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Autore: NyanphaRera    21/02/2012    0 recensioni
Giocata tra Daichi&Diedrich di Sakura no unmei:
Un ragazzo troppo cresciuto dalle iridi ghiacchiate,un uomo forse troppo bambino dagli occhi mielati. Il primo tedesco,abbandonato a se stesso,Il secondo meticcio,abituato alla malavita ed ai comfort,menti malate in un unico intreccio...Illusioni e parole,chi l'avrà vinta?
Fido&Master! Un originale idea che ha dato vita ad una storia condivisa con voi!
Genere: Avventura, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tempo sereno ed un sole che ha il coraggio di illuminare il marcio di quel posto. Non cambia nulla. Se piove o c’è il sole…Non cambia nulla. Forse è questa la triste realtà di quel luogo,un luogo che a molti spaventerebbe ma che attira altri. Odore nell’aria,odore di sesso e birra che anche a quest’ora invade le narici di chi vi si ritrova,quest’ora come tutte perché quel quartiere è frenetico,vive di notte e di giorno fino a che i suoi abitanti non si ritrovano a marcire a terra,tra barboni,ladri,prostitute e comandanti che vogliono divertirsi. C’è sempre chi comanda e chi esegue soprattutto in quel luogo. Ma tra bottiglie rotte,cocci di vetri e preservativi pare esserci anche un locale aggraziato,nascosto dopo un bordello. Una vecchissima struttura di legno con lo sgabuzzino sul dietro che è crollato da qualche tempo,solo macerie eppure quella struttura,ora pare solida,forse qualcuno ha rimediato un po’ di calce. Qualche tavolo all’interno,tre sono occupati ed il resto è libero. Una figura che occupa il tavolo verso destra,quello più riparato verso il muro. Gambe incrociate quasi completamente sul povero ripiano,fasciate da un paio di jeans attillati,vecchi e scuri,che mettono in risalto la massa dell’uomo,sedere che cala,appena per stare comodo e per assumere una posizione più simile all’essere sdraiato,schiena che,ricoperta da una semplice canotta bianca a maniche corte,aderisce alla fine dello schienale della povera sedia che ogni tanto cigola. Davanti a se,distante circa cinque centimetri dagli anfibi neri un boccale di birra ormai a metà. Il freddo c’è,anche se lui è tedesco e quindi lo sente poco e nulla,probabilmente è questo della giacchetta di pelle,con le cucitura,che sta indossando,anche se c’è poca utilità visto che le maniche sono rigirate fino ai gomiti,le mani,screpolate e trascurate sono entrambe dietro la testa,immerse nei capelli completamente bianchi,quasi inesistenti. Gli occhi sono chiusi,non sta dormendo,non può dormire però si sta divertendo ad ascoltare,anche se è una cosa che non darà mai a vedere,il divertimento non è per uno come lui. Nell’aria suoni,parole,gente che ride perché ubriaca e tant’altro,il tizio dietro il bancone,che lavora per chissà chi,li fissa tutto,mentre asciuga un boccale che sgocciola. Lineamenti duri quelli del volto di Diedrich,un volto da uomo con tanto di barbetta sul mento(?) che andrebbe rasata e occhiaie sotto gli occhi celesti ora chiusi. Duri,freddi lineamenti che dovrebbero far capire alla gente che si trova lì,soprattutto a quei due che se lo guardano sghignazzando,che non è un’animale socievole. Ciel sereno quello che ha prevalso in tutta la giornata, c’è persino quella luce accecante che si rischiava di scordare con tutto quel freddo e quella dannata neve che ha congelato non pochi posteriori questo inverno. Quale miglior luogo per passare un pomeriggio come quello se non l’antro di perdizione dei quartieri che va percorrendo da qualche ora? Non sono i corpi che si svendono per briciole quelli che lo interessano, bensì la merce per cui molti lo fanno. Sì, lui ama la sofferenza umana, ma ancor di più ama studiarne le fonti e scoprire il modo di replicarle nel suo mondo: quello sintetico di anfetamine e droghe. Così finisce in quel localino sperduto in mezzo a tanti relitti umani. Non considera nessuno di loro più prezioso della merda che si ritrova a calpestare in quelle strade ricolme di vizi. Eppure se ne stà lì, seduto al bancone, che finge d’essere immerso in quello che si augura ardentemente possa esser definito caffè corretto. Placido e privo di qualsivoglia preoccupazione al mondo pare, stonando egregiamente col luogo dato gli abiti dal taglio più elegante che casual. Roba che sembra si sia messo un cartello dietro la schiena con scritto “Rapinatemi vi prego” ma dovrebbero solo provarci. Non è uno che ami la violenza, non nelle risse almeno… come armi preferisce le sue creazioni, i suoi immancabili cocktails che potrebbero stendere un cavallo con una semplice punturina. Ma alla fine, chi se ne frega, no? Se ne stà lì, col viso perfettamente rasato, i capelli pettinati con giusto un ciuffo castano che gli ricade dinnanzi agli occhi d’ambra. Dire che sa perfettamente dove si trovi ciascuno dei presenti è inutile, si fa i cavoli suoi ma non è uno sprovveduto. E pare interessante come il comportamento umano sia così squisitamente prevedibile. In quel buco di mondo, si possono riscontrare i classici stereotipi dei cosiddetti relitti umani. Avanti con lo spettacolo dunque, vuol vedere quanto dureranno quegli sghignazzamenti dei due tipi che non fanno che fissare il ragazzone in apparenza placidamente addormentato, lo ha notato più per la stazza e la tonalità insolita dei suoi capelli. Straniero, nessuno si salva da esser feccia.L’occhio destro si apre,lasciando intravedere l’iride celestiale,ghiacciata,non è una tonalità normale di celeste è più chiara e fredda delle altre,dovuta alla quasi completa assenza di melanina nel suo corpo,probabilmente Dio non ne aveva abbastanza per riempire tutto quel palazzo. Alto sarebbe dire poco. Sono quasi due metri quelli che stanno facendo tribolare la sedia,per non parlare del suo peso. Lo sguardo si porta ad esaminare chi sghignazza,con abbastanza indifferenza,lo sa poco e niente il Giapponese,è un animala analfabeta che non sa leggere tutti i segni di questo popolo strano e questo lo rende più pericoloso. Le gambe sono bellamente aperte,il busto leggermente in avanti nel prendere il boccale di birra,nessuna allucinazione,non ancora,non ha dormito da come fanno notare le occhiaie e forse ha anche paura di vedere qualche mostro. Un ragazzo,dai capelli neri mezzi rasati,dilatatori e abbigliamento largo si avvicina,era uno di quelli che sghignazza,in compagnia del suo compagno biondo ossigenato dai denti storti. Lì ignora,non vede il motivo per la quale dovrebbe dargli attenzione,il boccale viene preso e portato alla bocca,qualche sorso giusto per inumidire le sottili labbra completamente chiare. “Ehy tu! Lo sai che questo è il posto del nostro capo?” Pronuncerebbe quindi il ragazzo moro,poggiando le mani sopra il tavolo alla quale sedie Diedrich,non risponde,non ancora e probabilmente è questo che che da fastidio al biondo:”Ma non lo vedi? Ha l’aria di uno stupido questo bambolotto!” risponderebbe all’amico,tentando di prendere quindi il nostro energumeno per la canotta e ci riesce,scostandogli la bocca dal boccale e facendo cascare il liquido sui vestiti lavati che poco,ora dovrà stare un'altra settimana con quella orba sporca:Male. Entrambi gli occhi ora si portano su di loro,come a volergli dare le attenzioni che due bambini vogliono. “Alzati in piedi coglione!” parole che capisce perfettamente e alla quale stranamente ubbidisce,dare un po’ di corda a quei ragazzi non dovrebbe fargli male…no? Prevedibile, dannatamente scontato. Gli stereotipi umani sembrano usciti da stampini preconfezionati tanto per fargli salire la nausea. Come schifa la volgarità, la massa di carne inutile che, senza accorgersene, si stanno gia putrefacendo in vita. Lerciume, un male da estirpare, niente di più. Grazie allo specchio piazzato dietro alle innumerevoli bottiglie nel muro del bancone, lui riesce a vedere l’intera scena senza dover neppure girare di un millimetro il collo. E si limita a sorseggiare ancora il suo caffé mentre i clown di turno vanno a stuzzicare il can che dorme. < un altro grazie > lui è persino educato nel modo di rivolgersi al barista che, nel frattempo, probabilmente a controllato il fucile che tiene nascosto sotto il bancone. In un posto simile non ci si difende certo con margherite. Pare annoiato della vita, indifferente a quanto lo circonda come gli scivolasse addosso, tant’è che prende il giornale che s’è portato appresso ed inizia a sfogliarlo, come fosse seduto ad un cafè del centro in un tranquillo pomeriggio come quello. Eppure gli occhi si puntano spesso su quello specchio, la stazza che rivela il giovanotto assecondando la richiesta di quei due è impressionante. Gli verrebbe da ridere, i giapponesi non son certo famosi per l’altezza, probabilmente i bulletti vorrebbero che si rimettesse a cuccia, ma ormai il teatrino è cominciato, chissà che non gli tocchi scomodarsi per salvare la sua tazzina dopotutto. Dei odia spettinarsi, spera vivamente che si spacchino il muso a debita distanza da lui se proprio devono placare gli ormoni. A lui già disgusta l’ambiente di quel porcile, figuriamoci doversi persino scomodare per schivare una rissa. Ma d'altronde reputa tutti quei luoghi allo stesso modo, eppure è lui a recarcisi, è solo in posti simili che incontra le sue migliori cavie. Diachi sta lì,fermo a godersi il marciume che esce da quei due individui,alti probabilmente un metro e settantacinque,forse un po’ di più,stessa azione che fa Diedrich nel guardarli,nessuna espressione sul volto del ragazzo che dimostra molto più della propria età,un viso rovinato dall’insonnia,insonnia che sgretola i lineamenti di un giovane e si immischia a quelli duri di un Tedesco,insomma un volto non molto comune. <…> Non pare parlare troppo,forse per gli altri neanche lo sa fare,taciturno quindi mentre ora,il biondastro andrebbe a ridere come una gallinella:”Ma lo hai visto? È anche ignorante!” Commenta,divertito mentre il poro batterebbe un pugno sul proprio gomito “Voglio prendermi un premio e le sue scarpe,sai che successo?” Parlano,dando esattamente per scontato che Diedrich non capisca,lo sguardo perde visibilmente interesse,il moro carica un destro che va a colpirgli il volto e il biondo molla la presa,facendolo finire contro il tavolo,non si muove il nostro cucciolo,che si rialza semplicemente in piedi,gli altri ridono ancora,il barista è spaventato e c’è chi inizia a fare scommesse sul vincitore. “Allora? Non reagisci?” Chiede seccato il biondo che si riavvicinerebbe dando qualche calcio alle caviglie,come per farlo scivolare nuovamente,mentre da dietro,con atti da ninja(?),il moro andrebbe a tirare i capelli bianchi di Diedrich,il capo seguirebbe i movimenti,con la schiena piegata e le mani lungo i fianchi. La presa sui capelli si stringe,voluminosa mentre l’altro caricherebbe un pugno verso lo stomaco,al colpo Diedrich non può tirare avanti la testa,è presa ed infatti,per quella reazione spontanea qualche capello strappato si potrà trovare nelle mani dell’altro. Lo sguardo pare non dargli molto interesse,incassa molto i colpi. Le iridi di ghiaccio sfiorano la figura di Diachi senza interesse ma,al secondo colpo sullo stomaco,qualcosa pare smuoversi,un sorriso nasce sopra le labbra,un sorriso malsano,la lingua fuoriesce a leccarsi le labbra e il sangue che esce da quello inferiore spaccato,scoppierebbe a ridere per quelle mosso insulse,oltre al fatto che loro sono completamente scoperti,non risponde,li lascerebbe illudere in quella marcia menzogna.Santa pace… che squallore! Sembrano usciti da un giallo d’infima categoria quei due, i soliti teppistelli spiccioli che non valgono manco il suo sputo. Coglie lo sguardo del ragazzo che ora stanno pestando allegramente e… interessante. Non vi legge nulla, nemmeno noia tanto per dirne una. Quel dettaglio riesce a catturarne l’attenzione. Il giornale vien bellamente tralasciato mentre continua a sorseggiare il suo caffé. Nuova tazza fumante che lo alletta decisamente di più della violenza gratuita e scontata di quei due bifolchi. E’ un dettaglio di quel volto tirato da una stanchezza che par cronica quello che gli fa assottigliare lo sguardo d’un tratto. Nota quel sorriso, meraviglioso! Si sorprende ad imitarlo già pregustando quando accadrà. Ma lui non è un tipo violento, no… Gli tocca ricordarsene di tanto in tanto tuttavia. Per qualche strano motivo il giornale finisce piegato accanto alla tazzina, e le mani vanno a tirar dal taschino della giacca un astuccio anonimo, nero, che par contenere un kit per la manicure per quanto possano capirne gli altri, manco fosse una donnina che stà per mettersi a fare le unghie. Par rifletterci tuttavia, e scuote il capo. Naaa… chi glielo fa fare d’intervenire? Lasciamo che i polli si spennino da soli, come detto, lui odia spettinarsi. Si limita così a lasciare il suo kit ignoto sul bancone. Destra che trattiene la tazzina con tanto di gomito poggiato, sinistra penzoloni con l’avambraccio che ne sostiene il peso del busto proteso leggermente in avanti. Insomma è il ritratto del menefreghismo quell’uomo, d'altronde lui non è poi tanto giovincello, e ne ha viste talmente tante che quella gli pare una brutta replica di vecchi episodi.Tutti i ricordi sono marciti,tutti i nomi dimenticati in quella testa,tutto questo per cosa? Per sopravvivere. Sono state erose figure da mostri immaginari,tutto questo per cosa? Per ritrovarsi in un locale a fare a botte. Nessuno attira la sua attenzione ora,particolarmente nessuno,neanche il bell’imbusto che ha provato a leggere il suo sguardo,però si è stancato,la schiena è decisamente troppo tirata,dovrebbero fare i servizi agli anziani questi due tempisti. Sbuffa,schiudendo solo ora le labbra. Il gomito destro anbrebbe a dare una botta,così piegato coprirebbe la pancia di colui che sta dietro,che per difesa andrebbe a dargli una capocciata riuscita bene,la mano quindi va a prendere il capo,nel frattempo,in contemporanea il piede si è alzato,con tanto di stivali dando un bel calcio in mezzo alle gambe all’altro,proprio mentre l’ultimo destro viene donato nello stomaco,incassa si,fa male si…ed è per questo che la sua mente malsana lo fa sorridere. Una capocciata tra i due,questo dopo aver preso anche il capo dell’altro che dal dolore per il colpo nelle parti basse deve essersi piegato. Un colpo netto che fa sbattere i due crani vuoti all’apparenza ma pieni ,visto il botticello. Sorride lasciando le due figure. Il moro che stava dietro che non subito danni alle parti basse,da bravo ratto andrebbe a scappare o comunque si allontanerebbe dalla scena. Mentre l’altro con i poveri gioielli di famiglia frantumati cade a terra. Pessima cosa. Lo sguardo si ci porta davanti,il sorriso si marca maggior mente nel vederlo agonizzare. Lo direbbe in tedesco per poi portare con violenza il piede sopra alla mano del ragazzo,spingendo. se ne accorge ora,è in Giappone. E ora gli darebbe la buonanotte,cercando giusto di rompergli con il peso due dita. Sorridendo. La voce che si è sentita è stata rocca,dura e corrotta,nulla di vivo.
Violenza, pura e squisitamente istintiva violenza. La natura è saggia più di quanto non lo sia l’intelletto umano. Si nasce, si cresce, si muore. Semplice. Eppure gli umani si affannano per dare un senso più profondo a quell’effimera esistenza che scivola tra le dita di chi la va percorrendo. Il più delle volte ci si ritrova a fare i conti con un pugno di mosche. Nel suo caso le pretese, la sua ragione di vita, è la conoscenza, non dei reconditi misteri dell’universo, bensì di quelle assurde fantasie e meccanismi contorti che solo il cervello umano riesce ad elaborare. E divino constatare come alcuni realmente non siano altro che primati dall’aspetto umanoide, ai quali non degnerebbe neppure di ripulirgli le scarpe, finirebbero solo per lordarle col loro tocco. Invece poi altri riescono a sorprenderlo, beh… forse è una parola troppo grossa, diciamo a smuoverlo dal mal di vivere che pare radicato in lui. Diamanti grezzi che spiccano nella melma. Ce ne sono, ma a volte è troppo tardi anche per loro, sono talmente immersi nel lerciume da diventarne parte inconsciamente. Certo che di cazzate ne riesce a macinare pure lui in quantità industriale. Sbuffa, andandosi ad accendere una sigaretta, tanto per quel che vale quel locale è già nel caos. Ed ecco che dopo lo scatto della zippo, che si perde nella melodia di colpi che l’albino ha deciso di assestare, una nuvola di denso fumo fuoriesce da quelle labbra dal taglio severo. Socchiude gli occhi per schermarli da quelle spire. E rischia di sorridere addirittura avvertendo il tipico suono di ossa rotte. Un’occhiata allo specchio gli conferma ciò che era scontato sin dall’inizio: quei due hanno fatto una brutta fine. L’unica nota apprezzabile sono i rivoli di sangue che ornano il bel volto del ragazzone. Tutti col cervello fuso a quanto pare, s’è lasciato pestare perché s’annoia? Scrolla appena le spalle e dal taschino esterno della giacca tira fuori un fazzoletto immacolato, di quelli che difficilmente si vedrebbero in un posto simile
< se hai finito ripulisciti… la tintoria è carogna con le macchie di sangue > azz, s’è sprecato il nostro Daichi, ha rivolto la parola a qualcuno, e probabilmente verrà pure ignorato da quello straniero che rivela un tono di voce bellamente… piatto, quasi non lo avesse minimamente smosso l’esser stato sbattuto come un tappeto e poi aver ripagato con la stessa moneta. Tra le dita della mano destra il fazzoletto, che prontamente finisce sul bancone a quasi mezzo metro di distanza dalla sua tazzina. Lui certo non intende sporcarsi, il fazzoletto è sacrificabile. Torna a guastarsi il suo caffé, in attesa che torni tutto alla solita banale atmosfera insulsa di prima. Persino il barista pare rilassarsi vedendo come uno dei teppisti si da alla fuga e come vien messo in ginocchio il secondo. Tutti si fanno i cazzi loro là dentro, as usual.Sarebbe tentato di continuare,di spaccargli ogni stupido legame che lo tiene in sesto,proprio come i lego,eppure si ferma ritraendo il piede,si piega appena con il busto,per esaminare meglio quei lineamenti presi dalla paura,puro terrore,se morisse con quel viso finirebbe troppo bene per lui,ed è così,che il nostro energumeno di tira suo,girandosi verso il tavolo solo con il busto e fissando il casino. La birra a terra e il tavolino rovesciato. Forse è meglio che cambia posto da quel che vede,scommesse vinte e scommesse perse,gente che loda(?),si ha sentito bene,la mano sinistra si insinua nelle tasche,la destra invece si porta lungo il busto e lo sguardo verso Daichi ed il suo stupido fazzoletto. Quando il diavolo ti accarezza, vuole l’anima e qui siamo perfettamente in tema,guarda intorno atono,impassibile come per capire meglio,le parole arrivano veloci come fiumi ed è ora che la mano si porta a sfiorare il volto,sangue è vero,se n’era quasi dimenticato,lui c’è abituato,quella gente no. Non interessa etichettarlo,precisiamo però lo incuriosisce visto che come figura stona particolarmente. Muove qualche passo l’interno,avvicinandosi quindi al bancone,si alinea anche con il fazzoletto che ancora non prende. Le iridi ghiacciate restano a fissarlo per qualche istante,come interessate o catturate. <…> Non parla,asociale fino al midollo a quanto pare,ma lo sappiamo tutti che in matematica il prodotto di due numeri negativi è positivo. Solo ora la mano andrebbe quindi ad accettare “l’aiuto” retorico dell’uomo,la destra che senza problemi si dirige,con le propria dita tozze e secche a prendere il fazzoletto. Lo sguardo ancora verso di lui: Bene,diciamo che ha capito come funziona. A quanto pare la scenetta è finita, e nel locale echeggiano svariate voci, oltre ai rantoli di dolore di quell’idiota che probabilmente sguscerà a leccarsi le ferite altrove non appena il tedesco si sarà allontanato a sufficienza. E il nostro apatico gentleman non deve attendere poi troppo prima di ritrovarsi compagnia al bancone. Non fa una piega alle sue parole, si limita a riprendere la tazzina per finire il suo caffé mentre la sigaretta va consumandosi tra le dita. < hai ragione… puoi buttarlo appena finisci di usarlo > ahhh quanta gentilezza, mi si scioglie il cuore! Non si degna nemmeno di girare il volto verso di lui, lo rimira di sottecchi, con quello sguardo mielato che pare placido e sereno come si trovasse a prendere il the in un salotto inglese. < belle mosse… sprecate per quei due, potevi continuare a farti prendere a pugni finchè non se le rompevano da soli le ossa > quello sarebbe stato decisamente uno spettacolo da vedere. E chissà, magari si sarebbe divertito ad osservare il relitto del gigante che affogava nel proprio sangue. Ma lui non è una persona violenta. Già… sospira andando a prendere un'altra boccata dell’unico veleno che si concede, piccolo vizio tra i tanti che possiede. Il barista intanto guarda toro entrambi, come se averlo invitato a sedersi al bancone non fosse stata una mossa gradita. Non gli sfugge quello sguardo, e sorride all’onesto lavoratore < tranquillo, se spacca qualcos’altro pago io… di certo non può che migliorare l’arredamento > che bella faccia da schiaffi che ha, è talmente falso da mettere i brividi nonostante il bel faccino pulito ed i vestiti eleganti.Il fazzoletto dell’uomo è usato,portato sul viso duro e barbuto(?) per eliminare il sangue che è uscito a causa dei colpi,il labbro chiaro spaccato,quel rosso stona decisamente troppo con quella figura candida forse è per questo che attira,come neve con il sangue scarlatto ormai sparso sopra,che assorbe e mischia insieme. Ancora fa rimanere il viso nel fazzoletto per poi allontanarlo e portarlo sul bancone,stretto dalle mani,il busto piega in avanti con le gambe leggermente all’indietro,in poche parole si ci appoggia,come se volesse guardare dietro,effetto causato semplicemente dalla sua proporzione,al bambolotto chicco non entreranno mai i vestiti di Ken. <…> Pare quasi non rispondere più,come se non avesse nulla da dire a proposito,lo sguardo si porta a fissare il vuoto che c’è da un braccio all’altro,il capo quindi si abbassa,solo gli occhi ogni tanto vanno a guardare il castano dallo specchio,lo sguardo minaccioso del barista viene osservato,tant’è che reclinerebbe il capo verso destra,così basso e andrebbe a ricambiare,la differenza è solo che il suo non lascia intravedere nessuna emozione,poi altre parole che si perdono nell’aria,strane dopo questo ha la conferma che quello vuole qualcosa da lui. <…Uhm?> Mugola leggermente tra le labbra ferite che si schiudono, lo sguardo va ad analizzarlo,nulla se non che il diavolo veste Prada,non prova nulla –beato lui! Le player non la pensano così!- Conclude nel sentirsi una montagna che distrugge qualsiasi cosa che tocca,viste le loro parole,però… è candido come la neve sporca di sangue,ricordiamocelo,una bellezza effimera ed una mente contorta,non può parlare,si rovinerebbe il nostro pupazzo di neve. Bene, tutto si muove in perfetta prevedibilità. E poi ci si sorprende del mal di vivere del nostro belloccio… Eppure qualcosa che poteva essere altrettanto scontato accade. Quello che se l’è squagliata torna, armato stavolta. Daichi lo nota dallo specchio del bar, ma non fa una piega. Il tedesco è grande e grosso, e seppur lo abbia strappato dall’apatia per qualche minuto, non gliene frega proprio nulla se anche lui l’abbia visto o meno. Anzi, probabilmente è curioso di vedere se oltre ad assestare i colpi possiede buoni riflessi o se ha il cervello talmente imbambolato da essere uno di quelli che incassano solo perché non riescono a reagire prima. Ha un opinione del genere umano decisamente sublime. Si limita a spostare la tazzina, tornando a prendere quel kit misterioso, giusto per l’evenienza. Ora l’albino è decisamente troppo vicino per non rischiare di venire coinvolto. Ed il barista quasi sbianca vedendo arrivare quel tale. Daichi lo osserva sorridendogli mentre trattiene la sigaretta tra le labbra. Pare un malato di mente, eppure è talmente lucido da non riuscire a far scattare neppure un pizzico di adrenalina da quel che si prevede una nuova scaramuccia. L’idiota si avvicina a loro, puntando ovviamente il “piccolo” Diedrich tirando fuori un coltellino che fa scattare estraendone la lama mentre. Con uno slancio degno di un animale bacato, innalza tanto di grido di guerra tentando ora di scagliarsi contro il tedesco per accoltellarlo alle spalle. Quanto onore in quella scena. E lui se ne resta impassibile, come se fosse pronto ad essere infilzato con non curanza qualora il colpo dovesse venir deviato verso di lui. Estrae il portafoglio, pronto a pagare la sua consumazione, come se non vedesse o sentisse nulla. E’ un tipo strano, che vive in un mondo tutto suo, o semplicemente si crede tanto superiore a tutti da potersene fregare e reagire solo se davvero necessario.La mano destra mollerebbe la sinistra e quindi il fazzoletto,per spostarsi poi verso i capelli che senza grazia ne contornano il viso,alza la frangia che gli da fastidio,entrando negli occhi mentre aspetta,probabile menta un miracolo dal cielo,la stanchezza cronica non fanno che appesantire il suo carattere già particolarmente introverso. Dal vetro viene visto il nostro ragazzino che torna all’attacco e precisiamo,se non ci fosse riuscito ci sarebbe stato l’urlo sgraziato stile indiano a farlo percepire,il sorriso non si crea,anche le labbra si piegano in una smorfia,la mano destra si allunga,purtroppo per Daichi verso il suo caffè per poi prendere quello che rimane e versarlo contro l’avversario,verso gli occhi,con tanto di tazzina che si viene mezza per “rinchiudere” la lama,tazzina che o si romperà a terra o per altro,tanto come aveva detto Daichi? Paga lui. Sospira leggermente mentre scontatamente si è spostato,l’altro dovrebbe o essersi fermato oppure finito sopra il bancone. “Disgustoso” pronuncerebbe solo quello nella sua lingua natale mentre aspetterebbe di vedere se il tizio prova a reagire,non prima di aver preso amorevolmente il coltello dalle sue mani stringendo il polso:Mica è idiota! Menomale che aveva ormai abbandonato la sua tazzina, sarebbe stato seccante doverne chiedere una terza, seppur adori la caffeina la monotonia lo uccide. Però si gode i riflessi dell’albino, che non solo riesce ad afferrare qualcosa per parare il colpo, ma riesce anche a non sporcargli il vestito, cosa che a lui interessa di gran lunga di più. Oddei abbattetelo! Dicevamo… Il pollo di turno vien bloccato, finendo per dimenarsi come un animale inferocito nonostante si trovi disarmato in pochi secondi dalla preda del ragazzone. Steso sul bancone, pare pronto per venir sgozzato ed arrostito allo spiedo. Daichi si muove con una calma degna di un maestro zen. Dopo aver pagato, indifferente che il danaro finisca a terra o meno data l’agitazione che si scatena sul bancone, apre il suo kit estraendone una siringa pronta. Non comprende quanto dice Diedrich, il tedesco non è tra le lingue conosciute del sottoscritto. Trattiene l’iniezione tra le dita, pare minuscola, il liquido all’interno leggermente torbido nella sua trasparenza. < Basta così > si limita a dire prima di iniettare il mal capitato che, in meno di 1 minuto, si ritroverà ad avere i sintomi di un attacco di panico probabilmente, con tanto di rischio d’infarto. Si tra i suoi tanti cocktails ha scelto quello. Perchè? Non voleva sprecare il sedativo su qualcuno già disarmato. E poi è decisamente più piacevole un volto deturpato dal terrore che ritrovarsi un coglione addormentato tra i piedi. Finisce tutto troppo presto per i gusti del piccolo gigante? Non se ne cura minimamente. Limitandosi a riporre i suoi giocattoli nell’astuccio mentre l’effetto della droga inizia ad andare in circolo al mal capitato che da lì a poco si sentirà urlare prima di vederlo scappare con tanto di dolce scena di pantaloni bagnati. < Ottimo caffé… lo consiglierò agli amici > tono piatto il suo, si rivolge al barista che se ne stà con gli occhi sgranati ed il fucile in mano. Tenta di riportar la quiete? No, semplicemente se ne stà andando, ed è suo solito mantenere la classica eleganza che lo contraddistingue rendendolo un soggetto particolarmente odioso.Il ragazzo viene disarmato si,il coltello non lo butta a terra solo perché potrebbe essere ripreso,se lo rigira tra le dita ma lo ignora,le armi bianche come tutte le armi non sono per lui. Si riavvicinerebbe quindi,probabilmente per toglierlo da lì,sotto c’è il fazzoletto e gli serviva ancora eppure Diachi pare scazzarsi,alzandosi e aprendo chissà cosa,rimarrebbe quindi impassibile,fissando la reazione dell’uomo,ma soprattutto il contenuto di quella siringa,lo sguardo si assottigli appena,non si smuove dall’ago,il liquido viene iniettato,tutto fino a finirlo a quanto pare. Lo sguardo ghiacciato si porta sul povero di turno,Daichi è ignorato,se così possiamo dire anche se la sua mente(?) sta cercando di capire che diavolo di roba possa essere quella. La neve piano piano si scioglie a quella visione superba,una reazione dannata quella della vittima che da lì se né andrà urlando,un lieve sorrisino va a crearsi quell labbra pallide,con tanto di labbro inferiore spaccato,lo sguardo celeste alle ultime parole di moro e poi al fazzoletto a terra,probabilmente sporco di qualche sostanza che Diedrich non vuole neanche conoscere. Rimarrebbe lì Questo pronuncia la propria voce rocca che raschia la gola. Il coltellino verrebbe buttato a terra e calciato,mentre la propria mano va a grattarsi la guancia e quel poco di barba,con fare annoiato,ha finito il gioco. Con il sole la neve non dura molto. E’ piuttosto appagante usufruire delle sue “armi”, di rado ne ha la possibilità senza dover fingersi uno spacciatore. E di rado prova gli stessi mix, se ne porta appresso giusto uno o due dall’effetto testato, per poi lasciar una gamma leggermente più amplia di piccoli gioielli di sua creazione e dai risvolti incerti. Osserva compiaciuto la reazione dell’insetto schiacciato, si, finiscono sempre sotto le sue scarpe prima o poi. Ripone l’astuccio nella tasca interna della giacca, se la sistema aggiustandosi la cravatta, per poi passarsi la mano tra i capelli ancora perfettamente in ordine. Il barista par borbottare andando a recuperare il denaro e lui si limita a guardare l’albino sentendone il commento. Occhi che corrono al fazzoletto mentre un sorrisetto spunta su quelle labbra dure. < te ne regalo un altro la prossima volta > lo sfotte? Forse un poco… ma quel ragazzone alla fine è risultato abbastanza interessante da rendergli piacevole il pomeriggio. Si volta ora senza degnare di uno sguardo chi, nel locale, lo guarda con aria sospetta. D'altronde quella è zona riservata alle band locali, la Yakuza e la Triade non son certo da sottovalutare. Mai mettersi a giocare nel giardino degli altri. Ecco perché sceglie localini anonimi dove difficilmente dovrà usufruire tanto platealmente delle sue piccole creazioni. Sinistra in tasca, destra che va a spegnere il mozzicone di sigaretta a terra. Tanto ce ne sarà da pulire là dentro, ed ha lasciato una mancia più che generosa per pagare sia la sua che la consumazione del tedesco. Un modo di ripagarlo per aver interrotto la sua monotonia. E così com’è rimasto impassibile, così se ne esce con totale tranquillità, evitando di sporcarsi le scarpe con qualsivoglia detrito o sostanza sparsa a terra più o meno riconoscibile. Uscita.

 

 

 

 

 

 

 

Note off:
La "fanfiction" non è una vera e propria fiction o meglio,le azioni sono copiate come sul gdr perchè io non posso permettermi di correggere un'altra player!
Diedrich ha come volto Dante di Devil May Cry
Daichi ha come volto Asami Ryuichi
Entrambe le player hanno acconsentito alla pubblicazione della loro role e a quelle future.
Il gdr dalla quale è tratto è Sakura No Unmei
Sia la Diedrich che la Daichi spera vi piaccia! Love and Joy ~
  
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