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Autore: Inspire_Me    19/02/2012    0 recensioni
Vi siete mai innamorate di un ragazzo impossibile?
Io sì, e qui in questo luogo immaginario renderò la nostra storia possibile.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Me lo ricordo, me lo ricordo come fosse oggi, avevo 22 anni, avevo un lavoro quasi sicuro, dei colleghi un po' strambi, e mia madre a casa che praticamente faceva tutto.
Ma io mi ero stufata di tutto, soprattutto da quando mio padre era morto, volevo andarmene da questo paesino sperduto, volevo andare a Roma ad abitare.
Un capriccio forse, ma io volevo andarci.
Erano mesi, che spedivo curriculum nelle varie case di riposo lì, anche tramite mia zia che ha casa lì, e il 10 febbraio del 2012 l'iPhone vibrò, ero a casa mia cazzeggiando al pc, vidi un numero strano, con il prefisso di Roma, ma pensai subito alle solite pubblicità, e invece la voce di una donna molto gentile disse "Buongiorno, sono Francesca della casa di riposo Villa Fontanelle, di Roma, volevo informarla che stiamo cercando del personale, e crediamo che lei possa essere la persona adatta, potrebbe presentarsi la settimana prossima?" mi ammutolii, non sapevo cosa dire, mi avevano preso alla sprovvista, presi fiato e risposi "Buongiorno, guardi non aspettavo altro che una vostra chiamata, ma io vivo in provincia di Varese, sono pronta anche a trasferirmi, è un problema per voi?" respirai a lungo "Nessun problema Elena, siamo pronti a venirle incontro se il suo sogno è questo, l'aspettiamo settimana prossima, Venerdì alle 15:30 per parlare con direttore, arrivederci e buona fortuna con il trasloco" sorrisi, salutai e chiusi la chiamata.
Andai di corsa da mia madre urlando "MAMMAAAAAA, MAMMAAAAAAAAA.... mi hanno chiamato da Roma, ho un colloquio Venerdì prossimo, chiederò a Zia Teresa se mi ospita quattro o cinque giorni per capire come funziona, poi se mi prendono comincerò con il trasloco, anche perché ho già visto un appartamento che mi piace" dissi tutto d'un fiato, senza nemmeno lasciar parlare mia madre, che mi guardava sorridendo "Bene, sono davvero felice" e mi abbracciò.
Il mattino dopo mi recai al lavoro, non ero dello stesso umore, mi dispiaceva lasciare i miei colleghi, un po' pervertiti e un po' pazzi, mi spiaceva dover andare dal mio capo per dirgli quello che stava succedendo, ma soprattutto mi dispiaceva lasciare tutti i miei nonni, perché diciamocelo, ormai sono tutti miei nonni lì.
Così facendo un bel respiro andai dal capo.
"Buongiorno Paolo, quello che sto per dirti non è facile, ma te lo dico chiaro e tondo senza giri di parole. Il mio sogno è quello di abitare a Roma, e proprio ieri mi hanno chiamato da una struttura proprio di Roma, dicendomi che stanno cercando personale. Mi hanno chiesto di presentarmi lì Venerdì prossimo. Ora, volevo chiederti, per te un problema se chiedo qualche giorno di ferie per vedere come va il colloquio, oppure mi devo licenziare prima e poi sarà quel che sarà?" avevo parlato talmente in fretta che ero diventata rossa, e presi fiato tutto insieme, lui sorrideva e mi rispose tranquillamente "Ah, come si vede che sei alle prime armi Elena, non preoccuparti, è normale cercare opportunità nei posti da te privilegiati, ti do tranquillamente le ferie, poi sarà quel che sarà, io mi auguro sinceramente che tu possa trovare lavoro lì, te lo meriti" feci un sospiro di sollievo, e allungai la mano verso di lui "GRAZIE" dissi, e me ne tornai in reparto a fare il mio lavoro.

Stavo, per coprire una delle ultime signore dopo il pranzo, quando sentii aprire e richiudere la porta, alzai lo sguardo e c'era lui, colui che mi aveva tormentato gli ormoni in quei ultimi 8 mesi, mi guardava con quel suo sorriso sghembo, quasi bastardo "così, te ne vai eh?" io lo guardai e spalancai gli occhi, come cazzo aveva fatto a scoprirlo? "Vedo che le notizie girano veloci eh?" si avvicinò, mi sfiorò i fianchi poi risalì "Non farlo" io esitai un secondo, mi girai e lo guardai negli occhi, come mai prima d'ora avevo fatto "E perché non dovrei, chi dovrebbe impedirmelo? TU? ma non farmi ridere" ero scontrosa sì, mi aveva rotto i coglioni "Uh, come siamo nervose" sorrise "Non è che sono nervosa, è che tu sei diventato un problema, anzi lo sei sempre stato" mi guardò di traverso "Helen, ma che succede, che ho fatto?" lo presi dal colletto della divisa e lo fissai dritto negli occhi "Cosa hai fatto? forse dovresti chiederti cosa non hai fatto per tutti questi mesi? mi avevi sotto al naso, e non hai fatto niente. Ma permettimi di fare una cosa prima di andarmene e sparire per sempre dalla tua vista" dovevo farlo, me lo doveva, era inevitabile che l'avrei fatto. Lo spinsi contro il muro senza nemmeno farlo rispondere e lo bacia, durò un po' e lui non sembrava staccarsi, dopo un po' lo spinsi via "ora vai fuori di qui, se no gli altri potrebbero insospettirsi, e quello con la fidanzata sei tu, non io, addio" se ne andò, e non si permise più di scherzare con me.
  
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