~ Klaine Songs ~
26°_ Raise your glass ~ Kurt
~Quando ti senti terribilmente stupido… ma uno stupido felice ~
Right right, turn off the lights
We gonna lose our minds tonight
What's the dealio?
I love when it's all too much
5 AM turn the radio up
Where's the rock and roll?
La voce di Blaine mi riporta
immediatamente con i piedi per terra e la testa all’esibizione che, ora me ne
ricordo, è solo a metà.
Sono tornato indietro, con gli altri
Usignoli, alle spalle di Blaine e solo adesso riesco davvero ad apprezzarle.
Non che non mi sia piaciuto stare davanti a tutti, cantare con lo sguardo del
pubblico fisso addosso e tutta l’attenzione concentrata su di me, ma fare parte
del coro ha indubbiamente i suoi vantaggi e per quello che sento al momento,
forse è meglio che non si concentrino solo su di me, perché la mia lucidità è
solo un ricordo.
Ho appena cantato un assolo, un
assolo ad una gara ufficiale. Con Blaine, il mio ragazzo. Accidenti! Non c’è
una cosa che non sia nuova e che non mi mandi letteralmente fuori di testa
nella frase che ho appena pensato!
Lui si allontana da me seguendo la
coreografia e cammina lungo tutto il palco con fare sicuro e carismatico,
insomma da Blaine, mentre la voce incisiva porta avanti la seconda canzone del
numero che abbiamo preparato.
Io mi muovo sul posto come gli
altri, cercando di sciogliermi e di godermi la canzone che abbiamo scelto, che
innanzitutto piace moltissimo a noi.
Party crasher, panty snatcher
Call me up if you are gangsta
Don't be fancy, just get dancey
Why so serious?
L’atmosfera comincia a scaldarsi,
mentre noi ci muoviamo sempre più e la canzone aumenta di ritmo. Quelli che
sono dietro Blaine si spostano verso di noi ed anche noi andiamo verso di loro,
in una sequenza semplice, ma che davvero sono sorpreso di ricordare per bene,
senza correre il rischio di urtare nessuno dei ragazzi.
Sarebbe imbarazzante: sbagliare
passi o cadere davanti a tutti, nel bel mezzo del pezzo, sarebbe la cosa
peggiore che possa capitarmi. La fine di un bel sogno. Non avrei neanche più il
coraggio di guardarmi in faccia, credo. Perché tengo molto a questa esibizione,
tengo molto a vincere e ad andare a New York. Sarebbe il massimo poter
disputare le Nazionali lì, con tutti gli Usignoli.
Con Blaine.
Il suo pensiero – che mi aveva dato
tregua per quanto, venti secondi? – di nuovo si affaccia alla sommità dei miei
pensieri e mi è semplicemente impossibile non prestargli attenzione.
Io e Blaine che prendiamo l’aereo
per New York – sarebbe la prima volta per me – e visitiamo la città e tutti i
posti che si vedono nei film e tolgono il fiato, con una graziosa musica in
sottofondo ed una cena solo noi due in un magnifico ristorante illuminato dalle
candele dei tavolini…
Mi riprendo giusto in tempo da quel
sogno ad occhi aperti per seguire la coreografia – sì, stavolta ce n’è una, non
posso improvvisare come nel duetto – e trovarmi davanti a tutti, accanto a
Blaine, nel momento di calma e compostezza che precede il ritornello.
So raise your glass if you are wrong
In all the right ways
All my underdogs, we will never be, never be
Anything but loud
And nitty gritty dirty little freaks
Won't you come on, and come on, and
Raise your glass
Just come on and come and
Raise Your Glass!
Tutto in un attimo esplode, seguendo
la voce di Blaine che ha attaccato di nuovo a cantare dopo un istante di pausa.
Vedo alcuni tra il pubblico, alzarsi in piedi e cominciare a ballare al nostro
ritmo – riconosco Rachel che sembra entusiasta della canzone che abbiamo
scelto.
La coreografia mi porta
momentaneamente in fondo al gruppo e allora la mia testa riprende i pensieri da
dove li aveva lasciati, forse gasata ancora di più dall’esplosione del pubblico
e della musica, quasi fossimo più vicini a New York solo grazie a questo.
Mentre ci muoviamo apparentemente
senza ordine sul palco, elettrizzati dalla nostra stessa musica, penso che a
New York io e Blaine saremmo effettivamente soli. Senza lezioni, senza studio,
senza famiglie che chiamano e ti portano via intere ore. Pochi giorni di
musica… e noi due. Magari con una camera nostra in cui poter stare senza che
Wes, David o praticamente tutti gli altri sbuchino ogni istante, quasi
facessero la spia alla nostra privacy, ai nostri momenti di intimità…
Ma a che diavolo sto pensando? Siamo
nel bel mezzo di una competizione ufficiale ed io mi metto a fantasticare su
quanto possa essere allettante l’idea di avere una camera con Blaine a New
York?
Davvero Hummel? No, perché, nel caso
tu non te ne fossi accorto, se non darai il cento per cento in questa
esibizione, New York continuerai a vederla solo sulle cartoline!
So if you're too school for cool
And you're treated like a fool (like a fool)
You could choose to let it go
We can always, we can always
Party on our own...
Il ritmo scende di nuovo, mentre ci
disponiamo a ventaglio, io nella parte centrale; Blaine, davanti a me, canta
con delle movenze così carismatiche che credo sia letteralmente impossibile non
farsi coinvolgere. Il tono di voce basso ammalia l’intera sala e non si può non
prestargli ascolto.
Mi rendo conto che è per questo che
gli Usignoli si sono così tante volte affidati a lui: non si tratta di bravura
– hanno tutti stoffa da vendere –, si tratta di carisma, di trascinare il
gruppo. E in questo Blaine credo sia il numero uno.
In fondo, non ha trascinato anche me
in tutto questo? Sia materialmente che, soprattutto, emotivamente,
coinvolgendomi col la sua voce e le sue parole in un modo che mi ha abbagliato.
Non credo ci siano dubbi a riguardo: devono essere davvero poche – se esistono,
poi – le persone che rimangono indifferenti a Blaine Anderson.
Lui, che cantando era rimasto da
solo al centro del palco, ora si muove per rientrare nelle fila, spostatesi da
un lato. Per un attimo mi distraggo a guardarlo, poi torno ai miei pensieri –
come se invece non dovessi fare il contrario e distrarmi da quelli per tornare
con la testa all’esibizione!
Spero che mio padre non sia una di
quelle rare persone a lui indifferenti!
So raise your
So raise your glass if you are wrong
In all the right ways
All my underdogs, we will never be, never be
Anything but loud
And nitty gritty dirty little freaks
Il silenzio quasi completo in sala e
solo la sua voce per due brevi frasi, dopo le quali di nuovo il boato. Lui esce
dal gruppo e con un gesto naturale e terribilmente appropriato, ci invita a
tornare al centro del palco e scatenarci, quasi si fosse dimenticato
dell’esibizione e stesse semplicemente parlando con noi, come durante le prove.
Mi manca il fiato, quasi stessi
osservando la scena dall’esterno anziché viverla come coprotagonista. Colpa
sua, di nuovo colpa di Blaine. Perché è eccezionale ed io non riesco a fare a
meno di incantarmi, puntualmente.
Incanterà anche mio padre? Anzi, no:
non voglio che lo incanti, voglio solo che mio padre riesca a vedere quanto sia
fantastico. Per questo l’ho invitato a pranzo: perché conosca la mia famiglia
e… sappiano come stanno le cose tra noi. Anche se tecnicamente Finn già lo sa…
Hummel, divaghi! La cosa
fondamentale è che lo hai invitato a pranzo e lui stava per rimanerci secco
quando glielo hai chiesto. Devo averlo colto leggermente di sorpresa prima, in
pullman, quando ho messo in mezzo l’argomento tirandolo fuori dal nulla, ma il
fatto che lui, dopo una lieve titubanza, abbia accettato di venire, è un buon
segno, no?
Lo spero.
Won't you come on! and come on! and
Raise your glass
Just come on and come and
Raise your glass
Won't you come on! and come on! and
Raise your glass
For me
Mentre le ultime parole della
canzone si librano nella sala e noi ci muoviamo senza più controllo sul palco,
mi rendo che non è questo il momento di farmi mille paranoie su come andrà il
pranzo. Ora sono sul palco, con i ragazzi, è questo ciò che conta.
L’esibizione è stata spettacolare,
il pubblico è una folla che balla e canta accompagnando Blaine e tutti noi
verso la fine della canzone. Siamo stati pazzeschi e soprattutto ci siamo
divertiti, che è la cosa più importante, al di là di ogni trofeo.
Che poi, noi abbiamo questo trofeo! Ce lo siamo appena meritati!
La canzone si conclude con la nostra
classica posa composta ed il pubblico scoppia in un fragore di applausi e
grida: vedo anche il professor Shue e i ragazzi delle
Nuove Direzioni esultare e sorridere
verso di noi che dopo l’inchino ci scambiamo pacche sulle spalle e abbracci.
Poi vedo Blaine, circondato dagli altri e non posso fare a meno di corrergli in
contro e abbracciarlo con trasporto, quasi con bisogno. Lui ricambia la mia
stretta e non mi lascia del tutto andare neanche quando mi rivolgo al pubblico
per godermi un po’ dei loro applausi e salutarli con un bacio.
È davvero una bellissima sensazione.
~ ∞ ~
Lo osservo mentre arrossisce
lievemente ai continui complimenti di Carole sul suo tiramisù che, devo
ammetterlo, è davvero venuto bene. Sa sorprendermi ogni volta con qualcosa di
inaspettato: non avrei mai creduto che sapesse cucinare e invece eccomi qui a
gustare ciò che ha preparato. Ne porto un altro boccone fresco alla bocca,
incrociando gli occhi di Blaine che luccicano felici e mi lasciano senza fiato.
Come la
prima volta.
Gli sorrido come se la sua allegria
si riflettesse sulle mie labbra e restiamo così per alcuni istanti, come se il
tempo ancora una volta sparisse, evaporasse a confronto di qualcosa di così
grande come ciò che proviamo, ciò che stiamo comunicando in questo momento, con
i nostri occhi.
Quando il dolce e tutte le
successive chiacchiere di cui non mi è rimasto granché considerando che Blaine
non ha fatto altro che distrarmi per tutto il tempo, sono concluse, io e lui ci
alziamo e so che ormai la sua visita sta volgendo al termine.
Mi sento uno stupido a rattristirmi
per una cosa simile, considerato che lo vedrò domani a scuola, ma la verità è
che mi sembra non sia mai abbastanza il tempo che passiamo assieme. Ho sempre
la tremenda paura di sprecare attimi preziosi, che il tempo che ho a
disposizione con lui potrebbe essere speso in modo migliore, che ciò che faccio
non sia mai abbastanza per fargli capire quanto realmente sia importante per
me.
Il suo tocco lieve sulla mia guancia
blocca dei pensieri che stavano prendendo una piega eccessivamente paranoica e
per nulla adeguata. Siamo seduti sui pochi gradini che precedono l’ingresso, il
sole del primo pomeriggio che ci riscalda.
Il mio silenzio deve aver
incuriosito Blaine, che ora mi guarda con fare interrogativo. Io scuoto la
testa e quasi rido di me stesso e della facilità con cui la sua presenza
annulli i miei dubbi. Quanto mi fai bene, Blaine?
«Pare… che sia andata alla grande,
no?» mi chiede con un filo di tensione nella voce.
Che pensi, Blaine? Che i miei
pensieri fossero legati al pranzo?
«Accidenti, se è andata alla grande!
Quando mio padre ci ha beccati in camera, credevo ti avrebbe ucciso!» dico con
la voce alterata dalla risata che mi è impossibile trattenere al recente
ricordo.
Anche lui scoppia a ridere. «Ho
creduto lo stesso» conferma «Ma alla fine è successo il contrario di ciò che mi
aspettavo. Tuo padre è stato… fantastico»
Il volto gli si illumina di una
particolare luce e per un attimo ne resto sorpreso. Ho origliato con Carole
mentre parlava con mio padre, giusto per assicurarmi che non lo stesse
uccidendo in qualche modo silenzioso, ma deve essermi sfuggito qualcosa, perché
davvero l’espressione che ha in viso ha una certa sfumatura che non riesco a
cogliere del tutto. C’è quasi pace, eppure tristezza… sicurezza e allo stesso
tempo un po’ di nostalgica malinconia.
Non voglio chiedergli cosa sia, non
voglio rovinare questo momento. Mi appoggio con delicatezza sulla sua spalla e
lui mi stringe le spalle col braccio avvicinandomi ancora un po’ a sé.
«In fondo, non poteva che andare
bene, ti pare?» sussurro con calma.
«Una volta che tutti si sono
accertati delle mie buone intenzioni, sì»
Mi sposto in modo da poterlo
guardare in faccia. Che altro mi sono perso? Lui però sembra quasi divertito
dalla mia curiosità.
«Sai quando sei sceso? Ero con Finn
e mi hai chiesto se mi avesse già assalito. Non l’ha fatto… ma ha voluto in
ogni caso ricordarmi che non devo in alcun modo farti soffrire ancora» mi spiega e per un attimo le mie
labbra si piegano verso l’alto al pensiero di mio fratello che fa
raccomandazioni a Blaine su quell’argomento.
«… come se… come se fosse concepibile per me fare altrimenti…»
Quelle parole, anzi il tono con cui
lo dice, così diverso rispetto a quello con cui stavamo parlando fino ad ora,
mi sembrano un pugno allo stomaco. Blaine, sempre con i suoi sensi di colpa,
sempre con i suoi rimorsi. Possibile che non riesca a perdonarsi nulla,
nonostante ormai sia tutto passato?
Annullo la distanza che ci separa,
bloccando qualsiasi suo eventuale pensiero con un soffice bacio sulle labbra.
Sono qui, Blaine. Siamo qui.
«Non pensarci più. Entrambi sappiamo come stanno le cose e
questo è ciò che conta. Solo questo» gli sussurro a fior di labbra e lui mi
tira a sé in un forte abbraccio. Poso la testa nell’incavo del suo collo e
respiro il suo odore. Credo sia una delle costanti della mia vita ormai. Il suo
odore.
Quando ci lasciamo, ancora una volta
il tempo ha perso significato. Mi accorgo, dall’aria lievemente triste che ora
ha anche Blaine, che è ora per lui di andare.
Lo saluto con un altro bacio e con la
promessa di chiamarlo in serata e rincaso solo quando la sua macchina ha
svoltato l’angolo sparendo dal mio campo visivo.
«È andato via?»
La voce di Carole mi accoglie non
appena mi chiudo la porta alle spalle. Le sorrido annuendo e lei con mia sorpresa
annulla la distanza che ci separa abbracciandomi con trasporto e tenendomi
stretto a sé per alcuni istanti. Il suo calore è piacevole e nostalgicamente
familiare e per un po’ mi lascio semplicemente avvolgere da una sensazione che
non provavo da tanto tempo.
«È bello vederti così felice, Kurt»
sussurra «Quando ti ho conosciuto… sei cambiato molto da allora. I tuoi occhi,
Kurt, brillano in un modo meraviglioso quando sei con lui. Sembravi spento
prima di incontrarlo e guardati ora, in tutto il tuo splendore!»
Io sono senza fiato. Si vede,
allora? Si vede quanto debba a Blaine? Pensandoci, ne sono felice. È una delle
sue doti migliori: coinvolgerti nell’entusiasmo che porta inevitabilmente con
sé, metterti a tuo agio, farti star bene.
«Grazie, Carole»
Lei mi lascia andare con dolcezza ed
ancora un sorriso sulle labbra. I nostri occhi, gli uni negli altri, non mi
sono mai sembrati più simili: leggermente lucidi e lucenti, condividono una
gioia intima ed immensa. Lei può capire quello che provo, forse perché ha
trovato mio padre…
Le do un nuovo veloce abbraccio, poi
mi avvio in cucina per vedere in che condizioni è – o meglio, in che condizioni
l’ha ridotta mio padre, che vi è rimasto pericolosamente nei paraggi.
Lo trovo seduto a tavola, lo sguardo
lontano che non coglie subito il mio sedersi accanto a lui.
«Papà…?» lo chiamo sfiorandogli la
spalla.
Lui sussulta e per qualche istante
mi guarda come se non mi riconoscesse davvero, tentando di non perdere il filo
dei pensieri in cui è impegnato, ma che inevitabilmente sfugge. Allora sospira
senza smettere di guardarmi e tuttavia non esprime i suoi dubbi;
improvvisamente quasi mi pento di essere entrato in cucina, di essermi seduto
accanto a lui: sarei potuto salirmene in camera a sistemare l’infinita marea di
vestiti che ho cacciato dal guardaroba per riprogrammare tutti gli abbinamenti
e invece sono entrato in cucina, senza pensarci troppo, solo perché mi andava
di parlare con mio padre, di vederlo di nuovo col sorriso che mi ha regalato
quanto eravamo tutti a tavola.
Mi sono illuso che la giornata fosse
perfetta e cavolo, lo era. Allora che significano quegli occhi così velati? È
andato tutto bene, era entusiasta di tutto – salvo l’averci beccati così… vicini – ma anche quello mi pareva una
questione risolta!
«A che pensi…?» mi faccio avanti per
non lasciar vincere il suo silenzio e le mie paranoie.
«Blaine sembra davvero un bravo
ragazzo…» esordisce e mi sembra di nuovo perso in qualche pensiero lontano.
Io annuisco con convinzione eppure a
quelle parole l’inquietudine non mi lascia ma si rafforza. Arriverà un “ma” che
stroncherà quell’inizio in teoria promettente!
«… Mi hai detto che siete in camera
insieme…» continua a scatti, quasi avesse bisogno di pensarci bene prima di
parlare o facesse molta difficoltà a mettere così poche parole l’una dopo
l’altra.
Di nuovo muovo il capo in senso
affermativo, ma stavolta non lascio che il silenzio continui ad agitarmi.
«Papà, qual è il problema? Mi
sembrava fosse andato tutto bene con Blaine»
«Sì, è andato tutto bene, infatti;
considerate le premesse è andato bene!» e solo per un istante sorride, poi mi
guarda come se fosse evidente a cosa si ferisca.
Non lo è, invece e le sue parole mi
confondono solo di più.
«E allora…?»
«Adesso state insieme. E siete in
camera insieme…»
Oh. Cavolo.
Mi sento avvampare ancora prima di
capire davvero cosa voglia intendere. Ecco svelato l’arcano, ecco dove voleva
arrivare. Mi sembra di vivere un dejà vu: non avevamo già affrontato la cosa?
Non era un argomento chiuso?
«Papà, ascoltami: non ho intenzione
di parlarne di nuovo, una volta è sufficiente per un bel po’ di tempo, credimi!
Sì, io e Blaine stiamo insieme ora e sì, siamo in camera insieme, ma questo non
vuol dire che dobbiamo per forza… farlo! Tralasciando il fatto che sarebbe
inopportuno dato che siamo insieme da pochissimo… io davvero non ci… penso a quelle cose,
non ora»
«Ed io ti credo Kurt, davvero… Alle
volte ho paura che… Dio, Kurt è solo che mi sembri tanto fragile alle volte…»
Lo guardo e un improvviso groppo
alla gola mi impedisce di rispondere subito. Credo che mio padre sia la cosa
più bella che potessero darmi. Non so che farei senza di lui.. davvero non lo
so. Dopo qualche istante trovo la forza di sorridergli senza più essere
bloccato.
«Io e Blaine non ne abbiamo neanche
mai veramente parlato. Sul serio, papà, non c’è nulla di cui tu debba
preoccuparti al momento».
Mi pare come se fosse immediatamente
sceso dai carboni ardenti su cui stava correndo: sospira quasi con pesantezza e
distende il viso in un’espressione pacata. Era sul serio teso per questa
ragione?
«Cerca di capirmi, figliolo: non che
non mi fidi di quel ragazzo, anzi, la chiacchierata di poco fa mi ha fatto
capire delle cose… e poi sembra a modo, è educato e si vede che tiene molto a
te. Voglio solo che siate attenti, che pensiate a ciò che fate: siete ragazzi e
so come si ragiona alla vostra età!»
Ah, le prediche impareggiabili di
mio padre!
Mentre ancora mi guarda, quasi le
sue raccomandazioni continuassero attraverso i nostri occhi, mi tornano in
menti i pensieri che mi hanno preso durante le regionali. Io e Blaine, soli, a
New York… in una camera nostra, che
non sia perennemente invasa da Usignoli più impiccioni di vecchie comari ed
altre distrazioni. Mi rendo conto che, anche se sono sfumate quelle
possibilità, immaginarmi così con Blaine non mi spaventa più come poteva farlo
tempo fa: non dico di voler stare da subito con lui in quel senso o che la cosa
non mi imbarazzerebbe, anzi credo che potrei morire d’imbarazzo… eppure l’idea
non mi spiace del tutto! Sentire la sua pelle sotto il mio tocco leggero e lui
così vicino a me e le sue mani tra i miei capelli e…
Oh. Cavolo. Di nuovo. L’ho pensato
di nuovo. E davanti a mio padre! In un attimo torno con i piedi per terra e la
testa a quella discussione, incrociando il suo sguardo e sperando che non abbia
letto nulla di quei pochi secondi – perché sono stati pochi, no? – in cui mi
sono allontanato.
«Ad ogni modo…» riprendo parola
senza riflettere «Se mai… sentissi di essere pronto per… quel genere di cose…
so che andrà bene, perché ci sarà Blaine e mi fido di lui al centro per cento.
Non hai da preoccuparti in ogni caso»
Il modo in cui riprende ad
osservarmi ora mi fa capire che forse non è stata la mossa più intelligente del
mondo continuare a perseverare nell’argomento soprattutto perché ora mi sembra
stia peggio di prima.
«Io… bene. So che abbiamo già
affrontato l’argomento – sempre grazie
a Blaine, tra l’altro – ma ora mi sento di ribadire certi concetti…»
«Prima che ricominci, lo so. So che
devo farlo solo se me la sento, solo se lo voglio. Che ci sono in ballo cose
importanti e prima di tutto me stesso. Ricordo queste cose papà e credimi sarà
come mi hai detto»
«Ti sembrerò paranoico o pazzo, ma
credimi sono più in imbarazzo di te… è solo che ti voglio bene e hai sofferto
molto, più di quanto avrei dovuto concedere che accadesse… non voglio che
succeda di nuovo. Kurt, finché sarai felice, allora andrà tutto bene. Ho
parlato con Blaine e ho capito delle cose: lui tiene a te in un modo che,
francamente, non mi aspettavo. Sono felice che vi siate conosciuti, sono felice
che lui faccia parte della tua vita…»
Prende una pausa in cui non stacca
gli occhi da me ed io sento il cuore gonfiarsi e la voglia di abbracciarlo forte,
ma so che riprenderà a parlare da un momento all’altro e mi costringo a stare
fermo.
«Forse con tutte le mie parole ti
starò spaventando e non voglio che tu prenda… questa cosa nel modo sbagliato.
Quando sarai pronto lo sentirai, te lo assicuro e sarà con la persona giusta.
Stare assieme alla persona giusta in quel senso è la cosa più bella che ci sia
e se sarà Blaine, per quello che provate, andrà bene»
Da quando è passato da paranoico a
darmi sicurezza?
Non resisto più e scattando dalla
sedia lo abbraccio con un largo sorriso che mi scoppia sul volto.
«Grazie, papà. Grazie davvero. Tu…
tu non sai quanto sei importante per me»
Lui non aggiunge nulla – dice di non
essere bravo con le parole, ma non si rende conto che anche se con alcune
difficoltà, sa sempre dire la cosa giusta.
Quando mi stacco da lui, mi accorgo
che ha gli occhi lucidi ed un sorriso leggero ma sincero sulle labbra, proprio
come me. È bello vederlo sorridere, un sorriso solo per me.
Evito di creare altro imbarazzo e lo
lascio in cucina, proprio mentre sta entrando Carole che, lo leggo dai suoi
occhi, ha ascoltato tutto quello che ci siamo detti. Si avvicina a mio padre e
prima di uscire colgo il soffice bacio che si scambiano; con ancora il sorriso
sulle labbra salgo in camera mia ed aprendo la porta, ho un impatto terribile
con il disordine che sembra esplodere ad ogni angolo.
Ma che cavolo…? In un attimo ricordo
dell’incidente con il lavaggio della
mia polo crema, ora diventata di un blu chiaro a chiazze e la mia crisi
isterica nel trovare qualcos’altro da abbinare al completo di cui faceva parte.
Sospiro. Tutto quello che è successo
in queste poche ore mi ha completamente fatto dimenticare ciò che mi circonda
ed è una bella sensazione nonostante tutto. Mi siedo sul letto, cominciando
distrattamente a piegare tutti i vestiti gettati alla rinfusa praticamente
ovunque e mi ritrovo senza accorgermene a canticchiare “Teenage
Dream”.
*
«Perché dopo che mio padre parla con
te, viene a farmi un discorso sul… sesso?»
«Ciao anche
a te, Kurt»
Percepisco la risata che soffoca tra
le parole e posso immaginarlo a casa, sul suo letto, a gambe incrociate ed un
sorriso meraviglioso che lo illumina.
«No, sul serio. Cos’è che vi dite
ogni volta che mio padre crede puntualmente che non abbiamo altri pensieri se
non quello?»
Lo sento ridere e probabilmente si è
steso sul letto.
«Mmmh… Non so se voglio dirtelo»
La sua voce, la malizia che si cela
all’interno mi fanno rabbrividire. Oh Blaine…
«Dai, sputa il rospo! Almeno saprò
come prevenire la cosa quando capiterà la prossima volta! Perché, cavolo,
continua ad essere imbarazzante!»
«Davvero…?» finge indecisione ancora con un po’
di malizia; poi rinsavisce «No, scherzi a
parte: sai che la prima volta sono stato io a chiederglielo…»
Non lo dimentico, Blaine. Quello è
stata una delle nostre peggiori liti…
«… ma
stavolta davvero non ne ho fatto neanche accenno… o meglio…»
Si ferma, come se gli fosse
improvvisamente venuto in mente qualcosa e resta in silenzio per un po’ prima
di continuare.
«Tuo padre
mi ha detto che sa che non affretteremo le cose, ma mi è quasi
sembrato un avvertimento…»
«Sì, lo ha detto anche a me e ha
aggiunto che si fida di te…»
«Oh, bene.
Devo aver passato l’esame quando abbiamo parlato… anche se poi ne ha comunque
parlato con te…»
«Avrà voluto aver un’ulteriore
conferma» scherzo «Alle volte sa essere un po’ paranoico»
«Da che
pulpito!»
«Da qualcuno avrò pur dovuto
prendere!» tento di difendermi, ma lo sento inevitabilmente ridere di gusto di
fronte alla mia esitazione.
Per qualche istante cala di nuovo il
silenzio nella telefonata.
«Mi ha
chiesto se avessi avuto problemi… col sesso» sussurra poi all’improvviso e con una certa fretta,
come se sapesse che se si fosse fermato non lo avrebbe detto.
Io resto in silenzio, sorpreso dalla
cosa. Ora capisco perché mio padre fosse così sovrappensiero: si stava
preoccupando per me, ma anche per lui. Origliando mi sono accertato che non
stesse avvenendo un omicidio, ma non sono stato così bravo da ascoltare tutto.
Un dubbio mi assale.
«Non ne hai avuti, giusto?» chiedo
con un filo di incertezza.
«No, no!» si affretta a rassicurarmi lui «No, è tutto a posto… e l’ho detto anche a
lui, ma forse non mi ha creduto fino in fondo: devo essergli sembrato un po’
insicuro. In ogni caso… mi ha detto che avrei potuto rivolgermi a lui… per
qualunque cosa»
Sorrido di nuovo al pensiero di che
padre fantastico abbia con me.
«Sai, me lo aspettavo!» rispondo con
tono allegro, ma lo sento sospirare ed il sorriso si ridimensiona.
«Sei… sei
stato fortunato ad avere un padre così, Kurt. Io…» e la voce trema.
Non posso permetterlo.
«Blaine? Ehi, Blaine? Non pensarci,
non ne vale la pena! E poi… vuoi rovinare un così bel giorno? Insomma è
ufficiale! Stiamo… ufficialmente insieme.
A te non fa effetto?»
Lo sento sospirare e immagino stia
sorridendo con leggerezza, i brutti pensieri già lontani – o almeno lo spero.
«Credo di
aver capito che vuol dire “avere le farfalle nello stomaco”» mi conferma.
«Già… e anche “toccare il cielo con
un dito”» aggiungo io.
Ride e a me sembra che il petto si
gonfi fino ad un passo dallo scoppiare. Semplicemente per una sua risata.
Quanto potere hai su di me, Blaine?
Rido anch’io, quasi non potessi fare
altrimenti, e mi metto seduto sul letto.
«Sono felice» gli sussurro e lo
sento fermarsi, come se stesse pensando o ciò che ho detto meriti silenzio per
riflettere.
«È davvero
tanto tempo che aspetto di sentirtelo dire… in questo modo» confessa.
Io assumo un’aria vagamente confusa,
dimenticando che non può vedermi perché stiamo parlando a telefono. Di che
parla, adesso?
«Davvero?» chiedo anche se forse non
è la migliore delle domande al momento.
Lui per un attimo sta in silenzio.
«Sai…» riprende poi «è da quando sei arrivato alla Dalton che non desidero altro che farti
sorridere davvero. Alle volte ci sono riuscito anche, ma durava sempre troppo
poco… avrei voluto capire prima che bastava questo per essere felice davvero»
«Lo fai sembrare roba da poco»
Non hai idea di quanto valga per me.
«Non è poco.
È solo che… è così semplice stare con te, Kurt… come respirare. E non posso
farne a meno».
Mi manca il fiato. Lui mi toglie il
fiato senza neanche rendersene conto. E non so che cosa dire o che cosa fare,
perché tutto mi sembra infinitamente poco rispetto a quello che sento. Sorrido,
come se lui potesse vedermi. E forse lo fa, mi vede, così come sembra a me di
vederlo, con lo stesso sorriso meraviglioso e gli occhi dal colore indefinibile
che brillano nella penombra notturna della stanza.
«Ci vediamo domani?» chiedo per
quanto starei a parlare con lui non so fino a quando.
«Sì… a
domani. Buonanotte, Kurt»
Sono certo che lo sarà.
«Buonanotte, Blaine»
Chiudo la chiamata con il cuore che
batte ancora più veloce del normale. Se continuo così, mi verrà un infarto – se
continua così, mi farà venire un infarto. Resto a guardare fuori dalla
finestra, seduto sul letto, senza fissare veramente il cielo scuro, la mente
che segue il pensiero di Blaine senza fermarsi su qualcosa di preciso. Solo
Blaine, in tutta la sua bellezza, in tutta la sua importanza.
Sono così distratto da tutto questo,
che sussulto lievemente quando qualcuno mi sfiora la spalla con un tocco lieve.
Mi volto con lentezza per trovarmi di fronte Finn, un pigiama scuro che lo
copre e i piedi nudi. Gli sorrido.
«Che succede?»
Osservandola, la sua espressione mi
pare triste, anzi preoccupata. Che abbia di nuovo problemi con Quinn? O forse
c’entra Rachel? Potrà dire quel che vuole, ma non ha chiuso con lei, lo so.
«Dimmelo tu?» risponde, la voce
leggermente alterata, come se si stesse trattenendo.
È arrabbiato? Con me? Devo forse
ricordargli che mi deve una polo crema praticamente da buttare e che l’unico
motivo per cui non gli ho ancora urlato contro è perché è una giornata troppo
bella per arrabbiarmi?
Lui continua a fissarmi in attesa,
incrociando le braccia.
«So di non esserci stato spesso, ma
con me puoi parlare» mi incoraggia, ma davvero non ho idea di dove voglia
arrivare.
«Finn, ma che diavolo–»
Qualcosa mi bagna la gamba, bloccando
le mie parole. Abbasso lo sguardo e vedo una macchia leggermente più scura
rispetto al tessuto nero del pantalone. Una lacrima. Istintivamente mi tocco la
guancia, scoprendola ovviamente bagnata. Sto piangendo senza rendermene conto.
Riguardo Finn, che ora più che
arrabbiato, mi pare confuso.
«È colpa di Blaine, vero?» chiede
con ancora un tono trattenuto.
Io annuisco. Sì, credo sia per
Blaine che sto piangendo.
«Bene. Perfetto!» alza di un po’ la
voce «Credevo fosse chiaro, ma a quanto pare non ha capito bene come funzionano
le cose qui. Tu sei innanzitutto mio
fratello, e poi il suo ragazzo e se ti fa soffrire se la dovrà vedere
innanzitutto con me!»
Dire che ora sono io ad essere
sorpreso sarebbe un eufemismo. Avrò assunto un’espressione praticamente
sconvolta, ma davvero non mi aspettavo una reazione così forte, un’esposizione
così grande da parte sua e nonostante abbia completamente frainteso le mie
lacrime, non posso fare a meno di sorridergli nel trovarlo così… affezionato a
me. Ricordo che ci sono stati giorni in cui avrei fatto di tutto per avere
simili attenzioni da parte sua.
«Kurt… ne vuoi parlare?» insiste lui
e leggo sul suo volto maggiore preoccupazione, con molta probabilità dovuta
alla mia reazione, completamente assurda rispetto alle sue deduzioni.
«Finn, è tutto ok, davvero. Sì…
credo che stessi piangendo per Blaine, ma… lui non ha fatto nulla di sbagliato.
Io… non so come definirlo, non riesco a spiegarti il perché… So solo che sono
così felice quando penso a Blaine che alle volte…»
«…Non riesci a fare altro che
piangere?»
«Sento di dover portar fuori quello
che provo, quasi fossi ad un passo dall’esplodere» mi difendo, ma lui sorride:
non mi stava contraddicendo, stava solo…
completando quello che dicevo.
Mi si avvicina e con lo sguardo mi
chiede se può sedersi accanto a me sul letto. Io annuisco.
«Ne sei… spaventato?» mi chiede
poggiando la testa sul cuscino e guardandomi negli occhi.
Io arrossisco e spero che nella
penombra della stanza non si veda così tanto. Lui non dà segno di accorgersene
in ogni caso.
«No… non ne sono spaventato. È solo… nuovo: non avevo mai
provato qualcosa di così forte per qualcuno. Ma… ne sono felice, Finn. Sono
davvero felice».
Nel parlare ho evitato di guardarlo:
mi sento terribilmente vulnerabile quando parlo di quel che provo per Blaine,
senza barriere e anche se è Finn e ormai è mio fratello, non ce la faccio a
parlargli così. Non di Blaine. È qualcosa di ancora troppo mio.
Quando rincontro il suo sguardo, mi
manca il fiato. L’intensità con cui i suoi occhi sono fissi su di me mi
sorprende e mi chiedo scioccamente come abbia fatto a non sentirlo addosso come
una ago sottile e penetrante.
«Sai, posso capire perfettamente
come ti senti. È stato così anche per me, in un certo senso. Sentirsi bene con
se stessi e allo stesso in continua ansia. Sentirsi con la voglia di fare così
tante cose e niente e quando ti chiama, quanto ti guarda o ti parla ti senti
improvvisamente fuori dal mondo e terribilmente… stupido»
«Ma felice. Uno stupido felice»
Scoppiamo a ridere insieme
immediatamente, per quanto in un certo senso il modo in cui mi sento non è così
diverso dallo… stupido. Stupido nel
senso che quando sono con Blaine mi pare di non capire nient’altro: lui attira
tutta la mia attenzione.
Guardo di nuovo mio fratello,
trattenendomi però dal chiedergli se lui si riferisse a Quinn o Rachel nel
dirmi il modo in cui si sentiva quando stava con lei. Forse resto a guardarlo
per più del dovuto, perché lui smette di ridere e ricambia il mio sguardo con
fare interrogativo.
«Meglio? Non che prima andasse
male…» mi chiede, precisando poi con un moto di imbarazzo.
«Sì… in ogni caso, meglio»
Lui mi sorride e si alza, per andare
via.
«Ah, Kurt» si volta prima di uscire
«È bello vederti così. Quel Blaine, sono felice che tu stia con lui, se ti fa
quest’effetto» poi sorride ed esce.
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Ehilà! Come va? *stapeggiodelsolito*
Mh, che ve ne pare di questo post-pranzo? Spero sia stata una degna prosecuzione del cap della mia controparte! Anyway… se vi state chiedendo se apprezziamo la brotherhood Furt… la risposta è sì, ed ormai è chiaro come il sole!
Per il resto… Non riesco a ragionare lucidamente perché “Cough Sypup” e la performance di “Glade you came” (MIODIOGRANTCHECOSASEI) non sono molti (leggasi “nessuno”) i neuroni che ancora funzionano…
Quindi, mi sa che mi eclisso, ringraziando le splendide persona che continuano a recensire ** o che, in un modo o nell’altro, presta attenzione alla storia – i numeri continuano a salire e noi non vi ringrazieremo mai abbastanza!
Ultima cosa, poi giuro che vado davvero: una piccola Shot, che tenta di essere divertente (leggero spoiler 3x15 – sapete a che mi riferisco **) "How I met your brother" ^^
A presto!
-*Alchbel ♥