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Autore: dakky    20/02/2012    4 recensioni
(Infinite: Sunggyu/Dongwoo)
Sunggyu restò a guardarlo finché non svoltò l’angolo della strada e sparì alla sua vista.
Si sentiva sollevato: sembrava una persona affidabile, oltre che un ragazzo decisamente affascinante.
Davvero molto, molto affascinante.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note:
E' la prima fanfiction che posto su EFP, forse non è quella di cui vado più fiera, ma ci sono affezionata.
So che il pairing è inusuale, ma purtroppo non sono una fan degli OTP più famosi degli Infinite sorry xD
Quando ho cominciato a scrivere questa Donggyu (o Gyudong a voi la scelta) avevo deciso di fare un tenero e breve fluff. Ora. . . il fluff è riuscito, il breve decisamente no. Mi è uscito un mostro, ma ho deciso comunque di lasciarlo come one-shot.
Ah, non è una crossover con i myname, Gunwoo e Insoo sono semplicmente i primi nomi che mi sono saltati alla mente per cui yeah. . .
E prima che le note superino la fanfiction in lunghezza vi auguro buona lettura <3

 

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Uno sguardo all’orologio gli disse che doveva accelerare il passo e per seguire il suo consiglio poco mancò che rotolasse l’ultima rampa di scale del suo condominio. Uscì all’aria aperta e il sole gli diede il buongiorno, o meglio, glielo avrebbe dato se non fosse stato coperto da un’enorme nuvola grigia che avvisava che l’autunno era alle porte.

 

Si incamminò veloce verso il ristorante dove lavorava: non serviva prendere l’autobus, era molto vicino. Un ragazzo in bici gli sfrecciò accanto, lo guardò invidiandolo un po’: non aveva mai molto tempo per pedalare anche se gli sarebbe piaciuto assaporare quella sensazione di libertà di tanto in tanto. Riemerse dai suoi pensieri e continuò la sua passeggiata di routine. Arrivato al ristornate il suo diretto superiore, nonché migliore amico, Gunwoo, gli venne incontro, sollevato.

 

“Oh, bene. Eccoti qui. Sbrigati, sta per arrivare il ragazzo nuovo.” gli disse senza fermarsi a respirare tra una frase e l’altra. Sunggyu lo fissò con scarso interesse mentre si dirigeva in cucina a cambiarsi.

“Nuovo?” chiese mentre indossava la divisa.

“Sì, e tu dovrai occuparti di lui. Il cassiere è troppo occupato, o almeno così dice, e il cuoco e il suo aiutante... nemmeno a parlarne!”

“E tu invece, Gunwoo?” gli disse beffardo, sapendo quanto il proprietario odiasse restare al ristorante.

“Io... ho impegni. E comunque hai bisogno di aiuto in sala, cominciamo ad essere un ristorante conosciuto, non puoi fare tutto da solo.”

“Non so nemmeno se definirci ristorante sia appropriato, ma hai ragione: ho bisogno di aiuto.” gli sorrise incamminandosi verso la cucina.

“Ottimo, sarà qui a momenti, gli ho detto di chiedere di te.” poi salutò l’amico in modo troppo amichevole per i gusti di Insoo, il cuoco, che schioccò la lingua contrariato e sparì, sicuramente diretto all’ufficio dove lavorava la sua ragazza.

 

Sunggyu afferrò un grembiule ridacchiando della reazione del cuoco e cominciò a sbucciare la frutta per la macedonia. Conosceva Gunwoo dai tempi dell’asilo ed erano sempre stati grandi amici, nonostante Gunwoo fosse di una classe sociale più alta di Sunggyu. Ma ciò non era mai pesato a Sunggyu, né Gunwoo glielo aveva mai fatto pesare, preoccupandosi continuamente della situazione dell’amico e arrivando ad assumerlo quanto questo non trovava lavoro. Sunggyu doveva tanto a Gunwoo, gli era infinitamente grato, per questo gli perdonava quando quello andava a zonzo invece di lavorare. Smise di pensare a Gunwoo per concentrarsi su una pera particolarmente riluttante all’idea di venire sbucciata.

 

“Sunggyu, è arrivato il ragazzo” lo avvisò il cassiere.

Sunggyu posò la pera sbucciata a metà e tornò in sala. Vi trovò un ragazzo alto più o meno quanto lui, qualche centimetro più basso, doveva avere la sua età, forse qualche anno più giovane e aveva i capelli tinti di biondo. Il ragazzo, che aveva l’aria di essere capitato lì per puro caso, accennò un inchino all’indirizzo di Sunggyu, abbozzando un sorriso. Sunggyu si avvicinò, sorridendo a sua volta.

 “Io sono Kim Sunggyu, piacere di conoscerti.” disse con un inchino.

“Piacere mio, io sono Jang Dongwoo” rispose il biondo, inchinandosi a sua volta.

“Bene, se vuoi seguirmi ti faccio fare un giro del locale e ci mettiamo a lavoro, ok?” disse Sunggyu.

“Certo, signore” rispose entusiasta Dongwoo.

 Ci vollero meno di dieci minuti per fare il giro completo del loro minuscolo locale. Gli fece conoscere il piccolo staff e lo condusse negli spogliatoi dietro la cucina, dove erano rimasti un paio di armadietti vuoti.

“Puoi usare questi per metterci le tue cose...” sparì nello sgabuzzino per comparire pochi istanti dopo con una divisa identica alla sua in mano “e per riporre questa quando finisci di lavorare” concluse, porgendola.

“Ho capito, signore” annuì Dongwoo.

“Puoi cambiarti qui, mi trovi in cucina.”

“No, aspetti!” esclamò Dongwoo “Ancora non so bene come arrivarci, può aspettarmi, signore?”

Sunggyu sorrise. “Certo”

“Grazie, signore” disse Dongwoo.

“Ah, Dongwoo...”

“Sì, signore?”

“Smettila di chiamarmi signore. Sono Sunggyu, ok?”

 

 

 

Tornati in cucina Sunggyu mostrò dov’erano i coltelli e gli chiese gesticolando di prenderne uno e aiutarlo con la macedonia. Riprese ad attaccare la pera con cui aveva un conto in sospeso attentando ampiamente ai nervi del cuoco che per disperazione uscì a fumarsi una sigaretta.

“È sempre così scorbutico?” chiese Dongwoo facendo un segno alla porta dove era appena sparito il cuoco.

“Solo quando è sveglio” rispose Sunggyu, provocando uno scoppio di risate da parte del biondo, mentre l’altro posò la pera finalmente sbucciata e tagliuzzata nella coppa.

 Per mezzogiorno avevano due tavoli prenotati da una famiglia e i due ragazzi tolsero il grembiule per tornare ad essere camerieri. Mancava poco all’arrivo dei clienti, perciò pulirono in fretta il pavimento della sala e apparecchiarono due tavoli che avevano unito. Sunggyu era un po’ nervoso riguardo i clienti: erano arrivati troppo presto  non aveva fatto in tempo ad insegnare nulla a Dongwoo. Aveva paura che il novellino potesse combinare un qualche disastro, perciò decise che lo avrebbe marcato a uomo.

“Tranquillo, prenderò io l’ordinazione per ora. Tu vieni e ascolta” disse a Dongwoo quando quattro adulti seguiti da alcuni bambini urlanti varcarono la soglia del ristorante. Afferrò alcuni menu e guidò il biondo verso i due tavoli.

“Benvenuti” disse inchinandosi con un sorriso, Dongwoo lo imitò “Passo più tardi a raccogliere le ordinazioni” e consegnò i menu.

Si allontanarono di nuovo, sparendo in cucina. Dongwoo decise di occuparsi dei clienti da solo: aveva voglia di imparare e nessuna intenzione di essere un peso per Sunggyu. Il ragazzo all’inizio non era molto d’accordo tanto che decise di tenerlo sotto stretta sorveglianza. Vedendolo al lavoro, però, dovette ricredersi: Dongwoo ci sapeva fare con i clienti e anche se non aveva idea di cosa contenesse ogni piatto, riuscì a cavarsela.

 

 

 

“Ci vediamo domani, Sunggyu!”

“Ehi, aspetta” gli urlò dietro il più grande “questo è il mio numero di telefono, sei hai bisogno di qualsiasi cosa, non esitare”

Dongwoo sorrise afferrando il foglietto che l’altro gli consegnava “Ti mando un messaggio così ti memorizzi il mio” gli disse uscendo dal ristorante.

Sunggyu restò a guardarlo finché non svoltò l’angolo della strada e sparì alla sua vista. Si sentiva sollevato: sembrava una persona affidabile, oltre che un ragazzo decisamente affascinante. Davvero molto, molto affascinante.

 “Allora, com’è?” la voce di Gunwoo sbucato da nemmeno lui sapeva dove, lo riscosse dai suoi pensieri riportandolo alla realtà.

“Mi sembra affidabile ed è un bravo ragazzo” rispose Sunggyu senza guardarlo “Io torno a casa, hyung, sono distrutto” continuò sbadigliando.

“Come vuoi, Latin Lover” lo tormentò Gunwoo con un ghigno prima di sparire in cucina probabilmente dal cassiere che si ostinava a farsi chiamare commercialista a contare i guadagni della giornata.

Sunggyu lo fissò allibito, poi si chiese perché fosse tanto stupito: era Gunwoo in fondo!

 

 

 

Il cielo passò velocemente da un grigio invernale ad un freddo blu carico di pioggia: l’inverno si faceva sentire e già si respirava una certa aria natalizia: mancavano pochi giorni a Natale.

Dongwoo era ormai l’anima del ristorante: non solo aveva imparato in poco tempo come funzionavano le cose lì, ma aveva legato molto con tutti, soprattutto con Howon, l’aiutante di Insoo, il cuoco. Avevano entrambi la stessa età e a volte sembravano capire i pensieri l’uno dell’altro. Per uno scherzo del destino, la persona con cui Dongwoo aveva legato di meno, era proprio Sunggyu. Il ragazzo ora non lo chiamava più “signore” su richiesta dello stesso Sunggyu, ma la rigidità con cui gli parlava era la stessa. Sunggyu pensava fosse colpa sua: era troppo apprensivo con il ragazzo, ma non ci poteva fare niente. Proteggere il biondo era un istinto naturale per Sunggyu. Soprattutto quando sorrideva: il mondo intero sembrava illuminarsi quando Dongwoo sorrideva.

Gunwoo continuava a tormentarlo, insinuando che Sunggyu provasse per Dongwoo un affetto cha andava oltre la semplice amicizia. Ovviamente queste affermazioni erano sempre seguite da una scarica di pugni e calci da parte di Sunggyu, ma ogni volta, mentre il ragazzo inseguiva il suo hyung con l’arma impropria di turno, pensava che Gunwoo avesse ragione. A volte si perdeva a fissare il volto di Dongwoo mentre lavoravano e altre volte sorrideva solo perché Dongwoo stava sorridendo. Il sorriso più bello del mondo secondo Sunggyu.

Una sera, rimasti soli al ristorante, mentre pulivano la sala, si scatenò una guerra civile nella testa di Sunggyu. Non ci sarebbero state molte altre occasioni di parlare da solo con Dongwoo e voleva invitarlo ad uscire, era certo che se non l’avesse fatto lui, l’avrebbe fatto qualcun altro: riscuoteva molto successo sia tra le ragazze che tra i ragazzi ed avevano guadagnato parecchi clienti fissi da quando c’era lui. Clienti che guardavano male Sunggyu quando a servirli era lui perché Dongwoo era occupato a fare altro. Sunggyu non ci badava: era più irritato dagli sguardi divoratori che i clienti lanciavano al proprietario del sorriso più bello del mondo che da altro.

 

“Hai da fare giovedì sera, Sunggyu?” gli chiese improvvisamente Dongwoo.

La guerra in atto nella testa di Sunggyu si fermò di botto, lasciando spazio ad un rumore indistinto, come un ronzio. Il ragazzo cercò di comprendere cosa l’altro avesse appena detto, cosa che non gli risultava per niente semplice.

“Lavoro” riuscì a dire incerto “come te”

“Intendo dopo il lavoro” rispose Dongwoo allargando il sorriso e stringendo gli occhi: lo faceva sempre quando era in imbarazzo “Pensavo che saremmo potuti andare da qualche parte, ho due biglietti del cinema, poi... non lo so” continuava a farfugliare “se non ti va posso chiedere ad Howon-”

“NO!” urlò Sunggyu interrompendo e spaventando Dongwoo. Il più grande arrossì violentemente, conscio di aver appena fatto una gaffe.

“Insomma... sì, mi va di uscire” sorrise cercando di aggiustare la figuraccia “con te”

“È deciso, allora” rispose allegro Dongwoo con le guance sempre molto rosse, lavando il pavimento con più energia del solito.

 

 

 

“A quando le nozze?”

“Preferisci che ti rompa il labbro o il naso, hyung? A te la scelta”

Erano a casa di Sunggyu e Gunwoo, non appena appresa la notizia dell’appuntamento, non perse occasione per prendere in giro il suo migliore amico.

“Suvvia, Sunggyu” disse Gunwoo, scansando una gomitata dell’altro “non c’è bisogno di fare il timido... cricetino

“Odio. Quando. Mi. Chiami. Così.” esclamò Sunggyu colpendo ad ogni parola qualsiasi parte di Gunwoo che riuscisse a raggiungere.

“Lo so” rispose l’altro una volta neutralizzata l’offensiva dell’amico “Piuttosto, mancano due giorni a giovedì, sei pronto?”

“Pronto per cosa?”

“Pronto per dirgli che sei cotto di lui”

“No e non ne ho l’intenzione”

“Ti licenzio da migliore amico se non lo fai” terminò Gunwoo uscendo di casa e chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

 

Giovedì arrivò troppo presto. La testa di Sunggyu era semplicemente vuota mentre riponeva la divisa nell’armadietto e si rimetteva i suoi vestiti. Gli sembrava che ci fosse un insetto che ronzasse in ogni angolo della sua mente. Si sarebbero incontrati dieci minuti dopo fuori il ristorante. Palle di fieno. Non potevano tornare a casa o avrebbero perso l’ultimo spettacolo al cinema.

 In seguito non ricordò come avesse raggiunto l’uscita o come Dongwoo lo avesse raggiunto, non ricordò di cosa avessero parlato lungo il tragitto per il cinema, non ricordò nemmeno di cosa parlasse il film o se fosse mai riuscito a vederlo, ma ricordò di essersi ritrovato a film finito fuori dal cinema con un Dongwoo mezzo morto di fame. Decisero perciò di mangiare nel tendone più vicino.

 Sunggyu era tremendamente nervoso e mentre Dongwoo attaccava allegramente i suoi noodles, Sunggyu fissava i suoi sentendo le viscere aggrovigliate quando il contenuto del suo piatto. Era sicuro che se avesse aperto la bocca avrebbe vomitato: ma diamine non era un adolescente al suo primo appuntamento! Lui era Kim Sunggyu!

 “Mi scusi, un’altra bottiglia di soju!” esclamò un’ora dopo.

“Un’altra? Sunggyu, è la sesta, adesso basta, sei ubriaco!” disse preoccupato Dongwoo.

“Cosa? Ubriaco? Ubriaco?! Io non sono ubriaco. Ubriaco è chi non riconosce più sua madre e io ti riconoscerei fra mille, mamma” rispose Sunggyu stringendo un braccio a Dongwoo.

“Sunggyu, sono Dongwoo! Ricordi? Basta bere” disse deciso.

“Dongwoo? Il ragazzo dal culo d’oro che lavora con me? Quello con un sorriso che illumina la città?” e lo fissò serio “Gli somigli un po’” bofonchiò prima di rigettare il soju nel secchio che la proprietaria del tendone gli aveva ficcato sotto il mento a velocità record, poi si girò su di un fianco e cadde svenuto su Dongwoo.

 

 

 

Era in una stanza buia, non vedeva nessuna luce. Si sentiva bene, la testa leggera, il corpo riposato.

Bum, bum.

Uno squarcio di fioca luce cominciò a farsi spazio in quel buio denso.

Bum, bum.

Capì che stava aprendo gli occhi e i tamburi che sentiva altro non erano che la sua testa che pulsava. Quanto avrebbe voluto poter richiudere gli occhi. Ma c’era una mano che gli stava letteralmente staccando un braccio e uno voce lo chiamava con insistenza.

“Sunggyu! Yah, Kim Sunggyu!”

 Con molta fatica riuscì a mettere a fuoco il volto di Gunwoo che lo fissava. Sembrava arrabbiato. Molto arrabbiato. Sunggyu mugugnò qualcosa di incomprensibile e si mise a sedere sul letto con l’aiuto dell’amico.

“Come ti è venuto in mente” stava urlando “di prenderti una sbronza di dimensioni apocalittiche. Come?”

Sunggyu non rispose, la testa gli girava ancora un po’, chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale del letto.

“Come hai fatto a ridurti in questo stato? Hai tracannato tutto il soju della città?”

Sunggyu scrollò le spalle e continuò a tenere gli occhi chiusi: voleva solo che Gunwoo smettesse di urlare. Era stato un imbecille, doveva ammetterlo, ma non c’era bisogno di sottolinearlo così. Chissà com’era arrabbiato Dongwoo... aveva mandato tutto all’aria, lui e il suo dannato nervosismo.

Aprì la bocca per cercare di parlare, ma non ci riuscì: era completamente arida. Gunwoo sembrò capirlo perché gli passò un bicchiere pieno d’acqua che il ragazzo mandò giù in un sorso, avido.

 “Come ci sono arrivato qui?” gli chiese dopo aver svuotato buona parte della brocca d’acqua.

“Ti ci abbiamo portato io e Dongwoo: quando gli sei svenuto addosso mi ha chiamato e sono arrivato con l’auto.”

“Gli sono... svenuto... addosso?” ripeté soffrendo ad ogni sillaba Sunggyu sempre più imbarazzato: l’avrebbe odiato per il resto della vita.

“Voleva restare qui stanotte per assicurarsi che stessi bene, ma gli ho detto di andarsene a casa, rassicurandolo che non ti avrei lasciato da solo. Tieni” disse porgendogli un’aspirina “fatti passare il mal di testa e vatti a scusare”

“La mia vita è finita” mormorò flebile Sunggyu.

“Di. Corsa.” gli rispose Gunwoo a denti stretti.

 

 

 

Sunggyu passò il resto della giornata a pensare che il giorno dopo sarebbe dovuto andare a lavoro, quindi avrebbe dovuto incontrare Dongwoo. Avrebbe venduto un rene per poter evitare di mostrare di nuovo la sua faccia al biondo.

Sono uno stupido criceto.

Aveva spento il cellulare e il computer per tagliare ogni comunicazione con il mondo esterno. Suonarono un paio di volte alla porta e nemmeno si alzò dal letto. Rimase a vegetare fino al mattino dopo a fissare ebete il soffitto. Il mattino dopo arrivò alla conclusione che doveva affrontare Dongwoo e scusarsi con lui, ma arrivato al ristorante dovette rimandare le scuse a fine giornata a causa dei tanti clienti presenti al locale. Forse era una qualche festività e lui l’aveva dimenticato?

 Mentre rimetteva a posto i tavoli vide con la coda dell’occhio Dongwoo entrare in sala con uno scatolone.

“Domani è la vigilia di Natale” rispose alla domanda muta che Sunggyu gli aveva rivolto.

Si accese una lampadina nella mente di Sunggyu: non avevano finito di lavorare ed erano soli, era il momento giusto per scusarsi.

“Ti senti meglio oggi?” gli chiese Dongwoo prima che l’altro potesse proferir parola.

Gli dava le spalle mentre trafficava con la scatola dalla quale aveva tirato decorazioni varie.

 “Io... cosa?” chiese Sunggyu, preso alla sprovvista.

“Ti ho chiamato ieri e sono venuto a casa tua, ma forse dormivi” continuò Dongwoo con lo sguardo basso “Stavi tanto male?”

Non era arrabbiato, era... preoccupato?

“Sì, grazie, sto bene” rispose Sunggyu vergognandosi a morte “E devo chiederti scusa, la serata è stata un disastro per colpa mia”

Apriti e ingoiami. Qui, ora.

Dongwoo si voltò e sorrise.

“Ero un po’ nervoso” continuò Sunggyu, sollevato che Dongwoo non gli stesse urlano contro.

“Come mai eri nervoso?” gli chiese il biondo avvicinandosi, sempre sorridendo. In effetti, era un po’ troppo vicino.

Sunggyu non rispose.

 “Sai cos’è questo?” continuò il più giovane mostrando le decorazioni che aveva appeso pochi minuti prima e che ora si trovavano sulle loro teste.

“Vischio” disse Sunggyu senza fiato.

“Già...”

 E senza rendersi conto di quel che faceva, mise una mano dietro la nuca di Dongwoo e unì le loro bocche, stringendo con l’altra mano un fianco del ragazzo. Gli baciò il labbro inferiore aspettandosi da un momento all’altro uno schiaffo da parte del più giovane.

Restò sorpreso quando Dongwoo lo strinse, approfondendo il bacio. Sunggyu sentiva le labbra morbide del biondo sulle sue, le sue mani che gli stringevano la schiena: si sentiva svuotato. Un’ondata di desiderio lo investì, facendolo tremare da capo a piedi quando la lingua del biondo si insinuò nella sua bocca, esplorando ogni angolo. Affondò una mano nei capelli dorati dell’altro: doveva terminare quel bacio, doveva staccarsi da quelle labbra che gli stavano succhiando l’anima... il punto era che non voleva.

 “Gyu-ah! Mi aiuti a portare dentro l’al... be... ro...” Gunwoo era entrato urlando nel locale, ma alla vista di quel che stava succedendo si bloccò e la sua bocca si aprì a formare una “o” perfetta prima che un ghigno si dipingesse sul suo viso. Dongwoo era scarlatto e Sunggyu aveva ancora una mano sul fianco e una tra i capelli dell’altro.

“Non sapevo fossi occupato, avvisa quando hai finito. Buon lavoro” disse Gunwoo sempre sogghignando.

 In una situazione diversa Sunggyu l’avrebbe preso a calci per tutta la città, ma al momento era troppo occupato a guardare Dongwoo, le cui guance erano ancora di un acceso tono di rosso.

Che tenero!

Gli accarezzò una guancia e il ragazzo sorrise di nuovo.

 Fuori nevicava, faceva freddo e la gente andava in giro stretta nei propri cappotti. Il cielo era scuro, ma a Sunggyu non importava, perché c’era un sole che brillava solo per lui.

“Illumini il modo quando sorridi” disse a Dongwoo che sorrise ancora di più, prima di chinarsi a baciarlo di nuovo.

  
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