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Autore: two_dollar_bill    20/02/2012    1 recensioni
[SPOILER - 7x15]Poi come aveva immaginato quella sensazione arrivò, come mille altre volte; il metallo freddo sulla pelle gli provocò un brivido, forse dopotutto non ci si poteva abituare alle ferite, al dolore. Sentì distintamente il fiotto caldo del suo sangue percorrergli il braccio e scivolare via, insieme ad un pò della sua forza, ed un formicolio si diramò fino alla punta delle dita, intorpidendole
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
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if i can

 

I see my world crumble and fall, before my eyes

I never imagined my life could turn out this way
So cold so black so alone.

 

Le corde stringevano troppo, quando stordito riprese conoscenza nel buio di una stanza scarsamente illuminata, umida e con un puzzo sgradevole, ma questa era un pò una consuetudine ormai, routine. Peccato doversi sempre ritrovare in quelle spiacevoli situazioni, svegliarsi chissà dove in balia di chissà chi, ma era la sua vita e l'abitudine è una cosa che può corroderti lentamente. Così, neanche trovandosi quel pazzo di fronte, in piedi, a brandire il suo stesso coltello, la meraviglia era stata palesata da un minimo gesto impulsivo, da un tentativo di ribellione, da qualsiasi cosa che avrebbe mosso un qualunque altro essere umano. I suoi occhi non trasmettevano nessuna emozione e sembravano più scuri, lontani del solito verde brillante, spenti per così dire.

Poi come aveva immaginato quella sensazione arrivò, come mille altre volte; il metallo freddo sulla pelle gli provocò un brivido, forse dopotutto non ci si poteva abituare alle ferite, al dolore. Sentì distintamente il fiotto caldo del suo sangue percorrergli il braccio e scivolare via, insieme ad un pò della sua forza, ed un formicolio si diramò fino alla punta delle dita, intorpidendole.

Jeffrey continuava a parlare da un pò - quel pazzo figlio di puttana e i suoi deliri da psicopatico - aveva pensato con rabbia, fingendo di ascoltarlo e cercando un modo per liberarti - o sperando in un'entrata scenica del suo fratellino a salvargli il culo - ma poi aveva detto qualcosa, qualcosa di diverso, qualcosa di giusto e la sua mente era stata rapita, soggiogata, bloccata, allontanata da ogni altro pensiero, intenta solo ad ascoltare.

Voi parlavate un sacco. Avete dimostrato di avere carattere.
Volevate disperatamente salvare il mondo, all'epoca.  

Dean, sussulto impercettibilmente. Ricordava la sera in cui aveva dovuto torturarlo, in una bettola fuori città, per estorcere al demone che lo possedeva maggiori informazioni possibili. Era successo solo pochi mesi prima, ma quello stronzo ne parlava come se fossero anni, e come se li conoscesse, come se sapesse qualcosa di cui in realtà neanche lui era certo.
Distolse lo sguardo mentre una smorfia gli incrinava il volto marmoreo.

Ti uccide sapere che la gente continua a farsi male e tu non puoi impedirlo. O per meglio dire, ti ha già ucciso, vero?

Fu un altro colpo ben assestato, per essere un maniaco, quel figlio di puttana, con le parole ci sapeva fare. Come faceva?
Era così palese, era così facile interpretarlo, quando gli riusciva difficile comprendersi da sè, o farsi capire dal fratello, sangue del suo sangue?
Ed ora, lì, nelle mani di uno sconosciuto pluriomicida si sentiva quasi psicoanalizzato - e con successo perfino. 
Così con la consapevolezza della veridicità delle parole di quel ragazzo, che si faceva largo dentro di lui, al dolore fisico si aggiuse un altro tipo di sofferenza, quella sopita nei meandri della sua anima, quella che aveva cercato di controllare costruendo intorno un muro, un pò come aveva fatto Morte nella mente di Sam. E se quello era stato un insuccesso, il suo non poteva che essere ancora peggio, bastava raschiare un poco la superficie perchè tutto fluisse via, irrorando ogni cellula del suo corpo di un malessere istantaneo e incontrollabile.
Ne era sicuro, al dolore fisico ci si può abituare, ma l'anima: è tutta un'altra storia.

- Sai cosa? Fottiti! - aveva quindi esclamato, più per placare i suoi pensieri che le smanie di quel miserabile. Cercando di riprendere il controllo, l'aveva guardato con cattiveria, con la durezza che lo caratterizzata, era rientrato - o almeno credeva - nel ruolo che gli era stato imposto dalla nascita. Qualcuno non gli aveva forse detto, molto tempo fa, che avevano tutti un ruolo da recitare nella vita? E da quel ruolo non si poteva fuggire.
Ma Dean aveva perso la strada, non era più un bravo interprete, non lo era mai stato, spinto sempre dall'istinto, calpestando la razionalità non era mai stato all'altezza dell'attore che si aspettavano che fosse, ma a lui era sempre andava bene così, ce l'aveva fatta a modo suo, per un pò, poi la storia gli era sfuggita di mano, era andata fuori trama, alla deriva come la sua mente.
E quel matto, aggirandosi per la stanza putrida, continuava a vaneggiate teatralmente.

Ehi, io ero lì. Ero depresso, Dean.
Perchè lui...non c'era più.
Ero distrutto, un ammasso di emozioni e bevevo...

Dean avrebbe voluto scomparire, sprofondare inghiottito dalla terra o magari semplicemente privarsi delle orecchie, come la povera vittima legata ed imbavagliata accanto a lui, se fosse servito a non ascoltare più le sue parole. Era di fronte ad un mostro da fermare, questo lo sapeva, ma , ironia della sorte, il parallelo con la sua vita era così evidente in quel momento che lo stava spezzando a metà. Una cercava di liberarsi, cercava di architettare un piano, trovare una via d'uscita, rimanere lucida mentre comandava al corpo di reagire, di lottare contro quelle corde; l'altra voleva cedere, piangere, esplodere in un tripudio di scintille, perchè bruciava sofferente, come nelle fiamme dell'inferno, attanagliata in una morsa che non cedeva mai, con cui nessuna catena avrebbe potuto competere. Quando era iniziato tutto questo? Dean non era riuscito a darsi una risposta; alle domande che si poneva, cercando soluzioni nella memoria, se ne aggiungevano sempre altre, troppe, per eludere il labirinto in cui si ritrovava ogni volta che cedeva alle sue emozioni. - Chiudile fuori - si ripeteva sempre, ma non ne era in grado. Non poteva farlo.
E per un istante, un breve momento sfuggente, pensò che forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto lì, all'inferno. 
Quante cose non avrebbe dovuto vedere, affrontare, quanti non avrebbe visto morire; ma sopratutto quanti non avrebbe perso ,solo se stesso. Era un buon prezzo da pagare, considerando che lui, era ormai perso comunque, era solo l'apice dell' iceberg.
- Dean come stai? -
- Dean, è mattina... stai già bevendo! -
- Dean, parlami. -
Quelle frasi, Sam le aveva pronunciate fino allo spasimo negli ultimi tempi. E tutte le volte si era rifiutato di rispondere evitando il suo sguardo, cambiando argomento, fuggendo via con qualche scusa buttata lì e poco credibile.
Lui era distrutto. Lui era un ammasso di emozioni. Lui beveva. E adesso se ne stava là, impotente, paragonandosi ad un mostro, un pazzo omicida, un figlio di puttana qualunque, cosa ne poteva sapere? Jeffrey aveva solo qualche rotella fuori posto, eppure perchè le sue parole sembravano così vere? Così giuste? Perchè sembrava conoscerlo, capirlo? Sembrava mettere in piazza quello che lui aveva paura di ammettere, e forse, anche solo di vedere.

Volevo uccidermi.

Un sorriso amaro si fece largo sul volto di Dean, la morte era un pensiero che l'aveva accompagnato per mano da sempre, in realtà l'aveva perfino conosciuta, ci aveva cenato - riuscì a pensare in quel momento, nell'inverosimilità del tutto. Poi beffardo, combattendo più contro se stesso, usò una delle sue battutine ad effetto, le situazioni critiche non avevamo mai frenato il suo umorismo. Adesso, però lo faceva per tutelarsi, c'era qualcosa che si stava arrampicando dentro di lui, un pensiero, un'idea malsana che non doveva nascere, non in quel momento, o forse mai e poi mai. Invece si stava facendo largo sempre di più, artigliandogli l'anima, salendo su, sempre più su, passando dal cuore, facendolo sanguinare. Strinse forte gli occhi, scosse la testa come se bastasse a scacciarlo. E poi giunsero ancora le parole di quel folle a colpirlo...

Ho capito che non ero niente senza il mio demone e ho deciso di riprendermelo. 

- Ho deciso di riprendermelo. Ho deciso di riprendermelo. Ho deciso di riprendermelo. - l'eco si diffuse come un'epidemia nella mente di Dean, come se tutte le cellule del suo corpo lo gridassero in coro e lasciassero finalmente libera l'idea che spingeva per uscire. Quante volte lui aveva deciso di riprendersi qualcosa?
Nell'ipocrisia del - Non si puo avere tutto quel che si vuole, la vita non va mai come vorresti.- Parole sue, parole che aveva detto ad un povero Cristo qualunque, che si era limitato a desiderare l'amore di una ragazza, gettando una moneta in una fontana. Parole sue a cui non aveva mai dato ascolto. Che ne poteva sapere quell'innocente di ciò che lui aveva fatto nella vita, arrogandosi poi di intavolare lunghi e travagliati discorsi sulla correttezza. Aveva sempre cercato di stravolgere il corso degli eventi, per suo fratello, e non solo, aveva fatto qualunque cosa, era finito all'inferno per riportarlo indietro. Ed ogni volta che il destino decideva per lui, combatteva sino allo stremo delle forze perchè le cose tornassero sul giusto binario. Non aveva mai incassato semplicemente, con il capo chino; adesso invece cosa stava facendo? Smarrito, debole, senza scopo guardava i giorni passare privi di significato, non riconoscendosi nell'immagine che lo specchio restituiva o disprezzandola totalemente. E non combatteva, non lo faceva più, aveva deposto le armi e si era inginocchiato, lo sguardo che rivolgeva sempre entusiasta al cielo, alle sue stelle e la sua immensità, si limitava alla terra, quella stessa che non aspettava altro che fagocitarlo nuovamente e ricacciarlo negli inferi.
Perfino le sue mani avevano smesso di lottare per liberarsi.
Era un inutile ammasso di carne su una sedia, come un panno vecchio abbandonato. Un contenitore vuoto.
E in quel momento gli occhi avvamparono, la vista si annebbiò, la stanza iniziò a tremare e le orecchie a fischiare doloranti. L'aveva già vissuto quel momento, diverso ma allo stesso tempo troppo simile, il ricordo gli pizzicò impudente il cuore. E dentro di lui qualcosa esplose, scattò e si accese di nuova speranza. Gli sembro di respirare dopo tanto tempo, si guardò intorno spaesato, non c'era nessun sibilo nell'aria, la stanza tremava certo, ma lo vedeva bene il perchè: il ragazzo era andavo avanti con quell'assurdo rituale e di li a poco ci sarebbe stato un altro mostro da eliminare definitivamente. E Dean Winchester non se ne sarebbe stato lì seduto a guardare.
Dean Winchester non si faceva eliminare dal primo figlio di puttana che si trovava sulla sua strada.
Dean Winchester aveva altri programmi, nuovi programmi.

- Se c'è una soluzione, un incantesimo magari, un qualsiasi cosa, allora io potrei trovarlo, io dovrò trovarlo.
E lo farò, Cass. Davvero, a qualunque costo... - rivolse gli occhi al cielo, un istante soltando immaginando l'infinità che si stagliava oltre quel misero tetto e con ritrovato vigore spezzo le corde che lo tenevano legato.

 

Living goes by fast, catch your breath
and it will pass you by.
And it won't last, to sulk with the memories you hold.

Break from the ropes your hands are tied. Dark will turn to light, in time I'll be alright. I know.


 

Nda.
Sono un pò "nervosa" perchè è la prima fic che pubblico in questo fandom e cimentarsi in qualcosa di nuovo è sempre un pò problematico, ma supernatural mi piace veramente troppo e non ho saputo resistere. L'ultima puntata mi ha ispirato molto, il discorso di Jeffrey mi ha fatto subito pensare a Castiel e al suo agognato ritorno, cosa che credo Dean desidererebbe più di chiunque altro, così è nata questa piccola shot. Il titolo e le citazioni sono di una canzone della mia band preferita gli Avenged Sevenfold - All the things will end.
Spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima ^^

Anita_ 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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