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Autore: Neera Sharim    17/02/2012    25 recensioni
-Partenza tra dieci... nove... otto...
- Allora, credete di potercela fare?
La domanda divertita di Yury, intento a controllare allo specchio la sua perfetta persona - narcisista com'era - fece ghignare Kisch, tremare agitato Tart e indurire lo sguardo di un concentrato Pie. Mentre la navetta spaziale partiva in direzione Terra, le risposte furono medesime... i pensieri diversi.
-Assolutamente.

In questa fic leggerete di intrighi, combattimenti, amori, litigi violenti e sensualità, di desideri brucianti, sentimenti incomprensibili, tenere prime volte e selvaggi rancori. Vedrete come incontri nati da pregiudizi possano tramutarsi in amore e... come anni passati a lottare possano diventare sentimenti inarrestabili e sinceri. Ricordi che fanno male e sensazioni nuove che germoglieranno. Incontri dolorosi... e primi sguardi.
Un Kisch tornato ad essere perfido e sensuale, un Pie più freddo e spietato del solito, un Tart che non ha mai dimenticato e che ha tutta l'intenzione di non farlo... e un nuovo personaggio, che spero faccia perdere la testa a voi come a me!
E poi... ci sono loro... le nostre Tokyo Mew-Mew!
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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APan,
la mia Mina.
Intramontabile e
insostituibile.

A Ranyare,
l'unica e la sola
...il mio tutto.
Senza di lei io sarei
solo una metà della medaglia.

A Nene,
una Lory dolcissima e
unica, di cui
non potrei mai
fare a meno.



Prigionia forzata


I giochi riprendono - cap. V
di Neera Sharim

 
Con un urlo disperato Strawberry si avventò contro la porta un’ultima volta, nella speranza che questa finalmente si aprisse e le lasciasse libere ma una nuova, forte e sinistra fitta di dolore le trafisse la spalla e il fianco quando il suo corpo cozzò per l’ennesima volta contro il metallo lucido. Frustrata e dolorante, il fiato corto e le lacrime agli occhi, tentò di reggersi in piedi appoggiandosi di schiena alla parete ma il suo corpo, stravolto e affaticato, scivolò a terra. Rabbia e dolore fremevano dentro di lei ad ogni battito di cuore e soffocando un singhiozzo di impotenza colpì con le nocche il pavimento sotto di sé, al limite della sopportazione.
- Maledizione!
Sussurrò, la voce bassa e carica di disappunto.
- Strawberry…
Quasi non udì il richiamo preoccupato di Lory. Cercando di camuffare la sofferenza e la stanchezza posò entrambe le mani a terra per alzarsi.
- Va tutto bene… ora ci riprovo, vedrai che questa volta…!
- Oh, no! Tu non riprovi proprio un bel niente, mi sono spiegata?
Le mani di Mina sulle sue spalle la costrinsero a terra e subito dopo l’amica era inginocchiata di fronte a lei, negli occhi biasimo e collera.
- Finiscila Berry, con questa pazzia, voi lussarti una spalla?!
Per tutta risposta la rossa cercò le spalle dell’amica con le mani e usandola come sostegno tentò di rialzarsi.
- Mina, ce la posso fare ti dico.
- E io invece dico che non ti reggi più nemmeno in piedi. Guardati, razza di stupida, cosa credi di ottenere continuando a buttarti di peso su una porta che non sappiamo nemmeno di cosa è fatta, quanto è spessa e da cosa ci separa, eh?! Senza poi contare il fatto che non sappiamo nemmeno se quella su cui ti stai accanendonè davvero la porta!
Strawberry a quel punto mise il broncio come una bambina, mentre si voltava col viso dall’altra parte, ritornando a sedersi di malavoglia.
- Sono dettagli. - Riuscì solo a risponderle.
- Ah si? Per quello che ne sappiamo, lì fuori potrebbe esserci un’intera squadra col compito di sparare a vista, questo secondo te è un dettaglio? Ammettiamo anche il caso che per grazia di Dio tu riuscissi a buttare giù questa porta, poi cosa contavi di fare? 
Paddy, sedendosi di fianco alla rossa per cercare di rassicurarla e tranquillizzarla un po’, fu costretta a trattenere un sorriso di fronte all’espressione sempre più incupita di Strawberry.
- …Qualcosa mi sarebbe venuto in mente, immagino.
E a quel punto nemmeno Mina riuscì più a rimanere impassibile. Con un sospiro tremante le prese le mani tra le proprie.
- Ah, cocciuta stupida che non sei altro.
- Potrebbe anche essere vero ma io non ho intenzione di stare qui ancora a lungo! Siamo prigioniere, Mina, non lo sopporto, tutta questa situazione mi manda in bestia!
- Non credere di essere la sola a non gradire più di tanto la sistemazione, Berry - Bofonchiò a quel punto Paddy, cupa.
- Non vi biasimo ragazze, ma certo fomentare la pazzia sadica di Strawberry non è la soluzione Paddy.
- E perchè? Lei sembrava divertirsi... - Bisbigliò la biondina sorridendo, guadagnandosi l'occhiataccia delle amiche.
- Beh Mi' se hai una soluzione migliore... !
- No, ma sicuramente romperti la spalla su quella porta non lo è!
- Beh, non credo nemmeno che lo sia aspettare senza far nulla che questa porta decida di aprirsi magicamente da sola per puro spirito di cortesia!
- ...Ragazze... non credo ci sia bisogno di farlo.
E la voce pensierosa di Lory fece spuntare sul viso di Strawberry un sorriso di trionfo, che sbattè in faccia senza vergogna alla povera Mina, aggiungendo al tutto un indicativo cenno del capo in direzione della "voce della ragione". A quel punto la bella Aizawa non potè far altro che masticare a denti stretti la sua irritazione.
- Lory, ti prego...!
Ma quando entrambe le ragazze si voltarono nella sua direzione, la trovarono con lo sguardo fisso alla parete davanti a sè. Quando si voltò a guardarle, i suoi occhi brillavano di una luce calcolatrice e concentrata, di una scintilla di fiducia che tutte avevano imparato a riconoscere e amare. Quello di Lory, ero lo sguardo attento e consapevole di una donna che aveva disposto tutte le carte di cui era dotata su un tavolo e che dopo un'attenta riflessione e una spropositata dose di calma e sangue freddo aveva trovato quelle adatte per vincere la partita.
- Potremmo passare oltre il muro.
Per alcuni istanti scese tra loro il più totale silenzio.
- ...Ehm... Lory, solitamente tu hai ottime idee ma... sinceramente... non credo che questa volta...
- Passare oltre il muro?! Lory, ti prego, pensavo che almeno tu fossi immune alla pazzia di Strawberryerry!
Ma la rossa si limitò ad un semplice, secco e deciso:
- Come?
Ignorando le altre due, Lory si voltò verso l'amica e fece cenno con la testa all'unico punto della stanza diverso da tutto il resto. Pavimento, pareti e soffitto erano un unico schermo di metallo grigio, snervante e sempre uguale... ma in un angolo del soffitto, un pannello lievemente più chiaro rivelava un'anomalia interessante. Che nessuna di loro aveva notato prima.
- Cosa credete che sia?
Chiese Lory, riprendendo a fissare la piccola porticina di metallo subito seguita da un'interessata Strawberry. A quel punto anche le altre due ragazze, incuriosite, fecero lo stesso, sebbene entrambe si accostarono alla cosa con misurata aspettativa. Poi però Paddy si avvicinò meglio, socchiudendo gli occhi per migliorare la messa a fuoco, dal momento che anche lei ora vedeva. se non altro, la curiosa differenza di colore.
- Lory ma, in ogni caso... non credo che possa servirci in alcun modo, mi sembra sigillata come il resto della stanza - Sussurrò infine, senza però distogliere gli occhi da lì.
- Ascolta meglio...
La bindina inarcò un sopracciglio, ma quando Lory, in silenzio, le fece di nuovo un cenno del capo in direzione della piastra metallica intimando alle altre due di fare lo stesso, anche Mina si arrese completamente all'evidenza. In effetti qualcosa di strano c'era. Un sibilo leggero frusciava nella stanza, il sibilo di aria pulita che sostituiva quella vecchia, in un continuo filtrare di nuovo ossigeno. Nessuna di loro sapeva esattamente da quanto tempo erano rinchiuse in quella scatola di lamina metallica ma in effetti tutte in quell'istante presero coscienza dell'ovvio: la stanza era piccolissima e loro in quattro... l'ossigeno avrebbe già dovuto essersi esaurito da tempo. Strawberry da sola, con tutta l'energia che aveva speso, avrebbe dovuto averne consumato la metà buona. Eppure tutte loro stavano bene e respiravano con naturalezza. L'aria non era infinita e se ancora ne avevano era perchè questa entrava da qualche parte.
E quel pannello più chiaro del resto delle pareti sembrava essere la sola spiegazione logica al miracolo.
Mina fu la prima a parlare, avvicinandosi alla parete di fronte a sè come per cercare di confermare le loro supposizioni.
- Ad occhio e croce penserei a un condotto per l'aria ma... Lory, Paddy ha ragione, è sigillato, com'è possibile?
Non vedeva nessuna grata lei, nè tanto meno aperture di qualsivoglia natura.
Ma l'aria lì dentro c'era. C'era eccome.
Lory le si avvicinò, senza guardarla però. I suoi occhi lucenti erano rivolti a quella che lei già considerava come una possibile via d'uscita. L'unica, probabilmente. Parlò lentamente, a voce bassa, come se in realtà stesse ancora vagliando ipotesi solo a sè stessa o come se temesse di essere udita da qualcuno e fermata prima ancora di poter confermare i suoi propositi.
- In realtà.. semplicemente non credo che sia sigillato. Sono più portata a pensare che si tratti di un particolare dipo di metallo dalle maglie molto larghe... secondo me è puntellato ma risulta comunque essere alla vista così integro per la sua particolare composizione. In più... se le mie supposizioni sono corrette e quella porticina cela sul serio un condotto per l'aria... dev'essere sicuramente forato abbastanza frequentemente da garantire una grande fragilità. E se così fosse...
- ...buttarlo giù sarebbe un gioco da ragazzi!
Quando Strawberry, carica come mai le si materializzò al fianco, Lory la guardò sorridendo: l'amica sembrava avere l'argento vivo addosso e il fatto che ancora non avesse perso le speranze era di sicuro un grande vantaggio per i suoi piani. Gli occhi brillanti di adrenalina e il corpo fremente, la leader delle Tokyo Mew Mew era pronta a ritentare la fuga, come dimentica dei fallimenti di poco prima e del dolore al braccio e alla spalla. Fu con un certo orgoglio che le rivolse un'occhiolino di incoraggiamento.
- Esattamente Berry.
L'entusiasmo di entrambe però fu prontamente stroncato sul nascere da Mina.
- Mm... "un gioco da ragazzi", eh? Certo. - Asserì con preoccupante calma, prima di andarsi ad appoggiare alla parete con la stessa sicura eleganza che avrebbe dimostrato al caffè sedendosi a bere il thè. Le sue belle labbra si stirarono in un sorriso e poi, enfatizzando la domanda dolcemente sarcastica con un gesto della mano continuò... - E dimmi Strawberry... come conti di arrivarci lassù? Volando?
E come se fino ad allora nessuna di loro avesse fatto caso al fatto, assolutamente irrilevante, che il loro meraviglioso passaggio segreto fosse a più di due metri d'altezza, le tre ragazze davanti a lei si voltarono come a voler constatare di persona l'effettiva collocazione del suddetto condotto.
- Ehm... - Paddy si grattò la testa, imbarazzata, occhieggiando prima Lory e poi Strawberry.
- Oh beh, ma immagino che in fondo sia un dettaglio anche questo e che "qualcosa ti sarebbe venuto in mente", vero mia cara?
- ...Ok, forse a questo dovremmo lavorarci un po'.
- Dici? Non l'avrei mai detto!
- Molto spiritosa. - Le rispose la rossa, puntellandosi alla parete di fronte a sà a testa bassa.
- Realista, ma cheré. Forse sei tu che dovresti usare di più la testa.
- Attenta eh, potrei farlo davvero. In senso materiale, intendo.
Lory sorrise a quel punto, consapevole che non c'era in ballo alcun vero e proprio litigio tra le due e che quindi non c'era da preoccuparsi sul serio del loro scambio di battute. Mina aveva semplicemente detto la verità e Strawberry era ormai più che capace di interpretare la sua voce supponente. La bella Aizawa usava il suo pungente sarcasmo ogni volta in cui bisognava reagire e come tutte le buone eredi di ottima famiglia meritevoli di quel titolo sapeva quando intervenire senza farlo a sproposito. Mina non se ne stava li immobile a dare giudizi senza far nulla... anche lei pensava, se Lory si concentrava quasi avrebbe potuto udire gli ingranaggi intrepidi della sua testa sbizzarrirsi nelle più costruite teorie di fuga... semplicemente preferiva farlo da sola e in silenzio. E se dava l'impressione di divertirsi a rovinare piani su piani, in realtà lo faceva solo perchè il progresso esigeva forti opposizioni per poter avanzare.
...Ok, magari in fondo qualche volta si divertiva anche però.
Per quanto riguardava Strawberry poi, la conosceva abbastanza da poter facilmente capire come quei dibattiti facessero sfogare anche lei.
Erano in una situazione terribile a pensarci e il fatto che nessuna di loro fosse scoppiata in pianti isterici e crisi esistenziali, ma che riuscisse invece a interagire con le altre senza urlare contro a nessuno era indice di quanto loro fossero unite e di quanto l'una era fondamentale e indispensabile per le altre. Stavano parlando con calma, tutto sommato, vagliavano ipotesi e le accantonavano con battute sarcastiche ma comunque con una certa prudenza e la cosa in assoluto più bella era appunto che nonostante tutto, riuscissero ancora ad avere momenti di normalità. Erano loro stesse. Così come avrebbero battibeccato a casa di fronte all'attribuzione o no di un tavolo in più da servire il sabato, così battibeccavano ora su una questione che sicuramente sarebbe stata ed era già più grande di loro. Avevano tutte caratteri diversi e ogniuna manifestava in modo diverso la propria paura ma stavano tutte dimostrando una buona dose di coraggio e tempra d'acciaio. La stessa Paddy non aveva ancora smesso di sorridere e parteggiare per l'una o per l'altra delle litiganti e Lory sentì il cuore sciogliersi nel petto di fronte a quelle che aveva preso a considerare come sorelle. Non importava cose Pie e il suo Comando aveva in serbo per loro. Loro l'avrebbero affrontata. Insieme.
Interruppe Mina mentre stava per riversare su Strawberry una serie di suggerimenti sui tanti modi in cui avrebbe potuto spaccarsi la testa sulla parete che aveva di fronte e soffocando una risata le diede un colpetto affettuoso sulla mano.
- Dai, forse riusciremo a evitare anche questo.
- No, perchè? Ero curiosa di vedere chi l'avrebbe avuta vinta tra la parete e la testa di Strawberry. Non vorrei sbagliarmi ma secondo me ha grandi probabilità di vittoria con la testaccia che si ritrova.
- Paddy se non la finisci di essere così carina uso te come ariete.
Per tutta risposta quella si passò due dita sulle labbra come se stesse chiudendo una cerniera, destando le risate anche di Mina.
- Che traditrice biondina... su avanti, che facciamo allora. Avevi un'idea?
- Beh si... Siamo tutte d'accordo nel dire che per Strawberry aprire quella porta sarebbe impossibile. Ma non abbiamo considerato un elemento in realtà decisivo.
- Ossia?
- Paddy.
E a quel punto la biondina, colta alla sprovvista, quasi non si strozzò con la sua stessa saliva.
- Scusa? - Riuscì infine a commentare, tra un colpo di tosse e l'altro.
- Rifletteteci, quante volte ci ha dato dimostrazioni delle sue capacità circensi?
- No, no, un momento ma io...
- ...E suo padre le ha insegnato le arti marziali. Completamente basate sulla concezioni di armonia del corpo, sui contrappesi e le leve, sulle misure delle forze.
- Si, ok, però...!
- Inoltre... è anche la più piccolina di noi, entrare ed eventualmente uscire da quel condotto non sarà un problema. Riuscirebbe anche a passare inosservata più di noi, tornando qui.
E a quel punto la ragazzina sbiancò completamente.
- Dovrei andare da sola?
Silenzio.
- Ah no, eh. Dai... insomma... parliamone. Mettiamola ai voti, no? Io sono contraria!
Ma il sorriso furbo che le rivolsero le tre amiche le fece ormai capire che tutto era perduto.
Per lei se non altro.


Intanto, molti piani più sopra, i Comandanti Supremi delle Alte Divisioni Militari riuniti in consiglio avevano appena terminato la più lunga e meritata filippica della storia ai danni della banda di spiantati che quella mattina era atterrata davanti all'esercito riunito in pompa magna senza il minimo riguardo alla cortesia. Se non fosse stato per il fatto che l'esercito aveva bisogno di loro, il Ministro della Guerra in persona sarebbe stato più che felice di buttare fuori tutti e quattro a pedate nel sedere.
...Poco importava che lui stesso avesse rischiato un attacco di cuore nel tentativo di frenare le risate di fronte alla scena che aveva visto.
Al solo ricordo del suo pupillo con la paladina rossa in spalletta quasi scoppiò a ridere e fu costretto a imporsi la più ferrea calma per non far perdere definitivamente la pazienza ai suoi tre migliori collaboratori. L'Ammiraglio in particolar modo, il più anziano dei Comandanti Supremi, nonchè superiore diretto di Pie Ikisatashi, era già abbastanza incattivito di suo senza che lui gli fornisse ulteriori motivi per peggiorare la situazione e in cuor suo pensava che complimentarsi con i quattro militari per quello che aveva visto era un ottimo "ulteriore motivo". Certo, le loro azioni erano state un tantino fuori regola ma in fondo erano ancora ragazzi e non avevano fatto male a nessuno... da quello che aveva potuto vedere le terrestri sembravano essere in buone condizioni. Sarebbero stati puniti ma in fin dei conti a parer suo si stava facendo una questione di stato per bazzecole. Erano solo i loro modi ad essere un po' carenti, non certo le loro abilità. Fu quindi con forzatissimo cipiglio severo che squadrò la sua migliore squadra prima di assegnare a ciascuno le proprie punizioni, in particolar modo a Kish, che tanto le collezionava come fossero medaglie all'onore e che infatti non fece nemmeno una piega, anzi, accettò la sua con un sorrisetto supponente e uno scintillio divertito negli occhi.
Quel ragazzo era un indisciplinato, un ribelle, uno spiantato... eppure non si poteva fare a meno di lui. E lo sapevano tutti. Perfino il suo Generale di Comando, che in tutti i modi aveva tentato di farlo rientrare nello schema disciplinare imposto ad ogni suo militare, aveva ammesso ormai da tempo la sconfitta e accettato il fatto che uno dei suoi migliori generali non sarebbe mai stato completamente in suo potere. Certo, normalmente l'esercito non sarebbe sceso a compromessi: mine vaganti, soprattutto se pericolose, non sarebbero mai state tollerate. E Kish, pericoloso lo era. Lo era eccome. Eppure, nonostante i suoi modi, aveva sempre servito la sua causa con una dedizione particolare e portato a termine missioni impossibili in maniere ancora più improbabili. Sembrava non avere valori, nè credi, nè nient'altro di ciò che dovrebbe far muovere il cuore di un soldato... eppure era tra i militari più fedeli e leali del suo esercito. Giocare con lui era un rischio... ma averlo contro serebbe stato un inferno.
Anche se in fin dei conti, sapeva benissimo che il ragazzo non avrebbe mai tradito la sua patria e il suo esercito... quindi che senso aveva cacciarlo e lasciarlo vagare in giro senza scopo nè meta? Tanto valeva tenerselo e utilizzarlo. Tanto valeva scenderci a patti.
...E lui a patti con quel demone ragazzo ci era sceso sul serio.
Le sue riflessioni furono però interrotte, a quel punto, dal Generale responsabile di Yury, che chiudendo definitivamente la questione "Provvedimenti per i quattro imbecilli sregolati" aveva aperto quella effettivamente più importante e imminente: quella relativa alle terrestri.
- ...In ogni caso, direi che il nostro problema più imminente ora sono proprio loro. Qualcosa mi dice, a questo proposito, che nessuno di voi abbia seguito gli ordini proprio alla lettera.
Il silenzio che accolse le parole del Generale dell'Aereonautica Militare fu un chiaro ed implicito assenso.
Lui sembrò non dispiacersi troppo comunque e anzi, un lento e sadico sorriso gli piegò le labbra sensuali.
- Perfetto. - Continuò infatti senza scomporsi - Allora, ragazzi miei, starà ancora a voi il compito di andarle a prendere... e  portarle qui. Se le giovani terrestri non sono molto bendisposte nei nostri confronti è solo colpa vostra e delle vostre maniere, quindi sarà impresa vostra quella di convincerle, gentilmente, ad ascoltare ciò che abbiamo loro da dire e condurle da noi. Siamo intesi?
Ed era ovvio che l'unica risposta che avrebbe accettato sarebbe stata un "si".

- Ehi... ehi, piano... ehi!
- Stai zittta, cavolo... stai zitta che mi deconcentri...
- Lory, sinceramente, non so se questa è una buona idea... ahhhhPaddy, attenta, diamine!
Dopo tentativi e tentativi andati male si era arrivate ad una soluzione drastica: Strawberry, accucciata con le mani appoggiate alle pareti, stava facendo da base a Paddy, che da brava artista di strada quel'era aveva poggiato le mani sulle sua spalle e ora se ne stava a testa in giù, in precario equilibrio, poggiata con la schiena al muro. Nelle braccia non aveva aveva abbastanza forza per ammaccare e scardinare la lamina metallica, che aveva visto essere però esattamente come aveva descritto Lory. Con le gambe inevece, sarebbe stata in grado di rimuoverla dai cardini, ne era sicura. Così aveva improvvisato quella simpatica piramide umana, credendola un'ottima soluzione... peccato che ora non le sembrava nè ottima nè tanto meno simpatica.
- Strawberry tirati su, tirati su! Muoviti!
- Aizawa vuoi fare a cambio?
Sibilò la bella rossa, cercando di fare leva sulle gambe per alzare il suo peso e quello della biondina, che a quel puntò esclamò indispettita:
- Oh beh, con comodo, qui abbiamo tempo eh!
- Ci sto provando... mamma mia, quanto pesi!
- Ehi!
La rossa respirò con calma, si posizionò meglio e piantò i piedi sul pavimento metallico.
- Va bene... ora ti tiro su. Lory, tienila.
Non appena quella fu al suo fianco pronta a sorreggere come poteva la biondina, Strawberry respirò a fondo e poi, lentamente si decise ad alzarsi. I muscoli delle gambe si contrassero con forza, la spalla dolorante ebbe un cedimento involontario ma fu questione di poco. Cercando di aiutarsi con tutto ciò che aveva a tiro, Strawberry si puntelò alla parete come meglio poteva, fino ad aderirvi completamente col corpo. Potevano farcela. Potevano riuscirci.
- Ci sei... ci sei tesoro, avanti. Paddy... ora sta a te...
- Ti prego, ti prego, ti prego... - La ragazzina teneva gli occhi chiusi ma era concentrata e la sua paura era solo quella di fare male all'amica che la stava sorreggendo. Con i piedi cercò di allungarsi, nel tentativo di capire a che alzezza era e poi, dopo aver preso anch'essa un lento e profondo respiro, rinforzò la presa sulle spalle della rossa.
- Ci sono... ci sono...
Non aveva il coraggio di aprire gli occhi, come se facendolo avesse potuto perdere concentrazione ed equilibrio, ma la stretta forte di Lory sul suo braccio quasi completamente teso le diede sicurezza e quando sentì anche le mani incerte di Mina posarsi sulla sua mano, sorrise. Respirò... con la punta del piede si allungò un po' di più e sfiorò il metallo.
- Va bene... va bene...
- Paddy mi raccomando... un colpo secco, il più forte che puoi... non possiamo permetterci più di un calcio. Tu non riusciresti a ritrovare l'equilibrio per sferrarne un altro e fuori potrebbero sentirci.
- D'accordo...
- Sei pronta?
Nessun rumore, nessun respiro... Paddy sentì solo le ossa delle spalle di Strawberry scriocchiolare appena all'ennesimo, piccolo, cedimento.
- Va bene allora... al tre... uno...
Ma la ragazzina non perse più tempo. Ormai era sicura, si fidava di sè stessa e delle sue amiche. Aveva saggiato con le sue mani la consistenza sottile della lamina che doveva scardinare, ci aveva passato sopra le dita e ne aveva colto la fragilità... sapeva dove colpire e quanto forza doveva utilizzare per farla cadere. Così, con un ultimo sforzo, improvvisamnete stese le braccia, caricò tutto il suo peso sulle gambe e calciò con tutta la forza che poteva contro il metallo sopra di lei. E poi fu questione di un attimo. Strawberry non riuscì a soffocare il dolore alla spalla e si piegò sulla destra, Paddy, che aveva utilizzato tutta sè stessa per quell'impresa, si sbilanciò in avanti e perse completamente l'appoggio... non prima però di riuscire con un piede a dare un'ultimo colpetto alla lamina di metallo che venne divelta completamente e cadde insieme a loro. Mina l'afferrò al volo, impedendo al metallo di rovinare a terra e causare ancora più rumore... e Lory fortunatamente riuscì a mitigare un po' l'atterragio di Paddy, che comunque non fu dei più piacevoli.
Per alcuni istanti rimasero immobili, il fiato corto, gli occhi chiusi.
Per alcuni istanti nessuna di loro riuscì a guardarsi intorno per avere la conferma di esserci riuscite.
Poi però Strawberry scoppiò a ridere, completamente riversa a terra, la mano a coprire la spalla dolorante e le lacrime agli occhi per la felicità e il sollievo. Mina la seguì poco dopo, raggiungendola e sdraiandosi vicino a lei, la lamina metallica abbandonata contro la parete.
Il cipiglio incredulo di Paddy non fece altro che farle ridere ancor di più.
- No, ma siete matte?! Potevamo ammazzarci!
Ma quelle ridevano e ridevano.
- Assurdo... ah ma no, eh! Col cavolo che lo faccio ancora, col cavolo!
Inveì, voltando il viso dall'altra parte... eppure nonostante tutto iniziò a ridere anche lei.


Le celle d'isolamento rimanevano ancora uno tra i posti preferiti di Kish, in assoluto. E il solo pensare che in una di quelle celle completamente sigillate c'era lei ad aspettarlo, gli infondeva nel corpo una scarica d'adrenalina senza pari e il fuoco del desiderio divampava dentro di lui come un'incantesimo blasfemo. Andarla a prendere sarebbe stato un piacere... esattamente come sarebbe stato un piacere imprimerle la sua forza sul braccio e esercitare il suo potere su di lei ancora una volta. Non aveva intenzione di essere gentile... potevano sottoporlo a tutti i provvedimenti disciplinari che volevano. Lei era sua ora e l'avrebbe trattata come più gli piaceva.
- Pensieri piacevoli, Kish?
Yury gli si materializzò accanto silenzioso come la notte e altrettanto tenebroso.
- Non immagini quanto.
- Oh.. forse invece posso. La tua depravazione non ha segreti per me.
- ...Perchè, ne ha per qualcuno? - Si intromise quel punto il maggiore dei fratelli Ikisatashi, superandoli per andare ad aprire il corridoio d'accesso alle Celle d'isolamento e scoccando a Kish un'occhiata tra il seccato e il divertito. - cambierai mai?
Quello per tutta risposta alzò le spalle indifferente, trattenendo una risata sincera.
- Perchè dovrei? Piaccio così tanto così come sono...
- Mmm... immagino di si. Soprattutto a Strawberry.
- Dai tempo al tempo, fratellone. Le piacerò... oh, se le piacerò.
- Non ne dubito. Fammi un favore però... - La porta davanti a loro si aprì con uno scatto e Pie, giratosi verso Kish, gli rivolse uno dei suoi sguardi più sarcastici - ...la prossima volta che vorrai dimostrare a tutti quanto tu le piaccia, assicurati di avere uno dei tuoi simpatici pugnali alla cintura. O meglio, entrambi. Qualcosa mi dice che potrebbero servirti.
- La voce della verità, no?
- Tart fossi in te farei poco lo spiritoso, mi sembra che la tua biondina non sia poi stata così felice di vederti.
- Ah, per quel che me ne importa. Dai finiamo questa cosa, ho fame.
Superò tutti e lasciandoli indietro entrò da solo. I tre fratelli si guardarono per un istante, confusi e Yury fu il primo a parlare.
- Ho idea che questa cosa la stia prendendo peggio del previsto.
- Yury non farci caso, il moccioso ha sempre avuto un debole per la biondina... gli passerà.
- Ohh- oh!, ma senti da che pulpito Kish... !
Rise a quel punto Pie, senza riuscire a farne a meno e Yury fece lo stesso. Per tutta risposta però, gli occhi di Kish si fecero di fuoco e la sua voce perse quella lieve tonalità sarcastica che aveva prima.
- A me è passata, Pie.
Fece per lasciarli indietro ma a quel punto fu proprio il fratello maggiore a fermarlo. Trattenendolo per un braccio gli si parò davanti e negli occhi, ora freddi, Kish lesse poco biasimo, ma tanta preoccupazione. La voce di Pie gli scivolò dentro gelida ma sotto quel timbro metallico c'era l'affetto, poco spesso dimostrato ma mai insincero, di un fratello maggiore.
- No, non ti è passata, è peggiorata invece. Sei ossessionato Kish e lo sappiamo tutti. - Una pausa di silenzio, le dita che si strinsero sui suoi muscoli come se ciò che stava per dire avrebbe fatto male anche a lui - ...Farai ciò che ti pare, lo so, ma ricordati che lei non è qui per te. Loro sono qui perchè il nostro Comando l'ha ordinato e io non ti permetterò di dimenticarlo. E nemmeno di farle del male.
Kisch sorrise, a sè stesso però. Un sorriso freddo e duro, diabolico quasi.
- Hai detto bene... io farò ciò che voglio.
Pie lo strattonò, voltandolo.
- Peccato che quello che credi di volere ora non è ciò che vuoi davvero!
- Ah si? E tu cosa ne sai?
- Lo so e basta.
Silenzio. Yury era immobile, a guardarli. Aspettava... e ascoltava.
Pie strinse la presa su Kish quasi senza accorgersene e quando questi lo guardò negli occhi il sorriso si fece più incerto, meno sbruffone.
- ...Da quando, proprio tu, sei diventato il paladino delle terrestri, fratello?
E il lampo di pietà che frecciò nello sgardo di Pie gli lacerò la testa.
- Ti sbagli. Non mi interessa nulla di loro. Io sto cercando di proteggere te dalle tue stronzate prima che sia troppo tardi.
E lasciandolo seguì Tart.
Fu solo quando notò le sue spalle irrigidirsi che Kish si chiese se quella pietà... fosse per lui o per sè stesso.
- Bastardo...
Sibilò fra i denti e Yury non tentò neppure di mascherare il suo sorrisetto scaltro.
- Parla così ma lui è il primo ad essere cambiato. Quell' umana l'ha infettato...
- Non sarebbe una novità, fratello. Comincio a chiedermi se sia un fattore congenito della loro razza. Riducono così tutti gli alieni su cui posano il loro delizioso sguardo?
Era sarcastico, ovviamente. Eppure una parte di Kish si chiese se non avesse ragione.
Una parte che si affrettò a reprimere.
- ...Aspetta di vedere come saranno ridotte loro quando ci poseremo sopra noi le mani.
Sibilò improvvisamente arrabbiato, seguendo i fratelli e lasciando Yury da solo all'inizio del corridoio, a chiedersi con un sorriso sulle labbra sensuali se non fosse il caso di prendere dei seri provvedimenti. I suoi fratelli adottivi erano tornati dalla missione sulla Terra uno più problematico e nevrotico dell'altro, tanto che quasi lui aveva stentato a riconoscerli e ora...  era bastato anche solo leggere delle terrestri perchè impazzissero tutti definitivamente e completamente; la cosa che più lo divertiva poi, era che non sembravano minimamente essersene resi conti e lui... beh lui non era così arrogante da considerarsi immune al fascino delle umane dal momento che se si concentrava poteva ancora sentire il sapore della sua prediletta sulle labbra e sulla punta della lingua. Si sentiva già un po' ossessionato anche lui, in effetti.
Rise e scostandosi una ciocca di capelli scuri dagli occhi seguì i fratelli.
Non fece in tempo a fare nemmeno due metri però, che l'ululato demoniaco di Pie - con imprecazioni irripetibili al seguito - gli fece sapere che forse qualcosa non andava e quando senza fretta li raggiunse non ebbe nemmeno troppe difficoltà a scoprire cosa. Le pareti di lamina metallica che davano sul corridoio erano a specchio e non appena vi guardò dentro il suo sopracciglio si arcuò in un'espressione di beato e tranquillo stupore.
- Ma non erano quattro?
(- ...Io le disintegro, le uccido, le ammazzo tutte! Dannate... femmine... terrestri, inutili.... MA DOV'E' LA CHIAVE?! Kish: sfonda IMMEDIATAMENTE LA PORTA!)


- Beh se non altro è davvero un condotto per l'aria...
Pensò Paddy, mentre piano strisciava sempre più in avanti in quel cunicolo buio e polveroso. Uno strano rumore la costrinse a fermarsi, come un ticchettio di dita sul terreno metallico e per alcuni istanti la ragazzina chiuse gli occhi nella speranza di trattenersi dall'imprecare in tutte le lingue conosciute.
- Ahhh... se ci sono strani animali, giuro che mi metto ad urlare e al diavolo tutto...
Sbuffò per allontanare un velo di polvere dal viso e scosse piano la testa bionda per liberarsi dei granelli che le erano finiti addosso... maledizione agli alieni, maledizione alle sue amiche e maledizione a tutto quanto di metallico esistesse al mondo. Maledizione soprattutto ai buchi e ai condotti per l'aria. Ogni volta che succedeva qualcosa del genere era sempre compito suo sbrogliare la matassa... insomma, aveva dei diritti. Procedendo piano, di centimetro in centimetro, cominciò a pensare a un possibile discorso da fare alle sue care colleghe che avrebbe denunciato l'abuso minorile e tutto il resto.
Fu così che non sentì di nuovo il rumore udito poco prima.
Nè sentì, subito dopo, uno pesante tonfo e uno strusciare stridulo di metallo su metallo... intenta com'era a provare il suo discorso.
Fu solo quando una mano le artigliò con forza una caviglia che Paddy finalmente intuì che qualcosa non andava...
- Eccoti qui, dannata piccola peste! Ma fin dove diamine sei riuscita ad arrivare... maledetta te! Vieni qui!
- Ahhh... ma che! Lasciami, lascimi, lasciamiii!!! No, no... nooohh!
- Vieni giù subito! Qui!
Con le mani tentò di puntellarsi al metallo sotto di sè ma invano, ben presto sentì i suoi piedi toccare il vuoto e il suo corpo sprofondare verso il basso... due mani forti l'aiutarono a scendere in modo che non si facesse male contro il bordo rigido del metallo ma la presa era inesorabile. E la conclusione inevitabile.
Prima ancora che potesse rendersene conto si ritrovò fra le braccia di un Pie molto soddisfatto di sè che la stava guardando con disappunto, scherno e... era ammirazione quella?
- Andavamo da qualche parte, mocciosa?
Ancora a mezz'aria quella, per tutta risposta, incrociò le braccia al petto.
- Avevo bisogno del bagno.
- Mm, e pensavi di trovarlo lassù?
- Non si può mai sapere. Ti dispiace, iceman.. ? - E con un cenno del capo fece chiaramente intendere la sua intenzione di essere rimessa a terra. Per tutta risposta Pie rise malefico e i suoi occhi brillanti vittoria incatenarono quelli risoluti e arrabbiati di Lory, in piedi di fronte a lui, le braccia incrociate sopra il seno a risaltare, senza volerlo, quelle morbide curve piene.
- Non saprei... le tue marachelle mi hanno causato già abbastanza problemi ragazzina. Chi mi assicura che una volta a terra non andrai a cacciarti da qualche altra parte?
- Pie, mettila giù subito.
- Solo dopo aver imparato la lezione, umana. - E poi i suoi occhi si fecero freddi e l'accusa che Lory vi lesse le fece male al cuore - Solo dopo che tutte voi abbiate imparato la lezione.
Paddy si morse il labbro, insicura. L'alieno non le stava facendo male ma la sua presa era forte e la voce non tremava, segno evidente che non stava scherzando, Guardò Lory... e si guardò meglio intorno. Mina, tremante, stava puntando contro Yury la lastra metallica che insieme avevano divelto ma nel giro di un secondo, l'alieno, che le era parso sotto controllo, proprio sotto i suoi occhi agguantò l'arma di Mina e con forza gliela tolse di mano, strattonandola. Soffocando un'imprecazione lei cercò di indietreggiare ma l'alieno l'afferrò per un polso e se l'avvicinò. Strawberry quasi non la vedeva... Kisch era su di lei, la chiudeva tra il suo corpo e la parete e sembrava stesse dicendole qualcosa all'orecchio. Le era talmente vicino da coprirla e pareva completamente dimentico della situazione in cui erano, come se di loro non gli importasse gran che. Lei tremava tra le sue braccia, lui sembrava una roccia. Abbassò lo sguardo... e quando vide Tart si sentì mancare e le lacrime le bruciarono per alcuni istanti le palpebre. Lui non la guardava, sembrava anche lui dimentico del mondo. Se ne stava appoggiato di schiena contro la parete e giocava con gli alamari della sua casacca.
Dolore e rabbia la investirono all'improvviso e lei si ritrovò a disagio e senza forze. Chinò il capo sconfitta, chiuse gli occhi, deglutì a stento il groppo in gola che rischiava di soffocarla e poi parlò lentamente.
- Ho capito. Lasciami giù adesso, per favore.
Pie la scosse un secondo, senza farla davvero male.
- Niente più fughe nei condotti d'areazione?
Scossa la testa obbediente e solo allora l'alieno la lasciò a terra. Lory la strinse subito fra le braccia e lo fulminò con lo sguardo ma prima che potesse parlare fu la voce di Mina a sfidare tutti quanti.
- Insomma, ma cosa volete da noi?!
Urlò con rabbia, gli occhi scuri colmi di pazienza persa e nervosismo. Con uno strattone si allontanò da Yury e gli puntò invece un diro contro, all'altezza del petto.
- Non vi abbiamo fatto nulla, i nostri mondi sono in pace, ci eravamo scambiati delle promesse! Date così poco valore alla vostra parola? ...Mi fate schifo.
A quel punto a perdere la pazienza fu Yury, molto poco incline a lasciar insultare il suo onore. Avanzò di un passo verso di lei, il corpo scosso dai tremiti del fastidio.
- Vacci piano umana, avrai anche un bel faccino ma non credere di poter dire quello che ti pare senza conseguenze.
- Mi stai minacciando?
- Ti sto avvisando.
- Beh sembrava una minaccia!
- Vedila come ti pare. Non mi interessa.
- Sbruffone, arrogant... !
- Basta. Basta adesso.
Fu Pie a intervenire, guardò Mina negli occhi prima di continuare.
- Avrete le vostre risposte. Ma dovete venire con noi.
- Dove?
- Dai nostri Generali Supremi. Sono stati loro a volervi qui.
Mina e Lory si scambiarono uno sguardo d'intesa e poi guardarono Strawberry, che lasciata finalmente libera da Kish pareva scossa. Entrambe lessero negli occhi dell'amica un profondo sconvolgimento ma fecero finta di ignorarlo, così come ignorarono la figura dell'alieno che incombeva comunque su di lei alle sue spalle. Lei alzò il mento con fierezza prima di rispondere.
- Va bene. Verremo con voi.

- Sei piena di lividi...
Non gli fu difficile allontanarla dagli altri mentre Pie era occupato a tirare giù Paddy dal soffitto e i fratelli erano impegnati a controllare Lory e Mina. Avvicinandosi al suo corpo sempre di più l'aveva costretta ben presto contro il muro alle sue spalle e imprigionarla con le sue braccia dove più la voleva era stato poi fin troppo facile. Strawberry aveva chiuso gli occhi, improvvisamente debole, improvvisamente stanca... e quando il corpo di lui aveva sfiorato il suo, il cuore le si era fermato nel petto senza pietà. Avrebbe voluto arrabbiarsi, avrebbe voluto mandarlo via, disprezzarlo... eppure si era ritrovata a trattenere le lacrime di confusione che premevano per rigarle le guance e a rimanere immobile tra le braccia del suo nemico. Di quel nemico che le faceva paura come mai prima.
Le faceva paura l'intensità del suo profumo, che le entrava dentro e le piegava tutti i sensi... le facevano paura le sue labbra sensuali, sempre piegate in un ghigno malefico che prometteva tanti paccati e anche tanti piaceri... le faceva paura il suo corpo, dai muscoli possenti e sottili, che la imprigionava e la sfiorava come se fosse stato forgiato nel metallo solo per appartenerle e tentarla con la forza che poteva offrirle... le faceva paura lui, i suoi movimenti, la consapevolezza che aveva del suo potere... del suo essere diventato un uomo perfettamente conscio di tutte le sue potenzialità... le faceva paura la sua voce, che come quella di un dio pagano le accendeva dentro un fuoco ad ogni suo respir e sussurro.
Kish le aveva sempre fatto un certo effetto. Prima era innamorata di Mark, non lo voleva... ma era pur sempre una ragazza e il suo corpo aveva reagito alla sua vicinanza, pur senza quella partecipazione, senza quell'intensità, con cui gli stava reagendo ora. E questo la stava terrorizzando. Si sentiva debole quando lui la guardava, si sentiva fragile e prevedibile. Si sentiva preda... e non predatrice. I suoi istinti animali tremavano di fronte a lui, sentiva il gatto che aveva dentro di sè soffiare e drizzare tutto il pelo. Si sentiva in trappola e questa cosa la lasciava senza fiato.
- Sei piena di lividi...
Le aveva detto, sfiorandole l'orecchio con le labbra e il collo con la punta delle dita. Il suo respiro l'aveva fatta tremare e lei aveva sentito il suo corpo illanguidirsi tutto e scaldarsi per lui. Aveva voltato la testa e chiuso gli occhi, come a concentrarsi per trovare le parole adatte a rispondergli e lui era rimasto tranquillo ad aspettare... abbassando il viso e scivolando col naso sulla sua gola, con le labbra sulla sua pelle delicata.
- Te ne importa, forse? 
Lui aveva sorriso... respirato piano... e avvicinandosi a lei spostandosi di lato quel tanto che bastava per coprirla alla vista delle sue amiche era tornato con le labbra al suo orecchio.
- No, in effetti... eppure si.
La sua mano le sfiorò il fianco, accarezzandola lievemente, quasi sovrappensiero.
Lui la guardava.
- Te li meriti, piccola mia. ...Meriti questi lividi e questo dolore.
...Poi trovò il punto che più volte lei aveva sbattuto contro la porta e fece pressione.
Strawberry gemette forte e si accasciò piano contro la parete... nessuno la udì però, perchè Kish le chiuse la bocca contro la pelle diafana del suo collo.
- Shh... shh micetta, non vorrai farti sentire, vero? - Le sussurrò dolcemente, continuando a toccare quel punto che le faceva così male alternando carezze delicate a piccoli momenti di dolore. Piano la strinse a sè di più. - ...Non mi interessa perchè è giusto che tu li abbia quei segni. E questo dolore.
Le baciò una tempia e per istante si perse nel suo profumo.
Smise di farle male... e riappoggiò la mano al muro, di fianco a lei, senza però lasciarla andare.
- Eppure si... mi importa. Perchè sono io l'unico a poterti segnare così.
La sua voce sembrò incrinarsi a quelle parole... Piano le si spinse ancora un po' contro, imprigionandola ancora di più.
- Sono io l'unico che può farti del male. Non lo permetterò neanche a te stessa, mi hai capito?
Ma lei non riusciva a rispondere, tremava e nonostante la rabbia non poteva far altro che... desiderarlo. Desiderare le sue mani forti su di sè, a darle sollievo... il suo corpo così maschio premuto sul suo fino a farle dimenticare tutto quello che non era lui e il suo desiderio. Dio... come poteva essersi ridotta così?
Poi lui le sfiorò il braccio livido e la sua voce di nuovo le fece venir voglia di appartenergli.
- ...Si vedono così tanto... hai la pelle di una bambola, micettina mia...
- Kish...
Aveva sorriso lui sulla sua pelle, di nuovo.
- Una bambolina deliziosa con cui mi divertirò parecchio, sappilo. - Le sfiorò i capelli, la respirò in profondità - ...Ti spoglierò e giocherò con te quanto vorrò. ...Sei mia Strawberry. Adesso non puoi più scappare da nessuna parte. Sei mia. ...E ora da brava... rispondi alle tue amiche. Si staranno preoccupando, su.


***

- Strawberry, va tutto bene?
Il sussurro di Mina la colse talmente impreparata da spaventarla. Pur se debole e lieve la strappò infatti dai suoi pensieri con forza e Strawberry si ritrovò confusa a tentare di tornare in sè; infine si limitò a guardarla, gli occhi scuri carici di un groviglio incerto e pericoloso di inquietudini ed emozioni. In effetti non sapeva nemmeno cosa avrebbe dovuto e potuto dirle.
Mina a quel punto guardò davanti a sè con circospezione prima di farsi più vicina all'amica e cercare quindi di capire meglio cosa la stesse turbando tanto.
Stavano procedendo a passo spedito per un lungo corridoio dal pavimento metallico e il soffitto molto alto. Da sottilissime e frequenti feritoie poste alla cima delle pareti filtrava una straordinaria luce bluastra che faceva risplendere tutto ciò che le circondava di un sinistro ma sensuale bagliore.
Pie e Tart aprivano la fila. Il primo, sicuro e altezzoso, non sembrava turbato da nulla e i suoi passi eleganti erano indice della sua assoluta e snervante sicurezza. Della sua voglia disarmante di concludere in fretta quella missione sgradita. Il secondo invece procedeva al fianco del fratello come se fosse in realtà da un' altra parte: il passo era strascicato, tanto da parere annoiato e svogliato... se non fosse stato per il ritmo regolare e meccanico che stava seguendo, quasi come si sforzasse di compiere azioni mnemoniche e disprezzate, fatte tante, troppe volte. Come se stesse fingendo, come se stesse osservando un copione prestabilito. Qualcosa non andava in lui. Teneva il volto rigorosamente basso e le labbra serrate, come se stesse facendo una scampagnata monotona in campagna e non vedesse l'ora di dedicarsi a qualcosa di più piacevole e gratificante. Ma anche la sua postura sembrava una finzione... le spalle tese e i muscoli frementi, camminava con una rigidità che nè Mina nè Strawberry ricordavano appartenergli.
Subito dietro di loro, Paddy e Lory li seguivano silenziose, le mani legate dietro la schiena e lo sguardo basso. Paddy, in particolare, sembrava molto scossa. Strawberry si ritrovò a chiedersi curiosa a cosa stessero pensando. Non fece in tempo a provare a rispondersi però.
Al suo fianco, Mina incespicò in avanti, rimanendo in piedi quasi per miracolo. Stava per fermarsi preoccupata però, quando l'amica, rimettendosi in piedi le finì quasi addosso e a quel punto la rossa capì che ciò che era appena successo era stato solo un piccolo e furbo diversivo ai danni dei due alieni alle loro spalle. Suo malgrado, si ritrovò a sorridere: le pareva troppo strano, in effetti. Mina che cadeva? Quando mai?
- Parlamene... - le sussurrò infatti subito dopo, con voce flebile. Come se non sapesse bene come comportarsi.
Strawberry la guardò per un istante senza capire e quella ruotò gli occhi con fare stizzito. Già la situazione era strana così com'era, se poi Strawberry ci si metteva era la fine!
- L'ho visto come ti guarda... da quando siamo insieme. E ho visto anche come è stato bravo prima a nascondere te e lui alla nostra vista. - Esitò un istante... consapevole che quell'argomento risvegliava, come aveva sempre risvegliato, grande ascendente sull'amica. ...C'erano segreti che ancora non era tempo di svelare, ma c'erano anche preoccupazioni da calmare e paure da sciogliere. E lei doveva assolutamente avere delle certezze... per stare tranquilla per lei. Così abbassò ancora di più la voce e cercando con la coda dell'occhio lo sguardo della rossa le chiese: -  ...Ti ha fatto qualcosa? che cosa ti ha detto?
Per tutta risposta Strawberry sorrise... ma gli occhi rimasero torbidi e tormentati.
- No, non mi ha fatto nulla... e sto bene.
Eppure non appena disse quelle parole una vocina dentro di lei le diede subito della bugiarda.
Ma come poteva? Come poteva dire a Mina quanto la vicinanza dell'alieno la stesse turbando? Quanto il suo corpo stava velocemente assimilando la sua presenza, assuefacendosi alla sua forza maschile, desiderandola su di sè e piangendo la sua mancanza? Come poteva confessare all'amica che nel suo cuore, la paura e la rabbia causate dal rapimento non divenivano altro che preoccupazioni secondarie nel momento in cui lui, dannato, entrava in una stanza reclamando la sua più totale e completa attenzione? Come poteva confessarle che le bastava vederlo per sentire il suo corpo sciogliersi in un dolcissimo e provocante languore e che le bastava sentire la sua voce per accendersi? ...Come poteva parlarle di quello che le stava accadendo se lei stessa, per prima, non lo capiva?
Il suo corpo sembrava posseduto interamente da lui, la sua testa non ragionava più ogni volta che lui entrava nel suo campo visivo, come se la sua sola presenza bastasse per prosciugarle via ogni raziocigno, ogni coscenza.
Era una vergogna.
Dio, come si stava odiando.
Si stava odiando perchè lui non sarebbe dovuto essere nessuno per lei, si stava odiando perchè aveva delle responsabilità e nel giro di nemmeno venti minuti l'aveva lasciato libero di dominarla incontrastato, senza che il suo orgoglio avesse fatto nulla per tenergli testa. Si odiava perchè le bastava un suo sospiro nell'orecchio per sentire caloro ovunque nel corpo e desiderio in angoli fisici e sentimentali che nemmeno credeva di possedere. Era una MewMew, era una paladina della giustizia, una costode... dov'erano tutti i valori in cui aveva sempre creduto? Dov'erano la sua volontà e i suoi principi? Dov'erano tutte le sue regole di vita, tutte le sue convinzioni che l'aveva sempre spinta a lottare e anche si, a vincere! Aveva tanti difetti lei ma non sentiva di peccare di superbia nel riconoscere il fatto che aveva sempre avuto una volontà ferrea, una grande chiarezza di pensieri riguardo a ciò che a parer suo fosse giusto o sbagliato. Magari non sempre aveva preso la strada giusto... ma aveva seguito sè stessa fino alla fine, senza mai fare marcia indietro, senza tradire mai nè tradirsi.
E ora, lui chi era?
Chi era per far si che tutto dentro di lei perdesse importanza non appena i loro corpi si sfioravano, anzi no! peggio... non appena si ritrovavano vicini, consapevoli l'uno della presenza dell'altra. Chi era per permettersi di ribaltare tutta sè stessa, i suoi valori, le sue convinzioni! Era davvero lo stesso alieno che anni prima l'aveva combattuta e bramata con un'ossessività brutale e perversa e che lei aveva respinto con tutta sè stessa, senza farsi... il minimo... problema...
E, improvvisa, la colpì ancora quella vocina.
Non allargarti troppo adesso, mia cara.
Sembrava sussurrarle.
Un brivido, un sospiro spezzato.
Doveva assolutamente riprendersi sè stessa.
Quando si voltò verso Mina seppe con sicurezza che ora il sorriso le rischiarava anche gli occhi.
Era difficile ma lei era determinata.
Non sarebbe caduta.
- ...Mi ha detto le solite cose, Min'. ...Solo... non le sentivo da un po' e... beh, lui è... lui è.... insomma. Lo vedi com'è, lui. Mi ha solo colta impreparata perchè non mi aspettavo tutto questo, nè tanto meno un lui così. Ma sto bene. Starò bene. E lui la pagherà tutta la sua confidenza.
Mina si morse il labbro inferiore, titubante.
- Berry, mi fido di te. E' di lui che... ah!
Non fece in tempo a dire altro però. Una presa salda sulle manette che le tenevano legate le mani dietro la schiena e una leggera pressione la costrinsero ad inarcarsi lievemente all'indietro e il calore di un petto atletico ma non eccessivamente muscoloso, slanciato e ben definito le mozzò definitivamente il respiro in gola. Annegò nel suo profumo prima ancora che nel suono roco del suo respiro contro la pelle sensibile dell'orecchio e con orrore sentì tutto il suo corpo sciogliersi e abbandonarsi con tranquilla morbidezza a contatto con la presenza dell'alieno dietro di sè, come se vi leggesse sicurezza anzichè pericolo. salvezza anzichè condanna.
Stringendo i denti per il disappunto cercò di liberarsi della sua stretta, ma fu inutile e quando lui rise sommessamente nell'incavo del suo collo, caldo e sinceramente divertito, Mina si ritrovò a pensare che quella sua risata bassa e naturale era quanto di più squisitamente rassicurante e coinvolgente avesse mai sentito in tutta la sua vita. Arrossì per il disappunto, ma le mancò la voce per rispondergli a tono, così si limitò ad alzare il mento con fierezza, nel modo più gelido possibile.
Sei soltanto un cafone indegno, urlava chiaramente il suo corpo con tutta la sua voce, ma l'accusa umiliante che tante volte aveva distrutto le speranze di innumerevoli giovanotti di buona famiglia, stroncando sul nascere le loro attenzioni poco gradite e minando come una bomba le fondamenta della loro autostima, lasciandoli completamente distrutti nel loro immenso ego montato... non sembrò avere su di lui alcun effetto.
Se non, naturalmente, quello di divertirlo ancor di più! ma questo Yury ebbe il buon senso di mascherarlo il più possibile.
Impresa non da poco.
Con falsissima naturalezza passò sopra al suo guanto di sfida, sforzandosi di non ridere sguaiatamente proprio all'orecchio della sua deliziosa colombella di fronte all'espressione di orribilato sdegno che le si dipinse in viso di fronte alla sua mancata, docile resa. Limitandosi a farsi più vicino a entrambe le ragazze di fronte a sè infatti, con voce sensuale e la sua migliore aria da santarellino fece come se nulla fosse successo.
- Stiamo facendo discorsi interessanti, dolcezze?
...E trattenersi dal toccarle il sederino delizioso che si ritrovava per provocarla ancora di più gli costò davvero uno sforzo sovraumano.
Per tutta risposta lei si tese tra le sue braccia come un palo di metallo, irrigidendo le spalle esili quel tanto che le concedevano le manette e arricciando il nasino con fare autoritario, prendendo a sibilare sottovoce il suo poco palese disappunto e ciò che pensava della sua domanda.
Inutile dire che fu come parlare al vento.
Yury infatti non potè trattenersi dal pensare solamente a quanto fosse davvero adorabilmente carina in quell'istante.
L'espressione scettica di Kish gli fece capire invece quanto l'amico fosse lontano anni luce dal formulare suddetto pensiero e quanto considerasse lui folle per avere anche solo pensato una cosa del genere. Ma d'altro canto, sogghignò subdolo il bel corvino, aveva poco da parlare il fratellastro, dal momento che quello davvero conciato male era proprio lui. Da parte sua poi, proprio non riusciva a capire cosa potesse trovarci in quella furia rossa, selvaggia e indomabile, che proprio in quell'istante stava tentando di assestargli un calcio ben piazzato che, se fosse andato in porto, l'avrebbe segnato a vita. E non in maniera positiva. Nulla da ridire sull'aspetto delizioso della gattina inferocita ma... sugli artigli che stava sfoderando qualcosa si, insomma. Ci teneva alla pelle e improvvisamente capì quanto Pie, prima, avesse parlato sul serio. Kish avrebbe dovuto dormire con entrambi i suoi pugnali sotto il guanciale se ci teneva alla pelle. Temperamentino simpatico la rossa, eh! Ghignando divertito alla scena non potè evitare di pensare a quanto fosse fortunato lui. Gli dei lo avevano benedetto con gusti molto più modesti...
E quando il tacco delle scarpette da sera di Mina affondò con forza su di lui, un'imprecazione irripetibile fu chiara testimonianza di quanto i suoi gusti fossero migliori e più modesti di quelli del compare al suo fianco.
La bella MewMew, se la ghignava ancora tranquilla e soddisfatta del suo operato quando lui rinsaldò la presa sulle sue manette, dopo aver preso diversi e lunghi respiri.
- Ahh, questa relazione tra noi tesoro mi distruggerà!
- Beh allora che ne dici di finirla? - frecciò, infastidita dal fatto che lui fosse già tornato all'attacco e l'avesse già riportata addosso a sè senza troppa fatica.
- Mi dispiace per te, ma è un no.
- Ah... ! Mi fai male.
Si lamentò, quando lui l'avvicinò a sè ancor di più, ma riconobbe con sè stessa che era una bugia bella e buona. La presa di Yury era forte ma gentile, delicata ma salda e sicura. Sembrava pienamente cosciente della sua forza e a differenza sua, arrossì nel constatarlo, non aveva la minima intenzione di farle alcun male. Se non avesse saputo a prescindere che la sua anima era malefica come quella di un diavolo, col faccino che si ritrovava e il suo fare da amante di gran classe premuroso e gentile doveva riconoscere sarebbe stato facile confonderlo con un meraviglioso angelo dalle ali candide e il cuore ardente d'amore platonico.
E quando lo udì distintamente sorridere al suo orecchio, seppe che lui sapeva perfettamente quanto la sua esclamazione fosse falsa.
Ciò nonostante diminuì la presa su di lei con dolcissima gentilezza, rendendo la sua presenza sulla sua pelle più come la carezza delicata di un amante devoto e possessivo che non come la presa di un carceriere su un prigioniero collerico e violento... com'era stata lei.
- Così va meglio, angelo?
Le sussurrò poi, roco e seducente, come se in quell'istante non fossero in un corridoio deserto e buio, ma in un letto di seta e dolcezza... dove lui l'avrebbe presto spogliata di ogni remora e paura... e non solo...    
Ci mise non pochi istanti per tornare in sè, per cercare di calmare il suo cuore impazzito, i suoi sensi in fiamme, la sua immaginazione solitamente casta e imperturbabile che invece la sua voce sensuale aveva condotto con mano su strade a lei assolutamente sconosciute e mai percorse.
Non aveva mai pensato a nulla del genere... prima di quel momento!
Quando fece per rispondergli sentì la gola secca, troppo secca e il fiato corto. Con terrore si sentì accaldata e tremante.
- No. Non finchè mi starai così vicino.
Riuscì infine a sibilargli e dentro di sè ringraziò gli dei per averla fatta sembrare convincente e molto più sicura di sè di quanto in realtà non fosse stata.
Lui rise e a quel punto non sussurrò più. Con un'occhiata alla sua destra Mina vide che anche tra Strawberry e Kish era calato il silenzio ma mentre lei sembrava sul punto di colpirlo e incenerirlo con lo sguardo, lui sembrava pronto a saltarle addosso e prenderla lì, contro la fredda parete di quel corridoio, sfrenatamente e ardentemente. La forza del suo desiderio era tale che Mina si sentì bruciare, come se Kish fosse fuoco allo stato puro, come se il suo corpo fosse improvvisamnete troppo piccolo per tenere ingabbiato un desiderio tanto profondo, tanto vorace. Si ritrovò a guardare Strawberry e chiedersi come facesse lei a reggere tutta quella passione, tutta quella sensualità travolgente e l'ardore che senza pudore lui le stava riversando contro ad ogni sguardo, ad ogni respiro, ad ogni battito di ciglia.
L'avrebbe presa, lì, in quell'istante.
Come si poteva fermare un tale fuoco?
Come si poteva
convivere con un tale fuoco?! Come si poteva sopravvivergli?!
Eppure la voce di Yury lo fece, limpida e leggera come un vento mite di primavera.
- Andiamo, ragazze, eravamo solo curiosi. Mi sembrava steste facendo discorsi interessanti, voi due e mi sarebbe molto piaciuto parteciparvi. Tu no, Kish?
 Ci mise un po' a formulare la risposta e quando parlò non staccò gli occhi da quelli di Strawberry ma il fuoco che stava incendiando tutti, lì in quell'sitante, sembrò diminuire un po' d'intensità.
- Si... avrei tanto voluto divertirmi anch'io.
- E' un vero peccato allora che non abbiamo nulla da condividere con voi!
- Si, micetta. E' davvero un peccato. Ma non temere... - si avvicinò a lei, le prese il mento tra le dita e la costrinse ad alzare il capo per incrociare i suoi occhi - le cose cambieranno presto.
- Non contarci!
Lui continuò come se lei non avesse parlato, prendendola allora per un braccio e insinuandosi tra lei e Mina.
- Fino ad allora comunque... consiglio ad entrambe di risparmiare il fiato. Ti dispiace?
Concluse infine, facendole un cenno del capo in direzione dei quattro che li precedevano e che ora li avevano parecchio distanziati.
Lo sguardo furente che lei gli lanciò non servì a fargli tenere le mani a posto e inutile fu anche ribellarsi alla sua stretta. Forte del fatto che non avrebbe dovuto aspettare ancora a lungo prima di averla per sè, Kisch si dipinse in viso il sorrisetto più compiaciuto del suo repertorio e con presa un po' rude ma non violenta la costrinse a procedere al suo fianco. Poco più indietro, Mina guardava la scena indispettita e impotente mentre Yury, tranquillissimo e sorridente, le lasciava i polsi e le si affiancava con fluida eleganza.
- Vi faremo pagare tutto questo. Tu me la pagherai cara per quello che stai facendo!
- Mmm... ti hanno mai detto che sei dolcissima quando minacci?
- Arghhh... tu... !
- Comunque... tesoro, ci stanno distanziando. Non vorrai rimanere sola, indietro con me, vero? O forse... aspetta, non dirmi che era proprio ciò che speravi! Beh... potevi dirlo fin da subito, angelo.
- MUOVITI. Muoviti, muoviti, muoviti! SUBITO!

Pie non si girò a guardarla nemmeno per un istante. Freddo e distaccato, sembrava completamente dimentico della sua presenza, come se per lui averla intorno fosse esattamente come non avercela. Lory, suo malgrado, sentì il cuore farsi pesante di fronte a un tale pensiero.
Camminava davanti a lei con la sicurezza di un alto ufficile, in gamba, talentuoso, capace... distinto. Il passo era veloce e marcato, la schiena solida e forte testimoniava fierezza e capacità, importanza. Era irraggiungibile.
Era bellissimo.
Si perse a fissargli le spalle ampie, solide e per un istante si ricordò di quando, sulla navicella, l'aveva stretta a sè per levarla dai comandi e lei vi aveva poggiato i palmi delle mani per non cadere... una sulla spalla... l'altra sul petto, vicino al cuore. Per un istante l'aveva avuto tra le dita ed era stato come toccare acqua fresca l'estate, come guarire da una malattia, come rinascere. L'aveva toccato e tutto il suo corpo aveva risposto con ardore alla loro vicinanza.
E anche lui aveva risposto.
Con quello stesso cuore che per un istante, sotto la carezza delicata delle sue mani, aveva perso un ritmo del suo incessante e regolare martellare; aveva risposto coi suoi muscoli, che si erano improvvisamente tesi per lei, sotto di lei, contro di lei; aveva risposto coi suoi occhi, che si erano induriti all'istante dopo un momento di confuso, chiaro brillio. E quando le sue mani l'avevano afferrata per le braccia e condotta a sè con forza tutto era andato al posto giusto perchè loro erano finalmente al posto giusto: l'uno tra le braccia dell'altra, l'uno negli occhi dell'altra. Era quello il segreto equilibrio del mondo, del creato, di tutto il loro universo... l'esatta e perfetta combinazione di loro due, delle loro essenze, dei loro corpi. L'inizio e la fine dell'infinito. Lui era il suo infinito.
Dio, lo era sempre stato.
Lo era stato mentre si combattevano, mentre la Terra agonizzava intorno a loro sotto i colpi di Profondo Blu... lo era stato quando alla fine l'aveva guardata negli occhi, l'aveva amata come se non avessero fatto altro che amarsi in tutta la storia dell'umanità senza saperlo, come il primo uomo aveva amato la prima volta, intimamente, profondamente, completamente. Avevano fatto l'amore con quello sguardo, si erano promessi un nuovo inizio.
Aspettami, le aveva detto con quello sguardo. Morirò per te ma tu aspettami, ricominceremo insieme, proveremo a rinascere insieme, in un mondo diverso, in un tempo diverso, in un uguale splendore che non ci vedrà nè opposti nè nemici. Ma solo amanti.
Perchè in quel mondo, noi potremmo essere.
E lei aveva accettato. Lei aveva pianto, lei aveva pregato di rimandare tutto... che visto che aveva capito, le bastava quello, le bastava la solitudine, la lontananza, tutto... ma lui non doveva morire. Non per lei. Non per loro.
Poi l'Acqua Mew aveva compiuto il miracolo, gliel'aveva riportato... ma solo perchè il destino crudele glielo strappasse di nuovo dal seno, dal corpo, dalle braccia, con una cattiveria sadica e una forza a lei troppo superiore. Non ci sarebbero state trasformazioni sufficienti a vincerla, questa volta.
E lui era partito.
...Solo per tornare così.
Da nemico, di nuovo.
E lei ne aveva abbastanza.
Ne aveva abbastanza delle notti passate a desiderarlo, sognarlo, bramarlo accanto e dentro di sè, ad accarezzarla e stringerla con quella gentilezza un po' fredda ma sincera che l'aveva sempre caratterizzato. Pie non era senza cuore, non era mai stato senza cuore, anzi... aveva dato tutto per il suo popolo, per il suo paese, per la sua gente. Aveva sempre saputo che aveva dei sentimenti, non l'aveva mai dubitato... che la sua lealtà a Profondo Blu non fosse stata altro che profonda devozione verso la sua gente, che il suo obbedire a quel mostro di indicibile cattiveria non era stata altro che l'amara medicina necessaria a salvare ciò che ormai non poteva più essere salvato. Pie aveva sperato, con tutto sè stesso, con tutta la sua forza di volontà, fino all'ultimo, che il suo sottostare a un simile demonio avrebbe potuto portare dei frutti... avrebbe potuto aiutare centinaia, migliaia di persone... avrebbe potuto dare sollievo a tanta gente. Leale fino alla fine alla sua causa aveva dato tutto per il suo mondo.
Lo amava e non sarebbe cambiato nulla. Si era innamorata della sua forza, della sua devozione ai suoi ideali, della sua grande determinazione... e lo amava ancora con la stessa, eguale, ardente disperazione di prima. E avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere fare per riprenderselo, per farlo tornare a credere in loro, per farlo desiderare starle accanto. Non credeva alla sua freddezza, non credeva al suo totale disinteresse, semplicemente non avrebbe potuto crederci.
Aveva imparato a conoscerlo in quegli anni di combattimenti furiosi, aveva imparato a leggere ciò che diceva il suo corpo dal momento che non era mai stato di grandi parole... aveva imparato a riconoscere in lui la rabbia, il dolore, l'incertezza... il desiderio.
E quello c'era.
Quello c'era ancora e lei quasi arrossì di fronte a quella consapevolezza. Magari lui aveva ripiegato, magari aveva deciso di soffocare sul nascere ogni sentimento dolce che poteva provare per lei, la tenerezza, l'affetto... ma il calore nei suoi occhi, i brividi che gli avevano attraversato le mani quando l'aveva toccata... il suo corpo elegante e snello che si era teso contro di lei e aveva risposto alla sua presentza come lei aveva risposto alla sua non potevano essere fraintesi. Lory aveva avuto quasi paura dell'impeto che gli aveva visto nello sguardo, della tempesta pericolosa che lo agitava dentro e dell'abisso profondo dei suoi desideri che erano riflessi senza alcun tentativo di celarli dalle sue iridi scure. Pie poteva aver dimenticato ciò che all'ultimo aveva accettato di loro... ma quello che invece Lory credeva di non riuscire a destare mai in lui, era invece più che presente nel suo corpo prestante e forte. Il desiderio.
La voleva... esattamente come lei voleva lui.
Ora si trattava solamente di farglielo accettare, dal momento che Pie sembrava più che intenzionato ad ignorarla.
Ne sarebbe stata in grado?
Alzò il viso su di lui per perdersi ancora nella sua presenza, per trovare la forza necessaria per riprendere a combattere quella che era già stata una lotta più che impervia... e gli finì contro. Sbattè contro il suo corpo solido con tanta forza da perdere l'equilibrio e scivolare all'indietro. Chiuse gli occhi, rossa in viso, imbarazzata, aspettando il momento in cui avrebbe sbattuto contro il pavimento liscio ma solido di metallo levigato... ma non accadde nulla.
Il suo cuore perse un battito quando un braccio le scivolò prontamente intorno alla vita, sotto le sue mani legate dietro la schiena, e con forza si sentì tirare in avanti. Non dubitò nemmeno un istante del fatto che si trattasse di Pie e quando si sentì stringere a un petto slanciato e snello con rude irruenza ne ebbe la definitiva certezza.
- Guarda dove vai, umana.
Sibilò, senza però lasciarla andare.
- Mi dispiace, ero sovrappensiero.
E quando la presa si intensificò di poco e lui schioccò la lingua irritato Lory cercò di trattenere un sorriso spontaneo.
- Puoi lasciarmi ora.
Disse, cercando di darsi un contegno. Insomma era pur sempre stata rapita e malmenata, legata, umiliata e chiusa in una cella, caspita! poteva amarlo quanto voleva ma avrebbe dovuto dimostrare anche un minimo di amor proprio.
Forte di quel rimprovero non esitò quindi a scostarsi un po' da lui che la guardava impassibile, perso in pensieri che assolutamente non doveva fare, che non doveva più permettersi di fare e che prima o poi l'avrebbero rovinato definitivamnete. Si lamentava di kish e rimproverava Tart, compativa il primo e al contempo temeva la forza del suo desiderio latente e indomabile mentre quasi prendeva in giro il secondo. Eppure lui era patetico allo stesso modo. se anche fosse caduta non si sarebbe certo fatta nulla, perchè diamine se l'era stretta contro come se ne andasse della sua vita proprio non lo capiva.
Peggio: lo capiva benissimo e non lo voleva assolutamente.
La lasciò all'istante, come se si fosse improvvisamente accorto che bruciasse e senza guardarla aprì l'ultima porta, quella che lo separava dal Dipartimento Speciale e dai suoi superiori riuniti in consiglio. Era il momento della verità.
Anche per loro.
Non riuscì a non guardarla un istante con la coda dell'occhio, preoccupato.
Cosa mai volevano dalle terrestri?
...Non si sarebbe mai perdonato se fosse loro successo qualcosa.
Imprecò, entrando seguido da tutti gli altri.
Non si sarebbe mai perdonato se a lei fosse sueccesso qualcosa

- ...Io... ti starò vicino.
Un sussurro lieve, quasi impercettibile. Paddy lo udì solo perchè, tutto sommato inquieta di fronte all'immensità della stanza in cui si trovavano e a tutte le guardie armate che facevano la scorta a quella che sembrava una cupola di gelatina liquida dentro la quale vi era una piccola commissione di quattro alieni distinti e dai volti autoritari, si era spinta lievemente all'interno della colonna, più vicina al ragazzino al suo fianco di quanto non fosse stata nell'arco degli ultimi venti minuti. Sobbalzò si voltò a guardarlo... ma non incrociò i suoi occhi. Arrabbiata strinse i suoi.
- Sei solo un bugiardo.
Quello per un istante sembrò vacillare, colpito da quelle parole. poi sospirò.
- Paddy...
- Perchè mi fai questo? Perchè fai così?
Le lacrime, dannazione a loro e a lei, le rigarono le guance proprio nel momento meno opportuno. Ma l'inquietudine ora era alle stelle e per la prima volta sentiva la morsa gelida della paura accarezzarle cattiva il cuore tenero. Si morse il labbro con forza, cercò di trattenerle, senza risultato... se soltanto lui non fosse stato così distante forse lei avrebbe potuto... Dio, quanto avrebbe voluto urlargli contro!
Invece dalle sue labbra dischiuse non uscì altro che un debole singhiozzo.
- ...Non ti ho fatto nulla di male, Tart...
Il suo cuore a quanto pareva non era molto in sintonia con la sua testa e le sue emozioni.
Sorrise ironica... ora si spiegava il perchè al posto che colma di rabbia non sentiva altro che tanta, tanta tristezza.
- Non piangere. Ti prego.
- Facile a dirsi, per te, vero?
Silenzio.
Snervante, stupido, stupidissimo silenzio.
- ...Io ti starò vicino.
E quando le guardie davanti a loro li lasciarono passare aprendo un varco nella barriera che divideva gli Ufficiali dalle loro scorte personali e dal mondo esterno e il gruppo cominciò a entrare nella cupola d'isolamento, le accarezzò dolcemente le dita, quasi nella speranza di farle davvero credere in ciò che le aveva sussurrato.
- Sarò... con te, Paddy.
- Va bene. Ma aspetta solo di uscira da qui Tart e poi non ci sarà più nulla ad impedirmi di chiederti delle spiegazioni.
Poi fu il loro turno... Tart la spinse dentro dolcemente e quando anche Yury e Mina entrarono nello strano abitacolo la barriera si richiuse alle loro spalle, isolandoli da tutto e tutti.
Ora finalmente avrebbero saputo la verità
In cuor suo la piccola ragazzina bionda non potè far altro che sperare, col cuore in gola, che gli allieni non avevano cattive intenzioni o non era difficile ipotizzare l'esito di un ipotetico scontro. Le avrebbero neutralizzate. Forse senza pietà.
Si ritrovò a cercare a tentoni la mano di Tart, disperatamente, limitata dalla corde, in un gesto di assoluta fragilità e umilizione, senza aspettarsi davvero di trovarle.
Ma... lui gliele strinse con gentilezza e in quell'sitante sentì la speranza invaderle il cuore.
sarebbe finita bene.
Certo che sarebbe finita bene.
Aveva tante di quelle cosa da urlargli contro che cinque minuti di impari combattimento a freddo non le sarebbero certo bastati.


Continua...

***


 
CIAO A TUTTI =) PER PRIMA COSA: SO CHE IL RITARDO E' IMPERDONABILE MA PURTROPPO NON E' DIPESO COMPLETAMENTE DA ME. MI SCUSO CON SINCERITA' CON TUTTI VOI, NELLA SPERANZA DI RIUSCIRE A RECUPERARE PRESTO IL VOSTRO APPOGGIO. VI INFORMO FIN DA ORA CHE HO GIA' INIZIATO A SCRIVERE IL PROSSIMO CAPITOLO E CHE L'ATTESA QUINDI NON SARA' PIU' TANTO LUNGA.

IN SECONDO LUOGO, PARLANDO DEL CAPITOLO... AMMETTO CHE FOSSE DIPESO DA ME AVREI CONTINUATO SVELANDO TUTTO GIA' DA ORA SOLO CHE... EHM... LA LUNGHEZZA MI E' UN TANTINO USCITA DI MANO, COME AVRETE NOTATO XD, E QUINDI... HO CONSIDERATO OPPORTUNO RIMANDARE AL PROSSIMO E DEDICARE QUESTO CAPITOLO AI NOSTRI PERSONAGGI E A QUELLO CHE STANNO COMINCIANDO A VIVERE UN PO' TUTTI QUANTI ;) ...COME AL SOLITO ERO MOLTO INDECISA SE PUBBLICARE O NO POI PER' HO VISTO L'ULTIMA VOLTA CHE HO AGGIORNATO QUESTA FIC E HO DECISO DI LASCIARE TUTTO COSì COM'E', FRESCO DI STESURA. SPERO DI NON AVER PRESO LA DECISIONE SBAGLIATA E CHE VI PIACCIA COME VI SONO PIACIUTI GLI ALTRI =)
- Il fatto che di Tart io abbia parlato molto poco in questo capitolo è VOLUTO, vorrei che ogni personaggio si svelasse coi suoi tempi e spesso NON scrivere è già indice di ciò che un personaggio prova, non prova, pensa. Non a caso infatto, l'ultimo pezzetto ero molto tentata addirittura di non scriverlo proprio. Non vogliatemene, ma potrà succedere che in certi capitoli io dedichi molta attenzione a una coppia piuttosto che ad un'altra =) -

TERZA COSA: LE VOSTRE RECENSIONI MI HANNO MOLTO AIUTATA IN QUESTO PERIODO PASSATO LONTANO DA EFP, SENZA CONTARE CHE MI HANNO SEMPRE INVOGLIATA A TORNARE E A DARE IL MASSIMO CON QUESTA STORIA A CUI SONO, LO AMMETTO, PARTICOLARMENTE AFFEZIONATA. PER QUESTO, VI CHIEDO DI NON FARVI PROBLEMI PER TUTTO CIO' CHE AVETE DA DIRE... CHE SIANO POSITIVE O NEGATIVE LE CRITICHE FANNO SEMPRE PIACERE E AIUTANO A CRESCERE. IO VORREI TANTO CRESCERE INSIEME A VOI, VISTO CHE QUESTA STORIA LA STIAMO VIVENDO TUTTI INSIEME QUINDI... NON ESITATE A FARMI SAPERE IL VOSTRO PARERE, E' SEMPRE E ASSOLUTAMENTE BEN ACCETTO ;)  SARO' FELICE DI RISPONDERE A TUTTI TRAMITE MESSAGGIO PRIVATO O DIRETTAMENTE NEL PROGRAMMA DELLE RECENSIONI.

ULTIMO AVVISO: PURTROPPO, SCRIVENDO BOZZE QUA E LA', COME TEMEVO HO NOTATO CHE LE MAGLIE DEL RATING ARANCIONE COMINCIANO A STARMI STRETTINE. IO IN EFFETTI HO SEMPRE SCRITTO RATING ROSSO E SONO ABITUATA A MUOVERMI IN QUELL'AMBITO. PRIVEREI LA FIC DI MOLTI DEI SUOI MATTONI RESTANDO RATING ARANCIONE E LO CONFESSO... MI DISPIACEREBBE MOLTO. VORREI SAPERE IL VOSTRO PARERE A RIGUARDO... MI RENDO CONTO CHE METTEREI IN DIFFICOLTA' MOLTE PERSONE MA MI DISPIACEREBBE ANCHE PROSEGUIRE IN MANIERA DIVERSA DA QUELLO CHE HO PENSATO. PER FAVORE QUINDI FATEMI SAPERE... CERCHEREMO INSIEME UNA SOLUZIONE IN BASE A CIO' CHE LEGGERO' =)



BENE, DETTO QUESTO VI LASCIO... NELLA SPERANZA CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, DI SENTIRVI NUMEROSI E... DI REGALARVI PRESTO UN NUOVO CAPITOLO DE: "I GIOCHI RIPRENDONO"!!! LA PARTITA INIZIA ORA... PRONTI A LANCIARE I DADI?

BACISSIMI
Glo

P.s: GRAZIE DI CUORE A TUTTI =)
 







   
 
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