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Autore: Mirella__    20/02/2012    3 recensioni
Cosa succederebbe se i nostri mezzosangue Saiyan avessero la necessità, e la possibilità, di tornare sul loro pianeta d'origine?
Ovviamente andrebbero nel loro pianeta solo se fosse un caso di estrema importanza...
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Questo racconto è una sorta di continuo della mia precedente fanfic "Uniti per il futuro" se deciderete di leggere questa mia nuova storia vi consiglio di  leggere prima quella sopra citata e poi questa perché vi sono alcune cose che potreste giudicare sbagliate non avendo letto quella precedente.
Vi prego di dirmi se ci sono errori di qualsivoglia genere perché voglio sempre migliorare. Il mio obiettivo sarà quello di scrivere decentemente. Ok la finisco di parlare e vi lascio a questa nuova fanfiction.

Il mio corpo grondava di sudore.
L'interno della Gravity Room  era quasi del tutto distrutto ma non m'importava. Dovevo superare il mio limite, dovevo raggiungere Goku, dovevo arrivare al terzo livello di Super Saiyan per poi arrivare al quarto. Non volevo gli strumenti di quella donna per arrivarci. Era stato umiliante, durante lo scontro con Li Shenron, dover arrivare allo stadio di Super Saiyan di quarto livello tramite l'uso di una stupida macchina.
Lanciai sfere di energia che andarono a colpire i nuovi robot costruiti da Bulma.
Li distrussi uno per uno nonostante la gravità duemila volte superiore al normale.
Lanciai un urlo carico di frustrazione, non riuscivo a superare il mio limite e non capivo il perché.
Sentì qualcosa muoversi alla mia destra.
Un unico gesto, rapidissimo, e un altro robot cadde ai miei piedi.
Uno strano odore giunse alle mie narici, inizialmente pensai che provenisse da uno degli esseri che giacevano al suolo ma presto quella puzza si trasformò in un fumo nero ben visibile.
Mi precipitai verso la sala controlli della Gravity Room giusto in tempo per vedere le fiamme che si sprigionavano dal suo interno.
Percepì una pressione maggiore, non una pressione, una gravità maggiore e allora guardai l'indicatore.
Sul display c'era scritto duemilacinquecento ma il numero continuava a salire vertiginosamente.
Non riuscì a restare in piedi perché le mie ginocchia cedettero.
Mi piegai su me stesso, non riuscivo a respirare e allora gridai l'unico nome corrispondente all'unica persona alla quale mi sarei mai mostrato in quello stato.
Sapevo che non mi poteva sentire, ma quella sarebbe stata l'unica parola che avrei mai voluto pronunciare sul letto di morte.
-Bulma- sussurrai e i miei occhi si chiusero.

-Signorina! Come si permette a dormire durante le mie lezioni!-
-Mi svvveglio sciubito signnnnore- dissi buttata sul banco come se fosse un materasso.
Gli allenamenti pomeridiani mi lasciavano sfinita e dato che spesso si prolungavano fino a notte fonda le uniche ore decenti di sonno che si potessero fare erano proprio a scuola.
Il professore mi guardava picchiettando in modo convulso la penna sul banco.
Lo guardai con gli occhi appannati dalla dormita che, fino a quel momento, non era stata per niente male.
Era giovane, poteva avere trentasette anni circa, i capelli erano raccolti in un codino che gli davano un'aria molto professionale accentuata dagli occhiali rotondi che arrivavano fino alla punta del naso, in quel momento il suo viso era dipinto di un rosso peperone e la sua espressione avrebbe terrorizzato chiunque in quel momento, tutti tranne me che mi limitai a borbottare un "mi scusi" appena percettibile dall'orecchio umano.
-Mi scusi dice lei! Sa che le dico signorina Son, dato che ha così sonno vada a dormire fuori in corridoio!-
Mi alzai dalla sedia barcollando a destra e a sinistra provocando le risate dei miei compagni.
Faticosamente riuscii ad arrivare alla porta....
Un rumore secco ed essa si staccò dai cardini. A quel punto mi svegliai del tutto e i miei compagni mi guardarono con un espressione scioccata stampata sul viso.
-Ops- dissi con voce squillante -la rimetto a posto subito- ma il risultato fu quello di distruggere ancor di più quella povera porta.
-Insomma se ne vuole andare? Appoggi la porta di lato ed esca subito!- urlò il professore...
Appoggiata alla parete riflettevo chiedendomi perché quell'uomo prendesse così seriamente il suo lavoro, insomma, era un insegnante di religione cavolo! Poteva almeno chiudere un occhio. Era così difficile convivere insieme agli umani. Ripensai alle loro facce quando mi avevano visto con la porta in mano
Il cellulare cominciò a vibrare e lo uscì dalla tasca.
Era Trunks.
Sbuffai, sicuramente era per avvertirmi di altri allenamenti da aggiungere alla mia agenda.
-Pronto? Certo che potresti evitare di telefona...-
-Pan, abbiamo avuto un problema, mio padre...-

Angolo dell'autrice
Questo capitolo è alquanto breve (cercherò di rimediare nei prossimi) perché è solo una "premessa".
Spero di non avervi annoiato.
Aggiornerò il prima possibile.
Detto questo vi chiedo se potete lasciare una piccola recensione per dirmi se  c'è qualcosa che non vi convince o se ci sono errori. Detto questo vi saluto, grazie per aver avuto la pazienza di leggere.


  
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