Titolo: Unexpected
Guest
Personaggi: Blaine Anderson/Sebastian Smythe
Genere: Erotico, Angst
Avvertimenti: NC17, Slash
Parole:
Prompt: "Senti,
ti va di scopare?" - "Credevo di essere stato chiaro a tal proposito."
- "Ah, quindi per telefono sì, ma fisicamente no?"
Nda: Dopo “Michael” la mia mente si è
completamente spenta, sostituita da tante belle immagini smut
di Sebastian e Blaine. Serve aggiungere altro?
Ah, sì. Il prompt me l’ha suggerito Thalia, a cui, naturalmente, va la dedica di questa... cosa.
XD
Unexpected Guest
L’operazione era andata bene: era stata veloce e
praticamente indolore, anche nel post operatorio. L’unico lato negativo,
secondo Blaine, era che ora il suo occhio destro doveva rimanere bendato e lui
doveva evitare di sottoporlo alla luce diretta del sole il più a lungo possibile.
E a pensarci bene, visto che Westerville d’inverno
non è particolarmente nota per il sole splendente, non era poi così difficile.
Ma quella benda era davvero orribile; Blaine si sentiva
come un pirata di terz’ordine senza uno scopo nella vita. Aveva perso la
settimana dedicata a Michael Jackson che, da quanto gli aveva detto Kurt, si
era conclusa con un bel calcio – figurato – nel sedere di Sebastian, e stava
rischiando di perdersi anche San Valentino.
Non che fosse un grande fan della festa in sé, ma l’idea
di trascorrerlo con Kurt al McKinley lo eccitava e lo faceva sentire bene.
Invece, se il suo occhio non fosse guarito in fretta, avrebbe potuto
scordarselo perché, oltre al sole, anche l’aria fredda sembrava essere una
minaccia alla sua guarigione.
Quando udì il campanello suonare, un sorriso spontaneo
nacque sulle sue labbra. Sapeva che non poteva essere Kurt, visto che c’era la
riunione del Glee quel pomeriggio, ma una piccola
parte di lui sperava di vedere i suoi occhi azzurri abbagliarlo appena la porta
si fosse aperta.
Avvertì dei passi leggeri sulle scale e si sistemò meglio
sotto le coperte. Quando bussarono alla porta, Blaine sentì il suo sorriso
allargarsi mentre richiudeva la rivista che stava spulciando qualche istante
prima.
“Avanti” disse, nella voce una nota carica di
aspettativa.
Vide la maniglia abbassarsi e si appoggiò sul cuscino.
Quando la porta si aprì, Blaine rimase paralizzato. Di
tutte le persone che si era aspettato, quella
proprio non l’aveva messa in conto. Eppure sapeva che prima o poi qualcuno dei
suoi vecchi amici della Dalton sarebbe venuto a trovarlo, ma quello non gli aveva nemmeno sfiorato la
mente.
“Che ci fai qui?” esclamò cercando di non sputare troppo
veleno in quelle parole. Il suo occhio destro parve palpitare.
Il ragazzo, che indossava la divisa dei Warblers, richiuse la porta lentamente e si voltò a
guardarlo di nuovo. Se prima aveva evitato il suo sguardo, ora invece l’aveva
cercato. Però non rispose subito, preferendo rimanere lì, immobile.
“Che ci fai qui?” ripeté Blaine.
Sebastian Smythe cercò di
sorridere e fece un passo avanti.
“Sono venuto a vedere come stavi...” disse.
Blaine alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere.
“Cos’è? Un’altra tattica? Del tipo: attacchiamo i New Directions uno alla volta?” di solito non si lasciava
andare al sarcasmo, ma in quell’istante sentiva che era l’unica arma di difesa
che possedesse.
Sebastian si lasciò scappare un sorrisino e fece un altro
passo.
“No” rispose. “Anche se sarebbe un’idea, grazie del suggerimento.
Ma davvero, sono solo venuto a vedere come stavi.”
“E come mai ti interessa così tanto?”
“Beh... diciamo che...” Sebastian si interruppe e lanciò
un’occhiata alla sedia accanto al letto, distogliendo per la prima volta lo
sguardo da quello di Blaine.
Lui annuì con un sospiro e gli fece cenno di sedersi.
“Diciamo che?” lo incalzò poi.
Sebastian si sistemò e tornò a incrociare i suoi occhi.
“Mi sono lasciato un po’ trasportare...”
Blaine alzò un sopracciglio. “Un po’?”
Sebastian scoppiò a ridere e scosse la testa.
“E va bene” ammise. “Mi sono lasciato trasportare un po’ troppo.”
“Così va meglio” disse Blaine.
Rimasero per un po’ in silenzio.
“Come stai?” chiese di nuovo Sebastian.
Blaine si mosse leggermente sotto le coperte.
“Bene” rispose. “Solo che rimanere in questa casa così a
lungo mi sta uccidendo.”
Sebastian annuì e si guardò intorno, memorizzando ogni
singolo oggetto e riconoscendo in ognuno di loro il tocco e la personalità di
Blaine. Poi tornò a guardarlo.
“I tuoi amici
non vengono a trovarti?” aveva calcato molto sulla parola amici, una traccia
del sarcasmo che lo contraddistingueva sembrava essere sfuggita al suo
controllo.
Blaine annuì e per un attimo si perse nei ricordi del
pomeriggio precedente, quando Kurt era passato a trovarlo e prima anche di
rendersene conto si erano ritrovati abbracciati sotto quelle coperte, i corpi
premuti l’uno contro l’altro, mentre ridacchiando cercavano di fare meno rumore
possibile per non allarmare i suoi genitori.
“Sì, passano qui quasi tutti i giorni” rispose qualche
istante dopo, tornando a focalizzare l’attenzione su Sebastian.
L’altro annuì, pensieroso. Attese qualche altro secondo prima di parlare
di nuovo.
“Sai, continuo a pensare che tu sia sprecato per quello lì” disse.
Blaine alzò gli occhi al cielo.
“Quello lì” rispose. “Sì chiama Kurt, Sebastian, ed è il
mio ragazzo”
Lui allontanò le parole con un gesto della mano.
“Come vuoi” continuò imperterrito. “Penso sempre che tu
staresti meglio con uno come me.”
“Oh certo. Credo però che il mio occhio destro avrebbe
qualcosa da ridire in proposito.”
Sebastian sobbalzò e qualcosa nella sua espressione si allentò.
“A proposito di questo... mi dispiace davvero” mormorò.
Blaine sospirò.
“Sebastian...” al tono della sua voce l’altro abbassò gli
occhi e fissò il tappeto. “Perché?”
Per qualche minuto, l’unico rumore nella stanza fu quello
del ticchettio della sveglia di Blaine. Poi Sebastian fece un respiro profondo
e tornò a guardarlo, allargando le braccia.
“Cosa vuoi che ti dica?” rispose. “Non ho intenzione di
inventarmi scuse inutili. Sai benissimo perché l’ho fatto.”
Blaine si irrigidì appena.
“Volevi fare del male a Kurt” disse.
“Non così tanto” scattò Sebastian. “Volevo solo fargli capire
chi comanda.”
Blaine sbuffò ma non rispose.
“E tu ti sei messo in mezzo” continuò l’altro. “E
credimi, era l’ultima cosa che volevo.”
“Pensavi che sarei rimasto a guardare?” esclamò Blaine
arrabbiato.
“No” Sebastian scosse la testa.
“E allora?”
Sebastian sospirò di nuovo.
“Non lo so, va bene?” rispose. “Non ho pensato alle
conseguenze.”
“L’ho notato...” lo rimbeccò Blaine.
Lo sguardo di Sebastian si affilò.
“Oh, non venire a farmi la predica per favore.”
Blaine chiuse gli occhi e cercò di calmarsi.
“Sei venuto qui per litigare?”
A quelle parole, l’espressione di Sebastian si rilassò e
un sorrisetto comparve sul suo viso. Velocemente si alzò e si sedette di nuovo,
questa volta, però, sul letto di Blaine, accanto alle sue gambe.
“Che stai facendo?” gli chiese Blaine sorpreso.
“No” disse Sebastian.
Blaine sbatté le palpebre.
“Cosa?”
“Non sono venuto qui per litigare...”
Blaine si allontanò impercettibilmente da lui, fin troppo
consapevole del calore che sentiva emanare dal corpo di Sebastian. Poi rimase
in silenzio, aspettando che continuasse.
Sebastian, invece, si avvicinò ancora di più e il suo
sorriso si allargò.
“Sono venuto qui per vedere come stavi... e per portare a termine il mio piano” lo disse
in tono talmente convinto che Blaine scoppiò a ridere.
“Certo... e di quale piano si tratterebbe?”
“Sedurti.”
Blaine lo fissò per qualche secondo, poi fece un piccolo
sorriso.
“E pensi di riuscirci?” non voleva stuzzicarlo, ma non
era riuscito a trattenersi. Voleva vedere dove Sebastian poteva arrivare per
raggiungere i suoi scopi.
Sebastian gli fece l’occhiolino.
“Sì” disse semplicemente.
Blaine deglutì e il suo corpo si tese a quella singola
parola. Sapeva che Sebastian non stava scherzando; conosceva le sue doti di
conquistatore e non voleva sottovalutarle. Dopotutto era un essere umano ed era
consapevole del fatto che il suo corpo reagiva in modo strano tutte le volte
che se lo ritrovava troppo vicino.
Sebastian non attese oltre. Si mosse velocemente, e in
pochi istanti era salito su quel letto, il viso a pochi centimetri da quello di
Blaine, mentre si reggeva sulle ginocchia e sulle mani.
A Blaine si bloccò il respiro in gola. Si era già pentito
di averlo stuzzicato.
“Sebastian” disse, facendo affidamento su tutto il
coraggio che aveva e poggiando le mani sulle sue spalle. “Togliti.”
“No.”
Allora Blaine cercò di rilassarsi e di pensare a Kurt.
Ecco, quella era la soluzione: pensare a Kurt, il suo splendido ragazzo, i suoi
bellissimi occhi azzurri, la sua pelle bianca. E in parte funzionò, sentì di
star lentamente riprendendo controllo del proprio corpo.
Poi fece l’errore di incontrare gli occhi di Sebastian, e
tutte le sue barriere caddero. L’immagine di Kurt guizzò e sparì, sostituita da
quel verde reso quasi nero dalle pupille dilatate. La consapevolezza che
avrebbe ceduto, che aveva già ceduto, lo colpì come un pugnale e l’aria fuggì
dalle sue labbra in un respiro tremolante.
L’espressione di Sebastian era rilassata, come se avesse
sempre saputo di avere la vittoria in tasca. Si avvicinò di qualche altro
centimetro e Blaine trattenne il fiato, ma Sebastian non lo baciò; incrociò
ancora una volta i suoi occhi e poi si spostò, andando a poggiare le labbra
sulla pelle alla base del collo lasciata scoperta dal colletto del pigiama.
“Hai un buon profumo...” mormorò sfiorandolo appena.
Blaine non rispose e chiuse gli occhi, ritirando le mani
che fino a quel momento erano rimaste sulle spalle dell’altro. Dentro di sé
avvertiva il senso di colpa, la vergogna per questo che stava facendo, che
stava permettendo a lui di fare. Eppure il suo corpo non gli obbediva, sembrava
che, in quel momento, tutto il suo essere fosse concentrato in quei pochi
centimetri di pelle a contatto con le labbra di Sebastian.
Rimasero in quella posizione per un tempo che a Blaine
parve infinito e all’altro troppo breve. Poi Sebastian si ritrasse leggermente
e, lentamente, senza abbandonare per un attimo gli occhi di Blaine rialzò il
viso, trovandosi di nuovo a un respiro di distanza dalle sue labbra.
Si fissarono. Videro le proprie pupille rimpiccolire e
dilatarsi di nuovo ad ogni battito di cuore, come se anche loro fossero in
attesa, come se stessero aspettando qualcosa. Solo che quel qualcosa sembrò arrivare troppo presto, e dalla persona
sbagliata.
Blaine, infatti, in un gesto che sorprese anche lui,
prese il viso di Sebastian tra le mani e lo baciò.
Il suo cervello si spense all’istante e la sua coscienza
smise di lottare. Era diverso dal baciare Kurt, era l’opposto, in effetti: non c’era
quel fondo di timidezza, di dolcezza che lo contraddistingueva. Sotto le sue
dita non c’era la pelle liscia e morbida di Kurt, sotto le sue labbra, non
c’erano le sue.
E, per un istante, queste differenze sembrarono riportare
Blaine alla realtà: il suo corpo parve capire che c’era qualcosa di sbagliato.
Ma, prima ancora di potersi sottrarre, la sorpresa abbandonò Sebastian, che
rispose al bacio. E fu quella risposta entusiasta, violenta quasi, che
distrusse ogni resistenza.
Blaine si abbandonò completamente a quelle labbra che,
nonostante sembravano non combaciare perfettamente con le sue, in quel momento
sembravano la sua ancora di salvezza, o forse le porte del suo inferno. E Sebastian
si lasciò sfuggire un gemito soddisfatto e deliziato quando Blaine socchiuse le
sue labbra e il suo sapore gli
offuscò i sensi per qualche secondo.
Senza esitazioni, Sebastian fece scivolare la lingua
contro quella di Blaine, strappandogli un sospiro. Non credeva che sarebbe
stato così facile e allo stesso tempo così eccitante toccare Blaine; spesso, di notte, si era svegliato con la fronte
imperlata di sudore, il respiro accelerato, un’erezione pulsante e il suo corpo
nudo nella mente.
Quando respirare divenne difficile per entrambi, si
separarono. Tuttavia, non si allontanarono, le loro fronti continuavano a
toccarsi, così come i loro nasi, e i loro respiri si infrangevano ancora sui
loro visi.
“Blaine...” il roco sussurro di Sebastian aveva mandato
un brivido lungo la schiena del ragazzo, facendo tendere e tremare tutto il suo
corpo. Improvvisamente, Blaine sentì il bisogno di averlo più vicino, di sentirlo.
E, come se gli avesse letto nel pensiero, Sebastian si gettò di nuovo su di
lui, sfiorando solo le sue labbra socchiuse.
Blaine gemette quando la lingua di Sebastian cominciò a
tracciare disegni umidi e bollenti sul suo collo, mentre le sue mani, veloci ed
esperte, si erano già spostate sui bottoni del suo pigiama e li avevano già
sfilati dalle asole. Quando la sua mano si posò sul petto ansante di Blaine,
lui si lasciò sfuggire un sospiro.
Sebastian si tirò su di nuovo, un angolo della sua mente
che registrava come, in pochi secondi, fossero entrambi scivolati lunghi
distesi, e osservò attentamente l’espressione di Blaine. Era affascinante, con
gli occhi lucidi e le labbra socchiuse.
Poi Blaine fece qualcos’altro che sorprese Sebastian:
notando che si era allontanato da lui aveva afferrato la cravatta a righe della
Dalton e l’aveva tirata verso di sé, costringendolo ad avvicinarsi di nuovo.
Sebastian, dopo un altro bacio che tolse ancora il fiato
a entrambi, sorrise divertito.
"Senti”
mormorò con voce roca. “Ti va di scopare?"
Blaine scosse la testa velocemente, mentre con dita
tremanti cominciava a slacciare la camicia della divisa dell’altro.
"Credevo di
essere stato chiaro a tal proposito."
Sebastian si tolse velocemente la giacca e aiutò Blaine a
sfilargli il resto.
"Ah, quindi
per telefono sì, ma fisicamente no?"
Blaine si immobilizzò e la sua espressione si fece
pensierosa.
“Sebastian” disse poi, posandogli le mani sui muscoli del
petto e strappandogli un sospiro. “Io e te non abbiamo mai fatto sesso
telefonico.”
L’altro finse di pensarci su.
“Oh, forse hai ragione. Devo essermi confuso con un altro...”
Blaine strinse gli occhi e lo tirò di nuovo a sé
arrotolandosi la cravatta attorno alla mano. Con una certa fatica riuscì a far
scivolare via la giacca del proprio pigiama e a togliersi la coperta di dosso. Sebastian
lo fissò in silenzio per qualche altro secondo e Blaine sostenne il suo
sguardo.
L’istante successivo le loro labbra erano di nuovo incollate,
così come i loro corpi semi nudi. Sebastian gemette forte quando sentì il petto
di Blaine contro il suo, e avvertì distintamente la propria erezione premere
contro la stoffa dei pantaloni. Anche Blaine se ne accorse.
“Eccitato, Smythe?” disse,
prima di riuscire a trattenersi.
Sebastian rabbrividì al tono della sua voce, ma non si
scompose.
“E tu, Anderson?” mormorò, e subito fece scivolare una
mano tra di loro, a stringersi sull’eccitazione pulsante di Blaine, a stento
nascosta dal pigiama.
Blaine si inarcò verso di lui, un gemito che sfuggiva
dalle sue labbra.
Sebastian ridacchiò e cominciò a muovere la mano
lentamente su e giù mentre Blaine piegava indietro la testa, ansimando. L’altro
ridacchiò e tornò sul suo collo, accarezzandolo con la lingua e con le labbra.
Avvertì l’erezione di Blaine crescere ancora di più tra
le sue dita e decise che quella stoffa gli era troppo di intralcio. Pochi
secondi dopo, i pantaloni del pigiama di Blaine erano volati dall’altra parte
della stanza e la mano di Sebastian poteva finalmente toccarlo senza barriere.
Blaine dovette mordersi il labbro inferiore per impedirsi
di urlare alla frizione della mano di Sebastian su di sé. Era troppo, era
davvero troppo da sopportare. Alzò lo sguardo e notò che l’altro lo guardava
intensamente.
“Che... c’è?” riuscì a dire Blaine.
Sebastian deglutì prima di rispondere.
“Sei...” deglutì di nuovo. “Sei la cosa più eccitante che
abbia mai visto...”
Nonostante tutto, Blaine si sentì arrossire, ma non disse
niente. Si limitò, invece, a portare le mani tremanti sui pantaloni di
Sebastian. Sentiva la sua eccitazione anche attraverso la stoffa, e, dopo
diversi tentativi riuscì a slacciare la cintura e a liberare il ragazzo da
quella costrizione.
Sebastian calciò via i pantaloni e avvertì distintamente,
come al rallentatore, la mano di Blaine chiudersi sul suo membro pochi secondi
dopo. Ansimò e chiuse gli occhi; dovette fare un bello sforzo per non venire in
quel momento. Ricordi indistinti di sonni agitati gli riempivano la mente, ma
la sensazione vera della pelle di Blaine contro la sua era mille volte meglio
di quella che aveva immaginato.
Quando riaprì gli occhi trovò subito quelli di Blaine, di
quel nocciola striato di verde incredibilmente bello, e non li lasciò più
andare. Gli faceva male il braccio sinistro per lo sforzo di reggersi mentre
l’altra mano era impegnata a masturbare Blaine, ma non gli importava. Tutto ciò
che voleva in quel momento era fissare quello sguardo e ascoltare quei gemiti.
Blaine era affascinato dalla situazione. Il senso di
colpa, prima così pungente, giaceva sconfitto in un angolo della sua mente,
sovrastato dall’eccitazione e dal desiderio. La mano di Sebastian si muoveva lentamente
lungo la sua erezione, e ad ogni movimento un brivido correva lungo la sua
schiena.
Nessuno dei due seppe per quanto tempo restarono in
quella posizione, occhi negli occhi, i volti così vicini che i loro respiri si mescolavano
nascondendo gemiti e sospiri. Non seppero per quanto tempo la loro sfida andò avanti prima che le loro mani
cominciassero a muoversi più velocemente, come se il piacere di uno
soddisfacesse la voglia dell’altro.
Fu Blaine il primo a cedere quando, dopo un movimento più
veloce della mano dell’altro, si era lasciato sfuggire un gemito
particolarmente acuto e il suo nome.
“Sebastian...” era stato un sussurro, un sospiro. O forse
una richiesta, una preghiera quasi.
Ma era stata anche la miccia, la scintilla di cui
entrambi avevano bisogno.
Sebastian, nell’udire il suo nome pronunciato in quel modo, aveva rischiato di venire in quello
stesso istante, ma era riuscito a trattenersi, nonostante la mano di Blaine si
fosse stretta ancora di più intorno al suo sesso.
Tuttavia, sapevano entrambi che il piacere stava
arrivando in fretta, lo avvertivano nei loro stomaci, come una colata di lava
pronta a fuoriuscire da un vulcano non più dormiente.
Sembrava quasi che non battessero ciglio per l’intensità
dei loro sguardi, come se non volessero perdersi nemmeno un frammento
dell’espressione l’uno dell’altro. Finché le loro labbra non vennero di nuovo
in contatto. Tra i gemiti, le loro bocche sfiorarono. Ne nacque un bacio che
spiazzò entrambi, fu un bacio umido, rumoroso, violento, che distrusse le
resistenze di entrambi.
L’intensità del piacere li fece quasi urlare in quel
bacio mentre venivano sui rispettivi stomaci, le mani che si muovevano veloci
anche durante l’orgasmo.
Quando si fermarono, troppo sensibili ormai per
sopportare oltre, Sebastian crollò sul petto di Blaine, andando a nascondere il
viso nell’incavo nel suo collo.
Non parlarono e non si mossero per diversi minuti. Blaine
fu il primo a tornare in sé.
E avrebbe preferito che non succedesse, che lo
stordimento continuasse a offuscare la sua mente per sempre. Perché il senso di
colpa era tornato, più spavaldo e rumoroso che mai.
“Sebastian...” mormorò quindi.
“Mmmh?” la risposta gli arrivò soffocata,
da un punto imprecisato sotto il suo mento.
Blaine deglutì.
“Vattene.”
Sebastian si irrigidì e sollevò la testa per guardarlo.
“Cosa?”
Blaine distolse lo sguardo.
“Vattene” ripeté. “Ti prego.”
Sebastian non se lo fece ripetere ancora e, senza batter
ciglio si rivestì velocemente e si diresse verso la porta. Posò una mano sulla
maniglia prima di avere il coraggio di voltarsi verso di lui.
“Blaine...” cominciò, ma lo sguardo dell’altro lo fece
desistere.
“Vattene” disse Blaine per la terza volta.
Sebastian sospirò e obbedì, lasciandolo solo.
Solo allora Blaine lasciò che le lacrime scendessero sul
suo viso. Sapeva che i punti gli avrebbero dato fastidio di lì a qualche
minuto, ma non gli importava. Era stato un’idiota, un ragazzino idiota pronto a
gettare via tutte per una scopata.
Fu allora che il suo cellulare vibrò. Blaine tirò su col
naso e lo prese: c’era un nuovo messaggio.
Kurt
Solo leggere il suo nome gli faceva male al cuore. Facendosi
coraggio, lo aprì.
Prove
del Glee appena terminate. Ti salutano tutti. Mi sei
mancato, come sempre. Senza di te sembra che l’aula canto sia un po’ più buia e
triste. No, senza te accanto, tutta la mia vita sembra più buia e triste. Ti
amo.
Pochi istanti dopo, arrivò un altro messaggio.
Comunque,
come stai? Devo passare a portarti qualcosa? Se vuoi, stasera posso cucinare i cupcakes con doppio cioccolato e portartene un po’.
Blaine vide le lettere farsi sempre più sfocate davanti
ai suoi occhi.
Ci vollero parecchi minuti prima che fosse in grado di
scrivere una risposta coerente.
Kurt,
perdonami. Ti amo.
E non gli importava che probabilmente Kurt non avrebbe
capito, che non avrebbe mai sospettato. Doveva dirglielo.
Il cellulare cadde sulla moquette con un rumore sordo
mentre Blaine affondava il viso nel cuscino, il cuore pesante come un macigno,
e mentre nella sua mente cercava una soluzione. Non voleva perdere Kurt, ma non
vedeva vie d’uscita.
Il suo cellulare vibrò di nuovo. Blaine allungò il
braccio e lo afferrò. Per un attimo fissò il mittente senza capire, poi lo
aprì.
Blaine,
so che ora ti starai crogiolando nei sensi di colpa. Smettila, ok? Dimentica
quello che è accaduto oggi pomeriggio, dimentica ogni singolo istante. Kurt ha
bisogno di te, e tu di lui. Perciò torna a pensare con la testa e non con l’uccello.
Ho già combinato abbastanza guai da bastarmi per il resto dell’anno scolastico,
non voglio avervi sulla coscienza per il resto della mia vita.
Blaine rilesse quel messaggio tante volte, finché la
risposta di Kurt non lo riportò alla realtà.
Ti amo
anche io. Tra un’ora e mezza sono da te.
Blaine sorrise leggermente. Kurt era fatto così, si
preoccupava sempre per lui, e anche se sapeva che probabilmente aveva combinato
un guaio, non aveva esitato a salire in macchina per andare da lui.
Durante l’ora e mezza successiva, Blaine fece di tutto
per dimenticare. Si fece una doccia, cambiò il pigiama, le lenzuola e la
coperta.
Poi si sedette sul letto e attese.
Writer’s corner:
Ok, la
mia bestiolina ha finalmente visto la luce. Ammetti di averla scritta qualcosa
come qualche settimana fa, dopo “Michael” appunto, ma solo ora ho avuto il
coraggio di pubblicarla.
Non ho altro da dire, se non: perdonatemi quell’sms di Sebastian su, alla fine
anche lui ha un cuore no? XD
Come sempre recensioni positive/critiche saranno ben accette!
SereILU