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Autore: Airlys    23/02/2012    4 recensioni
Spoiler 3x14.
Perchè tutti, ogni tanto, hanno dei momenti di debolezza e sentono il bisogno di sfogarsi.
Quando un evento riapre delle dolorose ferite dal passato, per Blaine, Kurt non può fare altro che stargli vicino ed offrirgli tutto il suo supporto.
Insieme ce l’avrebbero fatta.
A qualunque costo.
Insieme.

Klaine. Accenni a David Karofsky e Wes/David/Blaine!Friendship.
Accenni a tentato suicidio e violenza.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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When you bleed just to know you’re alive.

 

 

{You feel the weight
of lies and contradictions that you live with everyday,
it’s not too late,
think of what could be if you rewrite the role you play.1

 

 

Blaine sospirò pesantemente e chiuse gli occhi, sprofondando nella sedia dov’era seduto.
Portò le braccia sulla scrivania e lentamente vi posò sopra il viso, nascondendo la sua espressione a chi gli stava intorno. Gli occhi pungevano, le lacrime che spingevano per uscire, le labbra che si curvarono verso il basso.
Senza neanche accorgersene cominciò a tremare e la sua schiena a sussultare, scossa dai singhiozzi che stava cercando in tutti i modi di trattenere.
 Strinse forte un pugno, sollevandolo verso l’alto, tentato di colpire qualcosa per sfogarsi, mentre le lacrime gli rigavano il volto, gli occhi ancora forzatamente chiusi, il respiro spezzato.
Poi, una mano leggera si adagiò sulla sua schiena, accarezzandolo piano, mentre un’altra mano si posò sulla sua stretta a pugno, sciogliendone delicatamente la presa ed intrecciando insieme le loro dita, invitandolo poi ad alzarsi.
Kurt posò un bacio leggero sulla sua testa e lo abbracciò da dietro, portando le proprie braccia sul suo petto, senza mai lasciare la sua mano, ed appoggiando il viso sulla schiena del suo ragazzo, stringendolo forte a sé.
Blaine sobbalzò leggermente, emettendo un suono sorpreso, poi si rilassò nella presa sicura del suo ragazzo, rigirandosi tra le sue braccia. Kurt lo lasciò fare e guidò il volto di Blaine sul suo petto, mentre lui posava il viso tra i capelli ricci e morbidi del suo ragazzo ed iniziò a dondolare piano sul posto, cullandolo e tentando di calmarlo.
Perché Kurt sapeva che sarebbe successo.
Stava aspettando quel momento, quello in cui finalmente Blaine si sarebbe lasciato andare, quello in cui si sarebbe sfogato e avrebbe pianto tutte le sue lacrime o urlato finché avesse avuto voce.
Sapeva che c’erano dei fantasmi nella sua mente, che prima o poi sarebbero arrivati a tormentarlo e sapeva anche che lui sarebbe stato lì, ad offrire supporto al suo ragazzo, a stringerlo tra le sue braccia, ad aiutarlo.
Blaine intanto singhiozzava sul suo petto, le mani ancorate al suo maglione, quasi implorandolo di non lasciarlo andare. Kurt gli accarezzò piano la schiena, mentre continuava a posare dei baci sulla sua testa, a sussurrargli che andava tutto bene, di sfogarsi, che era stato fin troppo bravo.
“Blaine, tesoro?”                                                                                             
“Ku-rt!” Singhiozzò con voce rotta, stringendosi maggiormente a lui.        
“Sono qui, sono qui, non me ne vado, sfogati”                     
“Non c-ce la fac-cio! Kurt!” A Kurt fece male il cuore a quella visione, delle lacrime iniziarono a cadere anche dai suoi occhi.                                                             
“Shh, tranquillo, sono qui. Non riesci a fare cosa? Parla con me, Blaine.”
“Fa male!” Blaine stava quasi urlando, lo stress accumulato che si riversava tutto insieme, travolgendolo.
“Cosa fa male? Devi dirmelo, così ti posso aiutare” Il tono di voce di Kurt era calmo e rassicurante, anche se dentro di sé il ragazzo stava urlando. Parla. Sfogati Blaine. Ne hai bisogno. Sono qui. Sono qui.
“Non lo so! Tutto!”
“E’ stato per quello che ha fatto David, vero?”
Blaine annuì contro di lui.
“Mi ha ricordato me, Kurt, capisci? Mi ha riportato a quei momenti, non voglio-non voglio!”
“Tesoro, guardami” Kurt sollevò dolcemente il mento di Blaine, fissandolo negli occhi arrossati e posando un bacio delicato sulle sue labbra.
“Devi tirare fuori tutto, Blaine, non puoi lasciarti divorare così dalla tua mente”
E a quelle parole, il ragazzo parlò.
“Dopo che ho sentito quello che ha tentato di fare Karofsky, è stato come se fossi stato catapultato nel passato. Ho cercato, ho cercato di pensare che era tutto passato, che sono al sicuro qui. Ho provato a chiudere la mia mente, ma è stato solo peggio. Continuo a pensare a quella sera Kurt. Quella dopo il ballo.
Se solo fossi stato più attento! Se solo non fossi stato così ingenuo! Avrei dovuto saperlo!”
“Blaine tu non-”
“Cosa? Non me lo sarei dovuto aspettare? La verità è che sono un fallito, Kurt, un vigliacco.”
Il ragazzo scosse la testa.“Sai anche tu che non è vero” Disse.
L’altro sembrò non sentirlo.
“Non li ho sentiti arrivare. Erano in tre, uno di loro aveva una mazza da baseball. Gli altri due dei pugni e calci molto potenti.”
Kurt chiuse gli occhi.
“Ehi Principesse!”
“State aspettando la carrozza?”
“Dove avete lasciato le vostre corone?” Risate.
Blaine e Andrew si voltarono di scatto, solo per trovarsi davanti a tre ragazzi che dovevano essere dell’ultimo anno. Giocatori di football, a giudicare dai muscoli.
Poi tutto era stato molto veloce.
Uno dei tre aveva colpito Andrew sulla testa, con la mazza, e lui era caduto a terra, svenuto.
Blaine aveva visto i suoi occhi terrorizzati rivoltarsi all’indietro, prima di chiudersi e sperò che fosse ancora vivo.
“Andrew! No!”
“Ehi, fatina, chi ti ha dato il permesso di parlare?”

Uno di loro lo prese per le spalle, bloccandolo. Blaine tentò di liberarsi, dimenandosi nella sua stretta, ma l’altro rafforzò la presa. Andrew era steso a terra, mentre quello che lo aveva colpito con la mazza, ora gli stava tirando calci e pugni, incurante del fatto che fosse svenuto.
Lo costrinsero a guardare.
Gli veniva da vomitare.
Blaine faceva fatica a respirare.
Un calcio nello stomaco. Un urlo.
“Urla come una donna, ragazzi!” Risate.
Un pugno in faccia. Blaine chiuse gli occhi. Quando li riaprì si trovò di fronte un ghigno cattivo, la mazza pericolosamente vicina al suo viso.
Il bersaglio era diventato lui.
Un colpo alla testa. Sfortunatamente non svenne.
Un calcio nello stomaco. Uno su un ginocchio. Un dolore folle lo invase e capì che molto probabilmente la sua tibia era stata rotta. La bile in bocca.
Un pugno in faccia. Insulti urlati al vento. Un altro pugno, sapore di ferro sulle labbra.
Sangue.
E poi il vuoto.

Blaine finì di raccontare l’episodio, scosso dai tremiti e dai singhiozzi, mentre Kurt rafforzava sempre di più la stretta su di lui, sussurrandogli che lo amava.
“E’ stato devastante, Kurt. Pensavo che sarei morto quella sera. Pensavo che nessuno ci avrebbe trovati.
Forse sarebbe stato meglio.”
Kurt si irrigidì a quelle parole.
“Blaine, ascoltami. Non osare mai più dire una cosa del genere. Tu meriti di vivere. Meriti di vivere e meriti di essere amato perché sei una persona stupenda. Nessuno deve farti del male. Nessuno, mi hai capito?”
“Grazie Kurt”
“Non devi ringraziare me, ma te stesso e il tuo coraggio.”
“Io non-”
“Blaine. Sei la persona più coraggiosa che io conosca e ti amo anche per questo.”
“Ti amo anche io, non sai quanto”.
Si baciarono. Baci che avevano un sapore amaro, ma che contenevano tutto l’amore di cui erano capaci.
Poi, Blaine continuò.
“Dopo quella serata, non vidi più Andrew. I suoi avevano deciso che sarebbe stato meglio trasferirsi e così fecero. Appena Andrew si riprese, se ne andarono e io non potei nemmeno salutarlo. Dirgli che mi dispiaceva. Scusarmi con lui.
Se ne andarono mentre io ero ancora incosciente in ospedale, e venni a saperlo solo dopo qualche giorno.
Dopo che mi dimisero, i miei genitori decisero di cambiarmi scuola. Così andai alla Dalton.
Era tutto perfetto lì, l’hai visto anche tu, ma sappiamo bene che la vita non è così. La gente non è come si comportano i ragazzi alla Dalton. Non parlavo con nessuno. Prima che parlai veramente con qualcuno passarono circa due mesi. E quel qualcuno è stato Wes, che era il mio compagno di stanza. Quello fu un periodo davvero orribile.
Mi sentivo in colpa. Stavo male, se non più fisicamente, mentalmente ero distrutto. Non dormivo la notte, continuavo a sognare ciò che era successo e non riuscivo a mangiare.
All’improvviso, quelle pastiglie che Wes aveva sul comodino erano diventate invitanti.
Erano sonniferi. Mi sono detto che se ne avrei presi un po’ tutto avrebbe smesso di fare male. Un po’ di sonno e poi più nulla. Basta preoccupazioni, basta incubi, basta insulti.
Ci ho pensato per alcuni giorni.
 Poi, una sera, mentre Wes era uscito, mi ero avvicinato al barattolo e lo avevo preso in mano, svuotandolo. Tutti i sonniferi nel mio palmo.
Un bicchiere d’acqua di fianco a me.
Mi ero steso sul letto e avevo portato la prima pastiglia alla bocca e l’avevo mandata giù.”
Kurt trattenne il respiro e Blaine continuò.
“Poi ho preso anche una seconda e una terza pastiglia. Stavo sudando freddo e la sensazione di calma che avevo prima mi aveva abbandonato. Avevo paura. Ma ancora qualche pastiglia e anche quella sarebbe sparita.
Non avrei più avuto paura, capisci? Mai più.
Così stavo per ingoiare anche la quarta.”
“Cos’è successo?”
“Wes. Era tornato in camera, non mi ero nemmeno reso conto del tempo che era passato, e mi ha visto con in mano le sue pastiglie. Mi ricordo ancora esattamente la sua espressione.”
“Ehi Blaine! Com’è andat- oh mio Dio! Blaine! Dimmi che non sono i miei sonniferi quelli!”
Il suo viso, da sorridente, si era trasformato in una maschera di orrore e paura.
I suoi occhi si erano spalancati, le sue mani avevano iniziato a tremare.
Si era precipitato subito vicino a Blaine, mentre le pastiglie cominciavano a fare effetto su di lui.
Il mondo si stava offuscando e non sentiva  più il dolore.
“Blaine!Blaine, guardami! Stai con me!”
Il ragazzo lo fissò negli occhi, mentre Wes chiamava qualcuno al cellulare.
“Okay, Blaine, ho bisogno di sapere quanti ne hai presi. Uno? No, Due? Tre?Tre!”
Blaine annuì. Wes sospirò sollevato, mentre con uno schiaffo fece cadere a terra tutti le pastiglie.
Non era in pericolo di vita.
Il sonno lo prese tranquillo.
Da lì, il buio.
“Dopo quel giorno raccontai tutto a Wes e a David –era lui che aveva chiamato- e mi aiutarono.
Diventarono i miei migliori amici.
Dovetti farmi seguire anche da uno psicologo e prendere qualche medicinale, ma ci riuscii.
Non pensai più al suicidio. E fino ad oggi avevo cercato di non pensare più a quell’episodio, ma quando ho saputo di Karofsky io...”
“Blaine, è tutto a posto, va tutto bene, non preoccuparti”
Kurt lo strinse forte a sé.
“ha riaperto una vecchia ferita che non vuole saperne di richiudersi, e non ce l’ho fatta, scusami, Kurt”
“Non pensare neanche di doverti scusare con me, tesoro...sei stato bravissimo...ora stai un po’ meglio?”
Blaine annuì contro di lui, sporgendosi poi a baciarlo. Mille parole rinchiuse in quel bacio.
Grazie. Ti amo. Mi hai salvato. Sei il mio migliore amico. Ti amo. Non lasciarmi.
“Ce la faremo insieme. Non ti lascerò mai indietro. Mai.”
“Nemmeno io, amore, nemmeno io. Ce la faremo.”
“Se vuoi possiamo andare a parlare con Davide, se può farti sentire meglio...”
“Penso che sarebbe fantastico. Grazie Kurt”
“Blaine, smettila di ringraziarmi e vieni qui..”
Kurt lo trascinò sul letto della camera di Blaine e si sdraiarono insieme.
Blaine appoggiato sul petto del suo ragazzo si addormentò tranquillo, stremato, mentre Kurt sorridendo gli accarezzava piano la schiena e i capelli, posando di tanto in tanto dei baci sulla sua fronte.
Dopo un po’, ascoltando il respiro calmo e regolare di Blaine si assopì anche lui, pensando che insieme avevano affrontato molte cose e che insieme ce l’avrebbero fatta.
A qualunque costo.
Insieme.

 

{So walk with me, talk with me, tell me your stories, I'll do my very best to understand you2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________
1Aftermath by Adam Lambert

2Flash and Blood by Mary Black

 

Grazie mille per aver letto :)
   
 
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