Serie TV > Dawson's Creek
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Autore: francar2225    18/02/2012    1 recensioni
Finalmente arriva il chiarimento più atteso per Pacey e Joey.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pacey Witter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chiarimenti
 
1.
    La sera era ormai scesa. Joey Potter  camminava pensierosa  verso il B&B osservando le stelle che risplendevano solenni e chiedendosi se fosse giusta una notte così stellata dopo tutto quello che era successso. Quella giornata era stata lunga ed estenuante. Le ore successive al funerale di Jen erano state un susseguirsi di avvenimenti che la ragazza faticava ancora a mettere a fuoco. Aveva confessato a  Pacey di amarlo, e aveva finalmente chiarito la sua posizione nei confronti di Dawson. Ora lo sapeva, amava Dawson come un fratello, solo come un fratello, e  Joey si chiedeva come aveva fatto a negare l’evidenza per così tanto tempo.  Era tuttavia convinta che se Pacey non le avesse detto quelle parole, lì all’Icehouse, probabilmente avrebbe continuato a negare ancora a se stessa ciò che invece era lampante, e sarebbe di nuovo scappata.  Di colpo si fermò, fulminata da un pensiero. La conversazione era rimasta a metà. Fece un lungo sospiro, poi si avviò nella direzione opposta. A casa di Pacey.
     Pacey Witter era rimasto colpito dalle parole di Joey più di quanto fosse disposto ad ammettere. Si aggirava per la casa nervoso, pensando e ripensando a quella conversazione lasciata a metà che lo stava distruggendo lentamente. Non sapeva cosa fare. Una parte di lui avrebbe voluto correre da colei che aveva sempre amato per chiedere spiegazioni, mentre l'altra, quella che non ce la faceva più a soffrire, avrebbe voluto che tutto fosse finito per sempre in modo da dargli la possibilità di ricominciare a vivere, se di vita si potesse parlare. Pacey sapeva benissimo cosa voleva dire vivere una vita senza Joey. La sua era andata a rotoli in un attimo quando lei lo aveva lasciato e, fino alla settimana prima, avrebbe potuto riassumerla in due parole: lavoro e sesso. Lavoro perché si era dedicato anima e corpo al suo ristorante dimenticando tutto il resto, tranne il dolore lancinante al cuore che provava ogni mattina svegliandosi. Sesso perché non ricordava nemmeno la metà dei nomi delle donne che si era portato a letto tutte le volte che la mancanza di Joey lo trascinava sull’orlo del baratro. Storie per lo più di una notte che la mattina dopo gli lasciavano un senso di vuoto ancora maggiore. Poi Joey era tornata a Capeside…. Pacey Si preparò un drink e sedette sul divano. Stava guardando fisso nel vuoto quando il suono del campanello lo fece sobbalzare. Posò il drink spazientito;  in quel momento aveva un impellente bisogno di stare da solo, tuttavia andò ad aprire. Con immenso stupore vide Joey davanti a se.
    "Ciao."
    "Ciao Joey" Il cuore prese a battergli all’impazzata.Cosa poteva volere Joey a quell'ora? E perchè era li da lui? Mille domande si affollarono nella sua mente mentre continuava a fissarla, lì sulla porta, senza muoversi.
    La voce di Joey assunse un tono titubante: "Posso entrare? Ho bisogno di parlarti..."
    Lui si spostò e la lasciò entrare. Joey rimase in piedi in mezzo alla sala da pranzo, in silenzio. Di colpo non sapeva cosa dire. Sotto lo sguardo penetrante di lui aveva dimenticato miseramente tutto il discorso che si era preparata durante il tragitto. Pacey le faceva  sempre quell'effetto quando la guardava così, ma ora più che mai doveva trovare il coraggio di concludere la conversazione iniziata nel pomeriggio. Era in gioco la loro felicità, Joey lo sapeva, come sapeva che quando Pacey si metteva in testa una cosa, diventava impossibile farlo ragionare. Fece un grosso respiro cercando di ritrovare un briciolo di autocontrollo, poi parlò: "Oggi pomeriggio abbiamo lasciato una conversazione in sospeso..."
    "Veramente, per come la vedo io, la nostra conversazione era finita. Non credo che abbiamo altro da dirci." Pacey usò un tono molto più freddo di quanto avrebbe voluto.
    "Ti prego Pacey, lasciami parlare, non ti ruberò molto tempo."
    Lui  sospirò, sentì che stava cedendo, era sempre stato così. Non riusciva a staccarsi da Joey, era più forte di lui. Le fece cenno di sedersi sul divano, poi si sedette anche lui e la guardò fisso negli occhi: "Ti ascolto."
   Joey sostenne il suo sguardo: "Sono stata a casa di Dawson."
    Un pugno invisibile, ma non meno doloroso, colpì Pacey in pieno petto. Cercò di ignorare il dolore che quelle parole gli avevano provocato, e continuò a fissare Joey: "E' importante che io lo sappia Joey?
    "Forse si, forse no, ma penso che tu debba sapere che dopo la nostra conversazione, io ho sentito il bisogno di andare da lui..."
    Pacey finì per lei la frase: "...Per dirgli che io ti avevo lasciata libera di vivere la tua vita…."
    Joey si alzò furiosa. Come al solito, Pacey vedeva solo quello che voleva vedere: lei e Dawson, senza pensare che le cose non erano mai state come lui le vedeva. In alcuni momenti lo erano sembrate, certo,  ma quella era un’altra storia:  "La smetterai mai di interrompermi e di finire le frasi per me? E sempre stata una delle mille cose che odio di te!” Ssospirò e si allontanò da lui voltandogli le spalle. Non sarebbe mai riuscita a finire il discorso se avesse continuato a guardarlo. “Avevo bisogno di dire a Dawson che la nostra è, e rimarrà sempre, una bella amicizia, e avevo bisogno di dirgli chiaramente che, per quanto il nostro legame sia forte, l’amore è una cosa completamente diversa,e non è quello che provo per lui."
    Pacey la guardò confuso, incapace di dare il giusto senso a quelle parole: "Che vuoi dire?"
    "Voglio dire che io ho sempre saputo con chi sarei dovuta stare, e che quella persona sei tu Pacey, sei sempre stato tu. Ma tu mi fai paura, mi terrorizzi perchè hai il potere di trasformarmi in una persona diversa, una persona che non comprendo e che faccio fatica a controllare. In tutti questi anni, ogni volta che ero vicina a te e la nuova Me è venuta fuori, sono scappata cercando di reprimerla. Tornare da Dawson voleva dire, per me, tornare alla vecchia Joey, alla Joey che conoscevo da sempre e che mi era più facile gestire. Ma ora, dopo 4 anni, sono cresciuta e maturata. Sono cambiata, ho imparato ad accettare "L'altra Joey", e tornare quì mi ha aiutato a capire che, non ho mai smesso di amarti. Mai Pacey."
    Lui scosse la testa incredulo, quel fiume di parole confuse nascondeva quelle che aveva atteso per anni. Avrebbe voluto dire tante cose, ma un vigliacco nodo alla gola impedì alle parole di uscire fuori, la guardò: "Joey, io...."
    "No, aspetta, non ho ancora finito. Voglio che tu sappia che io ti amo dal giorno in cui siamo andati a cercare le chiocciole per il compito di scienze che tu avevi mandato a monte e che dal momento in cui hai tentato di baciarmi, il mio unico sogno è stato quello di stare per sempre con te. Sei sempre stato il primo... Il primo a dirmi sinceramente che ero bella, il primo ad ascoltare le mie confessioni sulla paura di rimanere per sempre confinata a Capeside, il primo a farmi capire che dovevo trovare un dialogo con mio padre che stava in prigione. Sei stato la mia prima volta, e sempre la prima persona che ho cercato ogni volta che avevo bisogno di essere rassicurata a capita. Come hai potuto pensare che non ti amassi?"
    Lui sorrise. Sapeva benissimo che quando Joey parlava a raffica dicendo cose senza senso era davvero sconvolta, oltre che sincera, ma subito si ritrovò a pensare che una tale felicità non poteva esistere, chiedendosi quanto tempo ci avrebbe messo a svegliarsi da quel sogno. Perché era un sogno, non c’era dubbio, la parola “felicità”  non faceva parte del suo vocabolario. Tuttavia, nel caso non fosse stato un sogno, ora sarebbe toccato  a lui decidere se afferrare o meno ciò che lei gli stava offrendo senza preoccuparsi delle conseguenze. Fu la paura di soffrire ancora che lo trattenne. “Jo, tu non sai la felicità che mi stai dando dicendomi tutte queste cose senza usare un filo logico, ma in questo momento sono terrorizzato, perchè se mi lasci di nuovo, io non ce la farò a riprendermi e a ricominciare da capo senza di te ancora una volta. Perciò ti faccio una domanda: Sei sicura di quello che vuoi?"
    Joey si avvicinò a lui lentamente fermandosi ad un millimetro dalle sue labbra: " Mai stata più sicura Pacey...Io non riesco più neanche ad immaginare la mia vita senza te al mio fianco. "
Lentamente le difese di Pacey si abbassarono e i suoi propositi crollarono. Lei inizio a Baciarlo, ma lui ci mise un pò a rispondere al bacio. Quello che stava provando era devastate, qualcosa di troppo forte per poter essere gestito. Sapeva benissimo che lei questa volta avrebbe potuto ucciderlo se lo lasciava di nuovo, ma il suo bacio era così dolce, e si stringeva a lui con una tenerezza così infinita, che lui volle crederle. Aveva un disperato bisogno di crederle. Così si lasciò finalmente andare e si perse nell'abbraccio di lei donandole tutto se stesso, come tanti anni prima, lasciando che la sua felicità finalmente esplodesse. Dopo un tempo infinito si staccò da lei con lo sguardo annebbiato e con la voce ridotta ormai ad un sussurro. La fissò intensamente: "Rimani quì stanotte Potter."
    Joey lo guardò con aria maliziosa, felice. “Credevo che non me lo avresti mai chiesto, solo che….”
Pacey sospirò: “Cosa Joey…” Il dubbio si insinuò di nuovo dentro la sua anima. 
“Non ho portato il pigiama."
    Lui rise. La sua Joey era tornata. Le rispose ironico: "Certo, giusto! Credo proprio che ne avrai un disperato bisogno!”   
"Esatto. Nel caso non te lo ricordassi, ho freddo la notte!"
    Pacey scosse la testa, divertito: "Mi ricordo benissimo che hai freddo la notte, ma, credimi Joey, preferisco scaldarti io piuttosto che vederti di nuovo con uno di quei tuoi orribili pigiami di flanella! Sei la donna meno sexy che conosco quando vai a dormire!"
    Joey rise di cuore, mentre Pacey la prendeva in braccio e la portava in camera. La adagiò sul letto e le accarezzò i capelli: “ Non credo che in questo momento dirti  "Ti amo" basti a rendere l'idea di quello che provo per te Joey."
    Joey lo strinse forte a se: "Allora prova a dimostrarmelo."
 
2.
    Seduto sul letto, alle prime luci del’alba, Pacey non riusciva a staccare gli occhi da Joey. Sorrise al pensiero della notte appena trascorsa  e il cuore sembrò scoppiargli nel petto. Mentre la guardava dormire, lei si voltò e aprì gli occhi. Un sorriso si allargò sulle sue labbra. Lui sfiorò quelle labbra dolcemente con un bacio, e con la bocca posata sulla bocca di lei le sussurrò: "Potter, non mi piace come invadi il mio spazio."
“Bugiardo…”
La baciò di nuovo, e poi ancora, e ancora, e ancora. Pacey non avrebbe mai voluto smettere di baciarla, ma con riluttanza, dovette tornare in se. Doveva sbrigarsi, aveva molte cose da risolvere prima di iniziare la sua vita accanto alla donna che amava. Si chiese per l’ennesima volta se per caso non stesse facendo di nuovo un errore di valutazione, ma scacciò quel pensiero con violenza
    Lei lo guardò allontanarsi imbronciata e solo allora si accorse che lui era vestito.  “Dove stai andando?"
    "Ho delle faccende da sbrigare."
    "Faccende da sbrigare? Io credevo che saremmo rimasti a letto questa mattina…." Joey si avvicinò a lui sensualmente e, pericolosamente, cominciò a baciargli il collo. Con uno sforzo disumano, Pacey l’allontanò da se.
    "No,no,no,no,no. Per ora hai finito di abusare di me Joey."
    "Io non ho abusato di te! Questa notte mi era sembrato di capire che non ti dispiacesse affatto".
    Pacey scoppiò in una risata: "Non mi è dispiaciuto Mata Hari, credimi...” Sospirò  “Ma non ho più diciassette anni, certi ritmi mi uccidono e devo cominciare a farmene una ragione. "  Si alzò, pronto per uscire, ma Joey lo guardò,  ancora con quel broncio finto che lui conosceva da sempre e che aveva il potere di farlo arrendere. E anche questa volta si arrese. Si avvicinò di nuovo a lei: "OK Potter, facciamo così, io vado a fare i miei giri, poi passo a fare la spesa, torno, ti preparo un bel pranzetto, e, dopo mangiato, ti permetterò di fare di me tutto quello che vorrai."
    "Tutto Pace?"
    "Tutto."
    "Senza ribellarti?"
    "Senza ribellarmi."
    Joey sorrise soddisfatta: "OK, Affare fatto."
    Pacey la baciò di nuovo, poi si voltò ed uscì dalla stanza. Stava ancora sorridendo quando chiuse la porta dietro di se.
 
3.
    Doug Witter, in tuta da ginnastica stava passando l'aspirapolvere in salotto. Al suono del campanello, spense l'elettrodomestico e andò ad aprire: "Toh! Guarda chi c'è, il mio fratello preferito."
    Pacey scoppiò a ridere: "Forse perchè sono l'unico che hai Doug."
    Doug fece finta di pensarci un pò, poi rispose serio: "Ora che ci penso... Si è per quello."
    Jack uscì dalla camera da letto sbadigliando: "Meno male! Quell'aspirapolvere mi stava uccidendo. Te ne sarò eternamente grato Pacey."
    Pacey si rivolse a Jack con finto disgusto: "Dio mio Jack! Cosa ci fai in mutande in camera di mio fratello? No, aspetta, non dirmelo, non voglio saperlo!"
    Doug guardò suo fratello che continuava a sorridere senza sosta, poi si voltò verso Jack e sorrise a sua volta facendo un cenno in direzione di Pacey: "Qualcuno è di buon umore questa mattina! Come sta Joey?"   
Pacey si sentì colpito sul vivo: "Scusa, cosa ti fa pensare che io sappia come sta Joey?"
    Doug si sedette su uno sgabello in cucina: "Oh, andiamo Pacey! Sei mio fratello e ti conosco bene. Hai quel sorriso stampato in faccia solo quando stai con Joey, ed io non lo avevo più visto da tanto, troppo tempo. Allora, raccontaci tutto."
   Incurante dello sguardo stupito del suo amico, Jack  prese del succo d'arancia dal frigorifero, ne versò in tre bicchieri, poi si sedette anche lui in attesa...
    Pacey rimase per un attimo in silenzio osservando quella coppia così inusuale con uno sguardo strano: suo fratello, capo del dipartimento di polizia di Capeside, e il suo compagno, l’uomo che amava, professore di letteratura al liceo. La voce di Doug si intromise nella sua mente: "Si Pacey. E’ proprio come quando tu hai capito ancora prima di me che ero gay e che ero perdutamente innamorato di questo scansafatiche pirata della strada."
“Hey!” Jack colpì Doug con un grembiule rosa a fiorellini appoggiato sul tavolo,Pacey lo guardò inorridito “Ti prego Jack, dimmi che non lo usi per cucinare!”
Jack sorrise “Oh no! Non potrei mai! Lo usa Doug.” I due amici scoppiarono a ridere sotto lo sguardo assassino di Doug che replicò: “Non cambiare discorso fratellino! Era di TE che stavamo parlando! E quanto a TE Jack Mc Phee, se non fossi così sexy con quei boxer neri, saresti già fuori da casa mia!”.
    Risero di nuovo tutti e tre, poi Jack e Doug tornarono a guardare Pacey, in attesa. Lui si accasciò sul divano:" Ieri sera io e Joey abbiamo avuto una conversazione."
   "Che tipo di conversazione?" Doug non riusciva più a nascondere la curiosità
    "La classica conversazione alla Pacey e Joey. Le ho detto che l'avrei lasciata libera di vivere la sua vita, e che il solo fatto di essere innamorato di lei mi sarebbe bastato per sopravvivere alla mia."
    Anche Jack era sempre più curioso: "E?"
   Pacey sospirò:  "E Tu ci conosci Jack. In questo momento lei è a casa mia e Dio solo sa cosa sta facendo." Chiuse gli occhi: “Ti giuro che la notte scorsa la ricorderò per tutta la vita. Ed è arrivato il tempo di discutere del nostro futuro”
    Jack sorrise. Pacey non aveva mai saputo resistere a Joey. Dal giorno in cui aveva messo piede a Capeside per la prima volta, era stato costante testimone dell’amore inconsapevole che quel ragazzo provava per la sua amica. Anche quando stava insieme a sua sorella Andie, sebbene le volesse molto bene, era sempre stato morbosamente attratto da Joey. "Ah, e così ora tu e Joey avete un futuro? Mi sembrava di aver capito che avevi intenzione di lasciarla libera..."
  Pacey aprì gli occhi:  "Infatti... Solo che lei  mi ha detto che mi ama. Ama me capite?"
    Doug sospirò spazientito: "Pacey, questo lei lo dice da una vita. Sei tu che non ci hai mai creduto fino in fondo!"
    Anche Pacey sospirò: "Si, lo so Doug, ma ora sono cresciuto ed ho un bisogno disperato di crederle, Anche perchè ora so per certo che per dare un senso alla mia vita ho bisogno di lei... Ma prima devo scacciare un fantasma..."
    "...Dawson."
    Lui annuì "Esatto Jack"
    "Tanto per chiedere. Perchè sei venuto quì fratellino?" Doug non aveva mai mandato giù il senso di inferiorità che Pacey provava nei confronti di Dawson.   
"Perchè avevo bisogno di parlare con qualcuno che mi dicesse che sto facendo la cosa giusta."
    Doug guardò suo fratello fisso negli occhi: "Senti Pacey, non so se quello che sto per dirti ti può essere d'aiuto, ma tu e Joey avere passato tutta la vita a non far soffrire Dawson. Ora basta, basta capito? Dawson è stato molto fortunato ad avere due amici come voi, ma in questo modo gli avete impedito di crescere. Ora tu e Joey dovete vivere la vostra vita e lasciare che lui viva la sua."
    Pacey si alzò. Sapeva che suo fratello aveva ragione: "Auguratemi In bocca al lupo..."
 
4.
    Dawson Leery stava preparando le valige. Doveva tornare a Los Angeles, il lavoro era in standby da troppo tempo, e la serie doveva andare avanti. Inoltre il suo soggiorno a Capeside ormai non aveva più senso. Joey era stata chiara e illuminante. Finalmente lo aveva capito, non poteva impedire ai suoi due amici di amarsi, quindi era giusto lasciarli liberi di stare insieme. Bussarono alla porta, lui andò ad aprire. Si stupì nel vedere Pacey di fronte a lui. Sorrise: "Pacey! cosa ci fai quì?"
    "Avevo bisogno di parlare con te. Tua madre ha detto che potevo salire” Pacey vide le valige ormai pronte sul pavimento. “Stai partendo?"
    "Beh, il lavoro mi chiama, mi sono trattenuto più del previsto per... Jen, ed ora non posso più rimandare. Ma vieni dentro dai!"
    Pacey entrò e guardò il suo amico imbarazzato. Sapeva benissimo di non poter nascondere a Dawson quello che era successo e che stava succedendo tra lui e Joey, ma le parole faticavano ad uscire. Fu  Dawson ad aiutarlo, parlando per primo. “Perchè ho la sensazione che sei quì per dirmi qualcosa che potrebbe cambiare le nostre vite per sempre?"
   Pacey cercò di capire cosa passasse per la mente dell’amico: "E perchè io ho la sensazione che tu non sia per niente sorpreso dalla mia visita?"
    "Forse perchè questo confronto era scritto nel nostro destino. Lo avremmo dovuto affrontare prima o poi…. In un modo o nell’altro…"
    Pacey sospirò: "Già..."
    "Come sta Joey?"
    Le ultime parole di Dawson colpirono Pacey in pieno petto: "Dovrei saperlo?"
    Dawson sorrise: "Beh, sei quì con la faccia delle grandi occasioni..."
    "Joey sta bene."
    "Ne sono contento.” Dawson guardò Pacey fisso negli occhi. Serio.  “Non farla più soffrire. Dico davvero."
    "Pensi davvero che io l'abbia fatta soffrire?"
    "Si Pacey, Da quando abbiamo compiuto quattordici anni, ogni volta che lei ha sofferto, ha sofferto sempre e solo per una persona. E quella persona non sono io. Ogni volta che veniva da me arrabbiata, furiosa, triste, felice... Dopo un pò iniziava a parlare di te. Sei sempre stato tu a procurargli quella miriade di sensazioni contrastanti che non e mai riuscita a controllare, Conosco Joey da una vita e alla fine ho imparato a capire quanto dolore c'era dietro i suoi battibecchi con te."
    "Dawson...Io... non capisco…”
    Dawson sospirò, poi si avvicinò  alla finestra e cominciò a guardare fuori. "In tutta la sua vita, Joey non ha amato nessun'altro all'infuori di te, solo che tu sei sempre stato così cieco….. Sono stato furioso con te Pacey, in passato... Invidiavo il modo in cui lei era capace di amarti. Più tu cercavi di allontanarla da te, più lei ti amava. Per anni avrei dato la vita pur di avere un briciolo dell'amore che lei dava a te. Ma tu di questo non ti sei mai reso conto."
    "Sei sempre stato migliore di me Dawson, come potevo anche solo immaginare quello che mi stai dicendo?"
    "Ma perchè pensi sempre di essere inferiore a qualcuno? Tu sei grande! Joey non si sarebbe mai innamorata di te se tu non lo fossi stato!"
    Pacey si avvicinò all’amico e anche lui cominciò a guardare fuori." Io non sono mai stato sicuro di niente nella mia vita, ma su una cosa non ho mai avuto dubbi. Amo Joey e voglio passare la mia vita con lei."
    Dawson si voltò a guardarlo: "... E lei non chiede altro che passare la sua vita con te. Falla felice."
    "Che ne sarà di noi Dawson?"
    Dawson lo guardò: "Pacey, tu sei come un fratello per me. Qualsiasi cosa accada, noi saremo sempre Pacey e Dawson. Io sarò sempre il tuo migliore amico e tu sarai sempre il mio."
Pacey abbracciò il suo mogliore amico e gli sussurrò: "Grazie."
    Dawson si sciolse dall'abbraccio, e sorrise:  "Ora io devo proprio andare. Mi raccomando, niente colpi di testa. Cerca di essere felice. E fammi sapere."
    Pacey annuì: “Ti accompagno all’aeroporto.” 
5.
    Boston. Gretchen Witter stava preparando la colazione in vestaglia, ancora insonnolita. Aveva fatto molto tardi al lavoro. Il suono del telefono la fece sobbalzare, si allontanò dai fornelli e andò a rispondere.
    "Ciao Sorellona!!!"
    "Pacey?"
    "In carne ed ossa! Come va la vita a Boston?"
    Gretchen sbadigliò: "Tutto Ok. Come sta Joey?"
    Pacey sbuffò. Possibile che lui fosse un libro aperto per i suoi fratelli e per i suoi amici? "Perchè mi fai questa domanda?"
    "Oh andiamo Pace! Hai quella nota felice nella voce solo quando sei con Joey, quindi scommetto che ora lei è lì, accanto a te."
    "Sbagliato! Io sono al supermercato, mentre Joey è a casa mia, e francamente ho paura di rientrare perché le ho promesso che al mio ritorno avrebbe potuto fare di me quello che voleva. Ma perchè tutti sapete in anticipo quando io e Joey siamo insieme?"
    "Perchè fratellino, quando sei con lei, tu sei una persona totalmente diversa e decisamente meno scontrosa e pessimista. Allora, raccontami tutto."
    "Beh, in due parole, Joey è tornata a Capeside per il matrimonio di Gale. A causa della disgrazia di Jen ci siamo riavvicinati, e ieri sera lei è venuta da me e mi ha confessato che mi ama da sempre."
    "Pace, lei lo ha sempre detto che ti ama."
    "Hai parlato con Doug per caso?"
    "No, perchè?"
    "Niente... Senti Gretchen, io ti ho chiamato perchè ho bisogno di te. Voglio offrirti un lavoro."
    Gretchen dovette sedersi, suo fratello stava decisamente dando i numeri. "Un lavoro? Ti senti bene?"
    "Mai stato meglio, credimi. Ho solo bisogno di una persona che gestisca l'Icehouse per me."
    "Spiegati meglio."
    "Vedi Gretchen, ho deciso di seguire Joey a New York e di aprire un ristorante lì. Ho abbastanza soldi per poterlo fare, ma per mantenerlo, almeno i primi tempi, ho bisogno dei guadagni dell'Icehouse. Tu sei un asso nella gestione dei ristoranti, quindi mi chiedevo se per caso non avevi voglia di tornare a casa a gestire il mio, invece di rimanere a Boston in quella bettola che non ti merita."
    La donna scoppiò a ridere: "Hai calcolato tutto eh? Comunque, per la cronaca, il ristorante che gestisco adesso non è una bettola. é un ristorante molto chic!"
   Anche  Pacey rise: "OK, OK scusa!” Si fece serio. “ Ascolta, ho lavorato nella finanza qualche anno fa, quindi posso assicurarti che L'Icehouse guadagna abbastanza da garantirci un futuro alquanto roseo ad entrambi. Che fai, accetti?"
   Gretchen frenò il fratello, quelle non erano decisioni che potevano essere prese così, su due piedi. "Calma Pacey, devo pensarci! Quando dovrei iniziare?"
    "Che ne dici tra un paio di giorni?"
    "COSA? E' troppo presto! Devo licenziarmi al lavoro, trovare un appartamento... No, decisamente tu non stai bene!"
    "Per il lavoro puoi licenziarti oggi, e per l'appartamento, puoi usare il mio. Io non voglio più viverci. Dentro quelle quattro mura ho sofferto troppo per voler restare. Prendilo pure."
    "Accidenti! Sei proprio pronto a tutto! Ma cosa fa fare l’amore?” Pacey all’ altro capo del telefono non rispose e Gretchen capì. Suo fratello aveva paura di perdere Joey di nuovo se l’avesse lasciata partire da sola. E Joey sarebbe stata capace di allontanarsi di nuovo da lui se fosse stata messa in condizione di pensare. Prese la sua decisione in un attimo. Capeside era un posto carino per viverci, ed in fondo era casa sua. “OK Pacey, hai vinto. Corri pure a dirlo a Joey."
    "Grazie Gretchen! grazie, grazie, grazie!"
    "Piantala di ringraziarmi! Piuttosto, prima di tornare a casa, passa in gioielleria, compra un bell'anello, e chiedi a Joey di sposarti. Subito. Non voglio tornare a Capeside per raccogliere di nuovo i cocci del tuo cuore."
    Pacey scoppiò a ridere. Sua sorella aveva capito perfettamente che lui non avrebbe permesso a Joey di scappare di nuovo. Erano uguali loro due."OK lo farò. Ci vediamo tra due giorni. Ah Gretchen..."
    "Si?"
    "Ti voglio bene."
 
6.
Pacey entrò in casa con un sacchetto della spesa, lo poggiò sul tavolo, poi andò a cercare Joey. La trovò in salotto che riordinava, aveva indossato una sua camicia a quadri che ricadeva sul suo corpo snello donandole un’ aria terribilmente sexy. Lei non si accorse di lui e questo gli diede l’occasione di osservarla e di ricordare quanto le fosse mancato guardarla muoversi in giro per casa. "Accidenti Potter! Non ho il coraggio di chiederti quanto mi costerà tutto questo!"
    "Non prendermi in giro Pacey! Questa casa è inguardabile, ed io non voglio vivere in un porcile!"
    Pacey scoppiò a ridere. “Parlavo del panorama che mi offri mentre riordini con solo la mia camicia addosso.”
    Joey sorrise, ammiccante. “Non indosso solo la tua camicia. Indosso anche della biancheria, molto, molto osè”
Lui si avvicinò pericolosamente a lei. “Ah davvero?”
Joey annui e Pacey ebbe la forte tentazione di toglierle quella camicia per dimostrarle che, quando lei si era chinata per raccogliere il cuscino del divano, gli aveva mostrato molto più di quello che credeva. Non lo fece. Doveva rimanere lucido se voleva pianificare seriamente il suo futuro con lei. Si allontano, serio, e la ragazza lo guardò con aria interrogativa : "Ascolta Joey. Voglio che tu torni a New York."
    Lei si sentì morire al pensiero che lui la stesse lasciando: "Ma cosa dici Pacey? Io pensavo che saremmo..."
    "Voglio che torni a New York perchè quello è il tuo posto, è la tua vita..."
    "Ma io posso lavorare anche da quì..."
    "No, non puoi. Tu tornerai a New York ed io verrò con te."
    Un sorriso si allargò sulle labbra di lei: "Davvero?"
    Pacey annuì:"Si, davvero.” Si sedette su una sedia e l’attirò sulle sue ginocchia “Ti ricordi quando ieri ti ho detto che volevo che trovassi un uomo che fosse stato in grado di vivere la vita che tu avevi scelto di vivere? Bene, tu hai scelto me, e voglio essere io quell'uomo. Quindi, verrò con te. Anche perchè così non ti permetterò di scappare di nuovo."
    "E il ristorante?"
    "Questa mattina sono passato alla banca. In questi anni ho accumulato abbastanza denaro da potermi permettere di aprire un nuovo ristorante. Così ho deciso che lo aprirò a New York. Certo, per ora sarà un ristorante piccolo, ma con i guadagni dell' Icehouse dovrei riuscire ad ammortizzare le spese. Ho anche contattato Gretchen a Boston. Le ho offerto la gestione dell'Icehouse, lei ha accettato, e tra due giorni prenderà possesso del ristorante e della casa.  Perciò Miss Potter, io, tra due giorni sarò un senza tetto, e se non mi vorrai con te a New York, sarò costretto ad andare a vivere da Doug e Jack."
    Joey scoppiò a ridere."In effetti questo non posso proprio permetterlo!" Cominciò a baciarlo.
    "Aspetta un attimo Joey,ho ancora una cosa da dirti..."
    "Ma non ti stanchi mai di parlare Pace?"
    Lui la guardò serio, era arrivato il momento più difficile e di colpo non aveva più voglia di scherzare. Prese dalla tasca dei pantaloni una scatolina di velluto rosso e la porse a Joey, Non riusciva a parlare. Lei prese la scatolina senza capire, la aprì, e con stupore misto a gioia, prese in mano la piccola striscia di oro bianco tempestato di brillantini. Infilò l'anello al dito, poi lo guardò negli occhi: "Pacey...Non ho parole..."
    Lui sorrise, un sorriso tirato: " Joey Potter senza parole… Questo si che è un miracolo!"
    "Cosa significa questo anello?"
    "Secondo te cosa significa Jo?"
    "Ah io non..."
    Pacey si spazientì: "Voglio sposarti Joey!"
    "Oh Dio..."
    Per un momento le certezze di lui vacillarono, forse era troppo presto per chiederla in moglie, ma ormai non poteva più  tornare indietro. Era fatta.  Joey lo stava fissando e il suo silenzio era la tortura peggiore della sua vita. Cercò di ritrovare la calma: "Perchè invece di guardarmi in quel modo non provi a dirmi cosa ne pensi? Mi sposi?"
    Joey era ammutolita per la sorpresa. Aveva cercato quella felicità per anni e alla fine l'aveva trovata proprio accanto al suo primo vero amore. Si gettò su Pacey con foga, la sedia dove entrambi erano seduti vacillò e persero l'equilibrio, cadendo a terra. Pacey sotto, Joey sopra. Lui sentì il corpo di lei sopra il suo, e perse la cognizione del tempo e dello spazio, poi si riprese, fissò Joey e abbozzò un sorriso: "Accidenti Potter! Bastava un no, non c'era bisogno di uccidermi!"
    "Il mio era un si Pacey. " Joey lo baciò e lui chiuse gli occhi. Finalmente era tornato se stesso.
   
 
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