Le sue dita scorrono veloci su quei tasti con movimenti violenti e disperati.
Quello che si viene a creare è tanto caotico quanto la sua anima.
Chiudi gli occhi e ascolti.
È tutto quello che ti serve per conoscerlo.
Ti perdi dietro quelle note che per chiunque altro non significherebbero niente.
Non capisci: come possono gli altri non comprendere? Come si può non cogliere da quelle note l’anima di Soul? Come si può non percepire neppure qualcosa di così palese? Perché agli altri sembrano solo note messe a caso, e per di più da una persona priva di gusto?
E poi… perché? Perché solo tu riesci invece a comprendere?
Tieni ancora gli occhi chiusi, trattieni il respiro.
Sì, perché stai assistendo a qualcosa di così intimo che respirare sarebbe di certo un’eresia.
Le note graffiano le pareti, l’aria è diventata densa, pesante.
Mentre la stanza, ad un tratto, è diventata piccola.
Come se oltre te, e lui, e quel pianoforte vi fossero dentro quelle quattro pareti altre cento, mille, duemila persone, che corrono gridando da una parte all’altra scontrandosi, sbattendo gli uni con gli altri, e urlando ancora più forte senza però fermarsi.
Sembrano terrorizzati, loro.
È come l’inferno.
La musica graffia, e dai tagli sgorga sangue.
Cos’è che sanguina? Cos’è che viene ferito?
Tutto, ogni singola parte della sua anima.
Ma in realtà hai gli occhi chiusi, quindi tutto questo non esiste.
O meglio, se qualcuno adesso entrasse non vedrebbe nulla.
Solo una ragazzina bionda in piedi ad occhi chiusi e con i pugni serrati e un ragazzino sicuramente fatto, dato che più che suonarlo, quel pianoforte lo sta letteralmente spaccando.
Vuoi sbuffare, piangere, prendere tutto a pugni. Perché gli altri non capiscono? Perché giudicano senza conoscere?
Ascolti ancora, e ad un tratto, per una frazione di secondo, ti pervade un confortante calore, in antitesi con tutto il resto.
È Soul.
E quando tutto questo finirà e il tuo cuore smetterà di tremare così forte le sensazioni che provi non svaniranno, le rivivrai ogni volta che penserai a questo giorno. Il giorno in cui Soul ti ha fatto ascoltare di nuovo il suo pianoforte. A te e solo a te.
Dopo tutto ricomincia.
Quelle figure corrono di nuovo, ti vengono incontro ma passano oltre, come se tu fossi pura aria.
E le orecchie non ti fanno male, non le tappi con le mani perché vuoi sentire.
Vuoi sentire fino all’ultima nota, anche se ti viene da piangere e vorresti gridare insieme all’anima di Soul per rendere l’inferno ancora più orrendo e per farti sentire.
Sì, vuoi farti sentire anche tu.
Perché anche tu, in fondo, coltivi in te rabbia e disperazione.
Vuoi essere vicina a Soul anche adesso e gridare insieme a lui, perché non puoi farne a meno, perché lui è un pezzo di te, niente di più, niente di meno.
Una parte del tuo essere, dalla prima volta che i vostri sguardi si incrociarono.
Puoi non mangiare, non bere, non dormire in eterno.
Quando senti la sua musica non avverti né fame, né sete, né sonno.
Solo rabbia, e tanta disperazione.
E amore per quella creatura, così simile e allo stesso tempo profondamente diversa da te.
E anche il desiderio di stargli vicino.
Tutto quello che è al di fuori di questa stanza ha perso importanza.
Il mondo di fuori non esiste più.
Il mondo è solo dentro quella stanza.
Il tuo mondo è Soul.

Salve, mi presento! Sono l'autrice e questo è ciò che mi è venuto fuori durante il mio primo tentativo di scrivere qualcosa su Soul Eater.
Dunque, sono un'accanita sostenitrice della SoMa e spero davvero di aver saputo rendere al meglio i sentimenti di Maka.
In ogni caso sono ancora una principiante e anche se è poco elegante vi prego, gentili lettori, di lasciarmi un commentino, anche piccolo per farmi sapere cosa ne pensate.
Grazie per aver letto!

Reira L. Serizawa