Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: VioletBow    23/02/2012    1 recensioni
Il titolo sarebbe la frase "My Valentine's Day" in cui però "Day" è sostuito da "Boss" (Tsuna)... in italiano so che non ha alcun senso, ma pensalo in inglese ed assume un po' di significato xD
Nona classificata al contest "Kill My Valentine" indetto da LeftEye.
Genere: Dark, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"No, oggi no".
Non mi ascolta mai.
"Dai, per favore".
Forse se gli dicessi ciò che penso mi darebbe ascolto… ma, in fondo, se il fiato mi si blocca in gola è perché, innegabilmente, voglio che lui continui.
La presa forte delle sue mani sui miei fianchi; la sensazione del suo corpo leggermente appoggiato contro di me; le sue labbra bollenti un po' ovunque... tutto questo mi fa sentire maledettamente bene, anche se so che è sbagliato.
So di espormi troppo al pericolo, in questo modo, ma proprio non riesco a non inciampare sempre in quella stessa pietra e, alla fine, mi ritrovo sempre nella solita stanza d'albergo.
La gentile signorina da dietro al bancone, quasi ogni giorno, ci porge le chiavi della suite che ormai, da non so quanto tempo, utilizziamo solo noi e ogni volta ci sorride, fingendo di non sapere delle condizioni della camera quando la lasciamo.
Non accendiamo più neanche le luci, così abituati come siamo a quel posto che, per quante volte venga pulito, per me continuerà ad odorare come se ci fosse nascosto qualcosa di sporco... ah già, siamo noi a nasconderci lì.
I cioccolatini che troviamo sui cuscini, anche 'sta volta, sono finiti a terra o forse sono finiti schiacciati dal nostro peso tra le lenzuola del letto. Mi chiedo perché continuino a metterli, insistentemente ed inutilmente.
Sembra una cosa squallida, descritta in questa maniera, ma nemmeno ci penso sul momento e non ci penso neanche in seguito: non m'interessa.
Anche se lui dovrebbe essere il mio peggior nemico, anche se nessuno approverebbe mai tutto ciò: non ha importanza.
Potrebbe anche attaccarmi proprio in uno di questi momenti, quando sono più vulnerabile… non avrebbe difficoltà, ma non ci faccio caso.
Non mi fido di lui, non troppo almeno, ma credo che, se accadesse, non mi difenderei né urlerei né lo attaccherei a mia volta.
Sono un lurido peccatore e morire per mano sua, in quel caldo rifugio saturo di ormoni, eccitato come solo lui riesce a farmi essere, è ciò che merito.
- No, oggi no. - sento me stesso sussurrare, debolmente, mentre la sua lingua agile mi stuzzica l'orecchio.
- Oh, penso che invece oggi sia un giorno perfetto... è la festa degli innamorati, no? - bisbiglia lui, tra un morsetto ed una docile leccata.
Spinge contro la mia mano semiaperta, rivolta con il palmo verso l'alto, un pacchetto che si era portato dietro fin da quando ci eravamo incontrati.
- Aprilo. - dice, tirandosi su ma rimanendo ginocchioni sulle mie gambe.
Guardo prima il pacco, poi lui, titubante; osservo il suo volto sempre abbellito da un sorrisetto strafottente, come se non fosse già abbastanza bello.
Bello è un eufemismo, direi più un Adone e, come tale, esercita sempre un tale fascino su di me che mi impedisce di andare contro ogni sua qualsivoglia richiesta.
Non faccio in tempo neanche a posare lo sguardo sulla torta che appare dinanzi a me, una volta tolta la carta che la ricopriva, che vengo subito attirato dal fluido movimento del suo indice, con cui prende un po' della panna ai bordi del piatto e se la porta alla bocca.
Ancora con le labbra leggermente sporche, mi bacia.
- Auguri. - dice, appena staccatosi, e mi porge un coltello… uno di quelli da dolce, con la punta rotonda che non tagliano granché bene.
Lo afferro, senza saper cosa rispondere e tentando di sorridere.

*



Un piccolo squarcio all'altezza dell'orecchio, giusto sotto lo zigomo.
- Finalmente sei mio. - esclama, mentre l'illusione svanisce e il coltello torna ad apparire per ciò che è in realtà: il suo amato tridente.
- Completamente mio. - gli fa eco Tsuna, con una voce rauca, non sua, mentre Mukuro gli lecca via il sangue dalla guancia ferita.
Il Guardiano della Nebbia prende la testa del Boss tra le mani ed ammira soddisfatto gli occhi, inespressivi, puntati su di lui: meravigliosi, uno blu e l'altro rosso... esattamente come i propri.
  
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