Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: _Eileen    20/02/2012    3 recensioni
Salisbury. Famosa cattedrale gotica inglese, e, ovviamente, famoso luogo d'incontro di ragazzi in cerca d'ispirazione.
Idea che mi frullava nella testa da un po', lascio a voi i commenti. :)
DAL TESTO:
Trent annuì con entusiasmo e fece un cenno sbrigativo con la mano, in segno che sapeva benissimo quel poco di nozioni geografiche, esclamando: «Sì, sì, lo so dove è Toronto. Quello che volevo dire è che... che anche io abitavo laggiù; mi sono trasferito da un paio d'anni qui in Inghilterra!»
Gwen spalancò la bocca: questo proprio non se lo aspettava! Anche se, doveva ammetterlo, ora che glielo aveva detto, poteva sentire nel suo accento una cadenza tipica del suo luogo e davvero poco inglese.
«Sul serio?» ridacchiò lei, rivolgendo un sorriso strafottente a Trent «E non sai niente di Salisbury e di William Longespèe?» Trent abbozzò un sorriso, a metà tra l'imbarazzo e la scusa, passandosi meccanicamente la mano tra i capelli. «Non sto proprio qui..-fece un cenno di sfuggita alla chiesa, cosa che fece alzare gli occhi al cielo a Gwen- ...diciamo che sono venuto per trovare ispirazione.»
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gwen, Trent
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non credo che mettermi a scrivere one-shot
quando ho due long a mezzo sia il massimo,
però avevo quest'idea da un po',
e ho deciso comunque di metterla per iscritto.
Ditemi che cosa ne pensate! :)



Whether they are people or cathedrals, I will always love gothic style.

 

 

 

Se c'era un luogo che adorava, quello erano le cattedrali. In particolar modo quelle in stile gotico. Erano le sette del mattino e la chiesa era stata appena aperta al pubblico, ma già si poteva scorgere una ragazza vagare all'interno, percorrere la stretta navata laterale per l'ennesima volta e perdersi con lo sguardo in una colonna scolpita nei minimi dettagli, che saliva sempre più in alto, fino a fondersi con la magnifica vetrata.
Gwen continuò a mordicchiare la matita che aveva tra le labbra, mentre stringeva al petto il blocchetto degli schizzi. Nonostante fosse mattina presto, erano già diversi giorni che la ragazza andava a visitare la chiesa a quell'ora. Non sapeva bene come, ma in quel posto si sentiva particolarmente leggera, e in un certo senso come... a casa.
Adorava studiare nei minimi dettagli quella meraviglia architettonica nel silenzio più assoluto, senza nessun turista fastidioso che le ronzasse accanto, facendo foto col flash o chiacchierando incessantemente, vantandosi di aver visitato qualcosa segnato dalla loro guida turistica.
Buie, tetre, solitarie e spesso poco apprezzate, ma nel profondo alte, forti, imponenti, con la loro grande storia alle spalle e una particolare grazia: erano questi i principali motivi per cui Gwen adorava quei luoghi. E forse, era proprio così che si sentiva lei, e per questo motivo poteva fissare, senza annoiarsi mai, la stessa parte della vetrata colorata per ore, che filtrava la luce sempre in modo diverso eppure sempre affascinante.
Gwen sospirò, ripose matita e blocchetto nella borsa che aveva sulla spalla, e alzò ancora di più lo sguardo, raggiungendo la volta a crociera, e continuando a camminare a naso all'insù, quasi senza accorgersene.
Improvvisamente, si distrasse dai suoi pensieri: era andata a sbattere contro qualcosa troppo morbida per essere un pilastro, ma che decisamente non poteva essere solo aria, dal momento che c'era andata a sbattere in pieno.
«Oh, scusa, io...»
«Oh, fa nulla..»
«Già...»
«Sì...»
Gwen si rizzò da terra reggendosi al muro, rivolgendo un sorriso di scusa al ragazzo contro il quale era andata a sbattere. «Mi dispiace, ero distratta..»
Lui si scompigliò i capelli neri, gesticolando con l'altra mano. «Figurati... Tu piuttosto, tutto okay, vero?».
Gwen annuì e lui continuò «Sai.. è difficile trovare qualcuno qui a quest'ora... credo.»
«Fino a due minuti fa pensavo di essere l'unico» dissero entrambi all'unisono e scoppiarono in una breve risatina, che rimbombò tra le pareti della chiesa deserta.
Gwen stava per salutare il ragazzo e continuare la sua passeggiata ispiratrice, ma prima che potesse aprire bocca, lui l'anticipò.
«Ti va di fare un giro insieme?»
La ragazza storse la bocca, perplessa. Di sua natura era incline a rimanere sola e ad avere pochi amici, quindi non avrebbe mai accettato un invito da uno sconosciuto in altre circostanze, ma nel guardare gli occhi del ragazzo che la fissavano con fare speranzoso, non trovò la forza di rifiutare. Due magnifici iridi verdi smeraldo che brillavano intensamente nonostante la luce fioca.
Gwen si rigirò una ciocca bluastra tra le dita e gli sorrise, un sorriso sincero e annuì con entusiasmo. «Sì, certo!».
Capì che lui doveva essere stato molto teso e ansioso di sapere la sua risposta, perché appena lei aveva accettato si era sgonfiato come un palloncino. «Fantastico!»
Cominciarono a camminare uno accanto all'altra, svoltando nella navata centrale e tornando indietro verso il coro della cattedrale.
«Emh... posso sapere il tuo nome?» chiese lui dopo un po', grattandosi con imbarazzo la nuca e smuovendo i capelli neri.
«Gwen» disse la ragazza con un sorriso, distogliendo poi lo sguardo dagli occhi magnetici di lui e puntandoli con decisione sull'enorme scultura alla sua destra. «E tu?» chiese dopo un po', senza però guardarlo in volto.
«Trent... Che cosa... che cos'è quella?» aggiunse dopo un po', indicando il punto in cui i gelidi occhi di Gwen erano fermi da ormai cinque minuti.
«La tomba di William Longespée, conte di Salisbury. La chiesa è stata costruita su sua commissione.» disse semplicemente, ritrovando infine la forza di guardare Trent negli occhi.
«Sei ben informata, vedo.» osservò lui con un sorriso, riprendendo a camminare lungo la navata centrale e facendo un piccolo cenno a Gwen di seguirlo.
«Beh, io mi voglio laureare in storia dell'arte, è ovvio che sappia qualcosa. E poi è Salisbury» disse, come se parlasse dell'ovvio. «non una cattedrale qualsiasi. Sono così contenta di poterla toccare, vedere dal vivo...» lasciò la frase sospesa, la voce che tremava ancora nell'aria, mentre sfiorava con la mano una colonna massiccia con uno strano valore affettivo. Trent notò che aveva lunghe unghie ricoperte da uno strato di lucido smalto nero.
«E... perchè, dov'è che abiti?» sussurrò lui appena, per non sembrare troppo indiscreto nel fare una domanda alla ragazza che sarebbe potuta risultare estremamente personale.
Con suo sollievo Gwen gli rivolse di nuovo l'attenzione, dedicandogli l'ennesima sorriso. Era incredibile quante volte avesse già alzato gli angoli della bocca quella mattina, in particolar modo nel tempo trascorso con Trent.
«Toronto. Sono qui quest'estate per una vacanza studio.»
«Toronto? Sul.. sul serio?!» chiese sbalordito Trent, sgranando -i già grandi- occhi smeraldo. Gwen rimase particolarmente perplessa dalla sua reazione e, alzando un sopracciglio, sbottò: «Sì, Toronto. Sai, Canada... Ontario?!»
Trent annuì con entusiasmo e fece un cenno sbrigativo con la mano, in segno che sapeva benissimo quel poco di nozioni geografiche, esclamando: «Sì, sì, lo so dove è Toronto. Quello che volevo dire è che... che anche io abitavo laggiù; mi sono trasferito da un paio d'anni qui in Inghilterra!»
Gwen spalancò la bocca: questo proprio non se lo aspettava! Anche se, doveva ammetterlo, ora che glielo aveva detto, poteva sentire nel suo accento una cadenza tipica del suo luogo e davvero poco inglese.
«Sul serio?» ridacchiò lei, rivolgendo un sorriso strafottente a Trent «E non sai niente di Salisbury e di William Longespèe?» Trent abbozzò un sorriso, a metà tra l'imbarazzo e la scusa, passandosi meccanicamente la mano tra i capelli. «Non sto proprio qui..-fece un cenno di sfuggita alla chiesa, cosa che fece alzare gli occhi al cielo a Gwen- ...diciamo che sono venuto per trovare ispirazione.»
Gwen si lasciò cadere le braccia che aveva precedentemente incrociato al petto per lo stupore. In un certo senso si sentiva rilassata dal fatto che anche un'altra persona avesse scelto quel posto per trovare ispirazione proprio come aveva fatto lei, ma dall'altra era un po' delusa che qualcuno usasse il suo posto per lo stesso motivo. Il che era un gran controsenso. Si grattò la punta del naso, rimuginando sulle sensazioni che avrebbe dovuto provare in quel momento. Soddisfazione? Delusione? Allegria? Confusione? Imbarazzo, si chiese mentalmente alla fine, lasciando un insolito colorito roseo sulle sue guance pallide, quando Trent le sventolò una mano davanti al viso, vedendola assente. «Gwen? Sei ancora tra di noi?»
Lei scosse la testa, facendo smuovere la corta chioma di lisci capelli neri.
«Senti, sta cominciando ad arrivare troppa gente per i miei gusti adesso, quindi pensavo che...»
«Potremmo uscire a fare una colazione come si deve? Ci.. ci dovrebbe essere un bar carino a due passi da qui!» la interruppe lui.
Ancora una volta, Gwen non trovò la forza di sputargli in faccia un 'NO' diretto e brutale, perciò assentì e si avviò con Trent verso la maestosa uscita della chiesa.
«Sai, più che per studiare, stamani anche io ero qui per trovare l'ispirazione» disse lei di colpo, mentre uscivano dalla cattedrale e si inoltravano nel vialetto circondato da un meraviglioso prato di un verde stupendo. L'erba aveva un colore davvero molto bello, illuminata dal sole mattutino di luglio e leggermente piegata dalla dolce brezza estiva.
Gwen si sentì arrossire per l'ennesima volta quando, a vedere quell'erba smeraldina, la prima cosa che le era venuta in mente erano gli occhi di Trent.
Doveva esserci qualcosa di seriamente sbagliato in lei quella mattina, per farla arrossire così tanto. Era forse stato il troppo zucchero che aveva rovesciato quella mattina nel caffè?! Non sapeva che effetti potesse avere il caffè troppo zuccheroso, ma si rese conto ben presto che la domanda “E' per via della mia dose di caffeina quotidiana troppo dolce che oggi mi sto pian piano trasformando in un termosifone umano?” era troppo stupida anche per Google.
«Davvero? Ispirazione per cosa, se posso chiedere?» disse lui, alzandosi sulla punta dei piedi e scrutando il paesaggio intorno a sé, per ritrovare il senso dell'orientamento e evitare una figuraccia con Gwen annunciandole che si era miseramente perso.
«Per un disegno. Normalmente luoghi come questi mi ispirano a disegnare. Tu però non mi hai disturbato» si affrettò ad aggiungere, nel caso il ragazzo l'avesse incompresa.
«No, certo. Io invece cercavo ispirazione per una canzone. Sai, suono la chitarra da un po' ormai, e speravo che un luogo nuovo mi aiutasse a trovar parole e note nuove.»
«È Salisbury, non un posto qualunque!» ripeté sconcertata Gwen, ma così piano che Trent poteva benissimo fare finta di non averla sentita.
«Mi piace comunque, la chitarra. Sei bravo?» domandò lei, ridacchiando sotto i baffi all'espressione spaesata di Trent. A dir la verità ormai lei conosceva bene quel luogo, e sapeva anche dove poteva trovare un bar davvero carino, ma preferì godersi la scena di Trent che fissava la strada principale di Salisbury con un cipiglio molto interdetto.
«Diciamo.. diciamo che me la cavo. Modestia a parte.»
«Ovviamente. Senti, so che c'è una gelateria là dietro l'angolo, ti va?» propose lei, indicando con la testa un punto alla sua sinistra. Trent annuì impacciato e la seguì.
«Per quanto tempo rimarrai in Europa?» le domandò, mentre apriva la porta del bar facendo tintinnare il campanello.
«Fino ai primi di settembre... buongiorno, sì... poi dovrò tornare in America: un po' mi dispiace, mi ero affezionata all'Inghilterra e al suo clima tetro... come scusi? Oh, Trent, vuoi un gelato o uno yogurt?» chiese, scoccando un'occhiataccia alla commessa del negozio che, vestita con un completino verde acqua, aveva chiesto spazientita ai due di decidere in fretta l'ordinazione.
«Emh, io uno yogurt, tu?» rispose il ragazzo, dirigendosi verso il banco frigorifero più piccolo, dall'altra parte della stanza, e Gwen lo seguì.
«Due yogurt per favore» disse lei alla grassa signora dalla parte opposta del bancone, che annuì e si girò per prendere le coppette. «Ci volete sopra qualcosa? Cioccolato, frutta...?» chiese poi in tono svogliato e meccanico, aggrottando le folti sopracciglia nere.
«Una dose abbondante di cioccolato fondente, il più nero che avete!» disse Gwen con un ghigno stampato sul volto.
«P... Posso avere nove smarties, per favore?» chiese Trent con un gran sorriso stampato sul volto, al che la gelataia lo guardò con un cipiglio alzato e cominciò a buttare con malagrazia sullo yogurt una pralina alla volta.
Dopo un minuto di silenzio imbarazzante, durante il quale Gwen aveva tenuto lo sguardo fisso sulla punta delle sue scarpe, la commessa diede loro i gelati, prese velocemente la banconota che Trent le offriva e si nascose nel retrobottega.
Una volta usciti, Trent e Gwen andarono a sedersi su una panchina lì vicino, mangiando avidamente i loro yogurt, chiacchierando e contemplando la facciata della cattedrale di Salisbury che si stagliava davanti a loro.
Mezz'ora dopo, quando furono costretti a salutarsi - «Sì mamma arrivo, non ti preoccupare sto bene, volevo solo fare una passeggiata mattutina... Ti comprerò il latte, d'accordo!» aveva detto un esasperato Trent al telefono mentre Gwen ridacchiava sotto i baffi-, si salutarono con un semplice cenno della mano, allontanandosi in direzioni opposte.
«Gwen?» urlò improvvisamente Trent alla ragazza, prima che fosse troppo lontana per sentirlo.
«Sì?» disse lei, maledicendo il calore che sentiva in prossimità delle gote.
«Appuntamento domani a Salisbury? Sono sicuro che prima o poi l'ispirazione verrà ad entrambi».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: _Eileen