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Autore: justinbieber    18/02/2012    5 recensioni
' Il ragazzo smise di cantare ma continuando a far scorrere le dita sulle corde. '
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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15 Dicembre 2008

Diedi l’ultimo sorso al frappè e girai l’angolo. 
Una folla di ragazzine, probabilmente turiste, stavano accerchiando il Theatre Avon. Erano tutte uguali, avevano una coda alta e una divisa con una gonna a scacchio verde e nera, non molto carina ammetto. Avevano tutte dei calzini alti bianchi e delle scarpette nere. Mi avvicinai incuriosita, cercai un posto da dove entrare. 
Una risata di un ragazzo seguita da un «Grazie.»
«Credo di essermi innamorata!» ammise ridendo la ragazza accanto a me alla sua amica. Risero insieme, dal loro accento potevo capire che erano inglesi. 
Guardai il ragazzo, in effetti era carino. Aveva una grande chitarra, una bottiglietta d’acqua a terra alla sua destra e, soprattutto, cantava. Aveva una voce meravigliosa, non mento se dico che era quasi angelica. Rimasi un attimo lì, poi una signora mi toccò il bracco.
«Ok ragazze, è l’ora di andare. Salite sul pulman.» mi diede una leggera spinta. Mi girai, la signora mi guardò storto e sorridendomi si scusò. 
«Si figuri.» ammisi. Mi oltrepassò, ritornai a fissare il ragazzo seduto sugli scalini salutare le ragazze.
Le amiche londinesi non facevano altro che fargli complimenti e lui non finiva di ripetere grazie sorridendo.
«Mrs. Boon, aspetti un attimo.» una ragazza urlò e scese dal bus, andò davanti al ragazzo e buttò dentro la custodia della chitarra sotto i piedi del ragazzo un bigliettino ripiegato. 
«Come ti chiami?» aggiunse frettolosa.
«Justin.» disse il ragazzo confuso. 
«Tiffany Hower, non portarmi a metterti una nota di demerito!» urlò la donna dal pulman. 
La ragazza annuì e corse via.
Io rimasi lì, con la curiosità a mille. Volevo sapere cosa ci fosse scritto in quel bigliettino. Due ragazzi mi raggiunsero, uno mi diede una leggera spinta facendomi cadere il bicchiere del frappè a terra. Fortuna sua che era vuoto. Si scusò e raggiunse il ragazzo sui gradini.
Iniziarono a parlare un po’. Non mi sentivo in dovere di ascoltare i loro discorsi, così mi allontanai. Pochi minuti e il ragazzo riniziò a suonare. Guardai l’orologio del cellulare: 19.23. Lo rimisi in tasca e iniziai ad incamminarmi verso casa.
Ritornai lì anche il giorno dopo, e quello dopo ancora, e quello dopo ancora, e ancora e ancora. Così per quasi una settimana.
Qualche volta mi fermavo, altre volte camminavo lentamente. Mi piaceva la sua voce, era pulita. 

20 Dicembre 2008.

«Puoi capire?» mi chiese Liam, il mio ragazzo. O almeno, ancora per pochi secondi.
Dissi di no con la testa, lui sospirò «Mi dispiace Noemi. Ma continuare sarebbe stupido.» ancora oggi non riesco a capire perché mi lasciò. Non mi diede una motivazione, disse solo che non era più preso dalla nostra relazione come un anno prima. 
Non lo guardai, annuii senza cercare di fargli cambiare idea. Per quanto potesse essere triste da dire, la nostra relazione era duranta forse anche troppo ricordando come era Liam a quell’età. Era un ragazzino pieno di sé all’apparenza, dolce ma anche molto menefreghista quando voleva. Mi abbracciò, mi staccai e mi incamminai. 
Bella giornata, dissi fra me e me guardando il cielo pieno di nuvole grige. Voltai nuovamente l’angolo, lui era sempre lì che cantava anche quando davanti a lui non c’era nessuno. Beh, dopotutto era comprensibile non era una buona giornata per uscire. 
C’era quel vento fresco che mi scompigliava i capelli. Mi guardai un attimo intorno, non c’era nessuno. 
In tutta la strada risuonava la sua voce, era un Lunedì. Eravamo solo il ragazzino con la chitarra, io e qualche anziana signora che si tirava dietro il carello della spesa non curandosi di Justin, di quel ragazzo.
Lo guardai per più di un minuto, feci qualche passo avanti. Adesso ero esattamene davanti a lui, dall’altra parte del marciapiede.
Portai le ginocchia al petto e ci appoggiai la testa. Lo fissavo. Ci pensai un attimo su, negli ultimi tempi avevo visto quasi più lui che Liam. 
«The strands in your eyes that color them wonderful. Stop me and steal my breath.» iniziò una nuova canzone.
Si poteva vedere la passione che ci metteva nel cantare. Rimasi ancora lì, non ero nemmeno sicura si fosse accorto che una persona, per quanto piccola, lo stava ascoltando.
«I’ll be your crying shoulder. I’ll be love’s suicide.»
“ I’ll be love’s suicide. ” mi scese una lacrima. Non so perché, il mio cuore non era così ferito per il fatto di Liam o almeno credo. 
Me ne scese un’altra e un’altra. Finii con il nascondere la mia faccia nelle ginocchia e ha singhiozzare silenziosamente. 
«You are my survival, you are my living proof. My love is alive and not dead.»
Il ragazzo smise di cantare ma continuando a far scorrere le dita sulle corde. 
Poi si fermò del tutto. Con la testa ancora fra le ginocchia, aspettai che iniziasse un’altra canzone. La sua voce mi faceva stare meglio.
Si alzò, raccolse i soldi che aveva ottenuto e pose all’interno della custodia la sua chitarra. Girai la testa verso destra, giornata più che deserta. Erano solo le 21.30
«Tutto ok?»
I suoi occhi mi fissavano inteneriti e quasi preoccupati. Anuii.
«Sei sicura? Hai bisogno di qualcosa?» 
Sorrisii «No, grazie. Sei bravo, mi piace come canti.»
Sorrise quasi imbarazzato, lo ricordo bene quel sorriso. «Grazie. Piacere, mi chiamo Justin.»
Attraversò la strada e mi venne incontro. 
Mi alzai e allungai la mano «Piacere Noemi.», facemmo ondeggiare le nostre mani per qualche secondo. 
Mi guarda di nuovo quasi sorridendomi «Sei sicura di stare bene?»
Mi asciugai il volto con la manica della felpa «Tranquillo.»
«Se vuoi ti accompagno a casa.» accettai sorridendo. Mi sembrava un tipo apposto anche se ero quasi sicura che se Nicholas, mio fratello nonché gemello, l’avrebbe saputo si sarebbe arrabbiato. 
Durante il tragitto parlammo un po’. 
«Ehi Noemi, comunque grazie. Non sei un volto nuovo, ti ho visto spesso attorno a quella folla. La prima volta che ti ho visto un mio amico ti ha fatto cascare il frappè.» rise.
«No figurati, per me è davvero un piacere stare lì. La tua voce è magnifica, dovresti farti trovare da qualcuno. Hai talento!» ammisi.
Alzo le spalle sorridendo, quasi la sua chitarra era più grossa di lui. «Sinceramente mi sono già fatto trovare. Se vai su YouTube e digiti Kidrahultrovi i miei video. Fra una settimana dovrei andare in radio, sono così agitato.»
«Davvero? Ci vado subito, promesso.»



                                                                                                                


// Recensite pure, giuro che non mordo.
  
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