Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Liddell    16/02/2012    5 recensioni
"«Lo sa che lo odio. Lo ha fatto di proposito.»
«Non dare tutta la colpa a tuo fratello, Sherlock.»
«No, infatti. È stata anche colpa tua.»
John alzò gli occhi al cielo. «Non farne una tragedia.»
«È stato un tradimento.»
«Sherlock.»
«Un'imboscata! E dovrei fidarmi di te. Ti odio, John Watson.»"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non mi bastava infestare gli altri fandom, no u.u Alla fine la mia ombra malefica è arrivata anche qui, prima o poi doveva succedere u.u E' breve, OOC e soprattutto non ha senso, ma... Here we are :D
Devo ricordarmi di regalare una pianta di pomodori a quella santa donna di Wari per il betaggio u.u Gli errori son tutti miei *fiera*


***

 


«Come gli è venuto in mente.»
Non era una domanda  e John Watson non si sentì obbligato a rispondere, ma decise che cercare di stroncare sul nascere l'ennesima menata di un'ora che sentiva nell'aria fosse una saggia decisione, per quanto senza speranza. «Non farla tanto lunga, è finita, no?» disse, terminando l'ultima frase del suo resoconto con una premuta di invio decisamente energica, quasi a sottolineare le sue parole. «Perché non accendi la tv?»
Sherlock si strinse il naso tra gli occhi, l'unico movimento che gli avesse visto fare da quando erano rientrati e si era buttato nella sua poltrona, braccia e gambe larghe come una stella marina in giacca e camicia in attesa di morire essiccata. Ovviamente, il consulting detectivenon guardò neanche nella sua direzione, ma non smise di lamentarsi.
«Come gli è venuto in mente!» dichiarò, raggiungendo una tonalità frustrata che non aveva ancora mai sperimentato ed ignorandolo come faceva la maggior parte delle volte. «Lo sa che lo odio. Lo ha fatto di proposito.»
«Non dare tutta la colpa a tuo fratello, Sherlock.»
«No, infatti. È stata anche colpa tua.»
John alzò gli occhi al cielo. «Non farne una tragedia.»
«È stato un tradimento.»
«Sherlock.»
«Un'imboscata! E dovrei fidarmi di te. Ti odio, John Watson.»
«No che non mi odi, piantala.»
«E tu che ne sai? Non dirmi che hai sacrificato metà del tuo già limitato cervello per acquisire la capacità di leggere la mente, perché non ti crederei.»
«Per amor di Dio, Sherlock, stai facendo di una mosca un elefante.» John si esibì in un teatrale sospiro, decidendo che mettersi a scrivere proprio in quel momento era la cosa peggiore che potesse fare; gettò il laptop sul divano e si spostò sulla sua poltrona, sperando che il movimento attirasse l'attenzione di Sherlock, che invece se ne restò nella stessa identica posizione a sbuffare seccato. «Era una festa, non un tentato omicidio. E poi non ti è andata tanto male, hai persino un frustino nuovo.» Pescò dalla busta che si erano portati dietro dall'obitorio – sì, okay, anche John era stato abbastanza d'accordo sul fatto che festeggiare un compleanno in un obitorio non fosse il massimo, ma l'idea sembrava essere stata gradita abbastanza dall'interessato, nei limiti del possibile – scostò la camicia nuova da parte di Donovan, Lestrade ed Anderson e la cravatta blu notte di Mrs. Hudson, e gli mostrò il suddetto regalo, opera di Molly, la stessa che aveva proposto il luogo per i festeggiamenti. D'altronde, era il compleanno di Sherlock Holmes, e dove altro sarebbero riusciti a trascinarlo se non in un obitorio o sulla scena di un crimine senza fargli sospettare qualcosa? «È una cosa buona,  no? L'altro ha preso fuoco. Tra l'altro devo ancora capire come accidenti hai fatto.»
«Quello prima è finito nel forno» ribatté lui acido. «L'ultimo l'ho perso nel Tamigi. Sei un pessimo blogger.»
«Ah, giusto, quando ti sei buttato nel fiume per recuperare – cos'era, il portasigarette della vittima?» A malapena riuscì a nascondere un ghigno, ma Sherlock lo fulminò ugualmente.
«Il portafogli. E mi correggo, come blogger fai schifo.»
«E dai! Avresti reagito meglio se davvero avessimo cercato di ucciderti, parola mia…»
«Certo che sì! Odio le feste, soprattutto le feste per me. Avrei dovuto immaginare che avevi qualcosa in mente – ancora devo capire come diavolo facevi a sapere che era il mio compleanno, a proposito.»
«Ho i miei mezzi anch'io.»
«Te l'ha detto Mycroft, vero?»
«Sì.»
«Lo odio. Vi odio tutti, ora  che ci penso» brontolò caustico.
«Non è vero. A proposito» aggiunse, alzandosi di nuovo. Sherlock aprì un occhio, solo uno, deciso a mangiarselo se avesse di nuovo tentato di proteggere quel damerino di suo fratello o l'idiota ridente che aveva preso il posto di Gregson Lestrade per quella sera, complici le tre birre che lui ed il suo sedicente blogger si erano scolati allegramente in meno di due ore. «Ho una cosa per te.»
«Oh, no…»
«Oh, sì.»
Sentiva che avrebbe dovuto prevederlo, ma francamente non se ne era neanche accorto. Non si era accorto che John non aveva messo la firma in nessuno dei biglietti che avevano accompagnato altrettanti regali: insomma, sì, l'aveva notato, ma poi aveva sepolto quella sciocca considerazione in fondo alla seccatura di dover ringraziare e sorridere per farlo contento e non mostrarsi troppo insofferente – però, quel frustino gli sarebbe stato comodo, ripensandoci. Avrebbe potuto ficcarglielo giù per la gola. Se avesse agito prima che John si fosse voltato a guardare avrebbe potuto coglierlo di sorpresa e soffocarlo prima che…
«Non ci pensare neanche.»
Sbuffò. «Leggi sul serio nel pensiero o devo cominciare a credere che il volume dei miei pensieri sia improvvisamente aumentato?» ribatté.
«Ho visto la tua faccia riflessa nello specchio.» Alzò gli occhi ad incontrare i suoi attraverso il seccantissimo vetro riflettente che ornava il caminetto, e sorrise. «Sai che hai sempre quella faccia quando ti vengono istinti omicidi? È divertente.»
«Non lo è, John, ti uccido sul serio se ci provi.»
«So che in fondo ti fa piacere.»
«No, affatto. Sappi che un frustino da fantino è perfetto come arma del delitto, nessuno ci penserebbe mai.»
John armeggiò ancora con la tasca del cappotto, cercando di scastrare la cerniera bloccata. «Grazie per avermi informato, te lo nasconderò il prima possibile.»
«Troverò un altro modo per ucciderti, puoi scommetterci la testa. Potrei usare un cuscino e soffocarti mentre dormi.»
«Chiuderò a chiave la porta.»
«Ti avvelenerò il tè.»
«Me lo farò da solo d'ora in poi, grazie.»
«Mi scivolerà accidentalmente il rasoio elettrico nella vasca mentre fai il bagno» proseguì alzando appena la voce. «Mercurio. Belladonna. Overdose da sonniferi!»
John rise, riuscendo finalmente a sbloccare la zip. «Vorrei vederti provare» disse.
«John, non è necessario, davvero, sai che detesto i regali e…»
«Oh, smettila di lamentarti.» Tornò accanto a lui. Si sedette sul bracciolo della poltrona dell'amico e gli tese una scatola scura, lunga una quindicina di centimetri e larga una decina. «Non ho avuto il tempo di incartarlo… ma non penso ti dispiaccia» aggiunse con una risatina.
Sherlock deglutì a fatica. Non era bravo in quel genere di cose; il fatto che non avesse quell'odiosa – e molto spesso orrenda – carta da pacchi ad intralciargli la strada verso la liberazione migliorava di molto la situazione, ma il regalo restava, ed era quello il punto dell'intera questione. «John, io…» provò a dire, ma lui scosse la testa.
«Ah-ah. Ti lamenterai dopo, aprila.»
Obbedì. Che altro poteva fare?
Il coperchio era di velluto blu scuro, con impresso il marchio di fabbrica: tre lettere in argento sullo sfondo scuro. Le sfiorò con le dita, poi fece scattare la chiusura, cercando di non pensare a quanto quella cosa gli stesse facendo aumentare l'afflusso di sangue al viso.
Dentro, c'era una pipa.
Di quelle dalla testa chiara ed il bocchino di legno scuro, lucida, perfetta. Sentì gli occhi allargarglisi appena nelle orbite, mentre scostava il lembo di tessuto che la proteggeva per vederla completamente. Sul cannello era minutamente inciso il nome della marca e del modello.
Baker Street.
A malapena si accorse che John aveva ripreso a parlare.
«Ho pensato che non posso sempre impedirti di avvelenarti con quelle sigarette per sempre» lo sentì dire, mentre continuava a studiare allibito il regalo che di sicuro aveva appena soppiantato il frustino nuovo. «Così… Beh, è scientificamente provato che fumare la pipa sia meno dannoso che aspirare tabacco, quindi…»
«È bellissima.»
John si interruppe a metà, sorpreso. «… Lo pensi sul serio?»
«Oh, cavolo, sì. Voglio dire.» Tossicchiò, tirandola fuori gentilmente dal suo alloggiamento di stoffa e studiandola alla luce della lampada da tavolo. «È… bella, davvero bella. Io…»
«Credo che la parola che tu stia cercando sia "grazie"» gli suggerì il suo non-sei-così-male blogger con l'ennesimo sorriso soddisfatto. «Beh… Buon compleanno, Sherlock Holmes.»
«… Grazie, John.» Il primo vero grazie della serata, doveva aver battuto un nuovo record, che qualcuno lo scriva! Questo lo fece sorridere.
O magari era solo colpa della luce artificiale che batteva allegramente sul legno lucido.
O magari della faccia soddisfatta di John mentre se ne tornava in cucina.
Quello che sapeva era che per una volta, il sei Gennaio poteva essere considerato come un giorno appena passabile, invece che da depennare totalmente dal ogni calendario del pianeta.

***

 


Et voilà. L'avevo detto che era no sense, giusto? Ah, per la cronaca, la pipa esiste sul serio e si chiama proprio Baker Street, a meno che io non sia completamente impazzita (cosa molto probabile xD). E con un'ennesimo svolazzo di grazie mi inchino alla vostra pazienza e mi eclisso u.u
TheGuide
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Liddell