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Autore: Kai_Harn    10/04/2004    5 recensioni
La regina di Asgard narra la sua vita..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN CUORE TRA I GHIACCI

CAPITOLO 1

 

“Hilda…non fare la stupida, vieni a giocare!”.

Quante volte avevo sentito mia sorella pronunciare quelle parole. E come sempre dovevo rispondere “non posso, devo studiare”.

Quanto invidiavo Flare, lei non aveva praticamente pensieri. Passava tutto il suo tempo libera e spensierata, giocando e ridendo. Essere la secondogenita del re d’Asgard aveva i suoi vantaggi. Io, la maggiore, sua altezza reale Hilda di Polaris, futura regina dei gelidi territori d’Asgard e celebrante d’Odino, non potevo certo permettermi di scorrazzare come lei per le colline sulla slitta o di lanciare palle di neve.

Certo, non era per nulla piacevole dover passare tutti i giorni seduta, a ricevere interminabili file d’istitutori, di postulanti e presenziare con mio padre a banchetti e riunioni reali, ma sapevo che era il mio dovere e non mi ero mai lamentata.

Mio padre, Elmar, si era preoccupato che la sua erede fosse degnamente preparata al trono, anche a costo di sacrificarle l’infanzia. Così aveva passato i primi anni della mia vita ad essere educata in modo degno per una regina. E non avevo mai avuto il tempo per divertirmi come mia sorella.

 

Per molto tempo la mia vita fu la stessa, convinta che l’unico scopo di un’erede al trono fosse studiare e prepararsi degnamente, mentre intanto in mio padre si manifestavano già i sintomi della malattia che lo avrebbe portato alla tomba pochi anni dopo.

 

All’età di 15 anni invece scoprii che mi si richiedeva anche un altro compito.

Quando compii il quindicesimo compleanno iniziarono a giungere a corte missive di nobili, principi e altri dignitari, tutte con un solo fine, ottenere la mia mano. Appresi di essere un partito piuttosto appetibile e che molti si erano fatti avanti.

Mio padre vide il mio scarso entusiasmo per la cosa e decise di organizzare un banchetto, invitando tutti i miei pretendenti, chiamandomi poi al suo capezzale.

Non avevo idea su cosa volesse, ma mi sembrò strano che mi convocasse in quel modo.

“Hilda, figlia mia. Io non resterò a lungo qui e voglio che non regni da sola. Voglio che tu stasera scelga il tuo sposo. Così potrò morire in pace”.

Non sapevo che dire, non volevo (ne potevo) scontentare mio padre, ma sposare un borioso principe, attirato dal mio potere non mi garbava per niente.In ogni caso promisi che ci avrei pensato e me n’andai, pensierosa, nelle mie stanze, a prepararmi per il ricevimento.

“<”che tristezza>” pensavo “”. Non ero una di quelle ragazzine romantiche come mia sorella, che sognava il grande amore, ma neppure volevo darmi al primo venuto.

non mi piaccia>” decisi.

 

Per una volta la fortuna fu dalla mia parte, anche se in modo tragico.

Mio padre morì quella stessa notte, e io, a soli 15 anni mi trovai regina.

Come mi pesava quel compito….a volte mi sembrava quasi di scoppiare. La fatica e la stanchezza non erano neppure paragonabili a quelli di quando ero semplice erede al trono. Eppure avrei dovuto esserci abituata.

E poi, passato il periodo del lutto i pretendenti avevano cominciato a tornare alla carica.

Adesso però nessuno poteva dirmi quello che dovevo fare. Semplicemente rispondevo a tutti in modo gentile che, per il momento, il matrimonio non era nei miei piani.

 

E non lo era davvero. Mi ero ripromessa di rimandare a quando non n’avrei davvero sentito il desiderio, convinta che quel momento non sarebbe mai arrivato.

 

Invece arrivò, e molto prima di quanto mi aspettassi.

Un giorno di circa due anni dopo era giunta notizia che due cavalieri erano tornati dall’addestramento e chiedevano di essere ricevuti.

Mi ricordai subito di loro. Al servizio di Asgard vi era un’elite di sette giovani, scelti per il loro valore, e il cui scopo era servire fedelmente Odino e il suo rappresentante in terra.

Di questa categoria faceva parte già Artax, che governava le energie calde, un ragazzo di buon carattere, innamorato, nemmeno troppo segretamente, di mia sorella Flare; poi vi era Thor, che tempo fa avevo salvato nelle foreste; Megres, abile nel combattere con il potere dell’ametista, Luxor, erede di un nobile casato ormai in rovina e infine Mizar, dalla strabiliante agilità e il suo gemello nascosto, Alcor. Due soli mancavano all’appello, e due erano infatti quelli che erano appena giunti a palazzo.

Li ricevei subito nella sala del trono. Uno era Mime, che aveva appena concluso il suo addestramento con un cavaliere di Nettuno.

L’altro si presentò come Orion di Dubhe e s’inchinò con grande eleganza baciandomi la mano e fissandomi con due enormi e gentili occhi azzurri.

 

Nei giorni seguenti ebbi occasione di vederlo spesso, anche perché già la sua famiglia risiedeva al palazzo reale.

Come scoprii subito, Orion era il figlio di un alto dignitario, ed era partito per l’addestramento molti anni prima.

Era eccezionale nel combattere, valorosissimo e molto coraggioso. Divenne ben presto una sorta di capo per gli altri sei guerrieri e io poi ratificai la nomina.

 

Non sapevo il perché, ma mi attirava molto.

Come cavaliere della stella Polaris era suo compito proteggermi, poiché regina e sacerdotessa e come leader dei cavalieri era suo dovere starmi sempre accanto.

Così potei conoscerlo meglio e scoprii che non mi ero per nulla sbagliata sul suo conto. La sua fedeltà era assoluta, così come la sua dedizione al suo compito. Mi accompagnava sempre, ovunque andassi, simile ad un’ombra silenziosa, senza mai trasgredire al suo compito.

Iniziai a considerarlo ben più che una semplice guardia. Orion era molto intelligente e colto, nonostante avesse passato gran parte della sua esistenza in addestramento.

Parlava bene e sapeva dire cose molto divertenti per tirarmi su il morale. Presto il nostro rapporto cambiò….e io iniziai a provare un sentimento speciale per lui. Orion incarnava il mio ideale d’uomo, era gentile, serio, posato…e non mi faceva pesare il mio rango…..

 

Purtroppo sapevo perfettamente che una regina non può disporre liberamente del suo cuore.
Non potevo amare Orion, e questo era chiaro.

Erano trascorsi quasi cinque anni da quando ero salita al trono, e i ministri premevano perché ricominciassi a considerare le varie, ed ancora pressanti, proposte di matrimonio che mi giungevano.Non avevo scelta stavolta. Il regno esigeva un erede e io dovevo essere in grado

di darglielo.Dovevo solo acconsentire e presto mi sarei trovata sposa di chissà quale sovrano.

Sinceramente non mi importava neppure chi fosse. Delegai il primo ministro alla scelta e mi preparai psicologicamente.

 

Per la prima volta dalla morte di mio padre mi sentii veramente sola. Avevo passato tutti quegli anni a fingere una fermezza che credevo di possedere. Invece non era per nulla così.

Mi diressi verso le mie stanze quasi correndo, sperando che , forse, nella solitudine avrei trovato un conforto alla pena che sentivo nel cuore. In quel momento un solo volto era nella mia mente: Orion, il mio cavaliere, colui che davvero sentivo di amare e che sapevo di non poter avere.

E come per uno strano caso del destino incontrai proprio lui dinanzi alla porta del mio appartamento.

Si accorse subito delle mie lacrime e io non potei a far altro che buttarmi tra le sue braccia singhiozzando. Non riuscivo neanche a parlare e lui, per delicatezza non mi chiese nulla.

Quando mi fui calmata gli spiegai il motivo della mia disperazione

“……e così dovrò sposarmi. Vogliono da me un principe ereditario e non posso non accontentarli. Dovrò sposare un principe sconosciuto…e io………non voglio”.

Orion mi sembrò scosso, ma ribatté con saggezza. Mi fece un lungo discorso sui miei doveri nei confronti del regno, concludendo con una frase che non avrei mai dimenticato

“maestà, non sempre abbiamo ciò che cerchiamo. Ma bisogna rassegnarsi, se la posta in gioco è ben più alta dei semplici sentimenti”.

“Orion….perché noi esseri umani non possiamo scegliere il nostro destino? Non ho mai voluto davvero essere regina, l’ho semplicemente accettato. E ora mi accorgo che la libertà è la cosa che più desidero. La libertà di amare chi desidero” mormorai.

“Fortunato è colui che sa di poter essere amato da voi, maestà” sospirò.

Evidentemente non sapeva cosa io provassi per lui, altrimenti non avrebbe certo pronunciato quelle parole. Quanto avrei voluto dirgli che il fortunato era lui, una parte di me voleva che sapesse…ma l’altra me lo impediva. Decisi di ascoltare proprio la mia ragione, accantonando il mio cuore, così alzai dignitosamente la testa

“grazie Orion….”.

Lui se ne andò, e mentre si allontanava vedevo le mie speranze andare via.

 

E ancor di più la mia disperazione si fece acuta quando, l’indomani, il primo ministro mi comunicò la scelta del mio futuro marito. Era un anziano sovrano di un paese confinante. Vidi un suo ritratto: vecchio, brutto, con la gotta e vedovo già tre volte. Se io avessi approvato la scelta, sarebbe partito un messo l’indomani.

 

Fu il colpo definitivo…e tutti gli altri candidati non erano molto diversi.

Accanto a me continuava ad esserci Orion, che, sapevo, capiva in pieno il mio dolore.

Quando il ministro mi lasciò sola, il mio cavaliere si avvicinò, con un’espressione tesa e addolorata sul volto. I suoi occhi azzurro ghiaccio erano profondamente tristi e la sua bocca si era piegata in un sorriso forzato

“congratulazioni altezza” mi disse con voce piana, inginocchiandosi “vi auguro ogni bene possibile e vi annuncio la mia decisione di partire verso il confine occidentale con le truppe di stanziamento. Non avrete più bisogno di me qui….”.

Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Se anche lui mi lasciava per me era la fine. Forse quel matrimonio quasi forzato sarebbe stato per me meno doloroso se Orion fosse rimasto con me…e invece se ne andava. Non avevo altra scelta ormai. Se volevo che rimanesse doveva sapere, e subito.

“no…no…non devi andare, perché, se te ne vai anche tu….”. Quante cose volevo dire, ma le parole si rifiutavano di uscire.

Orion probabilmente capì, perché si avvicinò prendendomi la mano

“maestà…non posso rimanere, non chiedetemelo. Ho appena perso qualcosa cui tenevo e non voglio vedere colui che è riuscito a portarmela via”.

Non capivo, che voleva dire?

“Orion…cosa hai perso? E’ talmente importante da costringerti a lasciare la tua regina? Non posso aiutarti in nessun modo?”

“No altezza è impossibile. Vedete, un tempo ero convinto che col passare degli anni avrei potuto divenire degno di ciò che desideravo. Poi, mi sono accorto che era impossibile. Anche vincendo mille guerre, conquistando regni, esponendomi a tutti i pericoli del mondo, non c’è l’avrei mai fatta.Ora qualcuno, più fortunato ha ottenuto quello che per me era il più prezioso dei tesori, e non voglio rimanere qui a soffrire per lo spettacolo della sua felicità” disse, mentre la tristezza si impadroniva dei suoi occhi.

Il mio cuore ora era gonfio dei sentimenti che provavo per lui. E improvvisamente decisi. Avrebbe dovuto sapere. Forse così non sarebbe andato via…forse mi avrebbe disprezzato…e forse no…ma valeva la pena tentare….mi avvicinai a lui e lo abbracciai con quanta forza avevo.

“maestà…”

“ti prego, non ti sto chiedendo di accettare il mio amore, solo di non spezzare questo breve momento di felicità che ti chiedo….poi mi sposerò e dimenticherò tutto ciò che provavo per te”.

Lui ricambiò il mio abbraccio guardandomi negli occhi

“maestà, dimenticate tutto ciò che ho detto prima. Ora ho avuto ciò che agognavo più d’ogni altra cosa al mondo…e non ho mai voluto felicità più grande e non rifiuto il vostro amore, ma lo prendo con gioia e vi dono il mio”.

 

La mia felicità era talmente grande, probabilmente non sarei riuscita a contenerne di più.
Il bacio che ci scambiammo, e ciò che successe dopo fu qualcosa che mi è impossibile anche solo raccontare.Avevo l’uomo che amavo adesso, e non mi importava più nulla, ne del regno né del mio prossimo matrimonio. E istantaneamente decisi. Avrei mandato tutto all’aria ora, pur di continuare a tenere il mio Orion con me. In un modo o nell’altro sarei riuscita anche a sposarlo…e l’erede che il popolo voleva sarebbe stato un figlio suo…..

 

CAPITOLO 2:

 

Stolta che fui. Non sapevo ancora ciò che mi aspettava. Credevo che sarebbe stato tutto semplice, dopo aver confessato i miei sentimenti ad Orion. Invece nulla andò come volevo.
Poco tempo dopo, mentre mi trovavo da sola in riva al mare fui traviata dalla volontà di un Dio a me sconosciuto. Da lì in poi fu una continua tragedia. Scatenai una tremenda battaglia contro i cavalieri d’Atena, scagliandogli contro i miei guerrieri.

Anche Orion combatté contro i presunti invasori, convinto dell’assoluta giustizia delle mie azioni, come tutti e sei gli altri cavalieri.

Ero molto affezionata ad ognuno di loro; se solo avessi saputo allontanare da me quella malvagia entità che mi aveva manipolata, forse ora sarebbero ancora in vita.

E invece a poco a poco morirono tutti; per primo toccò a Thor, l’uomo che avevo salvato nelle foreste, ultimo, il più giovane, Mime, quel dolce musicista che tante volte mi aveva tenuto compagnia con la sua arpa.

Mi era rimasto solo Orion, che sino all’ultimo mi era rimasto vicino…

L’ultima notte che avevamo passato insieme fu l’ultima della sua vita…

Non so perché, ma sentivo qualche strano presentimento, che divenne poi realtà.

Orion andò a combattere.

Prima si scontrò con i cavalieri di Atena e poi ingaggiò battaglia con Syria dei generali di Nettuno. E li avvenne la più grande tragedia della mia vita. Orion, per battere il nemico si sacrificò perdendosi con lui nell’universo.

Poco dopo ritornai in me, e mi accorsi di tutto ciò che avevo causato. Dovevo cessare subito le ostilità con la terra di Grecia e lo feci infatti, mostrandomi di nuovo la fiera regina d’un tempo.

Ma, appena partiti Atena e i suoi paladini, il mio dolore si fece vivo più che mai.Mi occupai di far erigere splendide sepolture per i miei cavalieri che erano morti. Pochi giorni dopo le alte tombe di marmo si erigevano nella cappella della mia famiglia…ora avrebbero riposato in pace…Thor, Luxor e gli altri erano stati giudicati degni di dormire il loro eterno sonno in compagnia dei re della mia dinastia.

 

Ben presto il popolo dimenticò, nuovi aspiranti cavalieri si fecero avanti e tutto tornò alla normalità.

Solo io non riuscivo a farmi una ragione di tutte le disgrazie che erano accadute.

Quella guerra assurda si era portata via Orion.

La mia felicità era durata poco, troppo poco, quanto era bastato per vederla svanire nel nulla.

E non ero la sola a soffrire. Flare aveva perso anch’essa l’uomo amato. Il suo Artax era morto dinanzi ai suoi occhi. L’amore che albergava in ambedue non era mai davvero sbocciato, e mia sorella si sentiva in qualche modo responsabile.

Faticai non poco a farle capire, e a capire io stessa, che, forse, ciò che era accaduto era inevitabile. Non aveva senso pensare al passato. Ora dovevamo solo guardare al presente….

Avevo davvero ragione….

 

Due mesi dopo mi accorsi che Orion non era del tutto scomparso. La sua presenza si faceva sentire, viva e pressante come non mai, nel figlio che mi ero accorta di avere in grembo.

Una nuova vita si faceva avanti, curando le ferite del mio cuore e dandomi nuove speranze per il futuro.

 

 

EPILOGO :

 

Il mio piccolo Volker nacque in una calma giornata di primavera e fu il più bel regalo che ricevemmo da Orion, prima che ci lasciasse per sempre.

Ora il regno aveva il suo erede, nella persona di un bel bambino dai grandi occhi azzurri.

Dopo la sua nascita, ritrovai una nuova ragione di vivere. Ho deciso di non sposarmi, per rimanere fedele al mio perduto amore, ma sono tornata ad essere la Hilda d’un tempo.

E so che lui è sempre qui con me…e ci rivedremo….un giorno….

  
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