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Autore: MarmaladeMuffin    18/02/2012    5 recensioni
Quando Ringo va a fare visita a George, il suo migliore amico che sta per morire, i due cominciano a parlare della loro vita. Comincia così un viaggio all'insegna dei ricordi, di quei pazzi anni '60, le follie delle fans, i Beatles.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, Quasi tutti, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ringo Starr camminava sommessamente nel corridoio semi buio della villa. Di tanto in tanto il tiepido sole di Los Angeles gli accarezzava il volto, man mano che passava e ripassava davanti alle tre grandi finestre, che sebbene fossero coperte da pesanti tende lasciavano filtrare uno spiraglio di quel sole morente. Novembre era agli sgoccioli, eppure lui non aveva freddo. Ma questo non è un pensiero che conta, no. Ora aveva altro a cui pensare. Era stato veramente un brutto periodo, e non poteva che peggiorare. Era proprio cambiato, il pessimismo non era mai stato il suo forte. Sarebbe forse diventato un vecchio scorbutico? 

Nel corridoio regnava il silenzio più totale, rotto solo dai suoi passi cadenzati sul pavimento di marmo.
Ripensò alla sua vita, a quanto le persone lo considerassero fortunato, dopotutto lui era stato un Beatle; pensò a quanto quelle persone avessero torto. Sì, perchè i soldi non danno la felicità, finalmente l'aveva imparato. Era sempre stato un bambino malaticcio, a malapena era riuscito a frequentare la scuola, era stato anche bocciato a causa delle troppe assenze. Ma per lui non era un problema. Era sempre stato un ragazzino vivace e spensierato, forse troppo, e sua madre glielo rimproverava in continuazione. 

Poi, la svolta. La sua carriera da musicista iniziò presto, a sei anni, tra un letto di ospedale e l'altro, quando suo zio gli regalò per la prima volta un tamburo. Insomma, si innamorò della musica. Poi la tubercolosi, il sanatorio, la sua prima batteria. Le serate negli squallidi pub a Liverpool, in quelli a luci rosse ad Amburgo. Quella era stata la sua adolescenza. 

Al solo pensiero sorrise, nostalgico dei bei tempi. Con la mente tornò a quando quel sabato mattina ricevette una telefonata, quella che gli avrebbe cambiato la vita per sempre, ma naturalmente al momento non lo sapeva. 

Da quel momento, nel giro di qualche mese, era diventato importante. Lui, che era sempre stato quello debole, quello di salute cagionevole, era diventato famoso. Non aveva bisogno di lavorare sodo, non aveva bisogno di studiare e di diplomarsi, stava facendo esattamente quello che sapeva fare: suonare. E i soldi non mancavano. 

 

Ma poi i Beatles erano finiti, e Ringo, che non era un compositore creativo come gli altri tre, si era ritrovato in un baratro da cui era difficile uscire. 

"With a little help from my friends", cantava in sgt. pepper's. Già, perchè anche quando le cose andavano male, loro c'erano sempre, e lui c'era sempre per loro.  

 

Sbuffò. Si passò una mano sui capelli cortissimi, che ormai cominciavano a ingrigirsi. Si aggiustò gli occhiali scuri, che portava da qualche tempo, simili a quelli che un tempo portava il suo amico John. I pensieri di Ringo vennero interrotti dall'impercettibile cigolare di una porta, che in quel silenzio quasi rimbombava. Fece capolino una donna minuta, dalla carnagione olivastra, con i lunghi capelli corvini sparsi sulle spalle. Aveva l'aria stanca, ma nonostante tutto si sforzò di sorridere. Era Olivia.

«Ringo. George sarà felice di vederti». Già, George. Lui era l'unica ragione per cui ora si trovasse a Los Angeles, lui era il suo migliore amico. E stava morendo. Ringo si morse il labbro, annuì. Ultimamente era così silenzioso... Olivia capì e si fece da parte per lasciarlo passare.

 

George si drizzò subito a sedere, faticando un po'. Sapeva a cosa andava incontro, sapeva che non c'era cura. Aveva accettato l'idea di dover morire già da qualche tempo, non sperava più. Per questo fu felice di vedere l'amico entrare da quella porta. 

«Ehi.» Ringo gli rivolse un ampio sorriso, che a George parve sofferente. Si sentiva molto debole, ed era costantemente attaccato ad una flebo. Gli mancava mangiare tanto, fino a scoppiare, come era solito fare prima che questo maledetto cancro lo debilitasse così tanto. Ora persino la luce gli dava fastidio, a lui, che amava tanto il sole. Ringo si sedette al suo capezzale, silenzioso. Lo guardava. Osservava quel volto così familiare, e lo vedeva soffrire, deperire di giorno in giorno. Per lui era straziante. Ricordò per un attimo il George che aveva sempre conosciuto; quel ragazzo alto e magro, con gli occhi più profondi che avesse mai visto, nei quali lui stesso amava perdersi; ricordò la sua folta chioma bruna, e il modo in cui amava portare i capelli lunghi. Ora al suo posto c'erano dei capelli cortissimi e grigi. Si schiarì la voce. Cosa avrebbe potuto dire? Come avrebbe potuto salutare per sempre il suo migliore amico? Sapeva che gli rimaneva poco tempo, e voleva che lo trascorresse bene, voleva che si sentisse più amato che mai.

Fu George a rompere il silenzio. «Ieri Paul è stato qui», disse quasi in un sussurro. «Abbiamo suonato l'ukulele, come quella volta nel giardino di casa mia, ricordi?».  Ringo accennò una mezza risata. «Già, ricordo che voi due suonavate e io... Beh, che suonavo? Una pentola?» Sentire la risata di George fu meraviglioso. E così cominciarono a raccontarsi aneddoti, e la malattia sembrava sempre più lontana.

 
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Hei, salve a tutti :3
Ho pensato di scrivere una fanfiction su George e Ringo, 
perchè si volevano un gran bene.
Perchè ho cominciato dalla fine? Non lo so. Forse per sottolineare fin dall'inizio che la loro amicizia è durata fino alla fine. :)
E' la mia prima fanfiction, sono veramente una principiante e probabilmente non ne scriverò altre u.u Recensite se vi va ^^
Aggiungerò il prossimo capitolo quando mi verrà in mente qualcosa di decente :) 
  
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