Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: SereILU    21/02/2012    1 recensioni
[Seblaine | NC17 | Slash]
Blaine è costretto a restarsene a letto, 'vittima' della degenza post operatoria.
Quando il campanello di casa sua suona, Blaine si aspetta di vedere gli occhi azzurri di Kurt spuntare oltre la porta.
Inutile dire che non sarà così, perché qualcuno con una bella divisa blu ha deciso di fargli visita. Forse per scusarsi, forse no.
*
“Sono venuto qui per vedere come stavi... e per portare a termine il mio piano” lo disse in tono talmente convinto che Blaine scoppiò a ridere.
“Certo... e di quale piano si tratterebbe?”
“Sedurti.”
Genere: Angst, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Unexpected Guest

Personaggi: Blaine Anderson/Sebastian Smythe

Genere: Erotico, Angst

Avvertimenti: NC17, Slash

Parole:

Prompt: "Senti, ti va di scopare?" - "Credevo di essere stato chiaro a tal proposito." - "Ah, quindi per telefono sì, ma fisicamente no?"

Nda: Dopo “Michael” la mia mente si è completamente spenta, sostituita da tante belle immagini smut di Sebastian e Blaine. Serve aggiungere altro?
Ah, sì. Il prompt me l’ha suggerito Thalia, a cui, naturalmente, va la dedica di questa... cosa. XD

 

 

 

Unexpected Guest

 

 

 

L’operazione era andata bene: era stata veloce e praticamente indolore, anche nel post operatorio. L’unico lato negativo, secondo Blaine, era che ora il suo occhio destro doveva rimanere bendato e lui doveva evitare di sottoporlo alla luce diretta del sole il più a lungo possibile. E a pensarci bene, visto che Westerville d’inverno non è particolarmente nota per il sole splendente, non era poi così difficile.

Ma quella benda era davvero orribile; Blaine si sentiva come un pirata di terz’ordine senza uno scopo nella vita. Aveva perso la settimana dedicata a Michael Jackson che, da quanto gli aveva detto Kurt, si era conclusa con un bel calcio – figurato – nel sedere di Sebastian, e stava rischiando di perdersi anche San Valentino.

Non che fosse un grande fan della festa in sé, ma l’idea di trascorrerlo con Kurt al McKinley lo eccitava e lo faceva sentire bene. Invece, se il suo occhio non fosse guarito in fretta, avrebbe potuto scordarselo perché, oltre al sole, anche l’aria fredda sembrava essere una minaccia alla sua guarigione.

 

Quando udì il campanello suonare, un sorriso spontaneo nacque sulle sue labbra. Sapeva che non poteva essere Kurt, visto che c’era la riunione del Glee quel pomeriggio, ma una piccola parte di lui sperava di vedere i suoi occhi azzurri abbagliarlo appena la porta si fosse aperta.

Avvertì dei passi leggeri sulle scale e si sistemò meglio sotto le coperte. Quando bussarono alla porta, Blaine sentì il suo sorriso allargarsi mentre richiudeva la rivista che stava spulciando qualche istante prima.

“Avanti” disse, nella voce una nota carica di aspettativa.

Vide la maniglia abbassarsi e si appoggiò sul cuscino.

Quando la porta si aprì, Blaine rimase paralizzato. Di tutte le persone che si era aspettato, quella proprio non l’aveva messa in conto. Eppure sapeva che prima o poi qualcuno dei suoi vecchi amici della Dalton sarebbe venuto a trovarlo, ma quello non gli aveva nemmeno sfiorato la mente.

“Che ci fai qui?” esclamò cercando di non sputare troppo veleno in quelle parole. Il suo occhio destro parve palpitare.

Il ragazzo, che indossava la divisa dei Warblers, richiuse la porta lentamente e si voltò a guardarlo di nuovo. Se prima aveva evitato il suo sguardo, ora invece l’aveva cercato. Però non rispose subito, preferendo rimanere lì, immobile.

“Che ci fai qui?” ripeté Blaine.

Sebastian Smythe cercò di sorridere e fece un passo avanti.

“Sono venuto a vedere come stavi...” disse.

Blaine alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere.

“Cos’è? Un’altra tattica? Del tipo: attacchiamo i New Directions uno alla volta?” di solito non si lasciava andare al sarcasmo, ma in quell’istante sentiva che era l’unica arma di difesa che possedesse.

Sebastian si lasciò scappare un sorrisino e fece un altro passo.

“No” rispose. “Anche se sarebbe un’idea, grazie del suggerimento. Ma davvero, sono solo venuto a vedere come stavi.”

“E come mai ti interessa così tanto?”

“Beh... diciamo che...” Sebastian si interruppe e lanciò un’occhiata alla sedia accanto al letto, distogliendo per la prima volta lo sguardo da quello di Blaine.

Lui annuì con un sospiro e gli fece cenno di sedersi.

“Diciamo che?” lo incalzò poi.

Sebastian si sistemò e tornò a incrociare i suoi occhi.

“Mi sono lasciato un po’ trasportare...”

Blaine alzò un sopracciglio. “Un po’?”

Sebastian scoppiò a ridere e scosse la testa.

“E va bene” ammise. “Mi sono lasciato trasportare un po’ troppo.”

“Così va meglio” disse Blaine.

Rimasero per un po’ in silenzio.

“Come stai?” chiese di nuovo Sebastian.

Blaine si mosse leggermente sotto le coperte.

“Bene” rispose. “Solo che rimanere in questa casa così a lungo mi sta uccidendo.”

Sebastian annuì e si guardò intorno, memorizzando ogni singolo oggetto e riconoscendo in ognuno di loro il tocco e la personalità di Blaine. Poi tornò a guardarlo.

“I tuoi amici non vengono a trovarti?” aveva calcato molto sulla parola amici, una traccia del sarcasmo che lo contraddistingueva sembrava essere sfuggita al suo controllo.

Blaine annuì e per un attimo si perse nei ricordi del pomeriggio precedente, quando Kurt era passato a trovarlo e prima anche di rendersene conto si erano ritrovati abbracciati sotto quelle coperte, i corpi premuti l’uno contro l’altro, mentre ridacchiando cercavano di fare meno rumore possibile per non allarmare i suoi genitori.

“Sì, passano qui quasi tutti i giorni” rispose qualche istante dopo, tornando a focalizzare l’attenzione su Sebastian.

L’altro annuì, pensieroso.  Attese qualche altro secondo prima di parlare di nuovo.

“Sai, continuo a pensare che tu sia sprecato per quello lì” disse.

Blaine alzò gli occhi al cielo.

“Quello lì” rispose. “Sì chiama Kurt, Sebastian, ed è il mio ragazzo”

Lui allontanò le parole con un gesto della mano.

“Come vuoi” continuò imperterrito. “Penso sempre che tu staresti meglio con uno come me.”

“Oh certo. Credo però che il mio occhio destro avrebbe qualcosa da ridire in proposito.”

Sebastian sobbalzò e qualcosa nella sua espressione si allentò.

“A proposito di questo... mi dispiace davvero” mormorò.

Blaine sospirò.

“Sebastian...” al tono della sua voce l’altro abbassò gli occhi e fissò il tappeto. “Perché?”

Per qualche minuto, l’unico rumore nella stanza fu quello del ticchettio della sveglia di Blaine. Poi Sebastian fece un respiro profondo e tornò a guardarlo, allargando le braccia.

“Cosa vuoi che ti dica?” rispose. “Non ho intenzione di inventarmi scuse inutili. Sai benissimo perché l’ho fatto.”

Blaine si irrigidì appena.

“Volevi fare del male a Kurt” disse.

“Non così tanto” scattò Sebastian. “Volevo solo fargli capire chi comanda.”

Blaine sbuffò ma non rispose.

“E tu ti sei messo in mezzo” continuò l’altro. “E credimi, era l’ultima cosa che volevo.”

“Pensavi che sarei rimasto a guardare?” esclamò Blaine arrabbiato.

“No” Sebastian scosse la testa.

“E allora?”

Sebastian sospirò di nuovo.

“Non lo so, va bene?” rispose. “Non ho pensato alle conseguenze.”

“L’ho notato...” lo rimbeccò Blaine.

Lo sguardo di Sebastian si affilò.

“Oh, non venire a farmi la predica per favore.”

Blaine chiuse gli occhi e cercò di calmarsi.

“Sei venuto qui per litigare?”

A quelle parole, l’espressione di Sebastian si rilassò e un sorrisetto comparve sul suo viso. Velocemente si alzò e si sedette di nuovo, questa volta, però, sul letto di Blaine, accanto alle sue gambe.

“Che stai facendo?” gli chiese Blaine sorpreso.

“No” disse Sebastian.

Blaine sbatté le palpebre.

“Cosa?”

“Non sono venuto qui per litigare...”

Blaine si allontanò impercettibilmente da lui, fin troppo consapevole del calore che sentiva emanare dal corpo di Sebastian. Poi rimase in silenzio, aspettando che continuasse.

Sebastian, invece, si avvicinò ancora di più e il suo sorriso si allargò.

“Sono venuto qui per vedere come stavi... e  per portare a termine il mio piano” lo disse in tono talmente convinto che Blaine scoppiò a ridere.

“Certo... e di quale piano si tratterebbe?”

“Sedurti.”

Blaine lo fissò per qualche secondo, poi fece un piccolo sorriso.

“E pensi di riuscirci?” non voleva stuzzicarlo, ma non era riuscito a trattenersi. Voleva vedere dove Sebastian poteva arrivare per raggiungere i suoi scopi.

Sebastian gli fece l’occhiolino.

“Sì” disse semplicemente.

Blaine deglutì e il suo corpo si tese a quella singola parola. Sapeva che Sebastian non stava scherzando; conosceva le sue doti di conquistatore e non voleva sottovalutarle. Dopotutto era un essere umano ed era consapevole del fatto che il suo corpo reagiva in modo strano tutte le volte che se lo ritrovava troppo vicino.

Sebastian non attese oltre. Si mosse velocemente, e in pochi istanti era salito su quel letto, il viso a pochi centimetri da quello di Blaine, mentre si reggeva sulle ginocchia e sulle mani.

A Blaine si bloccò il respiro in gola. Si era già pentito di averlo stuzzicato.

“Sebastian” disse, facendo affidamento su tutto il coraggio che aveva e poggiando le mani sulle sue spalle. “Togliti.”

“No.”

Allora Blaine cercò di rilassarsi e di pensare a Kurt. Ecco, quella era la soluzione: pensare a Kurt, il suo splendido ragazzo, i suoi bellissimi occhi azzurri, la sua pelle bianca. E in parte funzionò, sentì di star lentamente riprendendo controllo del proprio corpo.

Poi fece l’errore di incontrare gli occhi di Sebastian, e tutte le sue barriere caddero. L’immagine di Kurt guizzò e sparì, sostituita da quel verde reso quasi nero dalle pupille dilatate. La consapevolezza che avrebbe ceduto, che aveva già ceduto, lo colpì come un pugnale e l’aria fuggì dalle sue labbra in un respiro tremolante.

L’espressione di Sebastian era rilassata, come se avesse sempre saputo di avere la vittoria in tasca. Si avvicinò di qualche altro centimetro e Blaine trattenne il fiato, ma Sebastian non lo baciò; incrociò ancora una volta i suoi occhi e poi si spostò, andando a poggiare le labbra sulla pelle alla base del collo lasciata scoperta dal colletto del pigiama.

“Hai un buon profumo...” mormorò sfiorandolo appena.

Blaine non rispose e chiuse gli occhi, ritirando le mani che fino a quel momento erano rimaste sulle spalle dell’altro. Dentro di sé avvertiva il senso di colpa, la vergogna per questo che stava facendo, che stava permettendo a lui di fare. Eppure il suo corpo non gli obbediva, sembrava che, in quel momento, tutto il suo essere fosse concentrato in quei pochi centimetri di pelle a contatto con le labbra di Sebastian.

Rimasero in quella posizione per un tempo che a Blaine parve infinito e all’altro troppo breve. Poi Sebastian si ritrasse leggermente e, lentamente, senza abbandonare per un attimo gli occhi di Blaine rialzò il viso, trovandosi di nuovo a un respiro di distanza dalle sue labbra.

Si fissarono. Videro le proprie pupille rimpiccolire e dilatarsi di nuovo ad ogni battito di cuore, come se anche loro fossero in attesa, come se stessero aspettando qualcosa. Solo che quel qualcosa sembrò arrivare troppo presto, e dalla persona sbagliata.

Blaine, infatti, in un gesto che sorprese anche lui, prese il viso di Sebastian tra le mani e lo baciò.

Il suo cervello si spense all’istante e la sua coscienza smise di lottare. Era diverso dal baciare Kurt, era l’opposto, in effetti: non c’era quel fondo di timidezza, di dolcezza che lo contraddistingueva. Sotto le sue dita non c’era la pelle liscia e morbida di Kurt, sotto le sue labbra, non c’erano le sue.

E, per un istante, queste differenze sembrarono riportare Blaine alla realtà: il suo corpo parve capire che c’era qualcosa di sbagliato. Ma, prima ancora di potersi sottrarre, la sorpresa abbandonò Sebastian, che rispose al bacio. E fu quella risposta entusiasta, violenta quasi, che distrusse ogni resistenza.

Blaine si abbandonò completamente a quelle labbra che, nonostante sembravano non combaciare perfettamente con le sue, in quel momento sembravano la sua ancora di salvezza, o forse le porte del suo inferno. E Sebastian si lasciò sfuggire un gemito soddisfatto e deliziato quando Blaine socchiuse le sue labbra e il suo sapore gli offuscò i sensi per qualche secondo.

Senza esitazioni, Sebastian fece scivolare la lingua contro quella di Blaine, strappandogli un sospiro. Non credeva che sarebbe stato così facile e allo stesso tempo così eccitante toccare Blaine; spesso, di notte, si era svegliato con la fronte imperlata di sudore, il respiro accelerato, un’erezione pulsante e il suo corpo nudo nella mente.

Quando respirare divenne difficile per entrambi, si separarono. Tuttavia, non si allontanarono, le loro fronti continuavano a toccarsi, così come i loro nasi, e i loro respiri si infrangevano ancora sui loro visi.

“Blaine...” il roco sussurro di Sebastian aveva mandato un brivido lungo la schiena del ragazzo, facendo tendere e tremare tutto il suo corpo. Improvvisamente, Blaine sentì il bisogno di averlo più vicino, di sentirlo. E, come se gli avesse letto nel pensiero, Sebastian si gettò di nuovo su di lui, sfiorando solo le sue labbra socchiuse.

Blaine gemette quando la lingua di Sebastian cominciò a tracciare disegni umidi e bollenti sul suo collo, mentre le sue mani, veloci ed esperte, si erano già spostate sui bottoni del suo pigiama e li avevano già sfilati dalle asole. Quando la sua mano si posò sul petto ansante di Blaine, lui si lasciò sfuggire un sospiro.

Sebastian si tirò su di nuovo, un angolo della sua mente che registrava come, in pochi secondi, fossero entrambi scivolati lunghi distesi, e osservò attentamente l’espressione di Blaine. Era affascinante, con gli occhi lucidi e le labbra socchiuse.

Poi Blaine fece qualcos’altro che sorprese Sebastian: notando che si era allontanato da lui aveva afferrato la cravatta a righe della Dalton e l’aveva tirata verso di sé, costringendolo ad avvicinarsi di nuovo.

Sebastian, dopo un altro bacio che tolse ancora il fiato a entrambi, sorrise divertito.

"Senti” mormorò con voce roca. “Ti va di scopare?"

Blaine scosse la testa velocemente, mentre con dita tremanti cominciava a slacciare la camicia della divisa dell’altro.

"Credevo di essere stato chiaro a tal proposito."

Sebastian si tolse velocemente la giacca e aiutò Blaine a sfilargli il resto.

"Ah, quindi per telefono sì, ma fisicamente no?"

Blaine si immobilizzò e la sua espressione si fece pensierosa.

“Sebastian” disse poi, posandogli le mani sui muscoli del petto e strappandogli un sospiro. “Io e te non abbiamo mai fatto sesso telefonico.”

L’altro finse di pensarci su.

“Oh, forse hai ragione. Devo essermi confuso con un altro...”

Blaine strinse gli occhi e lo tirò di nuovo a sé arrotolandosi la cravatta attorno alla mano. Con una certa fatica riuscì a far scivolare via la giacca del proprio pigiama e a togliersi la coperta di dosso. Sebastian lo fissò in silenzio per qualche altro secondo e Blaine sostenne il suo sguardo.

L’istante successivo le loro labbra erano di nuovo incollate, così come i loro corpi semi nudi. Sebastian gemette forte quando sentì il petto di Blaine contro il suo, e avvertì distintamente la propria erezione premere contro la stoffa dei pantaloni. Anche Blaine se ne accorse.

“Eccitato, Smythe?” disse, prima di riuscire a trattenersi.

Sebastian rabbrividì al tono della sua voce, ma non si scompose.

“E tu, Anderson?” mormorò, e subito fece scivolare una mano tra di loro, a stringersi sull’eccitazione pulsante di Blaine, a stento nascosta dal pigiama.

Blaine si inarcò verso di lui, un gemito che sfuggiva dalle sue labbra.

Sebastian ridacchiò e cominciò a muovere la mano lentamente su e giù mentre Blaine piegava indietro la testa, ansimando. L’altro ridacchiò e tornò sul suo collo, accarezzandolo con la lingua e con le labbra.

Avvertì l’erezione di Blaine crescere ancora di più tra le sue dita e decise che quella stoffa gli era troppo di intralcio. Pochi secondi dopo, i pantaloni del pigiama di Blaine erano volati dall’altra parte della stanza e la mano di Sebastian poteva finalmente toccarlo senza barriere.

Blaine dovette mordersi il labbro inferiore per impedirsi di urlare alla frizione della mano di Sebastian su di sé. Era troppo, era davvero troppo da sopportare. Alzò lo sguardo e notò che l’altro lo guardava intensamente.

“Che... c’è?” riuscì a dire Blaine.

Sebastian deglutì prima di rispondere.

“Sei...” deglutì di nuovo. “Sei la cosa più eccitante che abbia mai visto...”

Nonostante tutto, Blaine si sentì arrossire, ma non disse niente. Si limitò, invece, a portare le mani tremanti sui pantaloni di Sebastian. Sentiva la sua eccitazione anche attraverso la stoffa, e, dopo diversi tentativi riuscì a slacciare la cintura e a liberare il ragazzo da quella costrizione.

Sebastian calciò via i pantaloni e avvertì distintamente, come al rallentatore, la mano di Blaine chiudersi sul suo membro pochi secondi dopo. Ansimò e chiuse gli occhi; dovette fare un bello sforzo per non venire in quel momento. Ricordi indistinti di sonni agitati gli riempivano la mente, ma la sensazione vera della pelle di Blaine contro la sua era mille volte meglio di quella che aveva immaginato.

Quando riaprì gli occhi trovò subito quelli di Blaine, di quel nocciola striato di verde incredibilmente bello, e non li lasciò più andare. Gli faceva male il braccio sinistro per lo sforzo di reggersi mentre l’altra mano era impegnata a masturbare Blaine, ma non gli importava. Tutto ciò che voleva in quel momento era fissare quello sguardo e ascoltare quei gemiti.

Blaine era affascinato dalla situazione. Il senso di colpa, prima così pungente, giaceva sconfitto in un angolo della sua mente, sovrastato dall’eccitazione e dal desiderio. La mano di Sebastian si muoveva lentamente lungo la sua erezione, e ad ogni movimento un brivido correva lungo la sua schiena.

Nessuno dei due seppe per quanto tempo restarono in quella posizione, occhi negli occhi, i volti così vicini che i loro respiri si mescolavano nascondendo gemiti e sospiri. Non seppero per quanto tempo la loro sfida andò avanti prima che le loro mani cominciassero a muoversi più velocemente, come se il piacere di uno soddisfacesse la voglia dell’altro.

Fu Blaine il primo a cedere quando, dopo un movimento più veloce della mano dell’altro, si era lasciato sfuggire un gemito particolarmente acuto e il suo nome.

“Sebastian...” era stato un sussurro, un sospiro. O forse una richiesta, una preghiera quasi.

Ma era stata anche la miccia, la scintilla di cui entrambi avevano bisogno.

Sebastian, nell’udire il suo nome pronunciato in quel modo, aveva rischiato di venire in quello stesso istante, ma era riuscito a trattenersi, nonostante la mano di Blaine si fosse stretta ancora di più intorno al suo sesso.

Tuttavia, sapevano entrambi che il piacere stava arrivando in fretta, lo avvertivano nei loro stomaci, come una colata di lava pronta a fuoriuscire da un vulcano non più dormiente.

Sembrava quasi che non battessero ciglio per l’intensità dei loro sguardi, come se non volessero perdersi nemmeno un frammento dell’espressione l’uno dell’altro. Finché le loro labbra non vennero di nuovo in contatto. Tra i gemiti, le loro bocche sfiorarono. Ne nacque un bacio che spiazzò entrambi, fu un bacio umido, rumoroso, violento, che distrusse le resistenze di entrambi.

L’intensità del piacere li fece quasi urlare in quel bacio mentre venivano sui rispettivi stomaci, le mani che si muovevano veloci anche durante l’orgasmo.

Quando si fermarono, troppo sensibili ormai per sopportare oltre, Sebastian crollò sul petto di Blaine, andando a nascondere il viso nell’incavo nel suo collo.

Non parlarono e non si mossero per diversi minuti. Blaine fu il primo a tornare in sé.

E avrebbe preferito che non succedesse, che lo stordimento continuasse a offuscare la sua mente per sempre. Perché il senso di colpa era tornato, più spavaldo e rumoroso che mai.

“Sebastian...” mormorò quindi.

Mmmh?” la risposta gli arrivò soffocata, da un punto imprecisato sotto il suo mento.

Blaine deglutì.

“Vattene.”

Sebastian si irrigidì e sollevò la testa per guardarlo.

“Cosa?”

Blaine distolse lo sguardo.

“Vattene” ripeté. “Ti prego.”

Sebastian non se lo fece ripetere ancora e, senza batter ciglio si rivestì velocemente e si diresse verso la porta. Posò una mano sulla maniglia prima di avere il coraggio di voltarsi verso di lui.

“Blaine...” cominciò, ma lo sguardo dell’altro lo fece desistere.

“Vattene” disse Blaine per la terza volta.

Sebastian sospirò e obbedì, lasciandolo solo.

Solo allora Blaine lasciò che le lacrime scendessero sul suo viso. Sapeva che i punti gli avrebbero dato fastidio di lì a qualche minuto, ma non gli importava. Era stato un’idiota, un ragazzino idiota pronto a gettare via tutte per una scopata.

Fu allora che il suo cellulare vibrò. Blaine tirò su col naso e lo prese: c’era un nuovo messaggio.

Kurt

Solo leggere il suo nome gli faceva male al cuore. Facendosi coraggio, lo aprì.

Prove del Glee appena terminate. Ti salutano tutti. Mi sei mancato, come sempre. Senza di te sembra che l’aula canto sia un po’ più buia e triste. No, senza te accanto, tutta la mia vita sembra più buia e triste. Ti amo.

Pochi istanti dopo, arrivò un altro messaggio.

Comunque, come stai? Devo passare a portarti qualcosa? Se vuoi, stasera posso cucinare i cupcakes con doppio cioccolato e portartene un po’.

Blaine vide le lettere farsi sempre più sfocate davanti ai suoi occhi.

Ci vollero parecchi minuti prima che fosse in grado di scrivere una risposta coerente.

Kurt, perdonami. Ti amo.

E non gli importava che probabilmente Kurt non avrebbe capito, che non avrebbe mai sospettato. Doveva dirglielo.

Il cellulare cadde sulla moquette con un rumore sordo mentre Blaine affondava il viso nel cuscino, il cuore pesante come un macigno, e mentre nella sua mente cercava una soluzione. Non voleva perdere Kurt, ma non vedeva vie d’uscita.

Il suo cellulare vibrò di nuovo. Blaine allungò il braccio e lo afferrò. Per un attimo fissò il mittente senza capire, poi lo aprì.

Blaine, so che ora ti starai crogiolando nei sensi di colpa. Smettila, ok? Dimentica quello che è accaduto oggi pomeriggio, dimentica ogni singolo istante. Kurt ha bisogno di te, e tu di lui. Perciò torna a pensare con la testa e non con l’uccello. Ho già combinato abbastanza guai da bastarmi per il resto dell’anno scolastico, non voglio avervi sulla coscienza per il resto della mia vita.

Blaine rilesse quel messaggio tante volte, finché la risposta di Kurt non lo riportò alla realtà.

Ti amo anche io. Tra un’ora e mezza sono da te.

Blaine sorrise leggermente. Kurt era fatto così, si preoccupava sempre per lui, e anche se sapeva che probabilmente aveva combinato un guaio, non aveva esitato a salire in macchina per andare da lui.

Durante l’ora e mezza successiva, Blaine fece di tutto per dimenticare. Si fece una doccia, cambiò il pigiama, le lenzuola e la coperta.

Poi si sedette sul letto e attese.

 

 

 

 

Writer’s corner:

Ok, la mia bestiolina ha finalmente visto la luce. Ammetti di averla scritta qualcosa come qualche settimana fa, dopo “Michael” appunto, ma solo ora ho avuto il coraggio di pubblicarla.
Non ho altro da dire, se non: perdonatemi quell’sms di Sebastian su, alla fine anche lui ha un cuore no? XD
Come sempre recensioni positive/critiche saranno ben accette!

SereILU

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: SereILU