Senatus Popolosque Romanus
-Un cavallo? Fammi capire bene, un...cavallo?
Roma ne aveva viste di cose strane da quando esisteva, ma questa le batteva tutte.
-Cosa c'è di male?- chiese l'uomo su trono -Sono l'imperatore, posso fare quello che voglio.
-Sì, ma..un cavallo nel Senato. Non si è mai sentita una cosa simile.- ribattè la Nazione, stringendo i pugni.
-Il Senato è il rappresentante del popolo di Roma, dei suoi uomini e delle sue donne, non dei suoi animali, Caligola.
L'imperatore sbuffò: se non si poteva fare quello che si voleva, che senso aveva governare l'Impero Romano.
Il suddetto Impero incrociò le braccia in segno di disapprovazione: era un uomo di guerra, non passava molto tempo al Senato, ma sapeva quanto fosse importante.
Adesso che era salito al potere quell'esaltato però, ci avrebbe scommesso la sua armatura, sarebbe successo qualcosa di brutto, se lo sentiva.
E un cavallo al Senato non gli piaceva come idea, suonava come di cattivo auspicio.
“Che gli dei abbiano pietà di te, Caligola” pensò, mentre attraversava i corridoi del palazzo, dopo che l'imperatore l'aveva congedato.
Di sicuro, in quella situazione, gli unici che ci avrebbero trovato qualcosa di divertente sarebbero stati i suoi nipotini, con la loro ingenuità di bambini.
Note dell'Autrice:
Ciao a tutti. Oggi mi sentivo ispirata e ho scritto quest'incontro tra Roma e Caligola, come mi è stato suggerito dalla mia mitica socia Cosmopolita, a cui è dedicata.
Grazie a chi leggerà o recensirà.
Historygirl93