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Autore: Dagon    22/02/2012    4 recensioni
"Si chiama Tsugumi, e il nome non gli appartiene.
L'uomo continua a sfiorare fogli di carta col tocco leggero di una penna e siede come il ragazzo che compare nel poster sulla parete: accovacciato, le ginocchia a sfiorargli il mento e i piedi nudi che poggiano sulla sedia"
Tsugumi Ohba: lo sceneggiatore di Death Note, di cui nessuno sa nulla.
Un uomo misterioso che ha la sua stessa voce e il suo identico aspetto comincia a tormentarlo con strane telefonate. E uno strano nome riemerge da un passato oscuro.
Chi è in verità Tsugumi? Qual è il suo vero nome? E cosa spinge l'uomo a spiazzare i fan con un annuncio: quello di voler interrompere la serie?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo IV
Il labirinto d'oro

 

Il vicolo è deserto, e buio. L'uomo in nero ha fatto un passo, e ora è un'ombra fra le ombre. Tsugumi guarda in ogni direzione, ma non vede nulla se non la strada che si perde nell'oscurità. Comincia ad accorgersi del freddo invernale che punge la sua pelle nuda.
Non è possibile. Non è possibile. È scomparso.
Il mangaka muove un passo indietro, ma poi si ferma e decide di entrare fra le ombre. Il buio si chiude intorno a lui, e una luce comincia a rifulgere in lontananza, attirando il suo sguardo. La luce cresce, si allunga e genera forme diverse ma sempre uguali, che si sommano all'infinito e finiscono per creare le alte mura di un labirinto dorato.
L'uomo in nero lo attende alla soglia. Sulle sue labbra affiora un sorriso, che scompare dopo alcuni istanti. “Non mi hai ancora trovato. Continua a cercare.”
Sto perdendo il lume della ragione. Prima le telefonate, ora questo: sto impazzendo. Io sto impazzendo.
“Avanti, seguimi.”
L'uomo in nero si getta nel labirinto dorato e Tsugumi non può far altro che guardarlo scomparire. Il mangaka non si muove, e rimane fermo a lungo senza compiere alcuna azione. Si limita a guardarsi indietro, dove rifulge una luce accecante che lo costringe a voltarsi. Non rimane che il labirinto, e l'unica cosa che può fare è addentrarvisi. Non ha alternative.
Ho perso il senno, si dice, mentre segue le orme dell'uomo in nero e supera la soglia del labirinto dalle mura d'oro. Tutto risplende di fronte a lui, e non appena percorre qualche metro scopre che il corridoio iniziale si divide in quattro. È costretto a scegliere. Non sa dove andare. L'uomo in nero potrebbe essere ovunque, e Tsugumi deve trovarlo.
Vai avanti.
Il mangaka segue la direzione già intrapresa, e continua dritto finché anche quel corridoio non si spezza in due.
Non finirò mai. Sono troppo lento.
Tsugumi comincia a correre e non deve più scegliere quale strada prendere. Non si sofferma più a pensare. Inforca corridoi a caso, ma passano i minuti e ancora non è successo niente.
Alla fine, Tsugumi si ferma e si guarda indietro. Non saprebbe più come tornare al punto di partenza.
Mi sono perso.
Ma ecco che, quando il suo sguardo torna a fissare la strada che si srotola dinanzi a lui, la luce diminuisce e fra le alte mura del labirinto calano le ombre.
Cosa sta succedendo?
Ora è tutto buio, e Tsugumi ha paura. Ovunque guardi, solo liquida oscurità. Il nulla assoluto.
Poi, da qualche parte balugina una nuova luce, e altre dai colori più diversi si aggiungono a questa per formare una grande immagine. E l'immagine si muove. È un ricordo.
Tsugumi ha cinque anni, e corre in un vasto prato. Le nuvole assumono nel cielo le forme più diverse, e il bambino si ferma per indicarne una. Dice qualcosa, ma non si capisce cosa. Sorride. Poi, subentra una nuova figura. Una bambina. Anche lei ride spensierata, e il suo sguardo ammicca sul viso di Tsugumi per poi tornare a guardare il cielo. Il ragazzino non se ne accorge, e continua a indicare forme nel manto azzurro, finché non decide di sdraiarsi sul prato umido di rugiada, e la bambina lo imita.
Oh, Sakura, pensa lo Tsugumi di oggi, immerso in un ricordo ormai dimenticato.
D'un tratto, il buio evapora e torna la luce accecante della mura dorate. Il labirinto si dispiega nuovamente ai piedi dell'uomo, e tocca a lui percorrerlo per trovar quel che cerca.
Ma cosa cerco, esattamente? L'uomo in nero?
Tsugumi conosce la risposta, ma non la formula e preferisce continuare a correre. I corridoi ne intersecano altri, e questi altri ancora, e più di una volta il mangaka ha la sensazione di aver percorso la stessa strada. Dell'uomo in nero, come al solito, nessuna traccia. Quando sente il respiro affannato, decide di fermarsi a riposare, e scoppia a ridere.
Dovrei scrivere, in questo momento! E guarda cosa mi trovo a fare! Va a finire che mi sveglio e scopro di essere finito in un manicomio!
La luce si spegne all'improvviso, come pochi minuti fa, e il riso di Tsugumi sparisce.
Poi subentrano quelle piccole luci colorate che formano una seconda immagine.
Qualcuno ha bussato alla porta di uno Tsugumi tredicenne. Il ragazzo corre ad aprire e scopre il viso di una ragazza che piange sotto la cornice di lunghi e lisci capelli neri.
“Sakura, cosa è successo?” chiede, facendo entrare l'amica.
La ragazza non apre bocca, e continua a piangere. “Hai un bicchiere d'acqua?” chiede.
“Sì, te lo porto subito. Ma cosa è successo?”
“Papà” balbetta Sakura.
Il ragazzo l'ascolta.
“Ha avuto un infarto, e” – singhiozza – “e non ce l'ha fatta.”
All'ingresso si avvicinano i genitori di Tsugumi, e si intravedono le ombre dei nonni che arrancano con una stampella nella stessa direzione. Sono tutti allarmati.
“Cosa?” sbotta la madre di Tsugumi, che non ha parole per descrivere ciò che prova.
Sakura continua a piangere, e il ragazzo le offre una spalla su cui riversare tutto il suo dolore mentre l'immagine scompare e al suo posto torna il labirinto dorato.
Anche lo Tsugumi di adesso trattiene le lacrime. Non pensa a quel momento da troppo tempo, e il suo improvviso riapparire riapre una vecchia ferita.
Qualcuno, da lontano, si schiarisce la voce. “Ehm, fuochino.”
Tsugumi si volta e guarda l'uomo in nero che scompare in un altro corridoio.
Forse tutto questo ha senso. Tocca a me scoprirlo.
E si getta sulle tracce dell'uomo in nero, deciso più che mai a scoprire ciò che nasconde.

  
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