Buio
*
Il buio pigola piano, cosicché anche l’oscurità sembra tremare.
Gli occhi si aprono pesanti e ci annaspano dentro, fissandosi su
un punto indefinito e ugualmente nero. Si richiudono, ma possono comunque veder
tremolare quella coltre scura, ed è qualcosa che affascina e stringe il cuore.
Le palpebre rimangono fermamente alzate, ora, e anche la bocca si schiude,
parlando piano.
-Al.-
Il buio cessa di fremere con un respiro ingoiato e, separati unicamente da uno
specchio nero e impenetrabile, occhi bambini incontrano occhi bambini.
Pretende di essere calma e stabile la cieca oscurità su di loro, e il bimbo
aspetta pacatamente che questa si spezzi, e che piccoli pipistrelli ricomincino
a popolarla, tremando.
E una piccola voce incrinata fa capolino, attesa, smuovendo il buio come un
sasso lanciato in acqua.
-Fratellone…-
-Cos’hai sognato, Al?-
-Qualcosa…-
Il sommesso singhiozzare arriva con i pipistrelli e ugualmente si placherà solo
quando questi avranno nascosto il muso tra le ali. Il bambino stringe le
lenzuola, ed è così piccolo che vorrebbe piangere anche lui, forse solo per
spirito di solidarietà.
Ma rimane fermo nel suo letto, è testardo, e le lacrime non gli pungono gli
occhi.
-Al, ci sono io…- E sì, è testardo, ed è forte, è paziente e paurosamente
raggomitolato in se stesso sotto quel pesante mantello d’inchiostro.
-Sei… troppo lontano, e… non ti vedo.-
Parole che sembrano guaiti lo smuovono, e il bambino scende cautamente dal letto
in uno scricchiolio di molle.
La sensazione così vera e lontana dal sogno del pavimento freddo, sotto i piedi,
lo rende più cosciente di quello che fa, mentre si infila piano nel letto del
fratellino, che si è già fatto in là al suono dei suoi passi.
Non dicono niente ora, e non si toccano nemmeno, ma i loro respiri si scontrano,
ed entrambi fissano la porzione di buio in corrispondenza delle loro facce. Uno
dei due tira un po’ su col naso, ma i pipistrelli sembrano essersi già attaccati
alle travi del soffitto, e forse dormono, convinti che sia già giorno.
-Ho sognato- In un sussurro più tranquillo, il bimbo più piccolo pone un punto
dove non va, troncando la frase appena iniziata. Ma suo fratello è paziente, e
lo è sempre, e fissa l’oscurità come se stesse guardando lui, aspettando
qualsiasi cosa verrà dopo.
-Un freddo… un qualcosa di freddo.-
Il bambino sbatte le ciglia, e il buio nella sua testa è uguale a quello che li
nasconde. Ripensa a quel pavimento gelido e tremendamente reale, e pensa anche
che i loro sogni non coincidono. Forse neanche il loro freddo.
Il nero è cupo e stabile, e sarebbe bello se restasse sempre così, solo scuro e
imperturbabile. Disabitato e solido.
Ma le creature notturne si sveglieranno ancora tante volte, svolazzando sopra le
loro teste, e di questo il bambino è vagamente cosciente. Sa che il
fratellino piagnucolerà ancora, prima o poi, e che lui sarà lì con le sue
piccole mani a tranquillizzarlo. Pensa che è necessario, e che infondo è felice
di Al anche quando lui piange, ma non è abbastanza grande da sentirsi cattivo
per questo.
-Per stanotte… potremmo fare lo stesso sogno, okay?- Propone piano, -Che cosa
vorresti sognare, Al?-
*
I fratelli chiudono gli occhi e si stringono forte per mano, coi nasi riscaldati
dal respiro dell’altro.
Sotto coperte di lana e buio, occhi bambini sognano occhi bambini.
…::::::…
Un capriccio, direi.
Perché Edward ed Alphonse sono davvero adorabili. E l’anime di FMA mi è
piaciuto moltissimo.
E io so scrivere solo di bambini, argh! >_<