Note
d'autore: rieccomi qui con un'altra fic! Mentre sto scrivendo “A
Photographer with his Model” propongo anche qualcosa di più
leggero. Spero vi piaccia! Dedicata a goddess!
1.
“Hey hyung... Two
Min!”
“Hey
hyung...” disse quella testolina buffa di Taemin mentre ero in
dormiveglia; “Mmmh... Tae, sto dormendo...” risposi con la voce
impastata dal sonno e gli occhi ancora chiusi.
“Fa come vuoi
tontolone, stavo per dirti una cosa carina...”
“Mmh, dai...
sentiamo.”, così mi sforzai di aprire gli occhi e ascoltarlo;
“Noi
siamo siamo la Two
Min!” esclamò
Tae soddisfatto.
“Che...?!” chiesi io. Sì... ero perplesso.
Riposare con Taemin al proprio fianco è un'impresa a dir poco
titanica, ma a parte ciò, nonostante quel sonno incombente che mi
impediva di essere lucido cercavo davvero di prestargli
attenzione.
“Minho...!”
“Sì Taemin?”
“Two Min!”
ripeté lui solleticandomi il petto.
“Ho capito... di farmi
dormire proprio non ne vuoi sapere, eh?”
“Beh, sai com'è
Minho, abbiamo la casetta tutta per noi...”
“Piccolo... i miei
genitori potrebbero tornare da un momento all'altro...”
“Ma
dai, sono solo le cinque del pomeriggio, e poi abbiamo la fortuna di
essere confinati in mansarda...”, sì, io e i miei genitori
abitiamo in una villa molto grande, e la mansarda è la mia camera da
letto.
Taemin, il mio fidanzato, da cinque anni a questa parte si
è stanziato in camera mia facendone la sua seconda casa. Quando dico
stanziato non
prendetemi alla lettera: Taemin vive con la sua famiglia, ma in un
certo senso è come se si fosse stanziato qui da me perché passiamo
parecchie ore insieme. Soprattutto d'estate, quando abbiamo la
possibilità di stare in terrazza a guardare le stelle fino a notte
fonda.
Taemin abita a pochi passi da casa mia, e ci conosciamo
sin dall'asilo. Sì, insomma, si può tranquillamente dire che siamo
cresciuti insieme: una coppia indistruttibile. Ora, anche se tutte le
volte che lo guardo vedo ancora il bambino indifeso che ho conosciuto
quasi vent'anni fa, lui ha ventitré anni e io ne ho venticinque.
Il
senso di quelle due piccole paroline, “Two Min”, mi era ancora
del tutto oscuro. O meglio, ora come ora non lo è più, ma dal
giorno in cui me le disse al momento in cui effettivamente ne capii
il significato, passò un po' di tempo. A volte il mio fidanzato se
ne saltava fuori dicendo “Two Min!” e io davvero non capivo.
Questa sua stranezza andò avanti per tutto il mese di giugno, finché
il 18 luglio, giorno del suo compleanno, non si decise a rivelarmene
il significato.
Comunque... tornando a quel
giorno, ossia
il giorno in cui pronunciò quelle parole per la prima volta, poco
dopo aver esclamato “Two Min!”, ricominciò con la storia del
sesso:
“Amore... sai quanto ti desideri anche io, ma non
siamo più due ragazzini... dobbiamo controllarci, su...”
“Ma
che vuol dire dobbiamo
controllarci,
Minho?!”
“Amore quando avevamo diciotto e vent'anni un po' di
incoscienza ci stava... ma ora no. Ti ho detto che a breve potrebbero
arrivare i miei genitori... e poi non posso neanche sfinirmi...
insomma, abbiamo concluso un'oretta fa.”, Taemin mise
immediatamente il broncio.
Anche se non è più un ragazzino, ama
ancora fare i capricci e lasciarsi andare a qualche lamento di
troppo, perché alla fine... ce l'ha sempre vinta lui.
Forse
è anche colpa mia se da cinque anni a questa parte Taemin non è mai
cambiato... anzi, è decisamente
colpa mia.
Anche se oppongo resistenza per un po' alla fine non so dirgli mai di
no e lo accontento sempre.
“Amore... ma non mi desideri
più?”
“Taemin, non dirlo neanche per scherzo!”, così lo
abbracciai accarezzandogli il viso.
“E io che ne so... magari
dopo cinque anni non mi trovi più attraente...” mugugnò a denti
stretti lui;
“Ma la pianti di dire stronzate? A volte sembra che
ci provi gusto!”
“A fare cosa?” mi chiese col sorriso;
“A
mettere a dura prova la mia pazienza cucciolo...” risposi io, e
dopo lo baciai dolcemente.
“Mmh... hyung caro, ritieniti
fortunato ad avere un fidanzato così focoso come me.”
“Quanto
sei scemo!” esclamai divertito.
Non per vantarmi, ma alla
fine avevo ragione. Poco dopo mia madre fece ritorno a casa ed
entrambi andammo ad accoglierla in soggiorno. Già, ovviamente né i
miei genitori né quelli di Tae sapevano di noi, ma in compenso dopo
tutti quegli anni di conoscenza entrambe le famiglie ci trattavano
con grande affetto.
Ma proprio quel
18 luglio, giorno in cui Taemin mi spiegò il significato delle
parole “Two Min”, decisi di fare qualcosa di molto importante...