Era quella la sua vita ormai.
Vienna era diventata come una seconda casa per lei: amava tutto di quella città, anche i ciuffi d'erba che crescevano coraggiosi ai margini della strada. Tutto in quella città trasudava bellezza e musica: il vecchio Wolf* era il padrino perfetto per la sua nuova casa.
Suonava per minimo otto ore al giorno, ormai, interrompendosi solo per un veloce morso ad un panino o per una ancora più svelta capatina al bagno. Le lezioni all'Accademia erano diventate la sua unica prorogativa, vincere la borsa di studio per l'anno successivo era fondamentale: non c'era altro modo per continuare i corsi, d'altro canto, doveva contare solo sulle sue forze. 
A volte si chiedeva se tutto quel penare non fosse totalmente inutile: la nostalgia di casa veniva, tagliente e sottile, in quei momenti in cui le dita sembravano troppo doloranti anche solo per ripetere un semplice accordo. In quei momenti le mancava il sapore della vera pizza, il dialetto inconfondibile da regione in regione o anche solo il mare, che a Vienna era però così difficile da trovare. Le mancava sua madre -non lo avrebbe mai ammesso però- e continuava a dare il suo contributo per le bollette: era sempre difficile arrivare indenni a fine mesi e lo sapeva perfettamente, nonostante fosse apparentemente così lontana da quella che era stata la sua vita fino ad un paio di mesi fa.
Quando tutti questi dubbi si facevano strada fra i suoi pensieri e le varie chiavi di sol, era allora che sfiorando i tasti un po' ingialliti del pianoforte dell'Accademia si ricordava perchè stava facendo tutto questo. Era dura, certo, ma il gioco valeva la candela. Decisamente.
Eppure le mancava qualcosa.
E quel qualcosa era distante 1333 km da lei.

-Viola?-
Smise per un momento di suonare, sgranchiendo il collo intorpidito. 
-Hallo Helen- la bella bionda appoggiata allo stipite della porte ricambiò il saluto agitando lentamente la mano -Wie geht es dir?-
-Gut, dank- ringraziò Helen, mentre lei abbandonando lo sgabello e le si avvicinò, sciogliendo i capelli vaporosi e appuntandoli malamente sulla nuca -Bitte, kommen?-
Quell'italiana aveva uno strano modo di alzare il sopracciciglio. Lo faceva tutte le volte in cui non era convinta di qualcosa.
-Wamur?- aveva infatti chiesto, con un'aria piuttosto scettica. 
Helen sorrise. -Es ist ein besuch für sie-
Una visita? Per lei? Poteva ... no, certo che no. 
-Wer?-
Perchè glielo aveva chiesto? Di sicuro non era lui, perchè ... cavoli, era decisamente un'idiota. 
-Ein Italienisch!- 
Helen alzò le spalle ridendo e la invitò a seguirla.
Un italiano.
Grazie al cazzo.
-Wer ist?- chiese, cominciando ad alterarsi. Che diamine, nessuno le faceva visita!
-Spricht nicht deutsch- tagliò corto la tedesca, liquindandola senza troppe cerimonie -Aber es ist klar, er will dich sehen-

-Ehi ... - il ragazzo si grattò convulsamente i capelli, guardandola negli occhi come fosse la prima volta -Sorpresa-
Non riusciva a parlare. Gli spartiti le erano scivolati giù dalle braccia come una pioggia di note e pentagrammi. Nessuno dei due ci aveva badato.
Lui era così ... così come era sempre stato. Non era cambiato niente, grazie al cielo.
-Complicato il tedesco, eh?- evidentemente l'insolito silenzio della ragazza lo spiazzava un po' -Per farmi capire con quella bionda è stata un'impresa ... -
-Che ci fai qui?-
La voce le era uscita malferma e spaventata. Era una sorpresa per tutti e due.
-Io ... - era inutile continuare a negare -Volevo vederti-
-Ti sei fatto tutta questa strada solo per vedermi?-
-Sono meno di 2000 km, non è poi molto. E poi volevo anche dirti una cosa-
Perchè il suo cavolo di cuore continuava a battere così forte? Non ce n'era ragione: era solo un amico.
-Cosa?-
Andiamo, doveva dirglielo. Si era fatto 1333 km in macchina, guidando giorno e notte, solo per questo momento.
E adesso doveva avere le palle di dirglielo. Non c'erano più scuse.
Le si avvicinò pericolosamente, sostenendo quel suo sguardo così difficile da evitare. Era bellissima.
-Allora?- continuava a fare la spavalda ma si vedeva che aveva paura -Cos'è che mi devi dire?-
Il ragazzo inspirò profondamente.
-Torniamo a casa?-
Le mancò un battito. Casa. 
-Perchè dovrei?- forse perchè stai male come un cane senza di loro? -Questa è la mia vita adesso-
-Lo so, so anche che è egoistico dirti quello che sto per dirti- le prese la mano e la strinse, quasi col timore di vederla andar via di nuovo -Però tu potrai anche avere una nuova vita, adesso, ma io no se non ci sei tu-
La ragazza abbassò gli occhi, arrossendo piano. Era una decisione importante.
Futuro e presente.
Austria ed Italia.
Wurstel e pizza. 
Pianoforte e detersivo.
-Andrea?-
Ne era certa, era la scelta giusta.
-Andiamo a casa?-



NOTE:
* = Wolfgang Amedeus Mozart

DIALOGHI:
-Ciao Helen, come stai?-
-Bene grazie. Vieni per favore?-
-Perchè?-
-C'è una visita per te-
-Chi?-
-Un italiano-
-Chi è?-
-Non parla tedesco. Però è chiaro che vuole parlarti-
Perdonate eventuali errori, ma non ho mai studiato il tedesco: mi sono basata solo su Google Traduttore. Se dovessero esserci particolari sfondoni, avvertitemi e sarò molto contenta di correggere ^^

Angolo dell'Autrice
Eccoci qua, con la Bonus Track di "FM Radio Soul". Dovete ringraziare Orm, che infondo ha ragione, ho tenuto la storia tra Bambolina e Sputo molto in disparte e non come protagonista, forse andando anche un po' OT con il fandom in cui ho postato. Ma che vi devo dire, a me piaceva così! xD E anche qui non sono stata molto fluffosa, non ci sono baci né niente, però volevo mantenere questo stile molto ... liberty. Spero che vi sia piaciuto, in ogni caso :3
Bacioni schioccanti a tutti :)
.Piccia.