Autrice:
_piccy_ Nel dietro le quinte c'era un via vai di gente
che correva da una parte all'altra, si cambiava, intonava canzoni, imprecava,
mangiava, beveva. Sul palco le ragazze cantavano, in un modo
formidabile, quell'inno ad andare avanti, qualunque cosa
succeda. Lui stava lì a guardarle, paralizzato,
assorbendo ogni singola nota, ogni singola parola e facendole
sue. Si sentiva strano, da quando a scuola era
arrivata quella notizia. Quante ore aveva trascorso con Karofsky negli
spogliatoi, quante volte si erano fermati insieme agli altri a parlare della
partita, del football in generale, di ragazze. Ora uno si trovava in ospedale, un tentato
suicidio sulle spalle. L'altro pensava. O meglio,
ripensava. Ripensava ad ogni volta in cui si era tirato
indietro, in cui non si era alzato da quella fottuta sedia per dire che sì, lui
lo voleva un futuro migliore con la persona che amava, ad ogni volta in cui
quegli occhi azzurri l'avevano fissato accusatori mentre raccontava le sue one
night stand -nonostante sapesse che erano tutte inventate-. Ripensava a quante volte, facendo l'amore,
avrebbe voluto urlare il suo nome, alla voglia che lo assaliva nei corridoi di
prenderlo per mano, di potergli accarezzare la guancia e sussurrargli che lo
amava davanti a tutti. Si diceva che non poteva, che la sua fama di
Puckzilla non glielo permetteva, che avrebbe perso la sua stuola di ammiratrici
e lui ci teneva troppo. Balle. Non gliene poteva fottere un cazzo di quelle
galline infoiate, tanto meno della fama di sciupa femmine che si era fatto
-puttana, avrebbe detto qualcuno-. La verità era che temeva il giudizio della
gente, della famiglia, degli amici. Temeva quegli occhi che lo avrebbero seguito ad
ogni suo passo, le voci sussurrate alle sue spalle, gli spintoni, i pugni e
tutto quello che poteva arrivare, le urla e le scritte -frocio, checca e chi ne
ha più ne metta- che si sarebbe trovato ad affrontare. Eppure ora si ritrovava lì, la matita colata
per le lacrime, a desiderare di essere uscito allo scoperto quando tutto quello
era iniziato perché, ehi, la vita è troppo corta per non essere vissuta al
meglio e pure Noah Puckerman l'aveva capito. “Tra poco tocca a noi, dobbiamo andare” gli
disse una voce alle sue spalle. Prese un respiro e si girò verso la fonte dei
suoi pensieri. Lo vide sgranare gli occhi, mentre fissava le
sue lacrime. “Ma cosa...” Sam fece per avvicinarsi, ma si fermò,
indeciso. Puck gli sorrise e colmò la distanza che li
separava, baciandolo, proprio lì, in mezzo a tutto quel via vai di gente, mentre
le Troubletones terminavano l'esibizione, si godevano gli applausi e lasciavano
spazio a Rachel sul palco. Fu più che sicuro di sentire Santana esclamare
“Prendetevi una camera” e le fece un gestaccio, ancora intento a godersi il
magnifico sapore che avevano i baci del suo ragazzo. Quando si separarono, lo sguardo di Sam era un
misto di gioia e incertezza. “Ma cosa....” ripeté,
spiazzato. Lui gli sorrise e lo prese per mano, avviandosi
al palchetto da cui sarebbero spuntati durante Here's To Us. "Niente, pensavo solo che ti
amo."
Beta/Rilettrice: Najin
Pairing: Suck
(SamxPuck)
Desclaimer: Glee, Sam e Puck non sono miei bla bla bla o
farebbero porcate 24h su 24h.
Dedica:
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