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Autore: mamogirl    21/02/2012    5 recensioni
(sequel di "On the rooftop")
Non l’aveva notata prima ma, al centro del piccolo cuore sul letto, vi era una busta bianca.
"Buon Compleanno, Frick."
La calligrafia era quella di Nick, uno scarabocchio che ormai aveva imparato a decifrare quasi come se fosse stata scritta in modo chiaro e tangibile.
Con un sorriso sul volto, Brian aprì quella busta e recuperò due fogli, fitti di lettere e parole di un blu acceso. Sempre rimanendo in piedi, quasi bloccato sui suoi piedi perché impaurito di rompere quel magico incantesimo, incominciò a leggere ciò che vi era stato scritto.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon Compleanno, Frick






 

 

20 Febbraio 2012

 

 

 

 

 

La festa di compleanno era ormai quasi terminata quando Brian aveva deciso di andare alla ricerca di Nick, la cui assenza ormai era stata dichiarata dal momento in cui nessuno lo aveva visto al buffet. In salotto erano rimasti solamente Howie ed Aj che lo avevano quasi spinto ad andare a cercare il ragazzo, un’espressione sul volto che gli aveva fatto intendere immediatamente due cose: Nick gli aveva preparato una sorpresa e, secondo, quei due sapevano anche di che cosa si trattava.
E, molto probabilmente, anche Kevin ne era a conoscenza visto che aveva “sequestrato” Baylee per un pigiama party a casa sua. Era l’unica soluzione possibile e plausibile visto che suo figlio e Mason rischiavano quasi sempre di portar loro genitori alla pazzia!
Non appena girò angolo, una volta finite le scale, incominciò ad intuire che cosa Nick avesse programmato per loro due quella notte: i due lati del pavimento erano adornati da candele accese e petali di rose, un intreccio che disegnava un percorso preciso che terminava davanti alla porta, aperta, della loro camera.
La stanza, a sua volta, era stata decorata nello stesso esatto stile: candele rosse in ogni angolo e superficie libera – grazie al cielo lontano dalle tende, visto il primo drammatico tentativo di cena romantica organizzata anni ed anni prima da Nick – mentre petali di rose disegnava un piccolo cuore sul letto.
Ma di Nick, nessuna traccia.
“Nick?”
Nessuna voce rispose alla sua domanda così Brian continuò ad osservarsi attorno, cercando qualche indizio.
E lo trovò.
Non l’aveva notata prima ma, al centro del piccolo cuore sul letto, vi era una busta bianca.

Buon Compleanno, Frick.

La calligrafia era quella di Nick, uno scarabocchio che ormai aveva imparato a decifrare quasi come se fosse stata scritta in modo chiaro e tangibile.
Con un sorriso sul volto, Brian aprì quella busta e recuperò due fogli, fitti di lettere e parole di un blu acceso. Sempre rimanendo in piedi, quasi bloccato sui suoi piedi perché impaurito di rompere quel magico incantesimo, incominciò a leggere ciò che vi era stato scritto.
 

 

A volte, mi dimentico che tu sei più grande di me.
Succede quando torno a casa e ti trovo impegnato a rincorrere Baylee quasi come se avessi la sua stessa età; divani, poltrone o tavolini diventano semplicemente degli ostacoli da saltare e solo per miracolo non ti sei ancora rotto qualche ossa.
 

A volte, mi dimentico che tu sei qui per un miracolo divino.
Ed è una voluta dimenticanza perché il solo pensiero che tu non possa o non ci sia assomiglia quasi a pensare ad un mondo senza un sole che riscalda o senza il trascorrere delle stagioni. Non oso nemmeno pensare a dove sarei se non ci fossi stato tu in tutti questi anni ad indicarmi la strada da seguire. Non so nemmeno se sarei ancora qui se tu... vedi? Non riesco nemmeno a scriverlo.
 

A volte, ho paura di dimenticare il suono della tua voce o il tuo viso.
Siamo separati, io in giro per promuovere il mio album e tu a casa e... non basta sentirti tutte le sere, non basta sapere che, se solo te lo chiedessi, molleresti tutto e mi raggiungeresti ovunque io sia. Non basta tutte queste raccomandazioni per evitare di svegliarmi di soprassalto di notte, il cuore che batte furiosamente nelle orecchie e la paura di essermi dimenticato qualcosa di importante. E più provo a ricordarlo, più la tua immagine arriva sfocata. Così ti chiamo e mi basta il tuo ancora sonnolento borbottio per tranquillarmi perché... perché riesco a vederti, tutto accoccolato dentro le coperte, il telefono in una mano e l’altra sotto il cuscino, i capelli ancora tutti arruffati e gli occhi chiusi.
 

A volte, dimentico perché siamo costretti a questo ridicolo gioco infantile di nasconderci.
Quando siamo insieme, esistiamo solo noi che non mi preoccupo nemmeno se qualcuno potrebbe o non potrebbe vederci. Dimentico che, al mondo, esiste ancora tanta ipocrisia e crudeltà dal non riuscire andare oltre al fatto che io e te ci amiamo, forse molto di più di tante altre coppie così tanto accettate ed ammirate.
Dimentico che, anche chi dovrebbe essere felice per noi, sarebbe pronto a farti fisicamente del male solamente perché sei il mio compagno. 

 

A volte, dimentico i motivi per cui mi ami ancora.
Ti ho fatto troppo male, a volte inconsciamente volevo allontanarti perché non pensavo di meritarti, non pensavo di essere all’altezza di una persona così eccezionale come te. E tu... oh, tu a volte ti arrabbiavi, a volte mi minacciavi che non saresti stato più disponibile ad aspettare il mio ritorno o aspettare che io crescessi e diventassi responsabile. 

Ma poi...
Poi basta uno sguardo, una di quelle espressioni che concedi solo a me, e tutto ritorna alla normalità.
Ritorno a ricordare.
 

Ricordo ogni singolo e più piccolo dettaglio e particolare della nostra storia.
Ricordo anche il minimo motivo per cui non solo tu mi ami ma anche tutto ciò che mi ha portato qui, ad osservarti mentre leggi queste righe con gli occhi lucidi, sì, perché sei un romanticone senza speranza e so che ti stai commuovendo! 

Ricordo ogni giorno di ringraziare Kevin per averti chiamato quel lontano giorno di aprile.
Ricordo il modo con cui te ne stavi in un angolo, impaurito ed intimidito da un posto che era troppo grande per un ragazzo che aveva visto solo il mondo nei confini di Lexington.
Ricordo come mi hai sorriso quando ti sei accorto che anch’io me ne stavo in un angolo, di come ti sei avvicinato e mi hai domandato se sapevo giocare a basket.
Ricordo come, dopo nemmeno due giorni, mi hai chiesto se volevo essere il tuo migliore amico.
 

Ricordo perché mi ami, tutte quelle parole che sono impresse nel mio cuore ed a cui mi aggrappo quando i dubbi mi assalgono, quando mi domando perché riponi così tanta fiducia in un ragazzino come me. 

Ricordo perché io ti amo, così completamente che a volte faccio fatica anche solo iniziare a spiegartelo.

Ti amo perché mi hai dato una famiglia, un rifugio dove tornare ogni volta, un luogo sicuro dove so che sono amato ed accettato per quello che sono, con difetti e pregi senza distinzione di sorta.
Ti amo perché non mi prendi in giro quando non so il significato di una parola o quando sbaglio qualche capitale geografica.

 
La lettera continuava ma le parole, inscritte in un blu scuro, si confondevano tra loro, sfocate in un liquido chiaro e trasparente. La prima goccia cadde su una delle parole, allargandosi in una piccola pozzanghera blu mentre la seconda riuscì a centrare l’infinitesimo spazio tra due lettere.
Brian percepì la presenza di Nick ancor prima di sentire delle braccia stringersi attorno alla sua vita, circondandolo in quell’abbraccio di cui aveva sentito, quasi fisicamente, la sua mancanza per troppo tempo.
Un mese.
Erano trascorsi trenta giorni da quella sera sulla terrazza di Las Vegas ed ancora, quando nell’aria c’era quel profumo di pioggia, la sua mente non riusciva a fermare i ricordi di quella serata.
“Sapevo che ti saresti commosso.” Il sussurro venne pronunciato sulla pelle, un respiro caldo che portò brividi di sensazioni lungo la schiena. Le labbra di Nick si appoggiarono sulla spalla, lasciandovi uno schiocco di bacio che venne assorbito dal tessuto della camicia che indossava; nonostante ciò, la pelle sottostante sembrò quasi bruciare, fiamme che non avevano niente a che fare con qualcosa di doloroso o altro.
“Questo lo hai scordato di scrivere. – Mormorò Brian, la voce quasi strozzata dall’emozione che si celava dietro. – Ti amo perché solo tu mi conosci così bene.”
I fogli bianchi gli vennero tolti dalle mani, adagiati poi chissà dove.
Le mani che stringevano le sue lo costrinsero a voltarsi e, prima che potesse anche solo aprire le labbra per salutare il ragazzo, si ritrovò silenziato dalla bocca di Nick, assorbito in un bacio che parlava per loro e che sussurrava quelle parole che avrebbero solamente sprecato tempo se avessero dovuto pronunciarle una per una.
“Buon compleanno.”
Brian strofinò il naso contro il collo di Nick, appoggiandosi dopo in quell’incavo che sembrava essere fatto apposta per il suo volto. “Mi sei mancato.”
“Non sei curioso di scartare il tuo regalo?” Domandò Nick, quella punta maliziosa nella sua voce che fece capire immediatamente a Brian che tipo di regalo si trattava. Le sue dita incominciarono a giocare con i primi bottoni della camicia di Nick, aprendoli lentamente e soffiando poi su ogni centimetro di pelle nuda che scopriva.
Si bloccò solamente quando le sue dita incontrarono il contrasto netto tra il tessuto leggero della camicia e quello più pesante dei jeans. “Secondo te?” ribatté Brian con altrettanta malizia mentre la bocca ripercorreva la stessa strada che aveva appena disceso mentre le mani scostavano la seta, facendo cadere a terra la camicia e lasciando libera la pelle sottostante.  
Nick non rispose, abbassò il viso quel tanto che bastava per incontrare le labbra di Brian mentre una mano si infilava fra quei riccioli che adorava così tanto accarezzare, spingendo ancor di più i loro visi vicino; l’altra, invece, si infilò sotto la camicia e la maglietta mentre le punta delle dita incominciarono a seguire la linea della spina dorsale. Istintivamente, Brian inarcò la schiena, spingendo il suo corpo ancora più vicino a quello di Nick, se mai fosse ancora fisicamente possibile mentre le loro labbra si staccarono ancora una volta, solo quegli attimi preziosi per riprendere fiato prima di ritornare lì dove si erano dovute interrompere.
Senza smettere di cercarsi, i due ragazzi si spostarono verso il letto dove Nick vi adagiò sopra Brian.
Non aveva dimenticato la cosa più importante, non aveva dimenticato ciò che li rendeva così fisicamente indivisibili: ogni centimetro di quella pelle era inscritto nella sua mente, le sue dita ormai sapevano a perfezione come muoversi affinché il corpo sotto di loro incominciasse a fremere e a vibrare come solo il più prezioso degli strumenti era in grado di fare. Erano tasti invisibili all’occhio nudo, erano corde che solo il suo tocco potevano far suonare un’armoniosa melodia, suoni che portavano ancor più estasi.
I vestiti erano scomparsi, volatilizzati in quel mondo che ora apparteneva solamente a quei due cuori che battevano sempre più velocemente, un duetto di due anime che non avevano fretta di consumare quella fiamma che li avvolgeva: il tempo si era annullato, lo spazio attorno a loro si era ridotto solamente a quelle lenzuola che li avvolgevano mentre con baci e carezze si esploravano con maestria e, contemporaneamente, con la frenesia di conoscersi ancora una volta, quasi come se fosse ancora la prima.
In un istante, nell’attimo in cui le fiamme li avrebbero consumati per poi riportarli alla realtà, Nick aprì gli occhi e si ritrovò stregato da quelli di Brian: non c’era bisogno di parole, non c’era bisogno che ogni minuto si ricordassero che si amavano o quanto si desideravano.
Bastava quell’attimo, bastava quel momento in cui si guardavano negli occhi e vedevano qualcosa che mai avrebbero trovato in altri iridi.   
Perché nessuno aveva e mai lo avrebbe guardato con quel desiderio che non scemava mai ma che, anzi, sembrava crescere esponenzialmente con il trascorrere del tempo.
Perché nessuno lo faceva sentire in quel modo, come se fosse davvero l’unica persona al mondo capace di farlo sentire amato in quel modo così travolgente ed assoluto e che, in passato, lo aveva spaventato perché non aveva mai pensato possibile provare un sentimento di quella portata..
Perché nessuno aveva creato il proprio mondo attorno a lui né aveva consegnato lui il suo cuore, senza nessuna condizione o senza dubbio.
Perché nessuno lo avrebbe amato come solo Brian faceva e come lo dimostrava, dichiarandolo con colpi che non erano mai dolorosi. 

 

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

 

 

Nessuno dei due sapeva esattamente quanto tempo era trascorso.
La luce delle candele ancora resisteva, seppur ormai flebile e quasi pronta a sfumarsi nell’oscurità. Un raggio di luna era riuscito a sfuggire alle alte difese delle tende e, sotto quella luce argentea, Nick non poté fare a meno di pensare quanto ancora più bianca sembrava essere la pelle di Brian.
Erano quelli gli attimi che Nick amava di più, quei momenti in cui rimanevano l’uno fra le braccia dell’altro, il respiro ancora ansimante ed i loro cuori a battere un ritmo che risuonava solo per loro. Le dita di Brian tracciavano cerchi e linee sul suo petto mentre le sue stesse mani facevano altrettanto sul braccio del ragazzo.
“Dov’è finita la tua lettera? – domandò Brian all’improvviso, spostandosi in modo da essere ormai sopra Nick e poterlo osservare faccia a faccia. – Non sono riuscito a finirla.”
Nick lo baciò velocemente sulla tempia prima di rispondere. “Oh, non ti sei perso molto altro. Vi era solo la mia offerta di esserti schiavo per una giornata intera.”
L’azzurro nelle iridi di Brian si illuminò. “Davvero? Mio schiavo per qualsiasi cosa?”
“Beh... – rispose Nick, strofinando il naso contro quello di Brian. - ... conosci quanto sia bravo nelle pulizie.”
Naso contro naso ancora una volta, accompagnato da una risata cristallina. “Io pensavo ad altre... attività.” Mormorò Brian, pronunciando l’ultima parola con un tono roco che provocò dei brividi in Nick.
“Oh... sei già pronto per il secondo round?” ribatté Nick, abbassando il suo tono allo stesso livello.
“Credo che anche qualcun altro sia pronto.” Rispose Brian, la sua mano che dal petto era discesa verso l’interno coscia.
Nick non poté trattenere il gemito di piacere. “Lo sai che sono sempre pronto.”
“Bene. Perché ho intenzione di rapirti e tenerti prigioniero in questo letto per le prossime ventiquattro ore. Potrai uscire solo per bisogni assolutamente necessari e anche per quelli sarò io a decidere. - Affermò Brian, mordicchiando l’orecchio di Nick prima di ridiscendere e lasciare baci lungo tutto il profilo del viso. – Sai, per ringraziarti di questo meraviglioso regalo di compleanno.”
Nick preferì non rispondere a voce, visto soprattutto che gli sarebbe stato impossibile mettere insieme una frase di senso logico con Brian che lo toccava e lo accarezzava e lo baciava quasi come fosse cera da modellare.
Ed era anche quello uno dei motivi per cui amava Brian, uno di quei motivi che a volte si dimenticava ed aveva paura di poter scordare. Quel lato che Brian mostrava solo a lui, quel lato che pochi avrebbero pensato fosse nascosto sotto il sorriso e lo sguardo da angelo. 

 

 


Buon compleanno, Frick.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

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Arrivo sempre in ritardo! lol
Questa é la continuazione della shot per il compleanno di Nick, più che altro perché volevo tenere l'attualità delle date. ^__^ Tra l'altro, stamattina, dopo aver letto il tweet di Leighanne in cui diceva che Brian era stato malato per il suo compleanno, avevo pensato di cambiare e scriverlo su quel fatto ma poi... questa storia era già in parte scritta e, nonostante non sia totalmente soddisfatta della fine, non volevo buttare via l'idea. 
Non so se riuscirò a finire anche quella di S.Valentino quindi questa prendetela anche come regalo, ritardatario, di S.Valentino, specialmente a Laphy e Sakura (tu, mia altra moglie!) <3 Un giorno, forse, riuscirò a descrivere una scena smut... XD Per ora, tenetevi la poesia! (e mi sento molto Kurt quando diceva che preferiva i musical invece che.... beh, quegli altri film in cui si ricordava che anche gli attori avevano delle madri XD)
Alla prossima!

   
 
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