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Autore: taisa    24/09/2006    7 recensioni
Se Bulma e Vegeta fossero stati degli adolescienti?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

 

1:Il primo giorno

 

Lentamente sembrava riprendere coscienza, con lentezza aprì gli occhi, mormorò qualcosa di incomprensibile, che probabilmente non aveva senso mentre si strofinava gli occhi. Un continuo ronzare gli stava dando alla testa, si voltò stancamente tirando un sonoro schiaffo alla sveglia per farla smettere.

Silenzio finalmente, si voltò dall’altra parte nella speranza di riprendere nuovamente sonno, nulla da fare, ormai era completamente sveglio “Maledizione” borbottò tra se tirandosi leggermente su con la schiena facendo cadere le lenzuola sul pavimento, scoprendo il torso nudo e un paio di boxer attillati, non aveva proprio voglia di alzarsi e si ributto pesantemente sul letto guardando il soffitto pensieroso.

Sentiva delle voci venire dalla cucina, ora si che gli conveniva alzarsi o sarebbero venuti a svegliarlo, decise finalmente di scendere dal letto.

Entrò nel bagno adiacente che per sua fortuna era privato, si passò le mani sul viso mentre si avvicinava al lavandino, infine vi ci appoggiò con entrambe le mani guardandosi allo specchio “Che palle!” esclamò prima di aprire il rubinetto per infilarci sotto la testa.

Dopo essersi lavato e vestito scese in cucina per fare colazione, “Buongiorno Vegeta”  disse una donna molto elegante, dagli occhi verdi e i capelli lunghi e neri ‘Cazzo ma questa è già qui a quest’ora? Non è che ha dormito qui?’ si chiese andando a cercare lo sguardo del padre che era impegnato a leggere il giornale con una tazza di caffè in mano. La donna gli si avvicinò con un sorriso “Allora sei pronto per il tuo primo giorno alla nuova scuola?” gli chiese con entusiasmo “Se… come no” fece lui sarcastico avvicinandosi al tavolo, proprio non sapeva come il padre riuscisse a sopportare una donna tanto odiosa.

Era la compagna di suo padre già da qualche tempo ormai e sembrava essersi presa un po’ troppa confidenza per i suoi gusti, non era la prima che il padre se ne portava una letto, ma questa era particolarmente appiccicosa, anche con lui.

“Vegeta!” disse l’uomo richiamando all’ordine il figlio per il tono usato verso Trya, questo era il nome della donna, che per tutta risposta gli si avvicinò accarezzandolo “Non preoccuparti tesoro non si è ancora abituato” poi sorrise in corrispondenza del “piccolo” Vegeta, che rispose con una smorfia ‘Cazzate! Non ti sopporto proprio vecchia strega!’ pensò accigliato, finalmente il padre si degnò di alzare lo sguardo su di lui, erano identici nell’aspetto, lo si vedeva un miglio di distanza che erano padre e figlio, l’unica differenza oltre all’età era il pizzetto dell’uomo, e si somigliavano

anche nel carattere, entrambi fieri e orgogliosi, troppo, infatti tra di loro non correva buon sangue, motivo per il quale molte delle donne entrate in quella casa ne uscivano esasperate, era una specie di guerra fredda, fatta di sguardi e di comportamenti non sempre dignitosi del ragazzo.

Vegeta, il padre, era un uomo d’affari importante, e spesso lasciava il figlio a doversela cavare da solo, e non sempre le cose erano andate bene, infatti il ragazzo era già stato espulso da 5 scuole diverse in 3 anni, ora si apprestava ad affrontare la sesta.

“Devo accompagnarti a scuola o pensi di NON saltare le lezioni almeno il primo giorno” gli disse il padre con aria severa, “Non sono un bambino” rispose con stizza l’altro afferrando una brioche ed infilandosela in bocca portando la mano con la cartelletta sulla spalla, lasciando la stanza sbattendo violentemente la porta, facendo altrettanto con il portone principale.

Sua madre non l’aveva mai conosciuta, e suo padre non gli parlava mai di lei, non sapeva neanche che fine avesse fatto, forse era morta, forse era scappata, da bambino una volta lo aveva chiesto, ma sinceramente non si ricordava, i rapporti con il padre era troppo tesi per mettersi  fare un discorso del genere, troppo impegnativo per entrambi, che di norma si limitavano a monosillabi o peggio ancora ad insulti. Era un ragazzo un po’ problematico, spesso aveva fatto a botte con alcuni compagni, e mai una volta si era degnato di spiegare perché, in più di un occasione lo aveva fatto solo perché questo o quello gli dava fastidio.

Si accorse di essere vicino alla scuola quando sentiva un gruppetto di ragazzi e ragazze fare un sacco di casino, dalle uniformi si capiva che erano della sua scuola, forse della sua stessa età, ma in fondo non gli interessava.

Lui preferiva starsene per conto suo, preferiva il silenzio della solitudine, non sapeva neanche lui perché, forse per abitudine, non aveva mai avuto un vero amico fino ad ora, era sempre rimasto da solo nel buio della sua camera, suo padre era troppo impegnato a mandare avanti la sua azienda del cavolo per accorgersene, quindi finiva spesso affidato a qualche matrigna “temporanea” una più rompiballe dell’altra.

Ormai era arrivato, conosceva fin troppo bene la burocrazia per entrare in una nuova scuola, doveva prima andare dal preside, per sentirsi dire che lo avrebbero tenuto d’occhio, che era stato espulso già troppe volte e doveva stare attento, o si fingevano sorpresi del fatto che il figlio di un grande dirigente si trovasse così spesso nei guai, insomma le solite minacce o finte attenzioni che lui si era deciso a NON ascoltare.

Entrò in segreteria dove una donna dai capelli blu molto vaporosi lo accolse con un sorriso. Si presentò come Lunch e se avesse avuto bisogno di qualcosa poteva rivolgersi a lei, certo, come se venisse a riferire i suoi problemi ad una segretaria incapace…

La donna lo accompagnò fino all’ingresso della porta del preside, dopo aver bussato ed ottenuto risposta si affacciò con un gran sorriso “E’ arrivato Vegeta Principe, il nuovo studente” “Lo faccia entrare” disse un voce da uomo anziano. Vegeta entrò nella stanza, aveva ragione, era un vecchio pelato dalla lunga barba bianca e dai grossi baffi, gli occhi coperti da degli enormi occhiali da sole “Accomodati ragazzo” disse facendogli cenno di sedersi “Io sono il Preside Muten” pese in mano la cartelletta riguardante il nuovo studente mentre questi si sedeva pesantemente sulla sedia che gli era stata indicata dopo aver scaraventato la cartella accanto ad essa, guardava l’uomo con aria annoiata, come chi non intendeva stare lì, e che aveva solo voglia d’andarsene “Mmm… vedo che ne hai combinate tante prima di venire qui…bla bla bla”, Vegeta non stava già più ascoltando, lo guardava negli occhi solo per illuderlo che qualcosa gli sarebbe entrato in testa con le braccia incrociate sul petto.

“Bla bla bla… spero comunque che ti troverai bene in questa scuola… puoi andare ora se vuoi” disse mentre sorrideva, o almeno così sembrava visto che del volto si poteva vedere poco o nulla. Vegeta uscì e fu accompagnato in classe da uno che doveva essere un suo professore, che gli disse di attendere nel corridoio davanti all’aula mentre lo avrebbe introdotto alla classe. Seccato si appoggiò al muro in attesa che gli dicesse di entrare, non ci volle molto che la testa del professore sbucasse dalla porta facendogli cenno di accomodarsi. Tutti gli occhi erano puntati su di lui, sensazione che non gli piaceva affatto “Allora Vegeta, vuoi presentarti alla classe?” disse l’uomo con un sorriso “No!” rispose secco “Dove mi siedo?” il sorriso del prof si spense, mentre in tutta la classe si sollevò un brusio “D…dove vuoi” rispose infine l’insegnante. Vegeta si guardò in giro notando un banco in fondo alla classe un po’ isolato dagli altri che dava sulla finestra, attraversò l’aula sedendosi al banco. Durante tutta l’operazione il brusio non cessò fino a quando il professore non richiamò l’attenzione su di se iniziando la lezione, Vegeta guardava fuori dalla finestra, non c’era nulla da vedere, un mucchio di grossi edifici a perdita d’occhio, ma la cosa non sembrava importargli, si sentì osservato e si voltò per capire chi era il rompipalle, notò che il ragazzo davanti a lui era girato ad osservarlo, “Che cazzo vuoi?” gli chiese sgarbatamente, ma il ragazzo non sussultò, lo guardò con un sorriso grattandosi la testa scompigliandosi i capelli ancora più di quanto non fossero già “Nulla, volevo presentarmi, mi chiamo Goku” gli disse porgendogli la mano, Vegeta si limitò a guardarla prima di tornare al “panorama”. “SON!! Smettila di disturbare il tuo compagno e segui la lezione!” il ragazzo che era rimasto a guardare per un attimo Vegeta si voltò tornado a grattarsi la testa “Mi scusi prof…” appena questi continuò a fare l’appello Goku si sporse verso il banco accanto, dove un piccoletto dalla testa rasata era seduto, quindi gli bisbigliò qualcosa.

“Brief? Qualcuno sa che fine ha fatto Brief?” chiese l’insegnante un po’ irritato, in quel momento la porta si aprì ed una ragazza dai capelli azzurri e gli occhi dello stesso colore apparve ansimante, doveva aver corso, l’uomo si volto “Brief! Sempre in ritardo! Vai a sederti al tuo posto!” “Si… mi scusi prof…” disse mentre cercava di prender fiato, si avvicinò a Goku e quello che sembra il suo gruppetto sedendosi non troppo distante da Vegeta. Goku si voltò a guardarla “Hai fatto appena in tempo Bulma” disse continuando a sorridere “Uff… la sveglia non ha suonato” “Oppure sei tu che l’hai ignorata…” disse un ragazzo seduto accanto a lei dai capelli lunghi raccolti in una coda “Yamcha sta zitto!” gli rispose lei già pronta la litigio, solo in quel momento si accorse di Vegeta, che per tutto il tempo non aveva battuto ciglio continuando a fissare fuori dalla finestra “Ciao, io mi chiamo Bulma, tu chi sei? Sei nuovo? Da dove vieni?” chiese d’un fiato, Vegeta finalmente si girò o guardarla evidentemente seccato ‘Ma quanto parla questa! Se sapevo che c’era anche lei mi sarei messo in un altro banco’ pensò squadrandola, lei continuava a sorridere tendendogli la mano, ma lui si limitò a tornare a guardare fuori, e la cosa mandò in bestia Bulma che aveva già iniziato a dare in escandescenza “ Ma tu guarda questo, nessuno ti ha mai insegnato le buone maniere scimmione?” gli urlò contro irritata, ci fu un attimo di silenzio tra i due, che fu interrotto da Vegeta che tornò a guardarla “Hai finito di starnazzare ragazzina?” “Come mi hai chiamato?” disse lei alzandosi irritata “Ti riferisci allo starnazzare o al ragazzina?” Goku si mise una mano in faccia, sapeva che provocare così Bulma voleva dire solo guai “BRIEF!! E anche tu… nuovo arrivato FUORI!!” li riprese il prof costernato, quel ragazzo era appena arrivato e già si era messo a litigare con i suoi compagni di classe, ma mentre Bulma cercò di replicare Vegeta si alzò senza dire una parola evidentemente abituato ad essere buttato fuori dall’aula.

Uscì dalla classe sbattendo la porta, senza badare troppo a Bulma che lo seguiva che quasi la prese in faccia, la riaprì guardandolo male “TU!!! Brutto scimmione!” gli sbraitò contro, ma Vegeta la ignorò e decise si andare a farsi un giro “EHI! Dove vai dobbiamo stare qui!!” gli urlò dietro lei, ma ormai era lontano, alla ragazza non restò che appoggiarsi al muro per scivolare lentamente sul pavimento borbottando un “Che stronzo”.

Vegeta camminava con le mani in tasca lo sguardo in avanti, andava dritto per la sua strada, non gli interessava quale fosse, né dove lo avrebbe portato, a lui interessava solo trovare un posto in quella dannatissima scuola dove potesse farsi gli affari suoi in beata solitudine, ma la cosa non gli fu concessa, mentre svoltava l’angolo fu colpito da un piccoletto dall’aria inquietante, “Attento a dove metti i piedi nanerottolo” lo apostrofò Vegeta senza troppi complimenti, il ragazzo alzo lo sguardo con dei sottili occhi rossi, la pelle era chiarissima, quasi bianca le labbra sottili sul viola andante “Tu non sai chi sono io vero?” gli rispose sibilando, Vegeta lo guardò con sorpresa, ma senza paura, nemmeno quando due esseri dall’aria altrettanto inquietante si avvicinarono a lui.

Uno dei due era alto e snello, con dei lunghi capelli raccolti in una treccia, l’altro più basso e dalla corporatura robusta, lo fissavano con aria di sfida “Devi essere quello nuovo” disse il primo dei due “Quindi non sai come funziona da queste parti” disse il secondo, poi si voltò a guardare quello piccolo che dei tre sembrava il capo “Ehi Freezer, gli facciamo capire come ci si deve comportare?” chiese quello indicando Vegeta. Freezer annuì “Bene Dodoria, fagli capire chi è il capo” si rivolse poi a quello alto “Zarbon, lasciamo che se ne occupi lui” disse cominciando ad allontanarsi seguito dall’altro “Ehi! Aspetta!” lo fermò Vegeta guardandoli andar via “Scappi? Hai paura di farti male piccoletto?” Freezer si fermò dopo averlo superato senza voltarsi “Dodoria basta e avanza per te, se dovessi “chiarire” io rischieresti di farti troppo male” disse allontanandosi definitivamente.

Vegeta lo guardò allontanarsi con la coda dall’occhio, mentre Dodoria gli appoggiò una mano sulla spalla costringendolo a seguirlo.

 

“Ma tu guarda che stronzo!!!” Bulma entrò in palestra con un andatura tutt’altro che femminile, quello scimmione era sparito lasciandola da sola in mezzo al corridoio e a sorbirsi la ramanzina a causa della sua assenza “Dai calmati Bulma, non dovresti arrabbiarti per così poco” disse Yamcha mettendole una mano sulla spalla per farla calmare “Yamcha ha ragione Bulma, è inutile arrabbiarsi, quello è uno con il quale è meglio non avere nulla a che fare” Yamcha annuì stringendo a se la ragazza “Visto anche Crilin è d’accordo con me” disse indicando il ragazzino piccolo e pelato che aveva appena parlato “Eheheh… sarà, ma a me sta simpatico…” ridacchiò Goku che per tutta risposta fu zittito dallo sguardo raggelante della ragazza, Bulma quando voleva sapeva far tremare di paura persino un tipo grande e grosso come lui. Goku si guardò intorno nella speranza di distogliere lo sguardo da quello pericoloso dell’amica “Ah! C’è Chichi!” disse notando la ragazza dai lunghi capelli neri che lo stava evidentemente cercando “EHI!! CHICHI!! SIAMO QUIIII!!!” la chiamò sventolando una mano. La ragazza sentendosi chiamare si avvicinò tutta contenta al gruppetto, assalendo Goku con un caloroso abbraccio “Ciao a tutti” disse guardando Goku negli occhi, era poco convincente quel saluto, era evidentemente rivolto solo al suo ragazzo.

“Che bello Goku, quest’anno facciamo educazione fisica insieme” disse la ragazza staccandosi un po’ da lui, “Già” annuì tutto contento il ragazzo, finalmente Chichi si voltò verso gli altri ancora intenti a calmare la furia azzurra, detta anche Bulma, “Cosa le prende?” bisbigliò Chichi in un orecchio a Goku, la conosceva troppo bene per sapere che se lo avesse chiesto direttamente a lei sarebbe esplosa in una furia devastante, Goku dal canto suo con un sorriso che solo lui sa fare le spiegò con calma quanto era successo tra lei e il nuovo arrivato, che se non fosse per la presentazione del prof nessuno avrebbe potuto sapere il suo nome, visto che non si era ancora presentato.

“ATTENZIONEEEEEE!!!” urlò qualcuno alle loro spalle tutto il gruppetto di amici si girò, troppo tardi per il povero Yamcha che venne colpito in pieno volto da una pallonata che lo fece cadere violentemente a terra sbattendo la testa.

 

Goku aiutò Bulma a caricarselo in spalla e portarlo in infermeria, una volta lì lo appoggiarono sul lettino, poi Goku si rivolse gentilmente a Bulma “Io devo tornare in palestra, tu resta pure se vuoi lo dico io al prof” Bulma annuì preoccupata per la sorte del suo ragazzo, nella speranza che non diventasse più stupido di quanto non fosse già. Si guardò attorno ma non vide nessuno ‘Strano’ pensò ‘ Di solito c’è sempre  l’infermiera, chi sa che fine ha fatto’ prese una sedia sedendosi vicino al letto sulla quale Yamcha era sdraiato, accanto al quale aveva una bacinella piena d’acqua e uno strofinaccio che gli passava sulla fronte in attesa che si riprendesse. La porta si aprì, Bulma girò la testa per vedere chi fosse, l’infermiera della scuola aiutata da un professore trascinò un ragazzo appoggiandolo sull’altro lettino si scambiarono qualche parola che però non riuscì a capire, avrebbe anche voluto vedere chi era il ragazzo, ma a causa di una tendina non poteva guardarlo in faccia, il professore finì la conversazione con l’infermiera, diede un’occhiata a Bulma e si allontanò, la donna invece le porse un sorriso “Sono subito da te, sistemo prima questo delinquente” “Ehm… si grazie” rispose la ragazza annuendo. Dopo alcuni minuti di medicazioni ad un ragazzo probabilmente incosciente, visto che non sentì alcuna voce o lamentela per il dolore provenire dal misterioso paziente, eppure la donna curate le eventuali ferite sembrò parlargli prima di avvicinarsi a Bulma dando un’occhiata a Yamcha disteso sul letto “Allora? Cos’è successo qui?” chiese con dolcezza “Ha preso una pallonata in testa, ed è caduto sbattendo la testa”. La donna trattenne una risatina, le mise una mano sulla spalla “Quello che stai facendo va bene, continua così fino a quando si sveglia, io vedo a prendergli del ghiaccio” si allontanò di qualche passo poi le bisbigliò portandosi una mano alla bocca per non farsi sentire “E già che ci sei impedisci a quella testa calda lì di uscire” disse indicando col pollice l’altro ragazzo ancora disteso sul letto “Ho idea che non sia uno che ama starsene in infermeria” le fece l’occhiolino e uscì.

Infatti qualche secondo dopo, un movimento sul letto accanto catturò la sua attenzione, si voltò notando che in qualche modo il misterioso ragazzo si era già rimesso in piedi, ma ancora dietro la tenda, quindi non riusciva a vederlo “Ehi! Non dovresti muoverti, l’infermiera ha detto che…” Bulma non fece in tempo a terminare la frase “Sta zitta! E fatti i cazzi tuoi!”. Bulma si alzò indignata andando dietro la tenda, aveva tanta voglia di picchiarlo sto tizio, tanto erano già in infermeria, e poi doveva ancora smaltire la rabbia. Appena il ragazzo le fu visibile lo riconobbe all’instante “Ah! Ma tu sei quello nuovo!” disse indicandolo, Vegeta alzò lo sguardo, solo allora Bulma notò che aveva il volto pieno di lividi e ferite, bende e cerotti gli coprivano l’intera faccia e su alcuni di essi si intravedeva del sangue che evidentemente stava ancora fuoriuscendo copioso, notò inoltre che si teneva lo stomaco, la camicia della divisa slacciata lasciò intravedere un’evidente fasciatura. Per qualche strano motivo vederlo così le faceva quasi tenerezza, c’era qualcosa che non riusciva a spiegarsi, come se qualcosa in quel ragazzo fosse completamente sbagliata e fuori posto, ma non riuscì a capire cosa. “Co…cosa ti è successo?” gli chiese poi con un filo di voce “Cose te ne frega!” disse irritato della troppa insistenza di quella ragazzina “E spostati, mi stai intralciando la strada” continuò lui cercando di spostarla anche se non aveva le forza “Neanche morta!” rispose lei decisa allargando le gambe e appoggiando le mani ai fianci pronta a non farlo passare, Vegeta la squadrò per alcuni secondi, poi uno strano sorriso, che aveva qualcosa di sinistro si dipinse sul suo volto. Quello strano sguardo lasciò si stucco la ragazza che lo guardava senza capire quali fossero le sue intenzioni “E va bene… me ne vado a modo mio!” disse voltandosi di scatto verso la finestra alle sue spalle e senza un secondo di esitazione saltò fuori, erano al piano terra certo, ma c’era comunque un metro prima del terreno, e lui era anche ferito, Bulma lo guardò basita per un attimo, poi si avvicinò per vedere come fosse atterrato e per controllare che non si fosse fatto male, ma con sua grande sorpresa il ragazzo era atterrato perfettamente in piedi e stava già correndo in direzione del cortile, anche se stava evidentemente zoppicando, ma non era chiaro se fosse dovuto all’atterraggio o a ciò che gli era successo precedentemente. “Dov’è l’altro ragazzo?” Bulma si voltò di scatto, l’infermiera la guardò con aria perplessa, la ragazza indicò la finestra senza parole “E’…è uscito dalla finestra”

 

Non aveva alcuna voglia di tornare a casa, insomma chi glielo faceva fare, dover passare la serata con la strega e suo padre non era la cosa più allettante del mondo, e poi se si fosse presentato a casa con i nuovi lividi e le ferite si sarebbe beccato punizioni e forse altri schiaffi, senza contare le mille domande che quell’oca gli avrebbe rivolto sulla sua giornata a scuola, no, non ne aveva alcuna intenzione, decise quindi di girovagare ancora per la città, da solo, e in silenzio come piaceva a lui, infatti evitava cautamente tutti i posti più affollati. Non sapeva quante ore erano passate da quando sarebbe dovuto essere a casa, la scuola era finita da un pezzo, nonostante ciò nessuno aveva ancora preso la briga di chiamarlo, e con “qualcuno” intendeva suo padre, ma forse non si era neanche accorto della sua assenza, la donna aveva provato a chiamarlo un centinaio di volte, ma lui non aveva intenzione di risponderle, non erano affari di quella, cosa faceva e dove andava erano affari suoi, non erano nemmeno parenti, e non lo sarebbero mai stati, anche se suo padre avesse deciso di sposarla.

Ormai era sera tardi e decise di rientrare, appena aprì la porta la voce autoritaria di suo padre lo investì dal salotto “Dove sei stato?” chiese senza voltarsi continuando a leggere alcuni documenti che teneva in mano “Da quando ti interessa?” rispose il figlio sbattendo la porta “Trya era molto preoccupata” l’uomo continuò a non guardarlo ‘Lo stronzo, sapevo che non era per interesse personale che me lo chiede’ penso amaramente il ragazzo stringendo i pugni “Non vedo come le cosa possa riguardarla”. Vegeta si spostò nell’ombra, in modo da non far notare al genitore i risultati del suo primo giorno di scuola, ma l’uomo si alzò andando in contro al figlio che non indietreggiò. Vegeta senior notò subito le contusioni ma fece finta di nulla incrociando i suoi occhi in quelli del figlio “Trya ti ha preparato la cena, vai a mangiare” disse in modo autoritario, quasi fosse un ordine, il ragazzo sostenne lo sguardo del padre senza muovere un solo muscolo facciale “Non ho fame!” mentì, non aveva mangiato a mezzogiorno, visto che non aveva voglia di andarci, soprattutto per la scazzottata, “Bene allora, va in camera tua, ed è inutile che ti dica che dovrai restarci fino a domani visto come ti presenti a casa” rispose infine il padre riferendosi a come il figlio era conciato “Tsk” fu la risposta di Vegeta, non che avesse voglia di obbedire a suo padre, ma non aveva né voglia di mangiare ciò che quella donna aveva cucinato, né aveva voglia di passare un secondo di più con quell’uomo, quindi andò a rifugiarsi in camera sua, si sdraiò sul letto osservando il soffitto, gli ci volle poco per addormentarsi.

  
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