita di Sarah lasciano la presa.

«È possibile innamorarsi due volte della stessa persona nella vita, Chuck?», domanda Sarah, gettandogli letteralmente le braccia al collo.

Chuck la stringe forte a sé, ha appena ritrovato sua moglie, dopo tanto tempo, vorrebbe che quel momento durasse in eterno. Poi, sfiorando il volto di Sarah, trova la forza necessaria per risponderle: «Solo se ci credi veramente».

Le parole volano nell'aria, i sospiri si perdono, i loro occhi si ritrovano: così, i vestiti vengono lanciati alla rinfusa, sono troppo presi dalla foga del momento.




Progetto Walker, giorno centoventi.


«Non ci avrebbe scommesso nessuno, lo so, eppure eccoci qui: di nuovo insieme, ancora lo stesso letto da condividere. Alcune notti stringo Sarah tra le braccia, non devo più avere paura di perderla, giusto?

Oggi la porterò in quella spiaggia, magari le tornerà in mente qualcosa. O magari no, va bene così: Sarah Walker si è innamorata di me, di nuovo, è la cosa più bella del mondo».



«Qualche campanello d'allarme?».

Sarah si china un po', afferra i granelli di sabbia tra le dita e li lascia scivolare tra le stesse; il suo sguardo sembra perso, stralunato, totalmente estraniato rispetto al panorama che si presenta davanti i suoi occhi.

«No, nessuno», Sarah si stringe nello scialle, una folata di vento l'ha appena investita di spalle. «Chuck, mi piace stare qui».

Chuck si avvicina, cinge con le braccia le spalle di Sarah e si lascia completamente andare; vorrebbe ricordarle che, nonostante non ricordi del tutto l'importanza di quel posto, va tutto bene.

«Anche a me», risponde di rimando Chuck, osservando la sfumata linea dell'orizzonte.

«Perché non lo facciamo qui?», esordisce d'un tratto Sarah, con un fil di voce.

«Cosa?».

«Perché non ci sposiamo qui?».

D'istinto, Chuck lascia andare le spalle di sua moglie – definizione che, in effetti, sarebbe da rivedere – e la osserva con un cipiglio proverbialmente arcuato all'insù. Non può credere che l'idea sia partita proprio da lei: Sarah Walker che, appena venti giorni prima, negava il loro passato.

«Sarah, come...?», boccheggia ripetutamente.

«Non ci serve nient'altro, bastiamo noi».

Sarah afferra la sua mano, Chuck finalmente capisce: non è necessario inginocchiarsi, tirar fuori un cofanetto, meditare la proposta di matrimonio perfetta ed aspettare le condizioni climatiche adatte.

È tutto superfluo, alla fine, finché sono l'uno di fronte all'altra il resto non conta.

«Questa è l'idea più pazza che tu abbia mai avuto. Beh, subito dopo aver scritto sullo stipite di una porta i nostri nomi...», riflette Chuck, con una nota di disappunto. Sarah lo sta osservando in maniera curiosa, il che lo porta a chiedere: «Cosa c'è?».

«Sarai felice di sapere che ne è valsa la pena».

Sarah tira fuori dalla tasca della giacca una busta bianca, non resta nient'altro che leggerne il contenuto. Chuck l'apre, piuttosto entusiasmato, sono poche righe ma gli cambiano letteralmente la vita: all'interno vi sono i loro sogni, le loro speranze, il loro futuro.

Finalmente, dopo lunghe trattative, quella casa può dirsi di loro proprietà: Chuck osserva incredulo i caratteri sul foglio, nonché la lunga serie di zeri – accidenti, non riesce a capacitarsene.

«Io... non ho parole», trova il coraggio di proferire solo dopo un paio di minuti. «Oh, Dio. Sarah Walker, sai che voglio davvero risposarti?».

Sul volto di Chuck indugia un largo sorriso, afferra Sarah per la vita e le concede una mezza ruota; poi, rinsavendo improvvisamente, le schiocca un bacio.

«Mi sembra perfetto».

Sarah non se n'è accorta, eppure quel semplice aggettivo significa tutto nella loro storia.




Progetto Walker, giorno duecentosettanta.


«Credo che Sarah oggi sia malinconica, non riesco a intuirne la ragione. Forse ho detto qualcosa di sbagliato... non so, forse ha solo bisogno di riflettere.

Questa casa finalmente è nostra, in ogni caso: esattamente come la desiderava Sarah, la casa dei suoi sogni».



«Cos'hai?».

Chuck si avvicina a sua moglie, Sarah osserva la staccionata da qualche minuto.

«Non trovi che il giardino sia vuoto?», domanda infine, inclinando leggermente il capo.

«Avrei dovuto comprare i nani, vero?», pondera Chuck tra sé e sé, misurando ad occhio la distanza tra il giardino e la casa.

«No, Chuck, credo che ci sia bisogno di un'altalena», afferma Sarah, voltandosi improvvisamente dalla sua parte. «Forse anche di uno scivolo...», ipotizza, lasciando cadere il capo sul petto di Chuck.

«Sarah, tu...», Chuck impiglia le dita tra i capelli di sua moglie, lascia in sospeso la frase ben sapendone la conclusione.

«Lasciare la vita da spia per dedicarsi alla famiglia, me lo ricordo», sorride, ancora una volta, sfiorandogli le labbra per qualche secondo. «Sono pronta, Chuck».

«Allora dovremmo darci da fare, signora Bartowski».

Chuck sentenzia quella frase con un che di perseverante; poi, dopo aver accordato un ultimo sguardo, afferra Sarah per i fianchi e il resto viene da sé.




Progetto Walker, giorno trecentosessantacinque.


«Eccomi qui, un anno dopo, parlo di nuovo a me stesso. Questa sarà la mia ultima seduta, penso di aver raggiunto il mio obiettivo: Sarah non ricorderà mai gli ultimi cinque anni – o forse sì, sebbene in maniera poco lineare – ma non era questo il mio scopo. Crearle nuovi ricordi, era questo ciò che volevo: farle sapere che qualcuno si ricorda del suo compleanno, del nostro anniversario, della prima volta che mi ha detto “ti amo”.

Oggi, per l'appunto, Sarah è riuscita a dirmelo: tentavo di preparare la cena, stavo mettendo in forno le patate. Lei si è avvicinata, ha avvolto le sue braccia intorno alla mia vita e vi si è stretta per qualche minuto; non ho fiatato, non sapevo cosa fare. Poi, respirando sulla mia schiena, l'ha detto: “Chuck... ti amo”. Dopodiché si è fatta piccola, forse è arrossita – non ne sono sicuro, ero di spalle –, siamo rimasti in quella posizione per interminabili minuti.

Credo sia arrivato il momento di terminare questo progetto, dunque, per iniziarne uno nuovo: Sarah Walker è tornata, davvero stavolta. E me sto seduto qua, in questo momento, inizio a chiedermi il motivo per il quale ho fatto tutto ciò; la risposta è semplice, alla fine: l'amore.

Perché, cos'ha l'amore di tanto speciale? Bella domanda, me lo chiedo da anni.

Anzi, il mondo se lo chiede da duemila anni a questa parte – va bene così, alla fine, forse non vogliamo sapere la risposta».



Chuck spegne la videocamera per l'ultima volta, sulle sue labbra indugia un sorriso di pura felicità; si potrebbe addirittura commuovere se, all'improvviso, non si sentisse un forte rumore di nocche contro la porta. Chuck fa scattare la serratura, si chiede per quale motivo sua moglie sia così agitata quella mattina – si sono invertiti i ruoli, per caso? –, Sarah fa capolino nella stanza con una espressione a dir poco raggiante.

«Cosa...?», domanda, finché la sua attenzione non volge al bastoncino di plastica che Sarah tiene saldamente tra le mani. Un oggetto fin troppo familiare, invero.

«È ciò che penso che sia?», chiede Chuck, indicando il test di gravidanza con uno sguardo indecifrabile.

«Sì», afferma Sarah, mordicchiandosi nervosamente le labbra.

«Oh. O era quello, oppure una lametta per le unghie».

Incredibile, trova il coraggio di ironizzare persino in una situazione simile.

«Chuck...», osserva Sarah, alzando un sopracciglio in maniera accusatoria.

«Okay, okay, sono serio. No, aspetta, non voglio sentirmelo dire. Oppure sì, non lo so».

Chuck inizia a girare in tondo nella stanza, nemmeno avesse ricevuto la peggiore notizia del mondo: nella sua mente, in ogni caso, iniziano a costruirsi una serie di scenari, sarà davvero preparato ad affrontare ogni evenienza?

«Chuck, stai dando di matto», intima Sarah, sfiorandogli una guancia.

«No, affatto. Stai ridendo, Sarah, stai ridendo. È un “sì”, vero?».

Ecco, il momento della verità: Sarah ridacchia – un risolino strano, un misto di pura euforia e tenerezza –, non l'ha mai vista così vivace di primo mattino.

«Sì», Sarah si avvicina, poi gli schiocca un bacio a fior di labbra. «Sì, sono incinta».

Chuck sorride, punta per un momento il ventre piatto di sua moglie, poi dirige lo sguardo nei suoi occhi: non sa cosa dire, ogni parola sembra superflua o banale.

Si limita ad abbracciarla, dopodiché la bacia con trasporto; si rende conto, infine, che la vita da quel

momento in avanti cambierà radicalmente.


Non vogliamo delle risposte, alla fine desideriamo solamente farci altre domande.




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Ulteriori specificazioni...



• “«... Ti amo talmente tanto che sarei disposto a ricordarti ogni giorno chi eri, ti amo talmente tanto da poter immaginare una vita senza di te ma, almeno, accanto a te»”, questa frase è da interpretare, probabilmente; “una vita senza di te”, ovvero sia una vita senza la presenza “morale” di Sarah accanto a Chuck, mentre con l'espressione “almeno, accanto a te”, intendevo dire una vita con la presenza “fisica” di Sarah. Vale a dire: Chuck è disposto a restarle accanto fisicamente, pur senza occupare un posto speciale nel suo cuore – spero che si sia capita senza la mia specificazione ma, si sa, a volte sono assai complicata. XD

Quel “Mi sembra perfetto”, inoltre, è un chiaro riferimento alla quarta stagione – la 04x24, precisamente.


Ultimissima cosa: non ho menzionato gli altri personaggi – fatta eccezione per un accenno a Morgan – poiché volevo che la storia si focalizzasse sul rapporto tra Chuck e Sarah. Non ho menzionato neppure la questione dell'Intersect, vi lascio libera interpretazione. XD


Spero vi sia arrivata, comunque: personalmente vi confesso di averla scritta di cuore, mi auguro che vi sia piaciuta. :)


Kì.

   
 
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