Salve a tutti. Questo racconto
è una sorta di continuo
della mia precedente fanfic "Uniti per il futuro" se deciderete di
leggere questa mia nuova storia vi consiglio di leggere prima
quella
sopra citata e poi questa perché vi sono alcune cose che
potreste giudicare
sbagliate non avendo letto quella precedente.
Vi prego di dirmi se ci sono errori di qualsivoglia genere
perché voglio sempre
migliorare. Il mio obiettivo sarà quello di scrivere
decentemente. Ok la
finisco di parlare e vi lascio a questa nuova fanfiction.
Il mio corpo grondava di sudore.
L'interno della Gravity Room era quasi del tutto distrutto ma
non
m'importava. Dovevo superare il mio limite, dovevo raggiungere Goku,
dovevo
arrivare al terzo livello di Super Saiyan per poi arrivare al quarto.
Non
volevo gli strumenti di quella donna per arrivarci. Era stato
umiliante,
durante lo scontro con Li Shenron, dover arrivare allo stadio di Super
Saiyan
di quarto livello tramite l'uso di una stupida macchina.
Lanciai sfere di energia che andarono a colpire i nuovi robot costruiti da
Bulma.
Li distrussi uno per uno nonostante la gravità duemila volte
superiore al
normale.
Lanciai un urlo carico di frustrazione, non riuscivo a superare il mio
limite e
non capivo il perché.
Sentì qualcosa muoversi alla mia destra.
Un unico gesto, rapidissimo, e un altro robot cadde ai miei piedi.
Uno strano odore giunse alle mie narici, inizialmente pensai che
provenisse da
uno degli esseri che giacevano al suolo ma presto quella puzza si
trasformò in
un fumo nero ben visibile.
Mi precipitai verso la sala controlli della Gravity Room giusto in
tempo per
vedere le fiamme che si sprigionavano dal suo interno.
Percepì una pressione maggiore, non una pressione, una
gravità maggiore e
allora guardai l'indicatore.
Sul display c'era scritto duemilacinquecento ma il numero continuava a
salire
vertiginosamente.
Non riuscì a restare in piedi perché le mie
ginocchia cedettero.
Mi piegai su me stesso, non riuscivo a respirare e allora gridai
l'unico nome
corrispondente all'unica persona alla quale mi sarei mai mostrato in
quello
stato.
Sapevo che non mi poteva sentire, ma quella sarebbe stata l'unica
parola che
avrei mai voluto pronunciare sul letto di morte.
-Bulma- sussurrai e i miei occhi si chiusero.
-Signorina! Come si permette a dormire durante le mie lezioni!-
-Mi svvveglio sciubito signnnnore- dissi buttata sul banco come se
fosse un
materasso.
Gli allenamenti pomeridiani mi lasciavano sfinita e dato che spesso si
prolungavano fino a notte fonda le uniche ore decenti di sonno che si
potessero
fare erano proprio a scuola.
Il professore mi guardava picchiettando in modo convulso la penna sul
banco.
Lo guardai con gli occhi appannati dalla dormita che, fino a quel
momento, non
era stata per niente male.
Era giovane, poteva avere trentasette anni circa, i capelli erano
raccolti in
un codino che gli davano un'aria molto professionale accentuata dagli
occhiali
rotondi che arrivavano fino alla punta del naso, in quel momento il suo
viso
era dipinto di un rosso peperone e la sua espressione avrebbe
terrorizzato
chiunque in quel momento, tutti tranne me che mi limitai a borbottare
un
"mi scusi" appena percettibile dall'orecchio umano.
-Mi scusi dice lei! Sa che le dico signorina Son, dato che ha
così sonno vada a
dormire fuori in corridoio!-
Mi alzai dalla sedia barcollando a destra e a sinistra provocando le
risate dei
miei compagni.
Faticosamente riuscii ad arrivare alla porta....
Un rumore secco ed essa si staccò dai cardini. A quel punto
mi svegliai del
tutto e i miei compagni mi guardarono con un espressione scioccata
stampata sul
viso.
-Ops- dissi con voce squillante -la rimetto a posto subito- ma il
risultato fu
quello di distruggere ancor di più quella povera porta.
-Insomma se ne vuole andare? Appoggi la porta di lato ed esca subito!-
urlò il
professore...
Appoggiata alla parete riflettevo chiedendomi perché
quell'uomo prendesse così
seriamente il suo lavoro, insomma, era un insegnante di religione
cavolo!
Poteva almeno chiudere un occhio. Era così difficile
convivere insieme agli
umani. Ripensai alle loro facce quando mi avevano visto con la porta in
mano
Il cellulare cominciò a vibrare e lo uscì dalla
tasca.
Era Trunks.
Sbuffai, sicuramente era per avvertirmi di altri allenamenti da
aggiungere alla
mia agenda.
-Pronto? Certo che potresti evitare di telefona...-
-Pan, abbiamo avuto un problema, mio padre...-
Angolo dell'autrice
Questo capitolo è alquanto breve (cercherò di
rimediare nei prossimi) perché è
solo una "premessa".
Spero di non avervi annoiato.
Aggiornerò il prima possibile.
Detto questo vi chiedo se potete lasciare una piccola
recensione per dirmi se c'è qualcosa che non vi
convince o se ci sono
errori. Detto questo vi saluto, grazie per aver avuto la pazienza di
leggere.