How I met your brother
Doveva essere una
mattina come tutte le altre, anzi migliore dato che era domenica e che
svegliarsi accanto al proprio ragazzo impreziosiva sempre la giornata. Era
proprio ciò che fino a quel momento stava pensando Blaine, osservando Kurt
dormirgli accanto con un'aria tranquilla ed ingenua, i lineamenti dolci e una
mano ancora nella sua.
Poi un rumore inatteso
interruppe quella calma. Incuriosito, il ragazzo scattò dal letto e – facendo
quanto meno rumore possibile – aprì la finestra della propria camera. Quello
che vide lo gelò sul posto.
Panico. Erano fregati. Completamente.
Blaine scattò di nuovo
verso il letto e a malincuore scosse il suo ragazzo per svegliarlo.
«Kurt, alzati! Kurt! Lo
so che non è un bel modo di darti il buongiorno, ma credimi: mi ringrazierai!»
Insistette fino a che
l’altro non si svegliò, la faccia di chi vuole commettere un omicidio, e si
trattenne dal mandare a quel paese il suo ragazzo.
«Blaine, ma che
diavolo…?» biascicò con la bocca ancora impastata dal sonno.
«Sono qui!»
Kurt guardò il viso
preoccupato del suo ragazzo e benché sapesse che doveva esserci una ragione
importante per quel panico – e che fosse collegata con i soggetti dell’ultima
frase che aveva pronunciato – la sua mente non riusciva ancora a carburare per
bene; l’unica cosa che fece fu guardarlo per alcuni istanti senza capire nulla.
«Kurt! Hai sentito
quello che ti ho detto?» insistette allora il riccio, il panico che aumentava
data la poca collaborazione dell’altro.
«Blaine, io non capisco
cos–»
E poi tutto fu
terribilmente chiaro. Il rumore del portoncino di casa Anderson che si chiudeva
fu come una lampadina accesasi nel buio dei neuroni scollegati nella testa di
Kurt.
Oh cavolo. Erano ufficialmente fregati!
Il panico si trasferì
con immediatezza nei suoi occhi chiari e, mettendo meglio a fuoco tutto ciò che
lo circondava con scatti isterici, li rivolse infine verso Blaine in una muta
richiesta di soccorso.
«Non dovevano essere
qui!» gridò, l’isteria che ormai non si governava più; sgranando gli occhi,
Blaine lo fermò premendogli una mano sulle labbra soffici, facendogli cenno con
dito di stare zitto.
«Avevi detto che non
sarebbero venuti che nel pomeriggio!» continuò invece quello, sottovoce.
«È quello che sapevo!
L’aereo doveva partite alle tre di questo pomeriggio!»
«Merda, merda! Che
facciamo?»
«Di certo non puoi
uscire dalla porta principale e non posso nasconderti neanche nell’armadio!»
La situazione trasudava
così tanta isteria da essere quasi comica, sebbene nessuno dei due si stesse
divertendo in quel momento. Se uno dei genitori di Blaine – perché, sì, erano
appena tornati dal loro ultimo viaggio – fossero entrati in camera del figlio…
Dio, nessuno dei due voleva realmente sapere che cosa sarebbe successo.
Kurt aveva lo sguardo
fisso nel vuoto mentre cercava una soluzione a quel casino, ma quando mise di
nuovo a fuoco il suo ragazzo, un brivido gli percorse la schiena. Blaine stava
guardando la finestra.
Oh
no. Assolutamente no, io non salterò dal–
«La finestra! Kurt la
finestra!» e dall’espressione che il riccio aveva sul volto si sarebbe potuto
credere che avesse appena trovato una cura al cancro.
«Tu sei pazzo, sei pazzo!» gridò sottovoce
l’interessato «Non esiste che io salta dalla finestra e me ne vada in questo modo!»
«Hai altre soluzioni?
Non possono trovarci qui, sai che non
possono…»
Per un attimo Blaine
abbassò la testa, ma Kurt gli prese il mento tra pollice ed indice e lo riportò
alla sua altezza, facendolo incontrare con un sorriso che, pur stonando in una simile
situazione, non spiacque a nessuno dei due.
«Devo vestirmi» fece
poi pratico, scattando dal letto e recuperando boxer, calzini e pantalone.
Blaine restò a
guardarlo per un attimo, poi si mosse verso la finestra e controllò quanto
fosse la distanza da terra, nonostante conoscesse quella casa da sempre. Un
metro, un metro e mezzo, su per giù: nulla di preoccupante. Si voltò di nuovo
verso Kurt e lo scorse in piedi, accanto a lui, ancora a petto nudo e con il
resto dei suoi vestiti in mano.
«Ci metterei troppo a
sistemarmi qui, lo faccio appena siamo “fuori pericolo”»
Enfatizzò le ultime due
parole quasi con ironia.
«Non dirmi che ti stai
divertendo!» lo rimproverò indignato Blaine.
«Divertendo no, ma devi
ammettere che la fuga dell’amante all’alba è una cosa che non mi sarei mai
aspettato di fare…» gli si avvicinò, le labbra che sfioravano l’orecchio
dell’altro «…e devi ammettere che, pensandoci, è… eccitante»
Blaine deglutì in
difficoltà. Possibile che in una situazione simile Kurt stesse pensando a quello?
Guardò il suo ragazzo che ora, allontanatosi di nuovo, gli sorrideva. Se voleva
farlo calmare, almeno in parte ci era riuscito. Sorrise anche lui.
«Kurt Hummel, salta
subito da questa finestra oppure ti prometto che, genitori o meno, ti farò
vedere quanto questa situazione potrebbe davvero diventare eccitante!» lo
minacciò ancora sorridendo.
L’altro gli porse i
vestiti con la richiesta implicita di reggerli mentre saltava, poi si sporse
dalla finestra, prima sedendosi sul bordo di marmo e poi puntellandosi con le
braccia per spiccare il salto.
«Fa attenzione» gli
sussurrò Blaine, pochi istanti prima che questo li lanciasse e il riccio
trattenne il fiato fino a che, atterrato su tutti e quattro gli arti, non lo
vide alzarsi e spazzolarsi con grazia i pantaloni, prima di rivolgersi a lui,
dicendogli a gesti di dargli i vestiti.
«Bravissimo» gli
sussurrò con sollievo, lanciando i diversi strati
che, come sempre, lo separavano dal suo amato.
Kurt gli fece un
occhiolino e dopo aver recuperato tutto, gli lanciò un bacio affettuoso con la
mano e fece per andarsene nel modo più silenzioso possibile. Non aveva fatto
che pochi passi, però, superando l’angolo della casa, che qualcosa lo freddò.
«Ciao!»
Si bloccò sul posto,
gli occhi chiusi ed il fiato trattenuto. Qualcuno lo aveva appena visto. Lo
aveva visto mentre se ne andava alla chetichella, con nulla addosso se non i
pantaloni.
Merda.
«Sto dicendo a te»
puntualizzò la stessa voce.
Ovvio
che stai dicendo a me, non credo ci siano altri ragazzi che girano mezzi nudi
per il giardino di casa tua!
Kurt si fece forza e
voltandosi aprì gli occhi, incrociando un ragazzo sui venticinque che lo
osservava a braccia conserte ed un mezzo sorrisetto sul volto. Nonostante la
tensione del momento, non poté fare a meno di notare quanto fosse attraente e
che c’era qualcosa in lui che gli ricordava terribilmente Blaine.
«Ch-che
hai intenzione di fare?» chiese sulla difensiva, facendo un passo indietro.
Il ragazzo avanzò,
sempre con lo stesso sorrisetto.
«Tu che avevi intenzione di fare?» lo sfidò.
Kurt respirò
innervosito dalla sicurezza dello sconosciuto, forte del fatto che fosse lui ad
essere in torto. Torto per cosa, poi? Amare Blaine?
«Io stavo andando via,
se proprio vuoi saperlo! E sono sceso dalla finestra della camera di Blaine,
perché sfortunatamente lui ha una
famiglia che–»
«Woh,
woh! Calma un secondo la tua lingua, ragazzino! Io–»
«Cooper,
con chi stai parlando?»
La voce che proveniva
dall’interno della casa fece letteralmente tremare Kurt che ormai aveva perso
ogni speranza per una risoluzione positiva della cosa. Guardò per un attimo il
ragazzo, convito che da un momento all’altro questi avrebbe riferito alla voce
all’interno della casa – certamente il padre di Blaine – della sua presenza.
Ma lo sconosciuto lo
sorprese.
«Sono a telefono!»
gridò, senza staccare gli occhi da lui e il suo atteggiamento sereno, rendeva
chiaro che la questione fosse così risolta.
Lo aveva aiutato? No,
lo aveva addirittura coperto! Che diavolo…?
«Cooper?!»
Entrambi stavolta si
voltarono verso la finestra, dalla quale, di nuovo affacciato, Blaine aveva
appena parlato. L’interpellato allargò il suo sorriso in direzione del nuovo
interlocutore.
«Che ci fai qui?»
continuò il riccio, momentaneamente ignorando la presenza di Kurt.
«Sorpresa!» fece
quello, allargando le braccia «Ma immagino che ora non lo sia più» ora la sua
espressione era diventata ironicamente pensierosa.
Solo allora Blaine
parve ricordarsi della situazione e spostò la sua attenzione su Kurt che,
intanto, non stava capendo molto di quello che stava succedendo.
«Ti ha visto mio padre?
L’ho sentito parlare…» chiese, ora preoccupato, ma fu Cooper a rispondere
«Vi ho coperti io» fece
con naturalezza «Ma ora voglio sapere che succede»
Blaine parve
imbarazzato e per qualche istante esitò, non sapendo bene come affrontare la
questione.
«Lui… lui è Kurt» lo
presentò «e Kurt, lui è mio fratello, Cooper» concluse.
«Piacere…?» chiese
dubbioso il ragazzo, mentre il più grande gli tendeva la mano con naturalezza.
«Quindi questo è il
famoso Kurt! Non vedevo l’ora di conoscerti!» continuò Cooper ed ora il più
piccolo era certo che gli stesse
sfuggendo qualcosa; invece di stringergli la mano, si rivolse al suo ragazzo
con aria interrogativa.
«Sa…. Sa di noi?
Intendo, tutto?» chiese titubante.
«Sì. Oh, Kurt, lui è
ok! È l’unico della famiglia con cui posso parlarne!» gli sorrise il riccio e
solo allora l’altro si permise di tirare un sospiro di sollievo.
«Quindi è… ok…?» volle
sincerarsi indicando se stesso, ancora senza nulla che gli coprisse il petto.
Cooper stette a
guardarlo per qualche istante, poi scoppiò a ridere.
«Tutto ok, sì! Ma spero
davvero che tu non faccia sempre così
le tue conoscenze!»
Kurt arrossì.
«No, no, ovvio che no!»
si giustificò con la voce stridula di quando era terribilmente in imbarazzo
«Ora… ora sarà meglio che vada…» azzardò.
«Sì, meglio: conoscere
il fratello del tuo ragazzo è bastato per oggi, no?» scherzò ancora Cooper.
Kurt restò a guardarlo
per un attimo, poi si decise ad andare, non senza guardarsi qualche volta alle
spalle per vedere se davvero la situazione fosse tranquilla come gli era
sembrata.
Erano stati davvero
fortunati.
«Blaine?» lo chiamò
Cooper quando ormai il ragazzo era lontano «Non sapevo che voi due…» disse,
alzando le sopracciglia con un sorrisetto malizioso che fece arrossire il
fratello fino all’ultimo riccio «Devi assolutamente
aggiornarmi!»