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Autore: Chibi_saru    28/09/2006    1 recensioni
Un piccolo gioco da bambini che dura da tempo... tre anime legate in uno strano gioco... un amore sperato e uno conquistato. Piccola dolce e assolutamente malinconica (o almeno così la leggo io).
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il circolo delle farfalle

 

E’ possibile amare così tanto da morire?

E’ possibile voler morire semplicemente per vedere il sorriso increspare delle labbra?

Tu gioiresti vero?... se io morissi… tu rideresti?

Saresti felice?

So che se te lo chiedessi il tuo si mi farebbe male… tanto male.

Ti odio… mi odio.

Perché mi ritrovo qui a guardare verso il basso, qui da un masso alto due metri o poco più sperando di vederlo crescere in due minuti.

Perché non ho questo coraggio?

Perché non riesco a renderti felice?

Sono inutile.

Non riesco nemmeno a morire… perché mi chiedo… perché…

Mi odi? Ti prego rispondi mi odi?

Vorrei tanto saperlo.

 

 

Scese dal masso con un piccolo saltello mentre le ciocche bionde gli accarezzarono il viso… si sentiva talmente abbattuto da non riuscire nemmeno a respirare bene.

Un masso.

Questo sentiva alla bocca dello stomaco, grande, pesante… impossibile da spostare.

Solo.

Questa parola vibrava ancora nella sua mente come anni prima… solo.

Oh si se lo era.

Mai come prima.

Camminava lento mentre davanti a lui appariva una piccola catapecchia in legno… sapeva chi vi avrebbe trovato, sapeva chi lo stava aspettando là dentro.

Non voleva.

Non voleva vederla, non voleva affrontare quelle iridi ghiaccio e quei capelli carmini che tanto contrastavano; non voleva vedere quel suo sorriso sparire in un mare di odio.

Perché?

L’unica domanda che riusciva a porsi, perché era stato così meschino… prima non ne era innamorato, l’aveva usata come un giocattolo, tradendola infinite volte.

Godendo di quei sorrisi senza meritarli.

E ora, ora che avrebbe fatto di tutto per vederli gli erano privati.

Aveva scoperto quanto tenesse a lei quando l’aveva persa… che uomo meschino che era.

Desiderava sempre quello che non poteva avere… e ora desiderava lei.

La desiderava con tutto se stesso.

Ma non avrebbe potuto averla.

- Iito-kun!!!-

Si girò al suono di quella voce… e lo vide lì, gli occhi radiosi come sempre e quel sorriso indelebile sulle labbra… lo aveva mai visto senza sorriso?

- Konwaba Mito-kun-

La stessa età, la stessa corporatura snella e slanciata… eppure due occhi così diversi.

Nero e blu.

Tenebra e luce.

Così erano, gli opposti di un gioco che durava da tanto.

- Non chiamarmi con il cognome… fa così formale… chiamami Iko-kun hn?-

Anche i nomi così simili… si ritrovò a sorridere per quello scherzo del destino.

Perché dovevano fare di tutto per farlo sentire in colpa?

Per farti smettere di respirare in quegli occhi blu mare sempre così sorridenti.

Perché si doveva sentire un verme ogni volta?

Per poterti far scorgere quella luce dolce nel suo sguardo.

Perché ora aveva in mente solo il suo sorriso?

Perché sei troppo cieco per vedere quello che dovresti

Sorrise… un sorriso spento… così morto.

- D’accordo Iko-kun -

E sorrise anche l’altro… felice mentre trotterellava davanti a lui.

Diciassette anni e un anima da dodicenne… un innocenza pari solo alla sensualità di quel corpo.

Oh se non fosse stato etero ci avrebbe fatto un pensierino.

Ma odiava anche lui.

Per la sua innocenza.

Per l’amore che l’altra aveva per lui.

Perché non puoi amarlo.

Camminò dietro di lui con le mani in tasca.

La porta della casa si aprì rivelando un interno spoglio e trasandato.

Legno marcio e cigolante questo si poteva vedere toccando, o anche solo camminando, su quelle assi scricchiolanti.

Al centro di essa un tavolo con tre sedie.

Solo tre sedie… un tempo erano quattro.

Ma una di loro se ne era andata.

Cose che succedono, capitano in una vita che fa sudare e sputare sangue.

Ma faceva male vedere la quarta sedia.

L’avevano bruciata.

E ora erano solo tre… della quale una occupata da una ragazza minuta.

Gli occhi vaghi persi in chissà quali pensieri, i capelli lisci che le ricadevano sulle spalle e quel sorriso che le increspava il volto, piccolo e leggero come una carezza.

Iito si fermò.

L’amava oh quanto l’amava… amava quei lineamenti dolci, quelle movenze fine ed eleganti, amava quello sguardo sognante… amava quelle iridi blu.

Ma lei non ha le iridi blu…te ne sei accorto Iito-kun?

Si avvicinarono piano, lenti verso quelle due sedie occupando i posti vacanti.

Lei si risvegliò, lo guardò fredda e astiosa… e poi guardò lui.

- Ciao Iko-kun…-

Sorrideva, felice e dolce, un sorriso che nemmeno lui aveva mai visto… solo Iko-kun… e lo odiò.

Gelosia allo stato puro.

Di lei o di lui?

-Bene direi che possiamo aprire la seduta.-

La sua voce vibrò nella stanza interrompendo il saluto dei due…

L’ultima seduta.

- Questa è l’ultima volta che ci vedremo…-

Era malinconia quella nella voce di Mito?

- Almeno tutti assieme-

Era gioia quella nella voce di Seiko?

- Già…-

Perché sei così dispiaciuto?

Non vedrai più i suoi occhi freddi, ricorderai solo il suo sorriso.

O forse non è lei il motivo?

- Beh direi di rendere l’ultima seduta indimenticabile…-

Da quando la sua voce era così bella?

Si girò verso il “bambino” del gruppo.

Si era alzato in piedi, gli occhi sembravano fuochi chiusi in un mare profondo.

Poi sorrise e si allontanò un attimo.

Tre costumi.

- Il lago, un ultimo bagno al lago.-

Lei sbiancò un attimo.

Il luogo in cui si erano dati il primo bacio.

Il luogo in cui si erano detti addio tra lacrime e schiaffi.

Ma poi si alzò e sorrise… trascinando anche lui con lei.

L’aveva dimenticato, l’odiava ancora ma Iko ci teneva, lo vedeva dal suo sguardo e lei avrebbe fatto tutto per lui, tutto.

Lo lasceresti anche andare?

Si diressero verso quel lago che per tanto tempo era stato solo il ritrovo di dei bambini; poi i bambini erano cresciuti… avevano affrontato la morte e tante piccole difficoltà.

Ma erano ancora lì.

Bambini solo per un giorno.

Lei l’indomani sarebbe partita.

Tutto sarebbe svanito.

Ma ora erano lì… e niente sembrava successo.

 

- Così domani parti per l’america…-

Lei sorrise e annui… da quanto non vedeva il suo sorriso rivolto a lui?

- Si… posso lasciarvi soli vero?...-

Iko scattò in piedi.

- Non sono mica un bambino io!!-

Un peccato non raccogliere la provocazione.

- Non ne sono tanto sicuro!-

-  IITOOOOOO –

Era davvero pronto a vivere senza questo, senza loro, senza lei…

Senza lui

Presto venne sera… troppo presto.

Lei si alzò e li guardò… li guardò e sorrise.

Li amava.

Entrambi, in maniere diverse, carnalmente e platonicamente… ma li amava.

Li amava e li stava perdendo.

- Ciao…-

Non disse altro mentre spariva dalla collina.

Come se l’indomani sarebbe tornata e gli avrebbe sorriso di nuovo.

Ma è questo che vuoi davvero?

- Siamo rimasti solo io e te, Iito…-

- Già…-

Silenzio… un silenzio pesante pieno di…

Aspettativa?

- Pensavo che… potremmo continuare a vederci.-

I suoi occhi nei tuoi.

Lo capisci perché trattenevi il fiato?

Ora puoi riprendere a respirare sulle sue labbra, mentre unisci le vostre lingue.

Non ti senti rinascere?

Si staccarono e si guardarono.

- Si credo che non mi dispiaccia.-

Ma non aggiunsero altro, mentre stringevano le mani, mentre si accarezzavano furtivi.

Era nato tutto dieci anni prima.

Quel giorno era finito.

Il circolo delle farfalle era morto.

Ma loro erano ancora lì, ancora assieme.

 

E’ possibile amare così tanto da morire?

E’ possibile voler morire semplicemente per vedere il sorriso increspare delle labbra?

Tu gioiresti vero?... se io morissi… tu rideresti?

Saresti felice?

So che se te lo chiedessi il tuo si mi farebbe male… tanto male.

Ti odio… mi odio.

Perché mi ritrovo qui a guardare verso il basso, qui da un masso alto due metri o poco più sperando di vederlo crescere in due minuti.

Perché non ho questo coraggio?

Perché non riesco a renderti felice?

Sono inutile.

Non riesco nemmeno a morire… perché mi chiedo… perché…

Mi odi? Ti prego rispondi mi odi?

Vorrei tanto saperlo.

Ora lo so… mentre con le tue mani gentili mi aiuti a saltare questo piccolo ostacolo.

Non mi odi vero.

I tuoi occhi blu non sono in grado di odiare.

 

Note dell'autrice

Fic nata in un momento semi depressivo... una fic diversa dal mio genere probabilmente... inizia etero e poi si trasforma in uno yaoi dolce... e, forse, un pò forzato... ma questa è la vita... quello che credi sicuro non è altro che acqua.

Già il momento depressivo non è passato... piccola, corta... dolce come il miele e lo zucchero... dal finale buono... dal suono ovattato... almeno così io la vedo... una fic diversa da come la volevo ma perfetta per come è.

Ripeto, almeno per me, ammetto che fa schifo ma... mi da pace e serenità, non lo so nemmeno io il perchè... è questo commento è tutto sconclusionato... e vi lascio con le note di "The dreams come true" un regalo del mio pussho ^O^ che mi manca ç_ç ma a voi di ciò non ve ne frega niente.

Il circolo vi saluta e con lui la sua pazza ideatrice.

 

  
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