‹‹ Hey, calmati un po’! Stavo soltanto cercando di farti un favore! ››
‹‹ Be’, non farmelo! Okay? È meglio! ››
‹‹ Non ti sembra di star esagerando? In fondo ho solo detto... ››
‹‹ So benissimo quello che hai detto, ti ho sentito! E ti hanno sentito anche tutti gli altri, ed è questo il guaio! ››
La discussione, pressoché senza via d’uscita, sta andando avanti da una buona mezz’ora, e Steve sta cominciando ad averne abbastanza. Se almeno andasse un po’ avanti, sarebbe anche costruttiva. Ma così è soltanto uno spreco di tempo. E se c’è una cosa che ha imparato dal passato, è che è quello il bene più prezioso.
Così rimane in silenzio e non ribatte per questa volta, nella speranza – assai vana in realtà – che l’altro realizzi a sua volta che non c’è motivo di arrabbiarsi così tanto soltanto per una parola detta senza prestarci nemmeno attenzione. Anche se probabilmente quelle di questo tipo sono le più pericolose.
Sospira appena e gli va vicino, facendogli scivolare piano le braccia intorno al corpo e baciandolo sulla guancia che porta i segni di alcuni giorni trascorsi senza essersi fatto fare la barba.
‹‹ Tony... ›› gli sussurra all’orecchio, cercando di imitare il tono di voce che sua mamma usava sempre quando lo doveva riconquistare, anche se lei non aveva fatto nulla per doversi scusare. Steve ricorda ancora questo particolare, nonostante sia passato quasi un secolo.
‹‹ Tu non capisci, Steve... ›› gli risponde lui, già più rilassato comunque, anche se cerca di nasconderlo come può.
‹‹ Spiegami, allora... ››
Ma Tony scuote piano la testa, e non dice più nulla, si abbandona solo contro il corpo robusto e muscoloso dell’altro, che lo sorregge e lo fa suo, stringendolo più forte contro il proprio. Non ha bisogno di sentire le sue spiegazioni, sa già cosa abbia provocato quella reazione così esagerata e scomposta. Così prende a baciargli la guancia più e più volte, chiudendo gli occhi e cercando di farlo sentire al sicuro, come meglio può. D’altronde lo sapeva già dal principio, che non sarebbe stato facile. Eppure l’aveva accettato, sentiva che era la cosa giusta da fare. E Steve aveva sempre fatto affidamento al proprio istinto, quando la ragione non bastava per decidere le sorti di una decisione da  prendere. Fino a quel momento aveva funzionato perfettamente, e non aveva ragioni per dubitarne questa volta in particolare. Così gli aveva detto sì.
‹‹ Lo sai, questa è una delle cose che ho notato subito in te. Non permetti mai agli altri di arrivare a conoscere il vero te stesso. Li lasci sempre fuori. Perché hai paura che ti possano ferire. Ma sai, il punto è... quell’armatura che indossi, non fa di te un robot. E per fortuna. Perché dentro, dentro sei una persona fantastica, Tony. Lo so perché mi hai permesso di conoscerti a fondo. ›› fa una pausa, e sorride piano, sussurrandogli dritto nell’orecchio. ‹‹ Non devi aver paura, Tony. Ci sarò sempre. È una promessa. ››