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Autore: hithisisfrollah    23/02/2012    0 recensioni
Prometto che sarò breve, prometto cento volte. Ma qualcosa devo scriverlo, per tutti voi. Sette uomini che stanno riempiendo i miei giorni come bocche da sfamare, sette uomini tutti da ringraziare, da portare nel cuore, tutti per motivi che vanno a braccetto e divido col punto a virgola. Lasciatemi fare qualcosa per voi, una volta tanto.
Somehow we'll keep marchin' on.
[Green Day/My Chemical Romance]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Green Day
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Probabilmente se non avessi letto la lettera di Benigni a Dante, adesso non starei scrivendo questa lettera a voi.
Probabilmente non dovrei scriverla, perché cadrei sul banale, come sempre, perché cadrei e basta, per la mia incapacità di parlare di questo sentimento così grande che provo per voi.

Mi smuovete qualcosa dentro.

Qualcosa che mi riempe, mi fa sentire piena di me stessa.
Come se, normalmente, io fossi solo un involucro. Dentro me giusto un refolo di fiato e qualche pensiero appassito.

Voi fate rifiorire tutto quello che di buono può esserci in me, trasformate quel refolo in un vento che spinge le vele della mia nave al largo, in mezzo al mondo.

Un mondo di cui avevo paura. E forse ne ho ancora.
Svanisce solo quando alzo al massimo il volume delle cuffie e fisso lo sguardo davanti a me, davanti a quella strada che ad ogni passo si accorcia.
Si accorcia per arrivare dove, poi? È da scoprire.
 

All’inizio, all’inizio di tutto, quando non avevo armi per combattere, né tantomeno sapevo che avrei dovuto, l’unica cosa che mi dava sollievo erano i libri, erano le storie, erano quegli occhi color ametista così belli da immaginare, erano quelle battaglie su mondi lontani, che non esistono.
Non esistono per molti, ma per me era quella la realtà. La vita era quella, mentre la mia, di tutti i giorni, ne era solo una ridicola metafora.
Le parole impresse su quella carta consumata si tuffavano nelle pozze nere delle mie pupille avide.
Una ruota instancabile girava, girava e girava nella mia mente, come una vecchia pellicola e proiettava scene vivide sull’immenso schermo eterno delle mie palpebre, la notte.
Non facevo altro che leggere, che sognare, che scrivere di imprese eroiche. Non facevo altro che vivere estraniata da quanto mi circondava.

Fino a quel momento, quella giornata afosa di agosto, credevo che tutto ciò che mi circondava fosse talmente freddo da poter bruciare le pagine di tutto quello che avevo scritto, di quella vita così perfetta nella sua pulsante bolla di sogno.

E poi ho capito cosa vuol dire credere in qualcosa, credere così ciecamente, amare così pazzamente, volere così follemente da sentirsi annullati al suo cospetto.
Sentirsi annullati, ma al tempo stesso imprigionati in questa sensazione di completezza che ti trascina un sorriso sulla faccia anche nelle giornate più oscure.
La sensazione inconfondibile di aver trovato la parte mancante di te, quella parte che, per quanto l’hai idealizzata, sembrava inesistente.

Finalmente qualcuno raccoglieva tutte le mie lacrime, senza lasciarle ad impregnare quei fogli sterili.
Finalmente qualcuno mi accettava, non dovevo più nascondermi, non dovevo più sottostare all’etichetta di emarginata, non dovevo più sussurrare le mie pene al cuscino.

Ci son stati giorni, e non dico che non ci siano ancora oggi, in cui mi sono sentita un errore. Lo scarabocchio, l’opera incompiuta di un artista squattrinato, che non avrebbe voluto mai nessuno.
Non dico che voi mi avete voluta, per voi esisto solo sotto il nome di fan, sono un’indefinita macchia sul bordo in una gigantesca tavolozza.
Ma in ogni vostra parola c’era un richiamo preciso a tutta me stessa, un grido che le mie orecchie hanno captato subito.
Siamo tutti una grande famiglia, c’è spazio anche per te. Non sei di troppo.
Per la prima volta mi sono sentita giusta per qualcosa.
Giusta all’interno di un contesto.
Giusta, come se il posto che occupavo fosse stato scavato lì solo per me, apposta per me, perché sapevate che sarei arrivata, presto o tardi.   
E solo per questo, vi devo la vita.
Vi devo tutto, vi devo ogni gesto che faccio, ogni battito di ciglia, di cuore, di mani, perché mi tenete viva.
Siete il mio comunque vada. Non ve lo dirò mai abbastanza.



 

Non sarò mai in grado di farvi capire perfettamente, le parole non servono.

Se solo poteste guardarmi negli occhi, capireste tutto.

Capireste quanto cazzo vi voglio bene.
Indovinereste quanti sogni su di voi ho fatto,
quante mattine mi sono alzata e ho messo su la vostra musica,
quante lacrime di orgoglio ho versato per voi,
quanti giorni vi ho atteso.
Solo voi capireste.
Solo voi capite, ora.


 

E allora, vi scongiuro, non smettete mai di suonare, di cantare, di essere voi stessi.
Perché rimettete insieme in pezzi della vita di tanti altri,
perché non c’è medicina migliore della musica,
perché siete il coraggio che non ho.
Perché ho questa paura di perdere anche voi che non m’abbandona,
perché solo quando sento le vostre voci ritorno a sperare.

 

 
 
 
 
 

We’ll have the days we break,
And w’ell have the scars to prove it,
We’ll have the bonds that we save,
But we’ll have the heart not to lose it.

For all of the times we’ve stopped,
For all of the things I’m not.

We put one foot in front of the other,
We move like we ain’t got no other,
We go when we go,
We’re marching on.

 
  
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