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Autore: ka_chan87    25/09/2006    10 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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o.o’…
C’è… c’è nessuno?
Oh, r- ragazzi, che piacere vedervi! Ehm, un momento… c- cosa sono quei fucili, quelle lance… quelle vanghe?!? O______O’’’’’’’’
Q______Q Chiedo venia, chiedo venia!!! >.<
So di essere non in ritardo, di più, ma mooolto di più… e questa volta ho davvero esagerato e non so da che parte farmi per le scuse….
Chiedo veramente perdono, ma dopo che sono tornata dall’Irlanda sono stata davvero molto impegnata, tra il mandare avanti la casa da sola, pulire, uscire, fare questo e quello il tempo per scrivere si è ridotto veramente a poco, senza poi tralasciare i rari momenti in cui voglia, vena creativa e umore coincidessero e mi permettessero di scrivere qualche cosa di decente!
Però mi scuso lo stesso, non era mai successo che vi facessi aspettare tanto. Solo che questo è e sarà un periodo un po’ delicato visto che tra neanche due settimane mi dovrò trasferire a Milano… e, una volta là, le occasioni per scrivere saranno un po’ più limitate. Spero avrete pazienza, perché non alcuna intenzione di abbandonare questa storia… solo, i tempi sono e saranno quello che sono, per cui, tutti, dovremo avere pazienza….
Ma ora sono qui, con questo nuovo capitolo fresco fresco! Credo che anche con questo vi lascerò un po’ di stucco, non so, staremo a vedere! ;P
Prima di lasciarvi alla lettura voglio dedicare un attimo ai ringraziamenti, per coloro che hanno commentato lo scorso capitolo: Resha91; raska81; inukun; Lorimhar (Ehbè… niente… come sempre, grazie mille! *-* Un bacione); Ragnarok79 (Grazie, grazie per avermi dato del genio! Comunque complimenti anche a te se avevi colto la cosa! Comunque, anche a te, come sempre, grazieee! Kiss); Mara45 (New entry a cui devo fare i complimenti visto che si è letta la fic in due giorni, io penso ce ne avrei messi molti di più! XD – comunque lo prendo come un ottimo segnale. Per leggerla in soli due giorni vuol dire che ti piace sul serio! Me mui felice, grazie! =^^=); Elychan (No, Kagome ancora non ha alcuna notizia di Kaede… comunque, bè, niente, leggete! XD); Elly (Grazie mille per il commento al rapporto Miroku- Governatore, che direi si è voluto molto dall’inizio della storia… devo dire che questa ‘coppia’ mi sta molto a cuore. Comunque, sì, leggevo e sono letteralmente innamorata del fumetto Yami No Matsuei – che, peraltro, attendo disperatamente, con lacrime annesse, di vederne il seguito! – e sì, Kurikara è uno degli ultimi personaggi comparsi ^^); cri-chan.
Bene, ecco fatto, sta volta sono anche riuscita a scrivere io stessa qualche commento, cosa che facevo abitualmente… ma perché non esistono le giornate da 36 ore?!? Q____Q
Dopo questo sfogo insensato, direi che è ora che vi lascio al capitolo… buona lettura! ^________^

28° CAPITOLO “LA GIOSTRA DELLA MORTE”

L’aria che si respirava a Hogarth era fresca e allegra, un toccasana per qualcuno sempre immerso nella tensione della morte, furba e meschina cacciatrice di vite innocenti.
Il resto della giornata dell’arrivo dei membri del Consiglio delle tre Terre era passata in modo piacevole e rilassante, necessaria per poter permettere ai quattro giovani di recuperare le forze perse nel corso di quel viaggio serrato.
La guarnigione, da centro militare freddo e potente, sapeva trasformarsi in una cittadina viva e brulicante di persone pronte in ogni momento a festeggiare e a godere delle tregue che la minaccia sottile della morte concedeva loro.
Khel si era dimostrato un ottimo padrone di casa, e tutti, a Hogarth, sembravano portagli un grande rispetto e per i Cavalieri più giovani rappresentava una guida e un padre.
Verso l’ora di cena erano stati raggiunti anche dai Draghi, rifocillati adeguatamente e riposati visto che loro avevano faticato più di tutti.
Anche i Cavalieri provenienti da Eldoras erano stati invitati ad approfittare del pomeriggio libero che era stato messo loro a disposizione e Evan in persona si era premurato affinché i loro alloggi fossero il più accoglienti possibile, con lenzuola fresche e uno spuntino preparato per ciascuno di loro, posato invitante sul tavolino sistemato in ciascuna stanza.
Le camere dei quattro ragazzi, riservate per loro all’interno della caserma, erano relativamente vicine, a coppie collegate tra loro, anche se divise da uomini e donne.
Si erano beati del bagno che era stato per loro preparato e avevano sentito la piacevole sensazione dei muscoli che si rilassano e che recuperano le energie perdute.
Oltre a questo erano stati riforniti anche di vestiti puliti in attesa che i loro, usati per il viaggio, messi a lavare, fossero stati pronti.
“Devo dire che Khel ha pensato proprio a tutto” commentò piacevolmente stupita Kagome, guardando il suo leggero vestito di cotone verde acqua, senza maniche, che le fasciava morbido la figura longilinea, seduta sul letto della sua camera, di fronte a lei Sango, i capelli lunghi legati in una coda alta e avvolta, anche lei, in un morbido vestito di un caldo arancione, al contrario del suo, con maniche a tre quarti.
“Già, è stato davvero gentile! E anche suo figlio, Evan, è davvero una persona affabile” commentò in risposta la Cacciatrice “Ed è anche molto carino, non trovi?” aggiunse poi, guardando con occhi maliziosi l’amica
“Sì, lo è, ma non vedo cosa possa centrare” rispose Kagome, senza capire dove volesse andare a parare la ragazza con quella frase… e quello sguardo.
“Ma come! Non dirmi che non ti sei accorta di come ti guarda!” esclamò stupefatta l’altra
“Perché, come mi guarda scusa?”
“Dire che gli brillano gli occhi quando ti vede è poco!” osservò divertita Sango nel leggere stupore e imbarazzo nelle iridi argentee del Cavaliere Supremo
“Non… non ci avevo fatto caso…” borbottò, disorientata da quella osservazione
“Me lo immaginavo, bisogna dire che sei un po’ tonta in queste cose!” la prese in giro Sango, vedendole gonfiare le guance, indispettita
“Scusami se non sono un’esperta in questo genere di cose, anche se non sapevo che lo fossi tu!” la rimbeccò inacidita, quando poi nei suoi occhi passò un lampo di malizia, e il suo sguardo si trasformò in uno di chi la sa lunga
“Pe- perché adesso mi guardi così?” balbettò intimorita la Cacciatrice
“Oh, bè, mi è venuto in mente che forse c’è qualcosa di cui mi devi parlare, vero Sango?” le domandò con tono allusivo la miko, avvicinandosi all’amica che si ritrasse imbarazzata
“Di- di che cosa ti dovrei parlare, scusa?” cercò di fingere lei, recuperando un minimo di sangue freddo
“Degli sguardi languidi che vi siete scambiati tu e Miroku per tutta la giornata, per esempio, oppure delle occhiate omicide che gli lanciava Sieg… comincia da dove vuoi”.
Ecco, l’aveva beccata, pensò Sango rassegnata. Doveva pensarci prima al fatto che Kagome fosse una gran osservatrice, quasi quanto Miroku… peccato che fosse una frana con lei stessa.
Sbuffò, passandosi una mano tra la frangetta scura.
“Bè, ecco… l’altra sera… ci siamo baciati…” balbettò, flebile, e con il volto in fiamme.
“Ma è fantastico, Sango! Non sai come sono contenta per te! Lo sapevo che vi piacevate!”esultò raggiante Kagome, abbracciando con foga l’amica che ridacchiò
“Calmati Kagome… questo non vuol dire che mi ami…” osservò la Cacciatrice con occhi leggermente tristi
“Di questo non mi preoccuperei. Si vede lontano un miglio che Miroku stravede per te” la rassicurò la miko
“Tu dici?”
“Dico, dico, fidati!” e le fece l’occhiolino.
“E di te e Inuyasha… che mi dici? Si può sapere cos’è successo al ballo? Credi che non mi sia accorta che lo hai accuratamente evitato per quasi una settimana intera?” domandò curiosa Sango, e questa volta fu il turno di Kagome di arrossire e irrigidirsi.
“È… complicato…” cercò di sviare la ragazza
“Oh, ma noi non abbiamo fretta, c’è tutto il tempo che vuoi” insistette l’altra, ricevendo un’occhiataccia da parte della miko alla quale rispose con un largo sorriso di vittoria.
Kagome la guardò rassegnata, e poi, in fondo, aveva bisogno di sfogarsi.
“Ecco… non so se lo hai visto… ma nel bel mezzo del ballo, mentre ero ancora con Kouga, Inuyasha si è presentato dal nulla, trascinandomi poi via con sé…”
“Sì, io e Miroku lo abbiamo visto”
“Bene. Bè, in seguito siamo arrivati fino al boschetto e lì gli ho chiesto che diavolo gli fosse preso, quale fosse il suo problema visto che fino a quel momento mi aveva completamente ignorata e…” si interruppe, mentre le guance tornavano a tingersi di un rosso acceso al ricordo di quella sera
“E…?” la esortò Sango, ora più curiosa che mai
“E mi ha baciata” sospirò Kagome, gli occhi chiusi
“Cooosa?!? Stai dicendo sul serio?” le domandò meravigliata l’amica, non credendo a quanto aveva sentito
“Ti pare potrei scherzare?” la guardò storta l’altra
“No, scusa… e tu? Insomma cos’è successo dopo?”
“Io… io non lo so, so solo che non mi sono mai sentita così. All’inizio mi sono lasciata andare ma poi… poi sono scappata e l’ho evitato per una settimana fino a quando, l’altro giorno, l’ho trovato negli appartamenti di Hirador e sono stata costretta a parlargli e… e mi ha detto… che mi ama” disse infine, per poi rimanere in silenzio, con la testa china e le guance imporporate, mentre gli veniva di nuovo alla mente il volto serio dell’Hanyou e i suoi occhi pieni di un sentimento profondo e talmente avvolgente da spaventarla.
Sango rimase anche lei in silenzio, guardandola con tenerezza.
“Non so come comportarmi, Sango. Davvero, non lo so” ammise poi con voce piena di sentimenti contrastanti Kagome, gli occhi limpidi ricolmi della sottile morsa dell’incertezza e della confusione.
La Cacciatrice la guardò con attenzione, comprendendo nel solo osservarla quanto quella situazione la mettesse seriamente in difficoltà.
“Non… non l’avrei mai immaginato. Insomma, all’inizio non ci sopportavamo neanche, poi col tempo, sì, abbiamo avuto modo di conoscerci e di certo so che mi volesse bene ma… ma che mi amasse…. Io… questa è la prima volta che, insomma… non so che fare” sospirò la miko, torturandosi le mani nella disperata ricerca di una risposta che non riusciva a trovare.
“Hai bisogno di tempo, Kagome. Visti i tuoi turbamenti e le tue incertezze non puoi permetterti di essere frettolosa, rischieresti solo di prendere le decisioni peggiori… sia per te che per Inuyasha. Purtroppo questo poi non è nemmeno un buon momento, ma devi prenderti tutto il tempo che ti è necessario. Anche il nostro Hanyou testardo penso lo sappia bene” le sorrise Sango, cercando di rincuorarla, mentre l’altra annuiva con occhi pieni di gratitudine.
Parlare di tutta quella situazione le aveva fatto bene. Sì, ne aveva già discusso con Hirador, ma il parere di una donna era differente.
“Spero solo di fare la cosa giusta. Non… non voglio farlo soffrire…” balbettò Kagome, leggermente imbarazzata
“Già questo deve darti da riflettere. Se prima che a te, pensi ai suoi sentimenti vuol dire molto… ma non sta a me dirti cosa significhi, devi arrivarci da sola”.
Il Cavaliere Supremo rifletté bene su quelle parole, cercando di carpirne il significato. Comunque, come la sua stessa amica aveva detto, il tempo era l’unica cosa di cui aveva bisogno.
“Bè, direi che si è fatta ora di andare. I nostri uomini si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto” notò allegra la Cacciatrice, alzandosi dal letto, seguita dall’altra.
Uscirono dalla camera della miko, per dirigersi verso le scale che portavano al piano inferiore, dove vi era l’ingresso, lo studio di Khel, il soggiorno e altre stanze adibite a diversi scopi.
Scendendo, videro ad attenderle nell’atrio Khel e il figlio Evan in compagnia di Miroku e Inuyasha, anche loro con indosso i vestiti che gli erano stati dati gentilmente in sostituzione dei loro.
I quattro si accorsero quasi immediatamente della loro presenza, soprattutto il mezzo- demone che aveva percepito i loro odori, in particolare quello di Kagome… anche quella sera più bella che mai avvolta in quel vestito leggero.
Guardandola ancora una volta ammise a se stesso che era stato quasi matematico l’essersi innamorato di lei… insomma, era la creatura più sublime e perfetta che avesse mai visto!
Le sue guance, nel formulare quel pensiero, si tinsero immediatamente di un leggero rossore, non si credeva capace di poter pensare certe cose.
“Buonasera a tutti voi, signori” li salutò Sango una volta di fronte a loro
“Buonasera a voi, incantevoli fanciulle! – ricambiò Khel – Spero che le vostre stanze siano di vostro gradimento e che anche gli abiti vadano bene”
“Oh sì, non ti preoccupare, siete stati davvero gentili a metterci a disposizione tutto ciò di cui avevamo bisogno” lo ringraziò sorridente Kagome attirando ancora di più lo sguardo affascinato di Evan, sotto l’occhio vigile e indispettito di Inuyasha.
“Ma no, ma no, sciocchezze, questo è il minimo! Forza ora, ci aspetta una succulenta cenetta” e il comandante si avviò verso le porte della caserma, seguito dai cinque ragazzi.
“Sei davvero incantevole questa sera, Sango” Miroku si era avvicinato alla ragazza, senza riuscire a trattenersi dall’elogiarla per la sua bellezza. Non dopo che, finalmente, aveva espresso, almeno in parte, i suoi sentimenti per lei.
La Cacciatrice arrossì leggermente, rivolgendogli un sorriso che si allargò quando lo vide porgergli il braccio, che accettò con gioia, avvicinandosi maggiormente a lui.
Da dietro, mentre procedevano per le vie animate di Hogarth, qua e là decorate dalle ombre delle case visto il cielo imbrunito, Kagome guardava i due sorridendo contenta nel vederli così vicini.
“E così, quei due…” dal nulla avvertì la presenza di Inuyasha e la sua voce vellutata commentare al quadretto che gli si presentava davanti
“Già…” commentò semplicemente, flebile, la miko, senza osare rivolgergli lo sguardo, già fin troppo tesa in sua presenza.
Sempre, ogni qual volta che il mezzo- demone le si avvicinava, il suo corpo si protendeva in spasmi e brividi, quasi che urlasse in risposta per la sua vicinanza.
Aveva timore di quelle sensazioni, così come aveva timore del sentimento di lui, perché così impetuosi, così irruenti.
Respirò a fondo. Aveva bisogno di calma se voleva venire a capo di qualche cosa.
“Kagome, io…” lo sentì esordire titubante, senza però scoprire cosa avesse intenzione di dirle, visto che la voce ruggente di Khel li avvertì del loro arrivo a destinazione.
“Eccoci qua, questa è ‘La Fortezza ’, la locanda migliore di tutta Hogarth, e forse di tutto il Continente!” la presentò il comandante con la sua risata potente “Forza, sono venuto oggi pomeriggio, personalmente, per riservarci un tavolo anche se, in effetti, non ce ne sarebbe stato bisogno, visto che sono un cliente speciale, eheh!”
“Smettila di vantarti, stupido padre, ed entriamo invece di far stare impalati davanti alla porta i nostri ospiti! Ma tu guarda, se non ci fossi io… quest’orso non sa nemmeno trattare i forestieri!” intervenne Evan con tono di rimprovero e amareggiato per il comportamento del padre
“Come osi, figlio degenere! Vieni qua che te lo insegno io come si trattano i forestieri maleducati come te!” sbottò infuriato Khel, cercando di acciuffare il ragazzo per dargli una lezione
“Certo che sono proprio una bella coppia!” commentò ridacchiando Miroku
- Oh, sì, una bella coppia di stupidi! – intervenì una voce alle loro spalle, dal tono scocciato
“Oh, buonasera Oserfh!” lo salutò Kagome accortasi della sua presenza
- Buonasera a voi… stavo venendo alla caserma per informarvi che i vostri Draghi stanno bene, hanno riposato e ora stanno mangiando, mi sono occupato io personalmente di tutto quanto – li informò, ignorando i due Wonfield
“Grazie mille, sei stato molto gentile” si aggiunse Sango
- Di nulla -
“Toh, guarda Evan, c’è Oserfh! Ehilà, vecchio mio!”
- Hai finito di fare il pagliaccio, Khel, stupido orso? - lo rimbeccò immediatamente il Drago
“Anche tu osi insultarmi, stupido rapace?!”
- Quante volte ti ho detto di non osare a chiamarmi in quel modo, Umano dal cervello di una bestia?!
“Va bene, va bene, direi che adesso è sufficiente, no?” cercò di rabbonirli Evan
“ – Taci tu! - ” esclamarono in coro gli altri due, mettendo a tacere tutto e tutti.
“Bene, direi che si è fatto tardi, io comincio ad avere fame” osservò poi Khel, come sempre comportandosi come se nulla fosse successo.
- Io torno dai Draghi nostri ospiti. Vi raggiungiamo più tardi – lo avvisò Oserfh, voltando loro le spalle per tornare da dove era venuto.
“Perfetto, a dopo! Forza, entriamo e abbuffiamoci!” esclamò contento il comandante, aprendo la porta della locanda sotto gli occhi ancora increduli dei membri del Consiglio
“Vi assicuro che ci farete l’abitudine” li rassicurò sorridendo divertito Evan, seguendo il padre, lasciando gli altri a guardarsi allibiti, a vicenda.

Circa due ore dopo, passate tra piacevoli chiacchierate e abbandonanti porzioni, sia di cibo che di bevande, la compagnia si trovava ancora all’interno della locanda, al momento gremita di persone intente, per la maggior parte, a sorseggiare freschi boccali di birra e bicchieri di sidro.
Kagome si guardava in giro curiosa e allegra, la testa leggera e piacevolmente annebbiata, sensazione dovuta, molto probabilmente, ai diversi bicchieri di sidro che aveva bevuto.
Non era mai stata abituata a bere, se non miseri bicchieri di vino in occasione di festività, mentre quella sera ci aveva dato dentro, più che altro per le insistenze pressanti di Khel che pareva essere un esperto bevitore.
Il vociare allegro dei commensali le riempiva le orecchie mentre al suo naso arrivavano confusi e mescolati gli odori del locale, miscelati in una fragranza pungente, speziata e dolciastra insieme, dandole alla testa, annebbiandola.
Anche i discorsi dei suoi compagni al tavolo le arrivano confusi e ormai lontani, mentre la sua attenzione era tutta rivolta a quella nuova e particolare sensazione.
Dalla posizione centrale in cui erano accomodati, anche se nel fondo, si poteva godere della completa visuale del locale, i tavoli disposti in ordine circolare, in modo tale da lasciare nel mezzo un vuoto, colmato dal grande girarrosto sul quale rosolava a fuoco lento un grosso cinghiale.
Alla destra del loro tavolo, invece, poco più in là, c’erano le cucine da cui veniva e andava a intermittenza una lunga fila di camerieri e cameriere, dietro, invece, a pochi passi, il lunghissimo bancone di legno lucido che in quel momento il proprietario, Val, un uomo piuttosto giovane, dal corpo asciutto e muscoloso, occhi di un marrone chiaro, vispi e allegri, e capelli di un castano dai mille riflessi, stava accuratamente pulendo dopo aver servito un altro giro di birre a un tavolo poco distante.
La maggior parte dei commensali era costituita da uomini, ma le donne comunque non mancavano e non si facevano problemi a stare sole tra gruppi di otto, dieci uomini.
“Forza, forza! Kagome che fai, su, ecco a te un altro bel bicchiere di sidro!” la ragazza si girò con gli occhi offuscati dall’alcool verso Khel che le faceva dondolare davanti il liquido dal colore dorato.
“No, direi che per oggi abbiamo bevuto anche troppo” quella voce che sapeva arrivarle dritta al cuore si frappose tra lei e il dolce liquore mentre era lì lì per afferrarlo, lasciandola indispettita.
“Inuyasha, non fare il noioso” sbottò Kagome guardandolo severa, le gote arrossate dal caldo presente nel locale e dallo stato di ebbrezza
“Sarò anche noioso, ma tu per questa sera hai chiuso con questa roba” disse perentorio lui, alzandosi in piedi e avvicinandosele
“Inuyasha?” lo chiamò Sango, domandandogli con lo sguardo quello che aveva intenzione di fare. In effetti anche lei aveva notato lo stato dell’amica, e di lì a poco le avrebbe chiesto di tornare insieme a lei alla caserma, per riposare.
“Non ti preoccupare, porto questa mocciosa a dormire prima che si scoli l’intera scorta di sidro presente qua dentro”
“Oh, non pensavo che la nostra Principessa non reggesse l’alcool. Vi prego di perdonarmi, credo di averci preso la mano e aver esagerato” si scusò Khel, anche lui leggermente sotto l’effetto delle numerose birre bevute
“Oh, non c’è problema. Prima o poi anche lei avrebbe dovuto sperimentare l’esperienza della prima sbronza!” ridacchiò Miroku mentre finiva di sorseggiare la sua sesta birra. Sango lo guardava con tanto d’occhi domandandosi come facesse a reggere così bene l’alcool.
“Forza, adesso vieni con me” disse secco il mezzo- demone, ora di fronte alla miko
“Nooo, non ho voglia di alzarmi, anzi, non voglio andare da nessuna parte!” si lamentò biascicando Kagome, muovendo in modo disarticolato le mani
“Bè, se non hai voglia di alzarti… - cominciò lui, per poi chinarsi e afferrarla per le braccia – Vuol dire che ti porterò con la forza!” concluse, prendendola in braccio mentre quella si dimenava
“Oh, insomma, la vuoi smettere?!? Ti sto facendo solo un gran favore, se ti lasciassi qua a bere domani mattina non saresti in grado neanche di aprire un occhio!” sbottò l’Hanyou seccato, cercando di farla stare ferma
“Ti do una mano, Inuyasha?” si propose gentilmente Evan, avvicinandosi a Kagome
“No. Faccio da me” ribatté l’altro, gelido, facendolo immobilizzare solo con un’occhiata
“Dà la buonanotte Kagome, ciao ciao!” disse con fare strafottente Inuyasha, facendo un cenno con la mano al resto della compagnia
“Nooo, lasciami, lasciami stupido Hanyou!” sbraitò Kagome, agitandosi frenetica tra le sue braccia.
“Uff, va bene, ora basta!” sbottò a sua volta il mezzo- demone, afferrandola più saldamente, per poi portarsela su una spalla, come un sacco di patate.
“Bè, allora buonanotte” disse infine, sentendosi trionfatore e uscendo dalla locanda con le urla della miko nelle orecchie.

“Hai visto? Chissà come saresti ridotta a quest’ora se non ti avessi fermato”
“Aaahhh, sta zitto, ho la testa che mi scoppia”.
Inuyasha era chino vicino a una Kagome inginocchiata dopo aver appena rimesso tutto ciò che aveva mangiato quella sera, ed ora con la testa che le martellava violentemente.
Si lasciò andare all’indietro, atterrando sull’erba fresca, leggermente umida, che le solleticava le mani, sotto lo sguardo semi- divertito del mezzo- demone che si sedette accanto a lei, sospirando.
Volse lo sguardo al cielo, osservando le stelle che brillavano, offuscate leggermente dalla luna calante.
Aggrottò le sopracciglia pensando che tra non molto ci sarebbe stato il novilunio. Sperava solo di essere già a Eldoras per quel giorno.
“Inuyasha” si voltò, udendo il suo nome, trovandosi però a faccia a faccia con Kagome che, silenziosa, gli si era avvicinata, e gli si era messa quasi a cavalcioni, con una mano appoggiata al suo petto per sostenersi
“Ka- Kagome” balbettò lui, più imbarazzato che mai. Già averla al suo fianco tutti i giorni non era facile, ma se poi gli si avvicinava a quel modo, il suo cuore rischiava seriamente di non reggere
“Inuyasha… - lo chiamò nuovamente la ragazza, avvicinandosi ancora di più, portando l’altro braccio a circondargli il collo – Tu mi ami, vero?” gli chiese, facendogli andare il volto in fiamme.
Chiuse gli occhi, inspirando profondamente.
Calmo, devo stare calmo, si disse, per poi guardarla di nuovo negli occhi, leggermente lucidi per via del suo stato.
Già, non doveva dimenticarsi che Kagome era ubriaca e non sapeva quello che stava dicendo… ma non per questo lui non sarebbe stato sincero.
“Sì, ti amo” le rispose, più sicuro che mai, vedendo nascere sul volto di lei uno strano sorriso, che lo scosse nell’intimo
“Allora dimostramelo…” sussurrò lei con tono sensuale, avvicinandosi pericolosamente al suo volto, protesa a baciarlo.
Inuyasha dal canto suo non poteva credere a quello che stava accadendo, in quel momento avrebbe anche potuto morire che non gli sarebbe importato.
Aveva tra le braccia la donna di cui si era perdutamente e irrimediabilmente innamorato, per cui avrebbe dato la vita e che… desiderava da morire.
Ma come una pugnalata, il riacquistare la lucidità per ricordarsi dello stato di lei lo portò a frapporre tra lui e quel desiderio fatto in carne ed ossa una barriera che, per quanto fragile, bisognava mettere fra loro… almeno finché non avessero chiarito tutto quanto.
La scostò da sé, lei ancora protesa verso di lui e gli occhi chiusi, in attesa di quel contatto che non sarebbe mai arrivato.
“Bè, e adesso che ti prende?!” sbottò seccata Kagome, una volta riaperti gli occhi e non sentendo il piacevole calore del suo corpo accanto
“Assolutamente niente” le rispose lui, un sorriso triste sul volto
“E allora perché ti sei tirato indietro? Mi ami o no?” insistette lei, tornando a protendersi, venendo però fermata da lui, ancora una volta
“Sì, ti amo… e non hai idea della voglia che ho di stringerti e baciarti con tutta la passione di cui sono capace, Kagome” le disse lui, con una serietà e una sincerità di cui non si credeva capace
“E allora perché non lo fai?” gli domandò lei, senza capire, piegando il capo da un lato, i lunghi capelli corvini che scivolarono a coprirle un seno, le guance arrossate e gli occhi argentei luccicanti.
Oh, sì, se aveva voglia di baciarla e averla tra le braccia, pensò Inuyasha, non senza un certo dolore.
“Perché sei ubriaca e non sai quello che fai, ecco perché. Credi che non desideri baciarti? Sicuramente mi sentirei in paradiso, ma nonappena sarà passata questa notte e nonappena ti sarà passata la sbronza, sarà come se non fosse mai accaduto e starei solamente peggio, ancora di più di come sto ora, con la voglia che ho di abbracciarti” le disse, cercando di farle capire il suo stato d’animo, anche se era ben cosciente che in quel momento Kagome non era affatto in grado di intendere e di volere.
E forse questo lo faceva sentire più leggero, visto che, quasi sicuramente, non avrebbe mai avuto un simile coraggio nel dirle quelle cose, se lei fosse stata lucida e cosciente. Almeno aveva potuto sfogarsi, in un certo senso, e dare libero sfogo a quello che sentiva.
“Sei proprio noioso…” la sentì biascicare prima di vederla stesa a terra addormentata.
Sorrise leggermente, posandole una mano sulla guancia, ascoltando il suo respiro regolare e guardando il suo volto rilassato.
Poi la prese in braccio e si incamminò in direzione della caserma per farla stendere.
L’indomani mattina non ci sarebbe stato un piacevole risveglio per Kagome.

- Che ne pensi? -
- Che ci sarà da ridere… e da faticare
- .
Hirador si voltò verso Harliem, guardandola nei suoi occhi fiammeggianti, ora con una nota di ironia.
- Perché mi guardi così? – le domandò infatti
- Sicuro che non ci sia altro? – gli domandò la dragonessa con tono divertito, seguendolo dopo che aveva preso a camminare verso la radura
- Ovvio, non vedo cosa dovrei aggiungere – ribatté ostinato il Drago, fingendo ingenuità su quello che l’altro intendeva
- Hirador, si vede lontano un miglio che sei geloso – ridacchiò Harliem, ammiccando con gli occhi carmini.
L’altro non si prese neanche la briga di rispondere, confermando così i sospetti della dragonessa.
Anche lei, comunque, non poteva di certo dire con assoluta serenità di non provare un senso di gelosia nei confronti di quello che stava accadendo tra Inuyasha e Kagome. Di certo ne era più che felice, adorava la miko e già da tempo aveva compreso quello che si agitava nell’animo del suo Cavaliere.
Però, nonostante la contentezza e nonostante sapesse che era giusto così… era comunque difficile.
- Sarò anche geloso… - sentì poi sbottare Hirador dopo attimi di assoluto silenzio – Ma ciò non significa che non sia contento per loro, e comunque… - disse poi, avvicinandosele e assumendo un tono malizioso – Non sono di certo gli unici a poter godere della compagnia di qualcun altro che non sia il proprio Cavaliere… -
- Che… che intendi dire?
– domandò imbarazzata Harliem nel trovarselo così vicino
- Harliem, non è una novità che io ti veda in modo particolare… - le disse senza peli sulla lingua il Drago d’Oro – E credo che lo stesso valga per te - .
La dragonessa abbassò lo sguardo, imbarazzata. Allora se ne era accorto… ma, in effetti, non è che avesse mai fatto niente di particolare per nascondere la sua infatuazione.
- Dimmi, Harliem… vorresti essere la mia compagna? – le domandò poi, improvvisamente, lui, stupendola. Volse gli occhi ai suoi dorati, perdendosi in quel mare di sincerità e affetto… tutto rivolto a lei.
Lui, così fiero, orgoglioso, forte e coraggioso… lui, il Drago d’Oro, aveva scelto lei come compagna per la vita.
Lui, che aveva visto sempre irraggiungibile, ora le chiedeva di non lasciarlo, di condividere insieme l’eternità che avevano davanti.
Gli si gettò addosso, emettendo mormorii di piacere mentre accarezzava col muso le sue dure squame color della notte.
- Lo devo prendere come un sì? – ridacchiò Hirador, guardandola divertito
- Sì, sì, sì, scemo – esclamò lei ridendo, al settimo cielo.
Anche per loro si apriva una nuova fase di quella vita che, fin dall’inizio, li aveva visti protagonisti di un qualcosa di grande, che li avrebbe segnati per sempre.
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Kouga si guardò ancora una volta intorno, i suoi occhi celesti pieni di uno dei paesaggi più desolati che avessero mai visto.
Sull’Isola di Arlem pareva essere passato un tornado che, implacabile violento e incontenibile, aveva spazzato via senza remore tutto ciò che di bello era sorto sulla sua terra.
Il villaggio di Kandem non faceva eccezione, anzi, lì il martello degli Orchi era caduto con maggior ferocia e prepotenza.
Di quella che era una delle cittadine più importanti dell’isola, ora non rimaneva poco più che un cumulo di macerie, case bruciate, campi rivoltati… e una distesa di cadaveri che sembrava non finire mai.
Ogni qual volta massi e resti di costruzioni venivano sollevati o spostati, da lì faceva capolino un corpo… che si trattasse di donne, uomini o bambini.
L’ookami Youkai chiuse gli occhi, sospirando. Di certo non si aspettava, una volta arrivato lì, di trovare villaggi integri e con al massimo qualche ferito… ma così era davvero troppo.
Il massacro che si era compiuto lì… era opera di un qualcosa che andava al di là di ogni immaginazione. Quale mostro poteva compiere azioni simili?, si domandò rabbrividendo.
No, non erano affatto pronti per questo.
“Capitano”. Kouga si voltò, sentendosi chiamato da uno dei suoi sottoposti. Davanti a lui uno dei sei medici che facevano parte della loro squadra, uno Youkai di mezza età.
Lo guardò attentamente mentre si ripuliva le mani artigliate con uno straccio impermeato di sangue.
“Ciao Roy. Dimmi tutto” lo salutò, accennando un sorriso che il compagno contraccambiò, anche se per poco. I segni della stanchezza e dell’orrore per quella carneficina contrassegnavano i volti di ciascuno di loro.
“La somma Kaede si è appena svegliata. Finalmente le sue condizioni sono stabili e penso che tu ora possa parlarle, basta che non si affatichi troppo” lo informò lo Youko mentre il giovane Demone sgranava gli occhi. Finalmente una buona notizia.
“Non sai che gioia mi dai nel dirmi questo, Roy. Vieni con me, non vorrei che ci fossero poi delle complicazioni, non si sa mai”.
Il medico annuì e insieme al superiore si recarono alla tenda in cui era stata ricoverata la vecchia miko.
Da quando erano arrivati lì, era passata ormai una settimana e si erano mobilitati immediatamente per prestare i primi soccorsi.
Lo squadrone capeggiato da Kouga era il più grande dei tre che si erano recati sull’isola e, seppur quella fosse la prima volta in cui si trovava a dover gestire una situazione così complicata, l’ookami Youkai aveva dimostrato grandi abilità organizzative e spirito di intraprendenza.
La zona messa sotto la loro cura andava da Kandem fino a Gale, quest’ultima in condizioni migliori rispetto alle altre vista la presenza di diversi Cavalieri che erano riusciti, bene o male, a salvare in parte il proprio villaggio.
Per uno scherzo del destino, o per un preciso ordine, invece, Kandem era stata colpita duramente e ci sarebbe voluto molto tempo perché potesse riprendersi.
Tornare a Eldoras e dover fare il resoconto della situazione non sarebbe stato facile.
Nel formulare quel pensiero gli venne in mente il volto di Kagome, e la disperazione che l’aveva colta il giorno in cui avevano saputo dell’attacco all’isola.
Come avrebbe voluto evitarle altro dolore… ma almeno una buona notizia poteva dargliela: la somma Kaede in vita e in via di guarigione.
Facendo lo slalom tra le varie capanne, arrivarono davanti a quella della sacerdotessa.
Roy entrò per primo, seguito poi da Kouga che strinse leggermente gli occhi per abituarli alla semi-oscurità che vi era all’interno.
Posò lo sguardo sulla piccola figura stesa nel letto, ricoperta di pesanti coperte che si alzavano e abbassavano al ritmo del suo respiro, leggermente accelerato.
Vide il medico fermarsi accanto al letto, la schiena piegata sulla figura dell’anziana miko che, sentendo una presenza vicino a sé, aprì i piccoli occhi contornati di rughe e gli sorrise gentilmente.
“C’è qui il capitano Kouga… ve la sentite di scambiare qualche parola con lui?” le domandò con fare gentile il Demone, indicando l’ookami Youkai che si era avvicinato per farsi vedere, e che la guardava con occhi rassicuranti e gentili.
“Sì, non c’è alcun problema, anzi, desideravo proprio parlare con qualcuno che potesse darmi notizie da Eldoras” rispose con tono flebile ma sicuro Kaede, posando gli occhi sulla figura slanciata dello Youko.
Roy annuì, allontanandosi dalla donna e rivolgendosi a Kouga
“Resto qui fuori, se ci sono problemi chiamami”.
Il capitano annuì, guardandolo poi uscire, rimanendo leggermente abbagliato quando scostò la tenda e i raggi del sole entrare prepotenti per falciare quella oscurità fittizia.
Si voltò nuovamente, sorridendo alla miko. Prese una sedia e le si sedette vicino, in modo tale che lei non dovesse fare tropi sforzi per parlare e per farsi sentire.
“Sono Kouga, capitano del reggimento d’attacco di Metallo della Milizia e… sono anche un grande amico di Kagome” si presentò, volgendole un sorriso nel nominare la ragazza.
“Davvero? Ditemi, vi prego, come sta mia nipote?” domandò con foga Kaede.
“Bene, ora. Bisogna dire che ha passato dei momenti difficili, ma vostra nipote è forte e sta lottando per uscirvi completamente. È rimasta molto colpita dalla notizia dell’attacco qui, all’isola. Fortunatamente siamo riusciti a calmarla… aveva intenzione di venire qui, ma era chiaro che l’assalto ai vostri villaggi fosse un chiaro segnale indirizzato a lei, e venire qui sarebbe stato un suicidio”.
La donna sospirò, annuendo.
“Kagome è così. È impulsiva e testarda, immagino vi abbia dato un gran da fare” disse, ridendo leggermente
“Non vi preoccupate. È una ragazza saggia e intelligente, e lei per prima sa riconoscere i propri errori. Non ho mai conosciuto persona con più forza d’animo. Il solo riuscire ad accettare la verità sul proprio conto è sinonimo di grande coraggio.
“La vita le ha riservato solo dure prove, ma nonostante questo sta riuscendo ad affrontarle, sì, con qualche timore e incertezza, ma sempre con gran fermezza. Vi farà piacere sapere che ha trovato dei grandi amici e che ora è più serena, ha un sorriso invidiabile”.
Kaede rimase colpita nell’ascoltare quanto dettole dall’ookami Youkai. Alcune lacrime presero a solcarle il volto rugoso, mentre un largo sorriso si faceva strada.
“Vi ringrazio immensamente per le vostre parole. Non sapete quanto mi rendete felice. Quella povera ragazza è stata segnata da un destino crudele e pensavo che non sarebbe mai più riuscita a ritrovare la gioia di vivere e il sorriso… sono felice che non sia così. E ditemi… è riuscita a diventare un Cavaliere? Temo di no, visto che l’unico uovo covato era destinato a Souta, per cui di sicuro si tratterà di un maschio…” chiese con tono dispiaciuto e rassegnato la vecchia miko, rimanendo però confusa dal sorriso sul volto dello Youko
“Ho paura di dovervi smentire, somma Kaede. Ha del miracoloso, ma vostra nipote è stata scelta, è diventata un Cavaliere e non uno qualsiasi, ma come ben saprete, il Cavaliere Supremo. E sì, come avete ben supposto voi, il Drago d’Oro, Hirador, è un maschio. È la prima volta in secoli che accade una cosa simile” le spiegò Kouga, mentre ancora provava la grande emozione di quel giorno, il giorno di un miracolo.
Kaede era senza parole, non poteva credere alle sue orecchie, quella storia aveva dell’incredibile.
“È… è una cosa straordinaria! – esultò – Ora sì, ora sì che la mia piccola Kagome potrà essere felice. Con un Drago al suo fianco riuscirà a superare qualsiasi difficoltà”
“Lo credo anche io. E poi il legame tra lei e Hirador è davvero speciale. Sono assolutamente affiatati”.
Restarono alcuni minuti in silenzio, in sottofondo il vociare dei soldati e, a intermittenza, il clangore delle armi.
“Somma Kaede… forse vi chiedo troppo in questo momento, ma ho bisogno di sapere con esattezza cos’è successo. Purtroppo bisogna ammettere che Naraku ci ha messo davanti ad un nemico di cui sappiamo ormai poco” sbottò poi Kouga, guardando dritto negli occhi la vecchia.
“Naraku? Dietro questo attacco c’è Naraku?” domandò shockata la miko
“Con molta probabilità, sì. Che senso avrebbe avuto per gli Orchi attaccare l’Isola di Arlem? Quali vantaggi ne avrebbero tratto? Per loro sarebbe stato più sensato attaccare Eldoras, o almeno la Terra Centrale. Non ce lo saremmo aspettati e molto probabilmente ci avrebbero recato danni non indifferenti.
“L’unica spiegazione è che dietro a tutto questo ci sia Naraku. Di sicuro sarà venuto a sapere che l’ultima erede al trono di Eldoras era sopravvissuta, e a rafforzare questa ipotesi, la fuga del Principe Inuyasha dalla Shima no Nanimo. Il sospetto che il Governatore avesse deciso di ricostituire il Consiglio delle Tre Terre gli dev’essere sorto naturale”.
“Stando così le cose non posso pensare altrimenti. – convenne Kaede – Comunque, sono spiacente, ma posso dirvi ben poco. Quello che è certo è che quegl’esseri sono peggio di bestie. Ci hanno attaccato all’improvviso e siamo riusciti a fare ben poco, come avrete visto… non so nemmeno come sono riuscita a rimanere in vita” gli disse con tono sofferto Kaede mentre ricordava il terribile giorno dell’attacco.
Lei era nella sua piccola casa in fondo alla foresta quando un ragazzo del villaggio, col volto coperto di sangue, era accorso alla sua porta reclamando disperatamente il suo aiuto.
E una volta arrivati al villaggio… le fiamme, le macerie, i feriti… e i cadaveri degli abitanti sparsi ogni dove, visi infantili sconvolti da espressioni di dolore, occhi ricolmi di sorpresa, corpi mutilati e tanto, tanto, tanto sangue.
Serrò gl’occhi mentre tremori scuotevano il suo corpo ferito.
“Mi spiace doverle farle ricordare momenti così terribili…” si scusò Kouga, abbassando lo sguardo.
“No, non ce n’è bisogno. Purtroppo non so dirvi molto, quello di cui sono sicura è che non notato niente di strano nel loro modo di combattere, come ad esempio la Magia, se non la ferocia senza pari. Anche se avessimo saputo di un imminente attacco non credo che avremmo potuto fare molto. Contro dei Demoni ce la saremmo cavata sicuramente, ma quelle creature non vi hanno niente a che fare”
“Capisco. Vi ringrazio comunque” stettero nuovamente in silenzio, Kouga nel soppesare e valutare quanto riferitegli dalla miko, Kaede nel ripensare a quanto accaduto.
“Quanti… quanti sopravvissuti ci sono?” domandò poi lei, titubante, temendo per quello che lo Youko le avrebbe rivelato.
Il Demone lupo sospirò mentre le linee del suo volto si facevano dure.
“Non molti, purtroppo. Gli Orchi hanno fatto terra bruciata, non solo delle case e delle costruzioni, ma e soprattutto degli abitanti. Se ne saranno salvati… un centinaio” la informò con un enorme peso sul cuore. Pronunciare quelle parole era stata una delle cose più orribili che avesse mai dovuto fare. Ma rimandare o addirittura mentirle non sarebbe servito a nulla. Prima o poi lo avrebbe visto lei stessa.
Gli occhi della vecchia sacerdotessa si riempirono di lacrime nel ripensare a ciascuna delle vite che avevano animato il villaggio. Per lei erano stati sempre come fratelli e sorelle o dei figli… sapere che la maggior parte di loro non c’era più le spezzava il cuore.
“Sono spiacente di doverle dare solo brutte notizie…” sussurrò flebile Kouga, costernato.
“No, voi non avete fatto alcunché, anzi. Da come me ne avete parlato, siete molto affezionato a Kagome e questo mi fa davvero piacere. Mi avete detto che mia nipote sta bene e si sta liberando dai demoni del suo passato, vi siete occupati di me, del mio villaggio e dell’intera isola. Voi avete fatto più di quanto potete immaginare e io ho solo da ringraziarvi”.
“Non ditelo nemmeno per scherzo. Questo è ciò a cui ho deciso di dedicare la mia vita, per cui non avete nulla di cui ringraziarmi. Adesso dovete solo pensare a guarire” le disse gentilmente, ricevendo il sorriso di lei in risposta.
“Somma Kaede… è da un po’ che ci penso… non so quando faremo ritorno ad Eldoras ma… se le vostre condizioni ve lo permetteranno… vorreste venire alla capitale e rivedere così Kagome?” le domandò, guardandola sgranare gli occhi.
“I- io… potrei davvero?” gli domandò quasi incredula
“Certamente, il mio Slyfer non avrà problemi a trasportare una persona in più” la rassicurò. Kaede rimase in silenzio, riflettendo su quella proposta. Dopo poco, però, sospirò, sorridendo tristemente
“Mi piacerebbe, mi piacerebbe davvero. Non avete idea di quanto mi manchi mia nipote ma… questo adesso è il mio posto e coloro che sono rimasti qui hanno bisogno di me. Se me ne andassi sono sicura che parte del loro coraggio, parte della loro voglia di vivere e di andare avanti scemerebbe. No, non posso permettere che tutto ciò che abbiamo costruito crolli come un castello di sabbia”.
Kouga la fissò sorpreso, per poi sorridere. Adesso capiva da chi aveva preso Kagome tutto quel coraggio e quella forza d’animo.
“Come desiderate. Sono sicuro che vostra nipote lo comprenderà, infondo è come voi, mi è parso di capire… dedita al dovere e vicina ai bisogni degli altri. Sapervi in salute credo che la renderà comunque felice” le disse, per poi alzarsi, sempre guardandola sorridendo
“Credo che ora sia meglio che vada. Avete bisogno di riposo, e io ve ne ho già privato troppo. Passerò più tardi per tenervi ancora un po’ compagnia… vi va?” le domandò con fare divertito
“Certo, è sempre bello avere intorno dei bei ragazzi” scherzò a sua volta la miko, sorridendogli mentre lo guardava voltargli le spalle e uscire.
Sospirò sollevata nel pensare alla nipote. Chissà che lei, finalmente, non riuscisse a trovare la propria felicità….
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- Hai… hai detto… Onigumo Higurashi?! – la voce stupita e incredula di Kurikara riecheggiò nella sua testa, la sua meraviglia era palpabile e lo fece sorridere.
“Sì, hai capito bene. Adesso ti ricordi di me, Kurikara?” gli domandò Naraku, guardandolo nei suoi meravigliosi occhi fatti di oro colato.
- Tu… tu saresti il figlio di Alexier? Ma questo starebbe a significare che…! -
“Ti prego, le spiegazioni a più tardi. Credo che non sia saggio, per noi, restare qui più del dovuto. Sarebbe meglio se tu ora venissi con me, ti assicuro che avrai tutte le risposte che desideri” lo interruppe il Mago
- Va bene. E dov’è che dovremmo andare? Probabilmente, sì, se restiamo qui quasi sicuramente la mia presenza verrà percepita, ma volando non ci faremmo notare meno… - obiettò il Dragone d’Oro, guardando scettico l’individuo che aveva davanti, ancora incredulo della sua reale identità
“Vecchio mio, non sottovalutarmi. Sicuramente mio padre era ben dotato e portato per la Magia, ma solo perché aveva te vicino. In me, a differenza sua, scorre per metà pura Magia. Vedrai che uscire dalla Terra Centrale sarà un gioco da ragazzi”.
Chiuse gli occhi scarlatti, sospirando come a volersi liberare di tutto ciò che potesse distrarlo. Poi, quando si sentì pronto, cominciò a recitare con voce bassa una specie di tantra in una lingua antica come la terra stessa.
Kurikara lo guardò attentamente, percependo, mano a mano che il Majutsushi continuava nella sua opera, il suo corpo farsi più leggero, quasi inconsistente, e il paesaggio che li circondava sbiadire, carpito da una nebbia impalpabile. Sbatté più volte l’occhio destro, non capendo cosa stava accadendo.
Quando lo riaprì il panorama che fino a pochissimi secondi prima gli aveva riempito la vista, ora era scomparso per lasciare lo spazio a una terra brulla, desertica.
Si guardò intorno disorientato, quando poi il suo occhio dorato venne riempito dal profilo imponente di una città smisurata lugubre e sinistra, circondata da sabbia fluttuante, rendendola quasi semi- nascosta.
“Ti do il benvenuto a Kaosu, Kurikara. La tua nuova casa. È da qui che, finalmente, potremo portare a termine quanto cominciato…”.
Al Dragone, nell’ascoltare quelle parole, passò un brivido.
Non sapeva se di terrore o di gioia.
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“Si può sapere che diavolo ci fai tu qui?!?”.
Il cielo albeggiante sovrastava Hogarth ancora avvolta dalla foschia notturna e dai resti della luna, la quale, via via che il sole si mostrava da dietro l’orizzonte, sbiadiva come un ricordo sussurrato.
Inuyasha, da poco alzatosi, ora guardava furibondo la piccola figura che, con occhi pieni di timore ma anche risolutezza, gli stava davanti, seduta sul suo letto.
Come la volta in cui si erano recati sull’Isola di Arlem, anche per questa impresa avevano avuto una sorpresa inaspettata.
“Shippo… perché sei venuto? Lo sai che si tratta di una missione pericolosa, no?” Miroku pose quella domanda al piccolo Demone con tono pacato, sedendogli vicino, anche per evitare che l’ira incontrollata del mezzo- demone si abbattesse su di lui come il mare in tempesta.
“Ecco perché questo moccioso non era venuto a salutarci, l’altra mattina… si era nascosto nei nostri bagagli! Non ti è bastata la ramanzina che ti hanno fatto per l’altra volta?!?” sbottò infatti l’Hanyou, avvicinandosi di un passo a Shippo che si nascose dietro la schiena del Majutsushi.
“I- io… io volevo solo stare insieme a voi, stare con Kagome! Volevo aiutarvi!” esclamò titubante il piccolo Youkai, guardando con i suoi occhi smeraldo quelli irati di Inuyasha.
“Che razza di-!”
“Calmo Inuyasha. – lo interruppe Miroku prima che il mezzo- demone esplodesse nuovamente, sorridendo poi gentilmente a Shippo – Sei davvero molto gentile e io, personalmente, apprezzo molto il tuo coraggio. Sono sicuro che anche Sango e Kagome saranno contente di vederti”
“Gra… grazie Miroku!” esclamò commosso il piccolo Youko, guardando poi storto l’Hanyou e facendogli la lingua
“Feh!”.
“Però devi promettermi che farai tutto quello che ti verrà detto. Non abbiamo idea di quello che troveremo in questi giorni, per cui dobbiamo essere prudenti, intesi?” gli fece con tono severo il Majutsushi, ottenendo l’assenso sicuro del Demone.
“Se avete finito, sarà meglio che ci sbrighiamo. Gli altri ci aspettano per la colazione e poi dobbiamo partire” sbottò irritato Inuyasha accostato alla porta, pronto per uscire. Cosa che avrebbe già fatto se una pulce di Demone di sua conoscenza non avesse fatto loro quella sorpresa, per lui sgradita.
“Sì, sì, arrivo! Forza Shippo, andiamo, altrimenti rischiamo di farci dare un morso da quel cagnaccio scorbutico!” sussurrò ridacchiando Miroku all’orecchio dello Youkai che rise a sua volta
“Guarda che ti ho sentito!” l’ammonizione del mezzo- demone non tardò ad arrivare e, ridendo nervoso, infine anche il Majutsushi uscì, accompagnato dal piccolo Shippo.

“Shippo!”
“Kagome!” il piccolo Demone, non appena vide la ragazza, le si gettò tra le braccia, godendo poi delle sue carezze gentili.
“Tzè, se continuate a coccolarlo così finirete per viziarlo!” sbottò indispettito l’Hanyou, infastidito da quella scena
“Cosa ci fai qui? Lo sai che è pericoloso, sicuramente saranno tutti preoccupati al Palazzo!” esclamò Kagome, ignorando completamente le parole dell’altro Cavaliere
“Mi dispiace, ma io volevo stare con te e poi volevo aiutarvi!” le disse il piccolo Demone, con occhi risoluti.
Lei lo guardò per qualche istante, per poi sorridergli dolcemente
“Però, mi raccomando, resta sempre vicino a noi” si aggiunse Sango che gli diede un’affettuosa carezza
“Ahahah, mi piaci piccolo! Sei stato coraggioso a venire fin qua, diventerai un bravo ragazzo!” si aggiunse Khel, spettinandogli giocosamente i capelli ramati “Forza, ora tutti a fare colazione altrimenti faremo sera!” e presero ad uscire dalla caserma per dirigersi, come la sera precedente, verso la locanda.
“Shippo, scusami, ti dispiacerebbe andare un po’ da Sango? Devo… devo andare a prendere una cosa!” gli domandò Kagome sorridendogli
“Va bene” e il piccolo Youko andò ad accoccolarsi tra le braccia della Cacciatrice, già avanti di qualche passo rispetto alla miko.
Il Cavaliere Supremo sospirò, portandosi una mano alla testa, mentre sul volto si dipingeva un’espressione sofferente.
Quella mattina non l’aveva accolta di certo un caloroso risveglio, tutt’altro, il buongiorno glielo aveva dato un lancinante mal di testa, accompagnato da nausee e giramenti.
La sera prima doveva essersi ubriacata, quando lei l’alcool non lo reggeva affatto!
E chissà cosa aveva fatto… o, peggio, detto! L’ipotesi di aver svelato cose in quel frangente la turbava fortemente… soprattutto perché ricordava, molto vagamente, di essere stata per la maggior parte del tempo con Inuyasha.
Alzò gli occhi in cerca dei suoi capelli argentei, stupendosi leggermente di non vederli insieme a quelli degli altri, davanti a lei.
Volse il capo, e se lo ritrovò di fianco, che guardava con fare orgoglioso l’orizzonte.
Lo fissò, indecisa sul da farsi, ma non aveva il coraggio di chiedergli cosa fosse successo la sera prima.
“Come ti senti?” lui, inaspettatamente, fece la prima mossa, posando finalmente gli occhi ambrati sulla sua figura.
Kagome si ritrovò, con sorpresa, a pensare che le era mancato sentire il suo sguardo su di sé.
“Bè, ecco… non molto bene, a dir la verità” rispose, abbassando gli occhi, imbarazzata per la figuraccia che aveva sicuramente fatto. Chissà cosa aveva pensato di lei, vedendola in quello stato….
“Già, non mi sarei aspettato il contrario. E se mi avessi detto che stavi bene non ci avrei creduto” le disse divertito, con un ghigno sul volto a mo di scherno.
Le guance le si imporporarono, un po’ per l’imbarazzo, ma soprattutto per l’irritazione
“Ehi, non ti permetto di prendermi in giro! Non ci posso fare niente se non reggo l’alcool!” ribatté lei, guardandolo furibonda
“Ah, che non lo reggi lo avevo capito, però bisogna dire che ci avevi preso gusto, eh?!” insisté lui, sempre guardandola con arroganza
“Non mi rendevo conto di quello che facevo, penso sia comprensibile!”
“Se, per fortuna che c’ero io, altrimenti questa mattina non saresti riuscita neanche a dire ‘a’!”
“Oooh, e così ti aspetti che ti ringrazi? Possibile che tutte le volte che mi aiuti tu lo faccia solo per poi rivendicare ragione e gratitudine?! Non mi sembra di averti mai chiesto niente!!!” rispose Kagome, adesso veramente infuriata
“Spiacente, ma credo che continuerò a farlo almeno per tutt’oggi… diciamo che è la tua pena per quello che hai fatto ieri sera…” le disse con fare misterioso Inuyasha, prendendo a camminare, volgendole così la schiena. Lei deglutì nervosa a quelle parole.
“Che… che cosa ho… fatto, ieri sera?” gli chiese, imbarazzata fino all’inverosimile, non riuscendo a immaginare cosa potesse essere successo.
Lui si voltò, tornando sui suoi passi, chinandosele poi davanti, fino a portare i loro visi uno davanti all’altra, fissandola così intensamente che la miko non poté fare altro che arrossire, ancora.
“Non- te- lo- dico” le disse, scandendo bene le parole, con un sorriso a trentadue denti, per poi riprendere a camminare mentre un sorriso divertito e rilassato gli nasceva sul volto.
Il Cavaliere Supremo rimase ferma a fissare il punto in cui lui era rimasto fino a quel momento, shockata da quel comportamento.
Lei doveva sapere, non poteva lasciarla così!
“Ehi, aspettami, non puoi piantarmi in asso così, devo sapere cos’è successo ieriii!” urlò, correndogli dietro, mentre il sole, alle loro spalle, illuminava e cancellava le ombre della notte.

[…]

Era piena mattina quando il gruppo partito da Hogarth era ancora in volo sul perimetro affidatogli per controllare l’eventuale passaggio di Orchi.
Il cielo, col passare delle ore, era andato incupendosi e un fastidioso odore di pioggia si era alzato, colpendo il fine olfatto sia dei Draghi che di Inuyasha e Shippo, mentre il vento pungente scoteva le chiome degli alberi, rese più scure dall’assenza splendente del sole.
Inuyasha si guardava intorno infastidito, sentendo su di sé quell’aria così pesante, rendendolo più che nervoso.
Dopo aver fatto una frettolosa colazione, erano partiti immediatamente, sotto la guida di Khel, per perlustrare, centimetro per centimetro, la zona circostante la guarnigione, scendendo a terra ogni qual volta avessero avvistato qualcosa di sospetto.
Ma niente.
Né una traccia, né un odore, niente che potesse far pensare a un passaggio di un qualcosa di diverso alle creature che abitavano quei luoghi.
E questo, per Inuyasha, era sospetto. Gli pareva impossibile che gli Orchi, da quando erano stati avvistati, non fossero passati di lì o, almeno, non fossero nelle vicinanze.
Si trovavano proprio nei pressi del confine col Nord, e quella, per forza di cose, era l’unica via che si poteva prendere, a meno che non si volesse sorpassare la frontiera, cosa improbabile nel loro caso.
- C’è qualcosa che non torna – Harliem espresse per lui le sue perplessità.
Il Cavaliere annuì, sempre guardandosi intorno con attenzione.
- Non so cosa pensare, sono completamente disorientato. È impossibile che un contingente di quelle dimensioni non venga avvistato… e ancora più assurdo mi sembra il non avvertirne l’odore. E penso che l’odore di un Orco sia facilmente distinguibile -
- Già. Anche Hirador ha le nostre stesse perplessità, e penso anche tutti gli altri – Inuyasha si voltò verso il Drago Supremo, incontrando però lo sguardo serio di Kagome. Le fece un cenno con la testa, come per dirle che sapeva quello che pensava.
Osservò anche il resto dei membri del gruppo, ciascuno dei loro volti tirato in un’espressione tesa e preoccupata.
Ma presto alla preoccupazione si sostituì la sorpresa, quando un nugolo di frecce nere piombarono su di loro, i Draghi che muovevano agitati le ali, facili bersagli per quelle saette di morte.
“Sono gli Orchi!” tuonò Khel, e i membri del Consiglio volsero lo sguardo a terra, dove videro una distesa immensa di quelle orribili creature.
Kagome sgranò gli occhi, terrorizzata e inorridita dalle oscure figure. Ma più le guardava più in lei montava una rabbia furibonda.
Loro, erano quegli esseri disgustosi ad aver attaccato l’Isola di Arlem, ad aver attaccato Kandem… ad aver fatto del male a sua nonna e alle persone che amava.
“In qualche modo dobbiamo atterrare, se restiamo in volo siamo in svantaggio!” esclamò, guardando preoccupata le ali di Hirador, così esposte
“Andiamo più avanti, dobbiamo trovare spazio per arrivare a terra!” ordinò Khel, esortando Oserfh ad andare avanti, portandosi più in alto, cercando così di evitare le frecce.
Gli altri lo imitarono mentre il sibilare dei dardi e i grugniti feroci degli Orchi, sotto di loro, gli riempivano le orecchie.
Il primo della fila era Inuyasha che, con i suoi sensi più sviluppati, cercava di capire e individuare il luogo migliore e che permettesse loro di atterrare senza subire troppi danni.
Kagome gli era subito dietro, affiancata da Sango, Miroku ancora dopo e infine Khel chiudeva la fila, attento ad osservare le mosse del gruppo di Orchi che si stavano lasciando alle spalle e che, nonappena i Draghi avevano ripreso il volo, avevano preso a inseguirli.
Il comandante della guarnigione li guardò preoccupato e sospettoso. Anche se quel gruppo era numeroso, il contingente avvistato non poteva di certo limitarsi a quel numero di membri.
No, dovevano essere di più, molti di più, secondo gli avvistamenti precedenti.
C’era qualcosa di sospetto.
“Inuyashaaa!!!” il grido impaurito di Kagome interruppe le sue riflessioni e i suoi timori vennero confermati quando vide, sotto di loro, in un’aperta radura, un’altra parte di quello che doveva essere l’intero contingente nemico.
Si voltò, e alle loro spalle non c’era più il gruppo di Orchi che fino a quel momento li aveva seguiti, ma si era fermato prima, giusto per dar loro l’illusione di essere braccati.
Maledizione! Li avevano fregati!

Kagome stava volando con occhi circospetti, cercando ogni dove un punto dove poter atterrare, quando, all’improvviso, nonappena sotto di loro si aprì una radura completamente sgombra di alberi, vide Harliem cadere rovinosamente a terra, e con lei Inuyasha.
Il cuore le si fermò e i suoi occhi videro a rallentatore la coppia precipitare da quell’altezza e toccare terra con un impatto violentissimo, in modo particolare il Cavaliere che, per l’urto improvviso, venne sbalzato via dalla sua cavalcatura e cadere molti metri più in là dal suo Drago.
“Inuyashaaa!!!” urlò disperata nel vederlo riverso a terra, immobile, circondato dal nugolo di polvere che si era alzato alla sua caduta.
Harliem era nelle sue medesime condizioni, con la gamba posteriore destra sanguinante, ancora imprigionata dalla morsa del rampino appuntito che gli Orchi avevano utilizzato per tirarla e farla cadere a terra.
Sotto di loro il gruppo di Orchi si stendeva come una macchia della pece più scura, la quiete della radura piena dei loro ruggiti di morte e contentezza per il Drago abbattuto.
“Presto, dobbiamo scendere ugualmente, dobbiamo proteggere i loro corpi!” li incitò Khel che si lanciò in picchiata mentre Oserfh, per farsi spazio e poter finalmente toccare terra, lanciava fiamme a ripetizione, allontanando così i nemici.
Lo stesso fecero Miroku e Sango che attaccarono in punti diversi, ma vicini, e comunque tutti in prossimità del mezzo- demone e della dragonessa.
Kagome invece era ancora in aria, incapace di compiere un qualunque movimento, cosa che Hirador percepiva chiaramente, con gl’occhi pieni della terribile scena a cui aveva assistito.
Fissò con orrore la figura stesa a terra dell’Hanyou, i capelli argentei sparsi in modo scomposto sull’erba umida.
“Inuyashaaa!!!” urlò ancora, un grido disperato tra un coro di gemiti diabolici.
E sulle sue guance, insieme alle sue lacrime, ora presero a scivolare anche le gocce di pioggia.

FINE 28° CAPITOLO.

o.o
Ammazza, che fine che vi ho sparato! XD
Spero che il capitolo ripaghi l’attesa… che ho veramente bisogno di farmi perdonare -_____-‘’’
Pensavate però che vi svelassi tutto il mistero di Naraku, eh?!? Col cavolo! Muahahahahahah!
E poi finalmente anche sti Orchi fanno qualcosa! Sempre a grugnire e basta… che noia! XD
Mi è costato molto scrivere l’ultima parte… la mia piccola Harliem! Scusami, non volevo farti soffrire così! >.<
E poi Hirador… ah, Hirador! Ultimamente si stanno dichiarando un po’ tutti, qua! E che è, un’agenzia di matrimoni?!? XD
Mi sono divertita e anche un po’ commossa a scrivere quella parte… io adoro la coppia Hirador- Harliem! *-*
Adesso staremo a vedere quello che succederà… bisogna prendere anche in considerazione l’effetto che potrà avere su di me il mio trasferimento a Milano… mah, chissà! XD
Bien, ora vi saluto, mi scuso veramente tantissimo e ancora per l’enorme ritardo, spero davvero di non commettere più un crimine del genere – o, almeno, non di questa portata! ;P.
Aspetto vostre notizie,
ci vediamo col 29° capitolo,
baci,
ka_chan ^_____________^

  
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