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Autore: MadLucy    22/02/2012    1 recensioni
Il maggiordomo sospira impercettibilmente, seccato. Si costringe, per quanto possibile, a non perdere la pazienza.
-La prego di scendere di lì, danna-sama. E' molto pericoloso.-
-No!- La chioma bionda del suo signore, spettinata dal vento, fa capolino da una serie di folti rami. Il ragazzino sorride, canzonatorio. -No, non voglio.-
-Danna-sama...-
-Devi venirmi a prendere tu, Claude.- replica Alois, riservandogli uno dei suoi sguardi maliziosi, per poi sparire fra le foglie verde pallido.
Genere: Comico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alois Trancy, Claude Faustas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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byut6uh

Di limoni e lavori a maglia.












-Claude! Claaaaude!-
Il maggiordomo sospira impercettibilmente, seccato. Si costringe, per quanto possibile, a non perdere la pazienza.
-La prego di scendere di lì, danna-sama. E' molto pericoloso.-
-No!- La chioma bionda del suo signore, spettinata dal vento, fa capolino da una serie di folti rami. Il ragazzino sorride, canzonatorio. -No, non voglio.-
-Danna-sama...-
-Devi venirmi a prendere tu, Claude.- replica Alois, riservandogli uno dei suoi sguardi maliziosi, per poi sparire fra le foglie verde pallido.
Claude si sfila gli occhiali, per lucidarne rapidamente le lenti squadrate, le sopracciglia inarcate. Se c'è una persona capace di esasperarlo fino a resentare la pazzia, è soltanto quel capriccioso viziato incosciente di Trancy.
-Ha moltissimi impegni, per oggi. Spiacente, ma davvero non può concedersi il lusso di gioc-
-E' un ordine!- L'eco delle risatine del ragazzo giungono soffiate dal profumato vento primaverile, attutite dalle fronde degli alberi.
E' un fresco primo pomeriggio d'Aprile, sereno dopo parecchi giorni di pioggia; l'umidità dona una piacevole brezza alla campagna verdeggiante, che scuote l'erba smeraldina bagnata di rugiada e spazza le nuvole candide e vaporose nel cielo d'un vivo turchese.
Il giovane conte, nonostante i numerosi incarichi che gli spettavano, non aveva voluto sentire ragioni ed era uscito nell'immenso giardino della tenuta, un sorriso spensierato sulle labbra.
Approfittando d'un momento di disattenzione -imperdonabile, in effetti- di Claude, era riuscito ad arrampicarsi su un esile limone e si rifiutava categoricamente di tornare a terra. Un classico: ormai il maggiordomo era abituato alle imprevedibili, stupide uscite del padrone. A volte si ritrovava a sospettare lo facesse di proposito, solo per rendergli la vita difficile.
-Molto bene.- conclude, serrando le labbra fini in una smorfia scontenta. No, non va affatto molto bene per lui, ma in fondo non ha scelta. Gli dispiace solo per il suo impeccabile completo nero e lustro, risulterà un disastro dopo un'arrampicata. Piuttosto disdicevole.
Si limita a rimboccare le maniche della giacca e salire a sua volta, poggiando i piedi sui rami affusolati. Scosta infastidito le fronde dell'albero e riesce finalmente a scorgere il padrone.
Alois, sistemato a cavalcioni, dondola pigramente le gambe nel vuoto. La schiena è poggiata sul tronco, la testa è leggermente reclinata verso una spalla. Appena si rende conto della presenza del maggiordomo, solleva subito lo sguardo. Sorride gaio.
-Ci hai messo un sacco.- lo rimprovera allegramente.
-E' ora di tornare in casa, danna-sama.- ribatte secco l'altro. -I suoi doveri...-
-Doveri, doveri, doveri. Voi adulti sapete parlare solo di questo.- S'imbroncia, il conte. -Vi ostinate a ripetermi sempre quello che devo fare. Ma io, Claude...ho smesso di attenermi alle regole molto tempo fa.- Gli occhi fiordaliso si posano sulle sue mani. Sta spezzettando distrattamente alcune foglie, gettandone minuscoli frammenti a terra.
Claude tace, conscio del fatto che ora il suo piccolo esigente padrone pretenderà di essere ascoltato con la massima attenzione.
-La casa è grande.- esordisce con calma. -Troppo grande.-
-Desidera per caso attuare qualche lavoro di ristrutturazione?- domanda il maggiordomo apatico.
-A volte mi sento incredibilmente minuscolo e incredibilmente solo in quella casa. A volte nemmeno la tua presenza riesce a riempirla, Claude.- ribatte Alois, con tono accusatorio, ignorando del tutto il poco pertinente intervento di Claude: mai interrompere Alois quando comincia uno dei suoi monologhi. -E' così immensa e brutta.-
-Brutta, danna-sama?-
-Sì, brutta.- Alois aggrotta la fronte, contrariato. -Pensaci. Tanti, così tanti letti dove nessuno dorme, così tanti armadi dove non vi è riposto nulla, così tanti caminetti in cui le fiamme non ardono da anni. Non ti dà una sensazione di... morte?- Rabbrividisce istintivamente. -Oh, sì. C'è troppa morte in quella casa. Un odore di morte che non svanirà mai. Rimarrà impregnato nei muri come pelle sui corpi.-
Tace un silenzio malinconico, i suoi occhi azzurri fissano le foglie strappate senza vederle. Ancora qualche istante di assoluta immobilità.
-Danna-sama?- E' nuovamente la voce di Claude.
-Che vuoi?- Alois appoggia il mento sul pugno serrato, fulminandolo con gli occhi limpidi.
-Mi vedo costretto ad insistere. La supplico di ascoltarmi. Lei non può stare quassù tutta la mattina, ha molto da-
-Tu farai sempre quello che voglio io, vero Claude?- Grandi sono ora quegli occhi, gli occhi esitanti e terribili di Alois Trancy, che lo stanno pugnalando con l'arma più micidiale: quella penosa, irritante, stomachevole fiducia.
-Ovviamente.- ribatte stancamente il maggiordomo.
-Allora...- Alois gli si avvicina, le dita sottili intrecciate alla circonferenza del ramo. -....allora ti ordino di non andare via. Perchè le persone promettono, promettono, non fanno altro che stordirmi di parole stupide. E poi se ne vanno. Ma tu non lo farai...non lo farai, Claude. Tu rimarrai.-
Insostenibile quella luce speranzosa che lo illumina, disgustoso quel morboso attaccamento che Claude non riesce e non riuscirà mai a capire.
-Rimarrai.- ripete, come cercando si convincersene.
-Rimarrò.- risponde il maggiordomo annoiato.
-Bene.- ribatte il ragazzino giocherellando con gli ultimi rimasugli verdi sul palmo della mano. Li lascia cadere, osservandoli scivolare lenti al suolo danzando nell'aria frizzantina, rapito.
Poi solleva la testa. -Voglio una crostata, Claude!- esclama, quasi stupito dalla sua stessa rivelazione.
-Non può mangiare una crostata su un albero.- gli fa notare il demone, nascondendo un furtivo sogghigno sprezzante.
-Tutto si può. Basta volerlo.- lo contraddice il giovane conte, facendogli però cenno di farlo scendere -ovvero agitando placido una mano verso il basso.
Il maggiordomo obbedisce, sollevato ora che la terribile eventualità di restare su quel maledetto albero tutto il giorno è stata smentita.
Alois guarda pensoso l'orizzonte. -Andiamo, Claude. Devi farmi la crostata.-
-Che genere di crostata, danna-sama?- domanda il demone, non particolarmente interessato. Il ragazzino ci pensa su un istante.
-Stupiscimi.- conclude con brio, battendo le mani.
I due iniziano ad avviarsi lungo il sentiero sterrato, che attraversa il limoneto. -Claude, sai lavorare a maglia?-
-Certo, danna-sama.-
-Come no?! Impara.-
-...yes, your Highness.-
Niente da fare, impossibile discutere in maniera sensata con un individuo tanto improponibile, rimugina il maggiordomo fra sè.
-A che cosa pensi, Claude? Hai un'espressione così strana.- Alois gli lancia un'occhiata obliqua, serio. -Sai, a volte penso che tu sia un po' fuori di testa.-




















Note dell'Autrice: Mega stupidaggine assurda, scritta durante il mio ultimo giorno di libertà. Oggi. ç.ç
Ohh, su. E' un rompiscatole adorabile, Alois. Andiamo, quanti di voi non vorrebbero farsi rompere le scatole da Alois tutto il giorno?! ^-^
So che è breve, e che non ha tanto senso. Chiedo umilmente perdono, avendo una long in corso e mille altre idee assillanti da buttare giù non riesco a scrivere nulla di più impegnativo.
Almeno, spero che in questa sottospecie di storiella sia riuscita a mantenere i personaggi abbastanza IC. Trovo Claude un po' troppo loquace, rispetto a quanto parla di solito!
Vabbè, vabbè. Alois va a mangiarsi la sua crostata ed io a prepararmi psicologicamente per domani. U.U
Spero vivamente che l'abbiate apprezzata, questa cretinata!
Lucy






  
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