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Autore: Nemohs    20/02/2012    3 recensioni
Un Dean esitante che sotto il tocco angelico di Castiel riesce a tirare fuori tutto l'amore che c'è rimasto dentro di lui.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Hit The Lights

I fratelli Winchester erano appena tornata ad una caccia durata tre giorni, quella maledetta strega non si trovava ma ora starà di sicuro marcendo all’inferno.

Dean al solo pensiero dell’inferno rabbrividì, per poi continuare quello che stava facendo. Non avendo trovato nulla da guardare in tv, si mise a pulire e ricaricare le armi, sue e di suo fratello Sam, che nel frattempo aveva deciso di uscire per fare una delle sue tante agoniate “ricerche”. Solo Dean sapeva che quelle ricerche erano solo una scusa per andare in cerca di qualche donna.. dopotutto anche Sam era un uomo, e come tutti gli uomini soffriva di astinenza da sesso. Il più grande dei Winchester continuò a pulire le armi, quando sentì un fruscio di ali dietro di se. Si girò consapevole di chi fosse e salutò l’uomo in trench.
-Cas.-
L’angelo inclinò la testa verso destra, in quel modo così suo, e serrò le braccia lungo i fianchi.
-Dean.- disse continuando a fissare con fare interrogativo l’altro.
-Qual buon vento ti porta tra noi umani? Un bisogno repellente di affetto?- scherzò Dean, sistemando i fucili e le pistole nell’apposita valigetta.
-Cosa c’entra il vento?- domandò l’angelo facendo due passi verso Dean, in quale sbuffò rispondendo con il solito -È un modo di dire Cas.-
L’umano si alzò dalla sedia e avviandosi verso il frigo continuò il discorso.
-Allora? Perché sei qui?-
L’angelo tentennò e biascicò qualcosa in una lingua sconosciuta per Dean.
-Cas non fare il difficile! Mi vuoi dire perché sei qui? Vuoi giocare?- sentenziò Dean aprendo una lattina di birra e sorseggiando, aspettando una risposta.
-Ho sentito i tuoi pensieri. Mi stavi pensando e… ho deciso di venire a trovarti.- disse tutto d’un fiato l’angelo, che all’apparenza poteva non sembrare agitato, ma dentro di se poteva sentire che il suo stomaco stava facendo a cazzotti con il suo cuore. Dean si irrigidì, appoggiò la mano sulla spalliera della sedia e cercò di rispondere il più disinvolto possibile.
-Chi? Io? Ti sarai sicuramente confuso con qualche donnetta in crisi pre-mestruale. Io non ti penso.- L’americano sapeva che in quella frase c’era poco di vero. Non passava un giorno nel qualche non pensava all’angelo. Iniziò tutto qualche mese fa, quando Castiel durante un’accesa discussione tra i due, si avvicinò fin troppo al viso di Dean, il quale ebbe un tuffo al cuore, si sentì le gambe molli e il respiro corto tanto da perdere la parola e fuggire in bagno, lasciando l’angelo da solo in salotto, davanti ad un muro.
Dean si sentiva come una ragazzina adolescente durante la sua prima cotta. Al solo sentire nomiare il nome Castiel andava nel panico più totale ed iniziava a distruggersi le unghie delle mani con i denti. Per quanto, in questo momento, il suo piede stava sbattendo ripetutamente sul pavimento, l’angelo non si accorse di nulla e continuò.
-Si tu, Dean. Riconosco la tua aura.- affermò con fare altezzoso.
Dean sentita la frase “riconosco la tua aura” volevo iniziare a saltellare per la stanza tenendo un cartellone con scritto
“Lui riconosco la mia aura! Lui mi riconosce!”, ma si trattenne, almeno questa volta.
-Mh.- riuscì a dire, o meglio, mugolare l’americano. Non trovando nessuna scusa credibile.
L’angelo inclinò di nuovo la testa verso destra ed iniziò ad avvicinarsi a Dean con fare minaccioso, per poi fermarsi a pochi metri dal tavolo. Girò la testa a sinistra e poi di nuovo a destra, continuando a fissare l’americano negli occhi gli domandò
-Dov’è Sam?-
-È uscito a raccatere qualche pollastrella!- Dean riuscì a sbloccarsi, ritornò a rilassare i muscoli e a bere la sua birra. Castiel continuò a fissarlo, come se avesse un grande punto interrogativo in faccia.
-Perché dovrebbe raccattare polli?- esclamò l’angelo con quell’aria così ingenua che a Dean fece tanta tenerezza quanto rabbia.
-È un altro modo di dire, Cas.-
-Ah, mi dispiace.- Dean non potè resistere al tono così candido e stritolò la lattina che si trovava nella sua mano destra. Castiel rizzò le orecchie come un gatto e si avvicino ancora di più all’umano.
-Che hai fatto? C’è un demone? Dean?- l’angelo prese Dean per le spalle e lo scrollò. L’umano sotto quel tocco angelico si sentì morire, non riusciva ne a muoversi ne tantomeno a parlare. Riusciva meglio a gurdarlo in quegli occhioni blu e ad amminare la sua bocca carnosa.
Castiel fece un passo indietro e ritrasse la mano, per poi riportala alla posizione iniziale, lungo il suo fianco. Inclinò la testa a destra e aprì ancora di più gli occhi. Come a voler leggere dentro Dean.
-Dean, ti senti male?- chiese, ritrovandosi davanti non un uomo ma, una statua di cera bianca come il latte. Non conosceva molto bene gli uomini ma sapeva bene che quello non era il colorito normale di essi.. ne tantomeno il rosso. Dean stava letteralmente diventando rosso come un pomodore maturo. L’angelo avvicino il viso a quello marmoreo dell’altro e gli sussurrò di nuovo.
-Ti senti male?- scandii bene le parole, pensando che così lo potesse capire meglio ma, fece peggio ancora. Dean passò da rosso a verde e poi di nuovo bianco. L’angelo non sapeva cosa fare. Doveva chiamare Sam? O uno di quei posti in cui di solito si portano le persone malate? Quando ritornò a guardare quegli occhi verdi spalancati, vide che Dean cercava di dire qualcosa.
-Devi s-smetterla.- esclamò l’americano, come appena rinvenuto da un coma durato anni, sbattendo la mano sul tavolo e ringhiando verso l’angelo.
-Di fare cosa?- soffiò sulle labbra di Dean, l’angelo. Era talmente ingenuo che a Dean fece quasi tenerezza, se non fosse stata per quella grande voglia di sbatterlo al muro, baciarlo ma allo stesso tempo di prenderlo a cazzotti.
-Questo! Smettila, cazzo!- sbottò Dean, che non si mosse di un millimetro. Si era quasi abituato ad avere il fiato dell’angelo sulle labbra.
-Non sto facendo nulla, Dean.- disse, sorridendo appena Castiel che non perse tempo e si avvicinò ancora di più a Dean.
Poteva sentire il cuore dell’umano battere forte e poteva vedere la sua fronte imperlata di sudore. L’angelo alzò la mano destra e la passò con grazia sulla guancia di Dean, che molto probabilmente stava per mancare da un momento all’altro, il quale però sussultò e si ritrasse subito facendo due passi all’indietro.
-Hai paura?- chiese Castiel che, in questo momento sembrava più Lucifero che un angioletto innocente. Dean aveva paura, sì.
Ma di sicuro non lo avrebbe detto a lui. Non ora.
-N-no. Devi solo smetterla! Smettila di essere così ingenuo ma allo stesso tempo adorabile! Cazzo Cas, falla finita!- urlò Dean appoggiando le spalle contro il muro. Si arrese a se stesso. Oramai era soprafatto dalle emozioni.
-Ah, quindi è questo? Sono adorabile?- l’angelo riprese ad incamminarsi verso Dean che si stava schiacciando sempre più contro il muro.
-Hai intenzioni di umiliarmi? Ti ho già detto tutto. Finiscila e basta!- ora l’americano aveva una grande voglia di prendere a cazzotti, legargli una corda intorno al collo e massacrarlo di botte. Solo quando delle labbra fredde incontrarono le sue si rese conto che tutto quello che voleva fare era toccarlo.
-Perché hai aspettato tanto? Eh Dean?-
-Fai pure il simpatico ora? Sei solo un angioletto fastidioso ed odioso- ansimò Dean soffiando nelle labbra angeliche dell’altro.
Dean prese l’angelo per il collo e lo scaraventò verso di se, aveva sognato per così tanto quel contatto, ed era molto meglio di come se lo fosse immaginato. Le loro labbra si schiusero e le loro lingue iniziaromo una battaglia passionale, senza nessun vincitore.
Dean chiuse gli occhi e si lasciò trasportare ovunque. Castiel pensò che quello era il paradiso che non aveva mai visitato.
Quel paradiso tanto voluto e tanto amato, era sempre stato laggiù.
Dean sentì un soffio di vento, aprì gli occhi e si ritrovò davanti due splendide paia di ali spuntate dalla schiena di Castiel che stava guardando in basso, come imbarazzato.
-E queste?- chiese Dean sorridendo. Castiel alzo il viso e sorrise a suo volta, non capendo nemmeno lui perché gli fossero spuntate.
-Non ne ho idea. Non mi è mai successo. Credo sia colpa tua.- Dean che prima stava ridendo, ora si ritrovò a pensare e poi nuovamente a ridere.. questa volta più forte, di fronte ad un Castiel paranoico.
-Credo siano come un’erezione per noi umani? L’angioletto si è eccitato!- rise ancora più forte l’americano, che nel frattempo sfiorò con due dite le soffici ali. Castiel ansimò e circondò Dean con esse e lo strinse a se con le braccia. Erano di nuovo a due centimetri.
Dean poteva vedere l’eccitazione di Cas nei suoi occhi e vicevera.
-Ti prego continua.- chiese amabilmente l’angelo, oramai soprafatto dalla delizia.
Dean non ci pensò due volte e iniziò ad accarezzare le soffici ali dell’angelo, scompigliò le penne e guardò Castiel godere sotto quel tocco.
Si girò di nuovo verso l’angelo e inizio a baciargli il pomo d’Adamo, oramai visibile, per poi salire verso la bocca.
Quelle due bocche si completavano a vicenda, erano come due cocci perfettamente incatenati tra loro. Castiel si limitò a stringere sempre di più Dean, con le braccia e con le ali.
-Spogliati.- ordinò l’angelo con un tono spezzato dall’agitazione.

Dean in tre secondi era di nuovo intorno a quelle ali che lo stavano toccando e scrutando. Gli scivolarono sul collo, sui capezzoli, sugli addominali.. lo stavano amando. L’angelo sfiorò il corpo nudo dell’altro che sotto quel tocco rabbrividì e si strince sempre di più su di lui. Quei piccoli gesti significavano tanto per loro. Anche stando zitti riuscivano a dire tanto su di loro.
In due secondi di lucidità Dean pensò: Finchè non ci scopo non mi posso considerare gay!

Teoria che ben presto avrebbe sostiutio con: Mai dire di no a Cas!

  
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