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Autore: Alchbel    18/02/2012    7 recensioni
La storia si propone di ripercorrere con voi le tappe del rapporto tra Blaine e Kurt, soffermandosi sui pensieri che i due hanno avuto durante le canzoni che li hanno visti protagonisti... Verranno inoltre inseriti dei “missing moments” attraverso i quali si indagherà ancora sulle dinamiche del loro rapporto. Enjoy!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ Klaine Songs ~

 

 

 

 

26°_ Raise your glass ~ Kurt

~Quando ti senti terribilmente stupido… ma uno stupido felice ~

 




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Right right, turn off the lights
We gonna lose our minds tonight
What's the dealio?
I love when it's all too much
5 AM turn the radio up
Where's the rock and roll?

 

La voce di Blaine mi riporta immediatamente con i piedi per terra e la testa all’esibizione che, ora me ne ricordo, è solo a metà.

 

Sono tornato indietro, con gli altri Usignoli, alle spalle di Blaine e solo adesso riesco davvero ad apprezzarle. Non che non mi sia piaciuto stare davanti a tutti, cantare con lo sguardo del pubblico fisso addosso e tutta l’attenzione concentrata su di me, ma fare parte del coro ha indubbiamente i suoi vantaggi e per quello che sento al momento, forse è meglio che non si concentrino solo su di me, perché la mia lucidità è solo un ricordo.

 

Ho appena cantato un assolo, un assolo ad una gara ufficiale. Con Blaine, il mio ragazzo. Accidenti! Non c’è una cosa che non sia nuova e che non mi mandi letteralmente fuori di testa nella frase che ho appena pensato!

 

Lui si allontana da me seguendo la coreografia e cammina lungo tutto il palco con fare sicuro e carismatico, insomma da Blaine, mentre la voce incisiva porta avanti la seconda canzone del numero che abbiamo preparato.

 

Io mi muovo sul posto come gli altri, cercando di sciogliermi e di godermi la canzone che abbiamo scelto, che innanzitutto piace moltissimo a noi.

 

Party crasher, panty snatcher
Call me up if you are gangsta
Don't be fancy, just get dancey
Why so serious? 

 

L’atmosfera comincia a scaldarsi, mentre noi ci muoviamo sempre più e la canzone aumenta di ritmo. Quelli che sono dietro Blaine si spostano verso di noi ed anche noi andiamo verso di loro, in una sequenza semplice, ma che davvero sono sorpreso di ricordare per bene, senza correre il rischio di urtare nessuno dei ragazzi.

 

Sarebbe imbarazzante: sbagliare passi o cadere davanti a tutti, nel bel mezzo del pezzo, sarebbe la cosa peggiore che possa capitarmi. La fine di un bel sogno. Non avrei neanche più il coraggio di guardarmi in faccia, credo. Perché tengo molto a questa esibizione, tengo molto a vincere e ad andare a New York. Sarebbe il massimo poter disputare le Nazionali lì, con tutti gli Usignoli.

Con Blaine.

 

Il suo pensiero – che mi aveva dato tregua per quanto, venti secondi? – di nuovo si affaccia alla sommità dei miei pensieri e mi è semplicemente impossibile non prestargli attenzione.

 

Io e Blaine che prendiamo l’aereo per New York – sarebbe la prima volta per me – e visitiamo la città e tutti i posti che si vedono nei film e tolgono il fiato, con una graziosa musica in sottofondo ed una cena solo noi due in un magnifico ristorante illuminato dalle candele dei tavolini…

 

Mi riprendo giusto in tempo da quel sogno ad occhi aperti per seguire la coreografia – sì, stavolta ce n’è una, non posso improvvisare come nel duetto – e trovarmi davanti a tutti, accanto a Blaine, nel momento di calma e compostezza che precede il ritornello.

 

So raise your glass if you are wrong
In all the right ways
All my underdogs, we will never be, never be
Anything but loud
And nitty gritty dirty little freaks
Won't you come on, and come on, and
Raise your glass
Just come on and come and
Raise Your Glass!

 

Tutto in un attimo esplode, seguendo la voce di Blaine che ha attaccato di nuovo a cantare dopo un istante di pausa. Vedo alcuni tra il pubblico, alzarsi in piedi e cominciare a ballare al nostro ritmo – riconosco Rachel che sembra entusiasta della canzone che abbiamo scelto.

 

La coreografia mi porta momentaneamente in fondo al gruppo e allora la mia testa riprende i pensieri da dove li aveva lasciati, forse gasata ancora di più dall’esplosione del pubblico e della musica, quasi fossimo più vicini a New York solo grazie a questo.

 

Mentre ci muoviamo apparentemente senza ordine sul palco, elettrizzati dalla nostra stessa musica, penso che a New York io e Blaine saremmo effettivamente soli. Senza lezioni, senza studio, senza famiglie che chiamano e ti portano via intere ore. Pochi giorni di musica… e noi due. Magari con una camera nostra in cui poter stare senza che Wes, David o praticamente tutti gli altri sbuchino ogni istante, quasi facessero la spia alla nostra privacy, ai nostri momenti di intimità…

 

Ma a che diavolo sto pensando? Siamo nel bel mezzo di una competizione ufficiale ed io mi metto a fantasticare su quanto possa essere allettante l’idea di avere una camera con Blaine a New York?

Davvero Hummel? No, perché, nel caso tu non te ne fossi accorto, se non darai il cento per cento in questa esibizione, New York continuerai a vederla solo sulle cartoline!

 

So if you're too school for cool
And you're treated like a fool (like a fool)
You could choose to let it go
We can always, we can always
Party on our own...

 

Il ritmo scende di nuovo, mentre ci disponiamo a ventaglio, io nella parte centrale; Blaine, davanti a me, canta con delle movenze così carismatiche che credo sia letteralmente impossibile non farsi coinvolgere. Il tono di voce basso ammalia l’intera sala e non si può non prestargli ascolto.

 

Mi rendo conto che è per questo che gli Usignoli si sono così tante volte affidati a lui: non si tratta di bravura – hanno tutti stoffa da vendere –, si tratta di carisma, di trascinare il gruppo. E in questo Blaine credo sia il numero uno.

 

In fondo, non ha trascinato anche me in tutto questo? Sia materialmente che, soprattutto, emotivamente, coinvolgendomi col la sua voce e le sue parole in un modo che mi ha abbagliato. Non credo ci siano dubbi a riguardo: devono essere davvero poche – se esistono, poi – le persone che rimangono indifferenti a Blaine Anderson.

 

Lui, che cantando era rimasto da solo al centro del palco, ora si muove per rientrare nelle fila, spostatesi da un lato. Per un attimo mi distraggo a guardarlo, poi torno ai miei pensieri – come se invece non dovessi fare il contrario e distrarmi da quelli per tornare con la testa all’esibizione!

Spero che mio padre non sia una di quelle rare persone a lui indifferenti!

 

So raise your
So raise your glass if you are wrong
In all the right ways
All my underdogs, we will never be, never be
Anything but loud
And nitty gritty dirty little freaks

Il silenzio quasi completo in sala e solo la sua voce per due brevi frasi, dopo le quali di nuovo il boato. Lui esce dal gruppo e con un gesto naturale e terribilmente appropriato, ci invita a tornare al centro del palco e scatenarci, quasi si fosse dimenticato dell’esibizione e stesse semplicemente parlando con noi, come durante le prove.

 

Mi manca il fiato, quasi stessi osservando la scena dall’esterno anziché viverla come coprotagonista. Colpa sua, di nuovo colpa di Blaine. Perché è eccezionale ed io non riesco a fare a meno di incantarmi, puntualmente.

 

Incanterà anche mio padre? Anzi, no: non voglio che lo incanti, voglio solo che mio padre riesca a vedere quanto sia fantastico. Per questo l’ho invitato a pranzo: perché conosca la mia famiglia e… sappiano come stanno le cose tra noi. Anche se tecnicamente Finn già lo sa…

 

Hummel, divaghi! La cosa fondamentale è che lo hai invitato a pranzo e lui stava per rimanerci secco quando glielo hai chiesto. Devo averlo colto leggermente di sorpresa prima, in pullman, quando ho messo in mezzo l’argomento tirandolo fuori dal nulla, ma il fatto che lui, dopo una lieve titubanza, abbia accettato di venire, è un buon segno, no?

Lo spero.                                                        

 

Won't you come on! and come on! and
Raise your glass
Just come on and come and
Raise your glass
Won't you come on! and come on! and
Raise your glass
For me

Mentre le ultime parole della canzone si librano nella sala e noi ci muoviamo senza più controllo sul palco, mi rendo che non è questo il momento di farmi mille paranoie su come andrà il pranzo. Ora sono sul palco, con i ragazzi, è questo ciò che conta.

 

L’esibizione è stata spettacolare, il pubblico è una folla che balla e canta accompagnando Blaine e tutti noi verso la fine della canzone. Siamo stati pazzeschi e soprattutto ci siamo divertiti, che è la cosa più importante, al di là di ogni trofeo.

Che poi, noi abbiamo questo trofeo! Ce lo siamo appena meritati!

 

La canzone si conclude con la nostra classica posa composta ed il pubblico scoppia in un fragore di applausi e grida: vedo anche il professor Shue e i ragazzi delle Nuove Direzioni esultare e sorridere verso di noi che dopo l’inchino ci scambiamo pacche sulle spalle e abbracci. Poi vedo Blaine, circondato dagli altri e non posso fare a meno di corrergli in contro e abbracciarlo con trasporto, quasi con bisogno. Lui ricambia la mia stretta e non mi lascia del tutto andare neanche quando mi rivolgo al pubblico per godermi un po’ dei loro applausi e salutarli con un bacio.

 

È davvero una bellissima sensazione.

 

~ ∞ ~

 

Lo osservo mentre arrossisce lievemente ai continui complimenti di Carole sul suo tiramisù che, devo ammetterlo, è davvero venuto bene. Sa sorprendermi ogni volta con qualcosa di inaspettato: non avrei mai creduto che sapesse cucinare e invece eccomi qui a gustare ciò che ha preparato. Ne porto un altro boccone fresco alla bocca, incrociando gli occhi di Blaine che luccicano felici e mi lasciano senza fiato.

Come la prima volta.

 

Gli sorrido come se la sua allegria si riflettesse sulle mie labbra e restiamo così per alcuni istanti, come se il tempo ancora una volta sparisse, evaporasse a confronto di qualcosa di così grande come ciò che proviamo, ciò che stiamo comunicando in questo momento, con i nostri occhi.

 

Quando il dolce e tutte le successive chiacchiere di cui non mi è rimasto granché considerando che Blaine non ha fatto altro che distrarmi per tutto il tempo, sono concluse, io e lui ci alziamo e so che ormai la sua visita sta volgendo al termine.

 

Mi sento uno stupido a rattristirmi per una cosa simile, considerato che lo vedrò domani a scuola, ma la verità è che mi sembra non sia mai abbastanza il tempo che passiamo assieme. Ho sempre la tremenda paura di sprecare attimi preziosi, che il tempo che ho a disposizione con lui potrebbe essere speso in modo migliore, che ciò che faccio non sia mai abbastanza per fargli capire quanto realmente sia importante per me.

 

Il suo tocco lieve sulla mia guancia blocca dei pensieri che stavano prendendo una piega eccessivamente paranoica e per nulla adeguata. Siamo seduti sui pochi gradini che precedono l’ingresso, il sole del primo pomeriggio che ci riscalda.

 

Il mio silenzio deve aver incuriosito Blaine, che ora mi guarda con fare interrogativo. Io scuoto la testa e quasi rido di me stesso e della facilità con cui la sua presenza annulli i miei dubbi. Quanto mi fai bene, Blaine?

 

«Pare… che sia andata alla grande, no?» mi chiede con un filo di tensione nella voce.

 

Che pensi, Blaine? Che i miei pensieri fossero legati al pranzo?

 

«Accidenti, se è andata alla grande! Quando mio padre ci ha beccati in camera, credevo ti avrebbe ucciso!» dico con la voce alterata dalla risata che mi è impossibile trattenere al recente ricordo.

 

Anche lui scoppia a ridere. «Ho creduto lo stesso» conferma «Ma alla fine è successo il contrario di ciò che mi aspettavo. Tuo padre è stato… fantastico»

 

Il volto gli si illumina di una particolare luce e per un attimo ne resto sorpreso. Ho origliato con Carole mentre parlava con mio padre, giusto per assicurarmi che non lo stesse uccidendo in qualche modo silenzioso, ma deve essermi sfuggito qualcosa, perché davvero l’espressione che ha in viso ha una certa sfumatura che non riesco a cogliere del tutto. C’è quasi pace, eppure tristezza… sicurezza e allo stesso tempo un po’ di nostalgica malinconia.

 

Non voglio chiedergli cosa sia, non voglio rovinare questo momento. Mi appoggio con delicatezza sulla sua spalla e lui mi stringe le spalle col braccio avvicinandomi ancora un po’ a sé.

 

«In fondo, non poteva che andare bene, ti pare?» sussurro con calma.

 

«Una volta che tutti si sono accertati delle mie buone intenzioni, sì»

 

Mi sposto in modo da poterlo guardare in faccia. Che altro mi sono perso? Lui però sembra quasi divertito dalla mia curiosità.

 

«Sai quando sei sceso? Ero con Finn e mi hai chiesto se mi avesse già assalito. Non l’ha fatto… ma ha voluto in ogni caso ricordarmi che non devo in alcun modo farti soffrire ancora» mi spiega e per un attimo le mie labbra si piegano verso l’alto al pensiero di mio fratello che fa raccomandazioni a Blaine su quell’argomento.

«… come se… come se fosse concepibile per me fare altrimenti…»

 

Quelle parole, anzi il tono con cui lo dice, così diverso rispetto a quello con cui stavamo parlando fino ad ora, mi sembrano un pugno allo stomaco. Blaine, sempre con i suoi sensi di colpa, sempre con i suoi rimorsi. Possibile che non riesca a perdonarsi nulla, nonostante ormai sia tutto passato?

 

Annullo la distanza che ci separa, bloccando qualsiasi suo eventuale pensiero con un soffice bacio sulle labbra.

Sono qui, Blaine. Siamo qui.

 

«Non pensarci più. Entrambi sappiamo come stanno le cose e questo è ciò che conta. Solo questo» gli sussurro a fior di labbra e lui mi tira a sé in un forte abbraccio. Poso la testa nell’incavo del suo collo e respiro il suo odore. Credo sia una delle costanti della mia vita ormai. Il suo odore.

 

Quando ci lasciamo, ancora una volta il tempo ha perso significato. Mi accorgo, dall’aria lievemente triste che ora ha anche Blaine, che è ora per lui di andare.

 

Lo saluto con un altro bacio e con la promessa di chiamarlo in serata e rincaso solo quando la sua macchina ha svoltato l’angolo sparendo dal mio campo visivo.

 

«È andato via?»

 

La voce di Carole mi accoglie non appena mi chiudo la porta alle spalle. Le sorrido annuendo e lei con mia sorpresa annulla la distanza che ci separa abbracciandomi con trasporto e tenendomi stretto a sé per alcuni istanti. Il suo calore è piacevole e nostalgicamente familiare e per un po’ mi lascio semplicemente avvolgere da una sensazione che non provavo da tanto tempo.

 

«È bello vederti così felice, Kurt» sussurra «Quando ti ho conosciuto… sei cambiato molto da allora. I tuoi occhi, Kurt, brillano in un modo meraviglioso quando sei con lui. Sembravi spento prima di incontrarlo e guardati ora, in tutto il tuo splendore!»

 

Io sono senza fiato. Si vede, allora? Si vede quanto debba a Blaine? Pensandoci, ne sono felice. È una delle sue doti migliori: coinvolgerti nell’entusiasmo che porta inevitabilmente con sé, metterti a tuo agio, farti star bene.

 

«Grazie, Carole»

 

Lei mi lascia andare con dolcezza ed ancora un sorriso sulle labbra. I nostri occhi, gli uni negli altri, non mi sono mai sembrati più simili: leggermente lucidi e lucenti, condividono una gioia intima ed immensa. Lei può capire quello che provo, forse perché ha trovato mio padre…

 

Le do un nuovo veloce abbraccio, poi mi avvio in cucina per vedere in che condizioni è – o meglio, in che condizioni l’ha ridotta mio padre, che vi è rimasto pericolosamente nei paraggi.

 

Lo trovo seduto a tavola, lo sguardo lontano che non coglie subito il mio sedersi accanto a lui.

 

«Papà…?» lo chiamo sfiorandogli la spalla.

 

Lui sussulta e per qualche istante mi guarda come se non mi riconoscesse davvero, tentando di non perdere il filo dei pensieri in cui è impegnato, ma che inevitabilmente sfugge. Allora sospira senza smettere di guardarmi e tuttavia non esprime i suoi dubbi; improvvisamente quasi mi pento di essere entrato in cucina, di essermi seduto accanto a lui: sarei potuto salirmene in camera a sistemare l’infinita marea di vestiti che ho cacciato dal guardaroba per riprogrammare tutti gli abbinamenti e invece sono entrato in cucina, senza pensarci troppo, solo perché mi andava di parlare con mio padre, di vederlo di nuovo col sorriso che mi ha regalato quanto eravamo tutti a tavola.

 

Mi sono illuso che la giornata fosse perfetta e cavolo, lo era. Allora che significano quegli occhi così velati? È andato tutto bene, era entusiasta di tutto – salvo l’averci beccati così… vicini – ma anche quello mi pareva una questione risolta!

 

«A che pensi…?» mi faccio avanti per non lasciar vincere il suo silenzio e le mie paranoie.

 

«Blaine sembra davvero un bravo ragazzo…» esordisce e mi sembra di nuovo perso in qualche pensiero lontano.

 

Io annuisco con convinzione eppure a quelle parole l’inquietudine non mi lascia ma si rafforza. Arriverà un “ma” che stroncherà quell’inizio in teoria promettente!

 

«… Mi hai detto che siete in camera insieme…» continua a scatti, quasi avesse bisogno di pensarci bene prima di parlare o facesse molta difficoltà a mettere così poche parole l’una dopo l’altra.

 

Di nuovo muovo il capo in senso affermativo, ma stavolta non lascio che il silenzio continui ad agitarmi.

 

«Papà, qual è il problema? Mi sembrava fosse andato tutto bene con Blaine»

 

«Sì, è andato tutto bene, infatti; considerate le premesse è andato bene!» e solo per un istante sorride, poi mi guarda come se fosse evidente a cosa si ferisca.

 

Non lo è, invece e le sue parole mi confondono solo di più.

 

«E allora…?»

 

«Adesso state insieme. E siete in camera insieme…»

 

Oh. Cavolo.

 

Mi sento avvampare ancora prima di capire davvero cosa voglia intendere. Ecco svelato l’arcano, ecco dove voleva arrivare. Mi sembra di vivere un dejà vu: non avevamo già affrontato la cosa? Non era un argomento chiuso?

 

«Papà, ascoltami: non ho intenzione di parlarne di nuovo, una volta è sufficiente per un bel po’ di tempo, credimi! Sì, io e Blaine stiamo insieme ora e sì, siamo in camera insieme, ma questo non vuol dire che dobbiamo per forza… farlo! Tralasciando il fatto che sarebbe inopportuno dato che siamo insieme da pochissimo… io davvero non ci… penso  a quelle cose, non ora»

 

«Ed io ti credo Kurt, davvero… Alle volte ho paura che… Dio, Kurt è solo che mi sembri tanto fragile alle volte…»

 

Lo guardo e un improvviso groppo alla gola mi impedisce di rispondere subito. Credo che mio padre sia la cosa più bella che potessero darmi. Non so che farei senza di lui.. davvero non lo so. Dopo qualche istante trovo la forza di sorridergli senza più essere bloccato.

 

«Io e Blaine non ne abbiamo neanche mai veramente parlato. Sul serio, papà, non c’è nulla di cui tu debba preoccuparti al momento».

 

Mi pare come se fosse immediatamente sceso dai carboni ardenti su cui stava correndo: sospira quasi con pesantezza e distende il viso in un’espressione pacata. Era sul serio teso per questa ragione?

 

«Cerca di capirmi, figliolo: non che non mi fidi di quel ragazzo, anzi, la chiacchierata di poco fa mi ha fatto capire delle cose… e poi sembra a modo, è educato e si vede che tiene molto a te. Voglio solo che siate attenti, che pensiate a ciò che fate: siete ragazzi e so come si ragiona alla vostra età!»

Ah, le prediche impareggiabili di mio padre!

 

Mentre ancora mi guarda, quasi le sue raccomandazioni continuassero attraverso i nostri occhi, mi tornano in menti i pensieri che mi hanno preso durante le regionali. Io e Blaine, soli, a New York… in una camera nostra, che non sia perennemente invasa da Usignoli più impiccioni di vecchie comari ed altre distrazioni. Mi rendo conto che, anche se sono sfumate quelle possibilità, immaginarmi così con Blaine non mi spaventa più come poteva farlo tempo fa: non dico di voler stare da subito con lui in quel senso o che la cosa non mi imbarazzerebbe, anzi credo che potrei morire d’imbarazzo… eppure l’idea non mi spiace del tutto! Sentire la sua pelle sotto il mio tocco leggero e lui così vicino a me e le sue mani tra i miei capelli e…

 

Oh. Cavolo. Di nuovo. L’ho pensato di nuovo. E davanti a mio padre! In un attimo torno con i piedi per terra e la testa a quella discussione, incrociando il suo sguardo e sperando che non abbia letto nulla di quei pochi secondi – perché sono stati pochi, no? – in cui mi sono allontanato.

 

«Ad ogni modo…» riprendo parola senza riflettere «Se mai… sentissi di essere pronto per… quel genere di cose… so che andrà bene, perché ci sarà Blaine e mi fido di lui al centro per cento. Non hai da preoccuparti in ogni caso»

 

Il modo in cui riprende ad osservarmi ora mi fa capire che forse non è stata la mossa più intelligente del mondo continuare a perseverare nell’argomento soprattutto perché ora mi sembra stia peggio di prima.

 

«Io… bene. So che abbiamo già affrontato l’argomento – sempre grazie a Blaine, tra l’altro – ma ora mi sento di ribadire certi concetti…»

 

«Prima che ricominci, lo so. So che devo farlo solo se me la sento, solo se lo voglio. Che ci sono in ballo cose importanti e prima di tutto me stesso. Ricordo queste cose papà e credimi sarà come mi hai detto»

 

«Ti sembrerò paranoico o pazzo, ma credimi sono più in imbarazzo di te… è solo che ti voglio bene e hai sofferto molto, più di quanto avrei dovuto concedere che accadesse… non voglio che succeda di nuovo. Kurt, finché sarai felice, allora andrà tutto bene. Ho parlato con Blaine e ho capito delle cose: lui tiene a te in un modo che, francamente, non mi aspettavo. Sono felice che vi siate conosciuti, sono felice che lui faccia parte della tua vita…»

 

Prende una pausa in cui non stacca gli occhi da me ed io sento il cuore gonfiarsi e la voglia di abbracciarlo forte, ma so che riprenderà a parlare da un momento all’altro e mi costringo a stare fermo.

 

«Forse con tutte le mie parole ti starò spaventando e non voglio che tu prenda… questa cosa nel modo sbagliato. Quando sarai pronto lo sentirai, te lo assicuro e sarà con la persona giusta. Stare assieme alla persona giusta in quel senso è la cosa più bella che ci sia e se sarà Blaine, per quello che provate, andrà bene»

 

Da quando è passato da paranoico a darmi sicurezza?

Non resisto più e scattando dalla sedia lo abbraccio con un largo sorriso che mi scoppia sul volto.

 

«Grazie, papà. Grazie davvero. Tu… tu non sai quanto sei importante per me»

 

Lui non aggiunge nulla – dice di non essere bravo con le parole, ma non si rende conto che anche se con alcune difficoltà, sa sempre dire la cosa giusta.

 

Quando mi stacco da lui, mi accorgo che ha gli occhi lucidi ed un sorriso leggero ma sincero sulle labbra, proprio come me. È bello vederlo sorridere, un sorriso solo per me.

 

Evito di creare altro imbarazzo e lo lascio in cucina, proprio mentre sta entrando Carole che, lo leggo dai suoi occhi, ha ascoltato tutto quello che ci siamo detti. Si avvicina a mio padre e prima di uscire colgo il soffice bacio che si scambiano; con ancora il sorriso sulle labbra salgo in camera mia ed aprendo la porta, ho un impatto terribile con il disordine che sembra esplodere ad ogni angolo.

 

Ma che cavolo…? In un attimo ricordo dell’incidente con il lavaggio della mia polo crema, ora diventata di un blu chiaro a chiazze e la mia crisi isterica nel trovare qualcos’altro da abbinare al completo di cui faceva parte.

 

Sospiro. Tutto quello che è successo in queste poche ore mi ha completamente fatto dimenticare ciò che mi circonda ed è una bella sensazione nonostante tutto. Mi siedo sul letto, cominciando distrattamente a piegare tutti i vestiti gettati alla rinfusa praticamente ovunque e mi ritrovo senza accorgermene a canticchiare “Teenage Dream”.

 

*

 

«Perché dopo che mio padre parla con te, viene a farmi un discorso sul… sesso?»

 

«Ciao anche a te, Kurt»

 

Percepisco la risata che soffoca tra le parole e posso immaginarlo a casa, sul suo letto, a gambe incrociate ed un sorriso meraviglioso che lo illumina.

 

«No, sul serio. Cos’è che vi dite ogni volta che mio padre crede puntualmente che non abbiamo altri pensieri se non quello?»

 

Lo sento ridere e probabilmente si è steso sul letto.

 

«Mmmh… Non so se voglio dirtelo»

 

La sua voce, la malizia che si cela all’interno mi fanno rabbrividire. Oh Blaine…

 

«Dai, sputa il rospo! Almeno saprò come prevenire la cosa quando capiterà la prossima volta! Perché, cavolo, continua ad essere imbarazzante!»

 

«Davvero…?» finge indecisione ancora con un po’ di malizia; poi rinsavisce «No, scherzi a parte: sai che la prima volta sono stato io a chiederglielo…»

 

Non lo dimentico, Blaine. Quello è stata una delle nostre peggiori liti…

 

«… ma stavolta davvero non ne ho fatto neanche accenno… o meglio…»

 

Si ferma, come se gli fosse improvvisamente venuto in mente qualcosa e resta in silenzio per un po’ prima di continuare.

 

«Tuo padre mi ha detto che sa che non affretteremo le cose, ma mi è quasi sembrato un avvertimento…»

 

«Sì, lo ha detto anche a me e ha aggiunto che si fida di te…»

 

«Oh, bene. Devo aver passato l’esame quando abbiamo parlato… anche se poi ne ha comunque parlato con te…»

 

«Avrà voluto aver un’ulteriore conferma» scherzo «Alle volte sa essere un po’ paranoico»

 

«Da che pulpito!»

 

«Da qualcuno avrò pur dovuto prendere!» tento di difendermi, ma lo sento inevitabilmente ridere di gusto di fronte alla mia esitazione.

 

Per qualche istante cala di nuovo il silenzio nella telefonata.

 

«Mi ha chiesto se avessi avuto problemi… col sesso» sussurra poi all’improvviso e con una certa fretta, come se sapesse che se si fosse fermato non lo avrebbe detto.

 

Io resto in silenzio, sorpreso dalla cosa. Ora capisco perché mio padre fosse così sovrappensiero: si stava preoccupando per me, ma anche per lui. Origliando mi sono accertato che non stesse avvenendo un omicidio, ma non sono stato così bravo da ascoltare tutto.

Un dubbio mi assale.

 

«Non ne hai avuti, giusto?» chiedo con un filo di incertezza.

 

«No, no!»  si affretta a rassicurarmi lui «No, è tutto a posto… e l’ho detto anche a lui, ma forse non mi ha creduto fino in fondo: devo essergli sembrato un po’ insicuro. In ogni caso… mi ha detto che avrei potuto rivolgermi a lui… per qualunque cosa»

 

Sorrido di nuovo al pensiero di che padre fantastico abbia con me.

 

«Sai, me lo aspettavo!» rispondo con tono allegro, ma lo sento sospirare ed il sorriso si ridimensiona.

 

«Sei… sei stato fortunato ad avere un padre così, Kurt. Io…» e la voce trema.

 

Non posso permetterlo.

 

«Blaine? Ehi, Blaine? Non pensarci, non ne vale la pena! E poi… vuoi rovinare un così bel giorno? Insomma è ufficiale! Stiamo… ufficialmente insieme. A te non fa effetto?»

 

Lo sento sospirare e immagino stia sorridendo con leggerezza, i brutti pensieri già lontani – o almeno lo spero.

 

«Credo di aver capito che vuol dire “avere le farfalle nello stomaco”» mi conferma.

 

«Già… e anche “toccare il cielo con un dito”» aggiungo io.

 

Ride e a me sembra che il petto si gonfi fino ad un passo dallo scoppiare. Semplicemente per una sua risata. Quanto potere hai su di me, Blaine?

 

Rido anch’io, quasi non potessi fare altrimenti, e mi metto seduto sul letto.

 

«Sono felice» gli sussurro e lo sento fermarsi, come se stesse pensando o ciò che ho detto meriti silenzio per riflettere.

 

«È davvero tanto tempo che aspetto di sentirtelo dire… in questo modo» confessa.

 

Io assumo un’aria vagamente confusa, dimenticando che non può vedermi perché stiamo parlando a telefono. Di che parla, adesso?

 

«Davvero?» chiedo anche se forse non è la migliore delle domande al momento.

 

Lui per un attimo sta in silenzio.

 

«Sai…» riprende poi «è da quando sei arrivato alla Dalton che non desidero altro che farti sorridere davvero. Alle volte ci sono riuscito anche, ma durava sempre troppo poco… avrei voluto capire prima che bastava questo per essere felice davvero»

 

«Lo fai sembrare roba da poco»

 

Non hai idea di quanto valga per me.

 

«Non è poco. È solo che… è così semplice stare con te, Kurt… come respirare. E non posso farne a meno».

 

Mi manca il fiato. Lui mi toglie il fiato senza neanche rendersene conto. E non so che cosa dire o che cosa fare, perché tutto mi sembra infinitamente poco rispetto a quello che sento. Sorrido, come se lui potesse vedermi. E forse lo fa, mi vede, così come sembra a me di vederlo, con lo stesso sorriso meraviglioso e gli occhi dal colore indefinibile che brillano nella penombra notturna della stanza.

 

«Ci vediamo domani?» chiedo per quanto starei a parlare con lui non so fino a quando.

 

«Sì… a domani. Buonanotte, Kurt»

 

Sono certo che lo sarà.

 

«Buonanotte, Blaine»

 

Chiudo la chiamata con il cuore che batte ancora più veloce del normale. Se continuo così, mi verrà un infarto – se continua così, mi farà venire un infarto. Resto a guardare fuori dalla finestra, seduto sul letto, senza fissare veramente il cielo scuro, la mente che segue il pensiero di Blaine senza fermarsi su qualcosa di preciso. Solo Blaine, in tutta la sua bellezza, in tutta la sua importanza.

 

Sono così distratto da tutto questo, che sussulto lievemente quando qualcuno mi sfiora la spalla con un tocco lieve. Mi volto con lentezza per trovarmi di fronte Finn, un pigiama scuro che lo copre e i piedi nudi. Gli sorrido.

 

«Che succede?»

 

Osservandola, la sua espressione mi pare triste, anzi preoccupata. Che abbia di nuovo problemi con Quinn? O forse c’entra Rachel? Potrà dire quel che vuole, ma non ha chiuso con lei, lo so.

 

«Dimmelo tu?» risponde, la voce leggermente alterata, come se si stesse trattenendo.

 

È arrabbiato? Con me? Devo forse ricordargli che mi deve una polo crema praticamente da buttare e che l’unico motivo per cui non gli ho ancora urlato contro è perché è una giornata troppo bella per arrabbiarmi?

Lui continua a fissarmi in attesa, incrociando le braccia.

 

«So di non esserci stato spesso, ma con me puoi parlare» mi incoraggia, ma davvero non ho idea di dove voglia arrivare.

 

«Finn, ma che diavolo–»

 

Qualcosa mi bagna la gamba, bloccando le mie parole. Abbasso lo sguardo e vedo una macchia leggermente più scura rispetto al tessuto nero del pantalone. Una lacrima. Istintivamente mi tocco la guancia, scoprendola ovviamente bagnata. Sto piangendo senza rendermene conto.

Riguardo Finn, che ora più che arrabbiato, mi pare confuso.

 

«È colpa di Blaine, vero?» chiede con ancora un tono trattenuto.

 

Io annuisco. Sì, credo sia per Blaine che sto piangendo.

 

«Bene. Perfetto!» alza di un po’ la voce «Credevo fosse chiaro, ma a quanto pare non ha capito bene come funzionano le cose qui. Tu sei innanzitutto mio fratello, e poi il suo ragazzo e se ti fa soffrire se la dovrà vedere innanzitutto con me!»

 

Dire che ora sono io ad essere sorpreso sarebbe un eufemismo. Avrò assunto un’espressione praticamente sconvolta, ma davvero non mi aspettavo una reazione così forte, un’esposizione così grande da parte sua e nonostante abbia completamente frainteso le mie lacrime, non posso fare a meno di sorridergli nel trovarlo così… affezionato a me. Ricordo che ci sono stati giorni in cui avrei fatto di tutto per avere simili attenzioni da parte sua.

 

«Kurt… ne vuoi parlare?» insiste lui e leggo sul suo volto maggiore preoccupazione, con molta probabilità dovuta alla mia reazione, completamente assurda rispetto alle sue deduzioni.

 

«Finn, è tutto ok, davvero. Sì… credo che stessi piangendo per Blaine, ma… lui non ha fatto nulla di sbagliato. Io… non so come definirlo, non riesco a spiegarti il perché… So solo che sono così felice quando penso a Blaine che alle volte…»

 

«…Non riesci a fare altro che piangere?»

 

«Sento di dover portar fuori quello che provo, quasi fossi ad un passo dall’esplodere» mi difendo, ma lui sorride: non mi stava contraddicendo, stava solo…  completando quello che dicevo.

 

Mi si avvicina e con lo sguardo mi chiede se può sedersi accanto a me sul letto. Io annuisco.

 

«Ne sei… spaventato?» mi chiede poggiando la testa sul cuscino e guardandomi negli occhi.

 

Io arrossisco e spero che nella penombra della stanza non si veda così tanto. Lui non dà segno di accorgersene in ogni caso.

 

«No… non ne sono spaventato. È solo… nuovo: non avevo mai provato qualcosa di così forte per qualcuno. Ma… ne sono felice, Finn. Sono davvero felice».

 

Nel parlare ho evitato di guardarlo: mi sento terribilmente vulnerabile quando parlo di quel che provo per Blaine, senza barriere e anche se è Finn e ormai è mio fratello, non ce la faccio a parlargli così. Non di Blaine. È qualcosa di ancora troppo mio.

 

Quando rincontro il suo sguardo, mi manca il fiato. L’intensità con cui i suoi occhi sono fissi su di me mi sorprende e mi chiedo scioccamente come abbia fatto a non sentirlo addosso come una ago sottile e penetrante.

 

«Sai, posso capire perfettamente come ti senti. È stato così anche per me, in un certo senso. Sentirsi bene con se stessi e allo stesso in continua ansia. Sentirsi con la voglia di fare così tante cose e niente e quando ti chiama, quanto ti guarda o ti parla ti senti improvvisamente fuori dal mondo e terribilmente… stupido»

 

«Ma felice. Uno stupido felice»

 

Scoppiamo a ridere insieme immediatamente, per quanto in un certo senso il modo in cui mi sento non è così diverso dallo… stupido. Stupido nel senso che quando sono con Blaine mi pare di non capire nient’altro: lui attira tutta la mia attenzione.

 

Guardo di nuovo mio fratello, trattenendomi però dal chiedergli se lui si riferisse a Quinn o Rachel nel dirmi il modo in cui si sentiva quando stava con lei. Forse resto a guardarlo per più del dovuto, perché lui smette di ridere e ricambia il mio sguardo con fare interrogativo.

 

«Meglio? Non che prima andasse male…» mi chiede, precisando poi con un moto di imbarazzo.

 

«Sì… in ogni caso, meglio»

 

Lui mi sorride e si alza, per andare via.

 

«Ah, Kurt» si volta prima di uscire «È bello vederti così. Quel Blaine, sono felice che tu stia con lui, se ti fa quest’effetto» poi sorride ed esce.

 

 

 

 

 

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Ehilà! Come va? *stapeggiodelsolito*

Mh, che ve ne pare di questo post-pranzo? Spero sia stata una degna prosecuzione del cap della mia controparte! Anyway… se vi state chiedendo se apprezziamo la brotherhood Furt… la risposta è sì, ed ormai è chiaro come il sole!

Per il resto… Non riesco a ragionare lucidamente perché “Cough Sypup” e la performance di “Glade you came” (MIODIOGRANTCHECOSASEI) non sono molti (leggasi “nessuno”) i neuroni che ancora funzionano…

Quindi, mi sa che mi eclisso, ringraziando le splendide persona che continuano a recensire ** o che, in un modo o nell’altro, presta attenzione alla storia – i numeri continuano a salire e noi non vi ringrazieremo mai abbastanza!

Ultima cosa, poi giuro che vado davvero: una piccola Shot, che tenta di essere divertente (leggero spoiler 3x15 – sapete a che mi riferisco **) "How I met your brother" ^^

A presto!

 

-*Alchbel  

   
 
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