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Autore: kishal    21/02/2012    3 recensioni
Nicklaus Michaelson, questo era il suo nome. Ma come poteva definirsi Machaelson se non era figlio di Michael? Lui era Nicklaus, e basta. Nient’altro che Nicklaus. Non aveva niente se non se stesso… e quello che con le sue mani – o col suo sangue – riusciva a creare. Forse, in fondo, era nato per essere un Dio, nel suo piccolo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MIRROR

 

 

With everything happening today 
You don't know whether you're coming or going
 
But you think that you're on your way
 
Life lined up on the mirror don't blow it
 

Un viso pallido circondato da un’aureola di ricci ramati; lineamenti spigolosi, duri, ingentiliti appena da un’espressione distinta, che parla di nobili natali e altrettanto nobili sentimenti d’animo; occhi puri come l’acqua dei laghi, di un prezioso e unico color celeste pastello.

Sembrava un angelo.

Look at me when I'm talkin to you 

Forse lo era stato, un tempo…

You looking at me but I'm lookin through you 

No, non è vero.

I see the blood in your eyes 

I see the love in disguise

Non perché non lo avesse voluto, in ogni caso. Non gli era mai stato permesso. Non puoi nascere angelo all’Inferno, e se accade ti conviene scambiare la tiara per un paio di corna, perché quella coroncina dorata non ti permetterà di sopravvivere a lungo.

I see the pain here in your pride 

Non quando sei un figlio bastardo sottomesso a un padre che sembra attendere solo il tuo minimo errore per trucidarti e metter così la parola fine sul disonore arrecatogli da quell’amatissima sposa che non ha mai smesso di volere al suo fianco; non quando tua madre stessa ti considera l’emblema di uno sbaglio antico e pentito, vergogna meritevole di riprovazione e castigo; non quando la tua famiglia è messa in costante pericolo da quella razza di licantropi da cui tu, seppur involontariamente, derivi, e ogni loro attacco ai loro occhi appare come un tuo tradimento.

No, decisamente la coroncina dorata non ci sta a far nulla sul tuo capo.

Non ci stava a far nulla sul suo capo.

I see you're not satisfied

Eppure, l’aveva sempre desiderata. Come aveva desiderato vivere in pace in una famiglia felice, da amare e da cui essere amato. Neanche dopo tutti quei secoli, le mille vicissitudini passate, le turpitudini fatte e ricevute, quel desiderio si era spento. Era ancora vivo, per nulla latente, pronto a ritornare alla carica non appena le acque si calmavano un poco.



And I don't see nobody else 

E dunque, in conclusione, cos’era lui?

Un angelo caduto?

Un diavolo pentito?

O solo quello che rifletteva lo specchio con cui si confrontava in quel momento? E col quale, per l’intera sua esistenza, aveva avuto a che fare?

I see myself I'm looking at the

Lui non vedeva altro che un uomo.

Mirror on the wall, here we are again 
Through my rise and fall
 
You've been my only fan
 

Incompreso, odiato, ostracizzato da tutti.


You told me that they can understand the man I am

Eppure, solo un uomo.

 
So why are we here talkin' to each other again 

 

 

Si dava arie da Dio per nascondere quanto impotente invece fosse il suo io.

Oh, I see the truth in your lies

Si dava arie da Dio forse anche perché avrebbe voluto essere un Dio.

I see nobody by your side

Chi altro avrebbe potuto correggere la vergogna insita nel suo sangue, la solitudine che ne derivava, l’emarginazione che pareva essere quasi una vocazione per quelli sbagliati come lui?
Solo un Dio.

But I'm with you when you are all alone

E Dio era diventato, in effetti, per qualcuno.


And you correct me when I'm lookin wrong

Anche se quello specchio continuava a riflettere solo un uomo. Alle volte lo odiava per quella sua estrema crudezza.

I see that guilt beneath the shame

Un uomo che sembrava un angelo, che si atteggiava da diavolo, che voleva essere un Dio.

I see your soul through your window pain 
I see the scars that remain

Un uomo che si vergognava per ciò che era, anche se non ne aveva colpa. Un uomo divorato dal dolore e dal rimorso, dalla vendetta e dalla voglia di avere ciò che mai aveva avuto.

Una famiglia.
 
I see you Wayne, I'm lookin at the... 

Mirror on the wall, here we are again
 
Through my rise and fall
 
You've been my only fan
 
You told me that they can understand the man I am
 
So why are we here talkin' to each other again
 

Nicklaus Michaelson, questo era il suo nome.

Ma come poteva definirsi Machaelson se non era figlio di Michael?

Lui era Nicklaus, e basta.

Nient’altro che Nicklaus.

Non aveva niente se non se stesso… e quello che con le sue mani – o col suo sangue – riusciva a creare.

Forse, in fondo, era nato per essere un Dio, nel suo piccolo.

 

 

“Non dirmi… stai aspettando che pure lo specchio s’inginocchi davanti a te?”

 

 

Quella voce lo costrinse, in automatico, a inquadrare nell’area dello specchio qualcun altro che, di soppiatto, si era introdotto nella sua camera, e appariva nella superficie riflettente come una luce lontana, una fatina arrabbiata che si apprestava, cautamente, ad andargli incontro.

Un sorriso birbante gli comparve in volto mentre, voltandosi, la dolce bellezza di Caroline Forbes lo accoglieva con un broncio meraviglioso e uno sguardo fantasticamente battagliero.

“Di sicuro sarebbe l’unico davanti a cui mi inginocchierei io!”

Lei volse gli occhi al cielo, indispettita.

Figuriamoci…

“Perché, dici che non faccio bene?” Le chiese, andandole lentamente incontro, tentando di ammaliarla con la sua serpentina sensualità pur sapendo – e questo era il bello – che lei faceva di tutto per resistergli. “Tu davanti a chi t’inchineresti, Caroline?”

“Davanti a te non di certo!” Sbottò lei, inviperita.

“Non ne dubitavo! Ma mi chiedevo se ci fosse qualcuno per cui saresti disposta a tartassare le tue belle ginocchia – e il tuo orgoglio – col solo intento di riconoscerne la grandezza e la superiorità!

La rabbia negli occhi di lei lasciò il posto a qualcos’altro, un’incertezza che ben presto si trasformò in timore, mentre in quelli di Klaus splendeva la soddisfazione. Sì, perché se lei davvero non avesse trovato risposta, se lei avesse dovuto ammettere che non si sarebbe mai inginocchiata davanti a nessuno, beh, allora significava che, per quanto lo disprezzasse, non erano poi così diversi.

“Allora? Nessuno?”

“Questo non mi rende uguale a te!” Sbottò lei, infatti, furente.

“Neanche diversa!” La derise lui.

Ma io sono diversa da te! Non fosse altro perché, a tua differenza, io mi curo del resto del mondo, cerco di essere d’aiuto ai miei simili invece che un pericolo per la loro sopravvivenza!

“Ti ricordo che quelli che definisci tuoi simili sono, in verità… il tuo pasto! E’ un po’ come se un umano si definisse uguale a una mucca, non so se intendi il paradosso…” Sghignazzò, sarcastico.

“Oh, che battuta meravigliosa, grande umorismo Klaus! Ma forse che quel tuo specchio non riflette un uomo?

“No, mia bella! Quel mio specchio riflette una maschera.” In un attimo il suo volto si deformò, facendo emergere il predatore che il suo bell’aspetto nascondeva. “Questa è l’altra faccia della medaglia… quella che possiedi anche tu, se ben ricordi

Caroline sospirò, scuotendo la testa. Era evidente che lo considerasse un caso perso. Tuttavia, le parole che pronunciò un attimo dopo, a testa china – quasi a scusarsi di ciò che diceva – lo gelarono da testa a piedi. “Se davvero siamo così simili, dimmi allora perché io sono circondata da tante persone che mi vogliono bene e tu invece sei solo.” Deglutì, poi quasi in un sussurro aggiunse “Se continui così quello specchio sarà l’unico amico che avrai. Per sempre”

 

Avrebbe potuto ucciderla all’istante. Strapparle il cuore, squarciarle la gola, farla a pezzi, darle fuoco. Avrebbe potuto colmare il vuoto abissale generato da quella sentenza mortale da lei formulata utilizzando come mero riempitivo il suo sangue immortale.

Invece non alzò un dito.

Qualcosa in lui glielo impedì.

Forse la sua passione per quella vampira così fuori dal comune, forse il suo aspetto così dolce e delicato, che gli ispirava uno strano senso di protezione…  o forse perché, semplicemente, riconobbe che aveva ragione. Fatto sta che a rispondere fu la sua bocca, non le sue mani.

Dove…” Sussurrò, a un palmo di naso dal viso di lei che, ben consapevole di aver osato troppo, attendeva nervosamente il verdetto. “Dimmi dove sbaglio”

 

Lei alzò il capo, stupita di esser ancora viva, gli occhi azzurri che scintillavano per la meraviglia. Si leccò le labbra, e prontamente rispose. “Beh, ad esempio, sembra sempre che tu non abbia interesse in niente che non sia morte e distruzione! Non a tutti piace avere al fianco qualcuno che ti può cavare via gli occhi dal cranio al primo sbalzo d’umore!

“Difendo la mia incolumità”

Ma sei immortale, quello che può distruggerti è molto, molto limitato! Cioè, le persone comuni muoiono se le pugnali con qualsiasi cosa, ma non per questo vivono col kalashnikov sotto braccio! Per ammazzare te c’è bisogno di un rituale paranormale!

“Rituale paranormale che, guarda caso, tu e i tuoi amichetti tentate ancora di portare a compimento!”

“Certo, da quando ci sei non fai altro che minacciare tutti! Metti che, almeno per istinto di sopravvivenza, tentiamo di toglierti di mezzo?! Se… se ti facessi amare – e pronunciò il termine con molta cautela, quasi si trattasse di una bomba al tritolo - tutto sarebbe diverso

 

Lui sbuffò, passandosi una mano sui capelli ramati. Quella discussione stava diventando davvero pesante. “Non è così semplice, Caroline”

“Perché no?”

“Perché non puoi farti amare dopo due millenni passati a essere odiato e a farti odiare. Troppe faccende in sospeso, troppi nemici dietro l’angolo, troppe vendette firmate col tuo nome

“Hai passato la tua immortalità a distruggere, e ora non sai più come si fa a costruire?”

“Lo so come si fa, ma non posso. Nulla cresce sulla terra dove è stato sparso il sale”

“E allora tenta di coltivar qualcosa dove ancora la terra è fertile! Ci sono così tanti posti dove…!”

“Ti avrebbero dovuto chiamare Pandora, sai?” La interruppe lui, serio. Sorridente, perfino.

“Perché sono un danno?!” replicò lei, presa in contropiede da quell’inaspettata battuta.

“No, perché sei piena di speranza”

Lei alzò le sopracciglia, perplessa. “Un modo come un altro per farmi sapere che sto dicendo solo sciocchezze

“No, quello che dici è valido… per te! Tu puoi fare tutto, sei libera di andare e costruirti una vita ovunque tu voglia. E così farai, un giorno.”

Ma non vale per te”

Lui scosse la testa. “Mia madre sta tentando di uccidere me e i miei fratelli… credi ci sia rimedio a questo?”

 

Lei abbassò il capo, colpita. “Anche mia madre tentò di uccidermi quando scoprì quello che ero diventata. E pure mio padre mi minacciò e mi torturò. Poi capirono che, nonostante la maledizione, ero sempre la loro bambina. Non ero cambiata. L’errore tuo e dei tuoi fratelli è stato credere di essere divenuti degli dei e come tale comportarvi, disponendo liberamente della vita e della morte di chiunque vi fosse attorno. Ma c’è poco di divino in quello che siamo

“Sei d’accordo con mia madre, allora?”

Lei scosse la testa. “Non potrò mai essere d’accordo con una donna che rinnega quello che ha fatto, che ha abbandonato i suoi figli, ha smesso di fargli da guida e da madre, ed è tornata solo per emettere su loro la sua sentenza di morte. Ciò che siete è soprattutto colpa sua, e non è con la vostra dipartita che espierà la sua colpa. La vostra redenzione sarebbe una vittoria ben più grande. Quanto bene potreste fare all’umanità se vi prodigaste per la sua prosperità anziché per la sua distruzione?!

Lui ridacchiò, cercando di esser sprezzante, eppure le parole pronunciate dalla biondina gli avevano scaldato il cuore.

“Stai chiedendo a un diavolo di fare l’angelo?”

Lei lo studiò a lungo, profondamente. Poi distolse lo sguardo, quasi vergognandosi di se stessa. “Non hai proprio l’aspetto di un diavolo” O di qualcosa che aveva sentito nel guardarlo.

“Le apparenze ingannano”

“Il lupo potrà anche indossare la pelliccia della pecora, ma non riuscirà mai a imitarne il verso

“In questo sta l’inganno. Sono un diavolo travestito da angelo”

“Ti vedo più come un angelo cui hanno tarpato le ali e messo un forcone di fuoco in mano

“Mi reputi più innocente di quello che sono

“Non ti ho tolto nessuna delle tue colpe, tranne che quelle che non spettano a te

 

Sei riuscita a stupirmi, piccola” Non riuscì a trattenersi dal dire “E pensavo che più niente fosse in grado di farlo”

“Oh, ti prego, stammi alla larga con queste frasi fatte! Non può esser vero”

Lui ridacchiò. “Non credi che, dopo duemila anni, niente possa più veramente stupirmi?!

“Assolutamente no!”

“Perché?! Te ne accorgerai anche tu, e molto prima di aver raggiunto la mia età, che gli uomini non cambiano!

Lei scosse la testa con veemenza. A quanto pare ripudiava proprio l’idea! “No! Non può essere vero! Perché se davvero fosse così, se davvero tutto fosse così scontato e niente ti potesse stupire, mi spieghi come potresti vivere una vita così ovvia e noiosa?!

 

Lui la fissò. Poi rise, non poté farne a meno. Rise di cuore. Diamine, quanto aveva ragione!

“Ehi! Ché ridi! Non mi prendere in giro!” Protestò lei, paonazza. “Ero serissima!”

“No, non ti sto prendendo in giro!” Riuscì a dire lui, fra una risata e l’altra.

“Come no!”

“Davvero!”

“Certo!”

“No no, hai ragione!”

“E allora come fai?!

“Aspettavo te!”

 

E non si trattava solo di una frase fatta.

Improvvisamente si rendeva conto di quanto volesse quella ragazza al suo fianco. Per sempre.

E così sarebbe stato.

Niente e nessuno gliel’avrebbe portata via. Né il destino, né quella pazza guerra fra specie, né un rivale amoroso… né tanto meno la sua stessa volontà.

Quando si chinò a baciarla, tuttavia, scoprì le sue labbra già pronte ad attenderlo.

Trovarla compiacente fu quanto di più inaspettato e meraviglioso potesse accadere.

Come nuovo inizio era perfetto.

Era il tempo di iniziare a costruire qualcosa.

Magari una Famiglia, chissà….

 

 

“Comunque, ero venuta qui per la macchina…

“Quale?”

“Quella che avevo fino a stamattina. Tu e Damon avreste potuto evitare di massacrarvici sopra

“Non era niente di programmato, mi dispiace… Te ne compro un’altra

“Dovrai proprio, il meccanico si è rifiutato perfino di farmi un preventivo…

 

 

The End

 

Ammetto che questa nuova coppia mi piace PARECCHIO, e non potevo proprio risparmiarvi una mia fan fiction su di loro! E’ solo una one shot, ma è centrata sui temi che mi interessava svolgere, ossia l’interiorità di Klaus e il nuovo rapporto che incorre tra lui e la bella Caroline. Nonché, ovviamente, la profondità d’animo che il personaggio della svampita biondina sta rivelando di possedere in questi ultimi episodi.

Inutile dirlo, la scenetta finale serve a spiegare l’altrimenti insensata presenza di Caroline a casa del bel demonietto!

La canzone che trovate all’inizio è “Mirror” di Lil Wayne e Bruno Mars… nuova hit cha adoro e che mi sembra perfetta per descrivere il complicato personaggio di Klaus.

Che altro dire… a voi l’ardua sentenza! Vi è piaciuta o no? Cosa pensate di loro?

Grazie in anticipo per esser arrivati fin qui con la lettura,

XOXO

Kishal

   
 
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