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Autore: misslittlesun95    16/02/2012    4 recensioni
"La malattia, che poi chiamarlo così era anche un errore, gli aveva tolto tutto ma ridato Anna, e a lui bastava così."
Shot su Luca e Anna, riparte da dopo la sparatoria con Corallo e ipotizza che Luca non sia morto.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: con questa Shot non voglio insultare né persone con Handicap né i loro famigliari.
Mi considero molto vicina a questo tipo di mondo, sia perché sono sensibile sia perché qualcosa la conosco (come ad esempio i capricci per non fare fisioterapia ahaha).
Per il resto spero vi piaccia!
Un bacio enorme!


Per il nostro futuro.


Due ruote non possono sostituire due gambe, Luca se ne era accoro già durante la lunga degenza ospedaliera che aveva seguito la sparatoria in cui aveva perso l'uso degli arti inferiori.
- Luca sei pronto? - La voce di Anna lo chiamava dal corridoio.
- Anna non voglio andare, chi se ne frega! - Non voleva andare a fare fisioterapia, non gliene importava un cazzo!
Che senso aveva? Tanto non avrebbe mai ripreso a camminare, mai.
La malattia, che poi chiamarlo così era anche un errore, gli aveva tolto tutto ma ridato Anna, e a lui bastava così.
All'inizio il sue gli era parso un comportamento compassionevole, ma poi aveva capito che non era così, anzi.
Era successo una sera, una volta che Abel dopo gli allenamenti di calcio si era fermato a dormire da un amichetto che faceva il compleanno.
Luca si era sdraiato sul divano e dopo un po' Anna si era messa per terra vicino a lui.
Inaspettatamente aveva sentito un brivido percorrergli tutto il corpo. Probabilmente i sentimenti non viaggiavano lungo il midollo spinale.
Si era avvicinato a lei e l'aveva baciata con un po' di timidezza per paura di non essere più l'uomo che lei voleva. Ma si sbagliava, Luca Benvenuto si sbagliava di grosso.
Tutto il resto era venuto in maniera così naturale che quasi gli pareva nulla fosse mai accaduto, gli pareva di essere tornato indietro nel tempo.
Ed era stata la prima volta.
Si, la prima, perché ce ne erano state molte dopo, così tante che a un certo punto si erano dichiarati una coppia pubblicamente e Vittoria aveva pagato una cena ad Elena per via di una vecchia scommessa.
Elena era tornata dopo la sparatoria in veste di commissario del X Tuscolano, in quanto Luca ovviamente non poteva più lavorare.
Ma le gerarchie rimanevano tali comunque, tanto che il neo commissario non faceva nulla senza l'approvazione di Luca. Il magistrato, il questore, gli uomini dell'antimafia, potevano dirle tutti di si, ma finché non c'era anche il si di Luca lei non faceva nulla. E lo stesso valeva quando tutti le dicevano no e Benvenuto invece si, anche se in quel caso era peggio.
Anna si era invece laureata e lavorava come biologa marina portando a casa un dignitoso stipendio che copriva tutte le spese, comprese quelle legate alla loro nuova situazione.
Tutto procedeva bene tranne alle due e mezza del lunedì, del mercoledì e del venerdì, quando Luca doveva recarsi dalla fisioterapista.
- Luca smettila di fare il bambino, è per il tuo bene cazzo! - Anna ormai era esasperata da quei momenti.
- Appunto, non sono un bambino! Dimmi, a che pro perdere sei ore alla settimana così? Cosa speri, cosa sperate tutti? Che un giorno tornerò a casa correndo dopo l'ennesima seduta? Cazzate! E lo sapete, cazzo! Lasciatemi in pace. - Di solito la Gori lasciava correre. Sapeva che il dolore di Luca per ciò che era accaduto lei non lo poteva conoscere neanche alla lontana, ma quel giorno, complice forse una difficile mattinata a lavoro, non avrebbe lasciato perdere quell'ennesima scenata.
- Si parla di tono muscolare...- Azzardò per provare a calmarlo. Era la giustificazione del medico. La medicina stava facendo enormi passi avanti per quanto riguardava la cura delle miolesioni, ovvero le lesioni del midollo spinale che portavano appunto a paralisi o simili. Se però nel momento in cui si sarebbe potuto operare Luca non avesse avuto tono muscolare tutto si sarebbe rivelato davvero una grandissima perdita di tempo.
- Al diavolo, qui non cureranno mai un cazzo! - Si sentiva in dovere di spuntarla a tutti i costi, proprio come i ragazzini.
Quando qualcuno fa così l'unico modo per riportare la ragione dalla propria è andarlo a beccare nel suo punto debole. E il punto debole dell'uomo era proprio quell'amore a lungo sperato e finalmente ricambiato.
- Luca, pensaci. Se tu peggiorassi noi non potremmo neanche più stare insieme, giacere nello stesso letto. Che senso ha mandare a monte tutti i piani, tutti i sogni? Sono solo sei ore. -
- Solo sei ore? Certo che ora capisco il significato della frase “certe cose devi viverle per comprenderle”, tu non puoi capire un cazzo! - Era indiavolato. Se Anna non aveva lasciato cadere le scenate del compagno lui aveva preso la palla al balzo per rispondere a tono e tornare ad avere ragione.
- No, hai ragione. Io non posso capire come stai né cosa stai passando, ma posso capire ciò che vedo e fidati che non mi piace! - Non ce la faceva più Anna a vederlo stare così male, era maledettamente doloroso. Luca era forte, Luca doveva continuare a reagire come aveva sempre fatto.
E invece Luca non riusciva a reagire più.
Tutto aveva perso senso e a preoccupare la ragazza era l'idea che un giorno perdesse senso anche il loro rapporto.

- Amore... ti prego... - Due grosse lacrime scesero sul volto dell'ex ispettrice, due lacrime che racchiudevano tutti i pianti che non aveva fatto in quei mesi.
- Anna mi dispiace, mi dispiace davvero. Scusami se non sono forte come ti aspetti da me, scusa se non sono come ti ricordavi fossi...- Luca si era calmato, ma lo aveva fatto nel peggiore dei modi; soffrendo.
- Va bene, va bene. - Rispose la Gori per non continuare quella dolorosa discussione. - Chiamo la fisioterapista e le dico che abbiamo avuto un impegno urgente e non ci possiamo andare. - Anna si girò e andò a fare ciò che aveva detto. Per una volta tanto valeva lasciarlo vincere, dopo tutto stava passando un periodo tremendo.

Era venerdì e questo era un bene, perché rispetto agli altri giorni avevano non ventiquattro ma quarantotto ore per decidere cosa fare per la seduta seguente.
Per tutto il sabato non si erano parlati e Abel, che ormai era grandicello e cominciava a capire, non aveva fatto domande perché aveva paura delle risposte.
La domenica Anna era tornata all'attacco. Questa volta gli aveva detto chiaro e tondo che non era solo per lui ma anche per lei, per il loro rapporto, per le loro notti d'amore che potevano risentirne. Glielo aveva urlato più forte di due giorni prima e non solo in quanto decibel ma anche a livello di vocabolario.
Lo aveva ferito più di quanto non lo ferisse già la sua condizione, lo aveva quasi ucciso.
Poi Luca era uscito.
Stare chiuso in casa era darla vinta a quella carrozzella del cazzo, a quella parola “disabile” che tutti dicevano tremando.
Stronzi. Una grandissima massa, non di normodotati ma di stronzi!
Era tornato a casa verso le otto e si era messo in camera sul suo letto. Nessuno doveva disturbarlo.
Verso le dieci si era riposizionato sulla sua “gemella siamese” ed era andato da Anna.
- Luca.... -Aveva solo detto lei guardandolo.
- Shh... sta' zitta e non provare a chiedermi scusa. È tutta colpa mia. Sono depresso, sono triste. Ma tu hai ragione, tutto ciò che faccio lo devo fare per noi, perché le gambe mi servono allenate anche se immobili. -
Gli occhi della Gori si illuminarono di quella luce che solo le lacrime piene di gioia potevano emanare. - Amore mio... Luca... tra otto mesi dovrai avere tanti muscoli tesoro... stai facendo la scelta giusta...- Non voleva farglielo sapere così, ma le parole erano uscite prima che lei se ne potesse rendere conto.
- Perché Anna? Che succede tra otto mesi? - Una mezza idea ce l'aveva, ma non voleva viaggiare troppo con la fantasia prima di sapere tutta la verità, aveva paura di poter rimanere deluso.
- Non volevo dirtelo in questo modo, ma forse è il migliore di tutti. Aspetto un bambino, Luca, il nostro bambino. E lui avrà bisogno di un padre che se lo tenga in braccio mostrandogli le sue magiche ruote, il suo super potere.- Anna aveva girato la frittata prima che lui potesse dire qualcosa come “non sarò un bravo padre perché non potrò giocare a calcio con mio figlio”.
Luca si avvicinò alla donna e le fece segno di sedersi sulle sue gambe. Dolcemente le accarezzò la pancia pensando che ci sarebbe stato di peggio, come l'essere cieco e quindi non poter vedere il ventre della donna che amava crescere.
Pensò che i drammi delle vita sono sempre altri, che infondo loro avevano tutto quello di cui avevano bisogno; una casa, lavoro, amore...
Benvenuto ebbe voglia di far scendere una mano lungo le gambe della compagna e far salire l'altra verso il suo petto, poi ci ripensò.
Entrambe le mani le cinsero il volto e la baciò lentamente, con passione e amore.
I loro baci erano sempre i più belli, perché il loro amore aveva superato tutti gli scogli che vi erano stati posti davanti. Giorgio, Carlo, Dorian, la lontananza, l'handicap e ora anche il dolore che quest'ultimo portava.
Abel rientrò in quel momento e guardandoli disse “bleah”, ma sapevano tutti che lui non aspettava altro che il bacio di quella ragazzina della sua classe che tanto gli piaceva.
- Alla fine hai scelto bene, amore.- Ripeté Anna.
- Lo so, ogni cosa che faccio per noi è fatta bene. Dopo tutto è per il nostro futuro.- E dicendo ciò Luca Benvenuto fece scivolare nell'anulare della mano destra di Anna Gori un anello di fidanzamento. 

   
 
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