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Autore: telesette    24/02/2012    5 recensioni
Secondo voi Athos è superstizioso? A giudicare da come se la ride tranquillamente delle teorie di Aramis in merito, si direbbe proprio di no. Sembra una coincidenza, eppure... Beh, guardate un po' cosa gli è capitato!
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Percorrendo la strada che conduceva alla caserma dei moschettieri, Athos e Aramis stavano facendo il solito giro attraverso le vie principali. Ad un tratto però, Athos deviò dalla strada che conduceva alla loro caserma per seguire una scorciatoia attraverso un vicoletto secondario alla sua sinistra.

- Girare tre volte di seguito a sinistra - esclamò perplesso il moschettiere dai capelli dorati, sbattendo le palpebre. - Non sai che porta sfortuna?
- Andiamo - rispose l'altro con ironìa. - Non dirmi che credi a queste sciocchezze...
- "Sciocchezze" un corno - ribatté Aramis con irritazione. - Fa pure come vuoi, ma non dire che non ti ho avvertito!
- Va bene, va bene, d'accordo - sorrise l'altro, sollevando una mano in cenno di saluto. - A più tardi, allora!

Mentre camminava tranquillo, sorridendo beatamente delle superstizioni di Aramis, Athos percorse la stretta stradina fino a sbucare sulla via principale. Tagliando così un bel giro altrimenti più lungo, il moschettiere giunse in vista della caserma e qui incontrò casualmente Constance che, sfregandosi nervosamente il pugno contro gli occhi, camminava lungo strada a testa bassa.

- Buonasera, Constance - esclamò Athos, salutandola garbatamente. - C'è qualcosa che non va?
- Oh, ciao Athos - rispose la fanciulla, voltandosi a guardarlo con un sorriso. - Dev'essermi entrato un bruscolo in un occhio e non riesco a toglierlo, mi dà un fastidio che...
- Aspetta, ti aiuto io - si offrì gentilmente Athos, cingendole amichevolmente le spalle. - Apri bene l'occhio, che soffio!
- Va bene - rispose lei riconoscente.

Proprio in quel momento, girando l'angolo dalla direzione opposta a quella dalla quale era giunto Athos, D'Artagnan sbucò sulla via principale appena in tempo per vedere il bruno moschettiere suo compagno chino sulla fanciulla e...
Un momento, ma cosa stava facendo Athos con la sua Constance?

- No... Non è possibile, non... - balbettò il giovane, scuotendo la testa incredulo. - Non può essere vero!

Purtroppo, dalla posizione in cui era, D'Artagnan non poteva certo vedere correttamente il motivo per cui il volto di Athos era proprio sopra quello di Constance. Considerata l'amicizia e la lealtà verso il compagno, non poteva assolutamente credere ad un tradimento del genere da parte sua. Tuttavia il guascone non poteva negare ciò che i suoi occhi stavano vedendo: Athos e Constance si stavano baciando!
No, impossibile: Athos, il più leale e sincero tra i suoi amici moschettieri, non si sarebbe mai permesso di corteggiare così sfacciatamente una fanciulla; men che meno se la fanciulla in questione altri non era che la fidanzata del suo migliore amico; eppure era proprio quello che, tanto crudele quanto innegabile, appariva dinanzi agli occhi di D'Artagnan... Poteva forse affrontare direttamente Athos, chiedendogli spiegazioni per il suo gesto? No, ovviamente, anche perché era chiaro che Constance non stava opponendo la benché minima resistenza alle sue inconcepibili effusioni. Che dunque l'approccio romantico del bel moschettiere bruno non le fosse affatto indifferente? In fin dei conti Athos era più alto, più bello e indubbiamente molto più affascinante di un semplice "moschettiere-apprendista". D'Artagnan era troppo sconvolto dalla scena, per poter pensare o anche solo riflettere lucidamente ( magari soffermandosi anche sul particolare tutt'altro che irrilevante della grande differenza d'età che sussisteva tra Athos e Constance ), cosicché giunse subito alle conclusioni più tragiche ed errate possibili. Se solo fosse rimasto fermo qualche altro secondo, si sarebbe reso conto di avere frainteso tutto. Purtroppo invece, incapace di resistere oltre, il guascone si voltò di scatto e corse via piangendo.

- Ecco fatto - fece Athos, una volta soffiato via il bruscolino dall'occhio della fanciulla. - Va meglio, adesso?
- Sì, grazie - rispose Constance. - Sei molto gentile!
- Per carità, dovere - sorrise l'altro, levandosi il cappello e rivolgendole un elegante inchino. - Buona passeggiata, Constance!

I due si salutarono, ignari sia che D'Artagnan li avesse osservati che dell'equivoco in cui il giovane era caduto. Soprattutto Athos non poteva certo immaginare dove la sua gentilezza e la sua cortesia lo avrebbero portato di lì a poco.
Circa un quarto d'ora più tardi infatti, quando il comandante De Tréville in persona domandò al moschettiere che fine avesse fatto il giovane D'Artagnan, Athos si stupì che quest'ultimo non si fosse ancora presentato a svolgere il quotidiano servizio.

- A quanto pare quel ragazzo manca ancora di responsabilità - osservò il capitano freddamente. - Comincio a pensare di aver sbagliato nell'accordargli fiducia!
- Non dica così, capitano - provò a dire Athos. - Sono certo che, se non si è ancora presentato, ci deve essere un motivo ben preciso!
- Storie - tagliò corto De Tréville. - Ad ogni modo, quando lo vedi, riferiscigli che è l'ultima volta che tollero una mancanza da parte sua!

Così dicendo il capitano gli voltò le spalle e rientrò in caserma, lasciando Athos a meditare pensieroso.

- Accidenti - mormorò il moschettiere, sfregandosi il mento tra il pollice e l'indice. - Ma dove diavolo si sarà andato a cacciare, D'Artagnan? Sarà meglio che vada a cercarlo, altrimenti il capitano è capace di buttarlo fuori senza alcuna attenuante!

Subito Athos ripercorse in fretta tutta la strada, dalla caserma al vecchio mulino ( ovvero dove il ragazzo e i moschettieri erano soliti ritrovarsi, dal giorno in cui avevano stretto il loro famoso patto ). Probabilmente D'Artagnan si era recato là per godersi qualche attimo di libertà, dimenticandosi degli incarichi della giornata.

- Che ragazzo incorreggibile - pensò Athos tra sé. - Vuole diventare moschettiere e poi... Bah, speriamo di trovarlo piuttosto!

Fortunatamente i sospetti di Athos erano fondati. D'Artagnan era veramente nei pressi del mulino, con lo sguardo rivolto verso il tramonto e le braccia incrociate sul petto. Athos non mancò di chiamarlo severamente ma, davanti alla reazione dell'altro, non poté fare a meno di rimanere perplesso.

- Che diavolo ci fai qui, invece di essere in caserma? Il capitano era furioso, non sarà facile rabbonirlo e...
- Ti credevo un amico - mormorò il guascone sottovoce.
- Eh? - fece Athos stupito.

D'Artagnan si voltò di scatto, guardandolo con occhi pieni di collera, tuttavia Athos non poteva certo immaginare il motivo di questo suo comportamento.

- Come hai potuto fare una cosa del genere alle mie spalle? Non posso credere che proprio tu... Io mi fidavo di te, Athos!
- Ma... Ma si può sapere che ti prende?
- Non fare il finto tonto - proseguì il guascone, sollevando il pugno davanti a sé con fare minaccioso. - Avrei potuto sforzarmi di accettare e capire, anche se mi si sarebbe spezzato il cuore comunque... Ma in quanto mio amico, tu avresti dovuto dirmelo fin dall'inizio!
- Insomma, D'Artagnan - lo interruppe Athos severo. - Ti spiacerebbe, per favore, spiegarmi di che diavolo stai parlando?
- Basta - gridò l'altro, sforzandosi di ricacciare dentro le lacrime. - Sarò anche giovane e inesperto, ma non ti permetto di prendermi in giro!

Ciò detto D'Artagnan si tolse la spada e la poggiò a terra assieme al cappello, dopodiché guardò Athos con gli occhi che tremavano di rabbia. Dal canto suo, l'altro sembrava letteralmente cadere dalle nuvole; non comprendeva affatto per quale motivo D'Artagnan si stesse comportando in un modo tanto assurdo, tuttavia non aveva intenzione di assecondare oltre queste sue amenità.

- Adesso basta, D'Artagnan - disse. - Non riesco a capire cosa ti frulla per la testa, ma è evidente che sei sconvolto! Anche se non c'è molto tempo, credo che la cosa migliore che dovremmo fare sia sederci e parlarne per... Ehi, ma ?!?

Prima che Athos potesse finire la frase, D'Artagnan gli si era scagliato addosso con il pugno levato, mancandolo fortunatamente per un soffio.

- D'Artagnan, sei impazzito per caso?
- Taci - ribatté il giovane furioso, con occhi lucidi di pianto. - Non potrei mai levare la spada contro di te, non ne sarei capace, ma non posso perdonarti per quello che hai fatto!
- E quale torto avrei commesso di grazia, per suscitare questa tua collera?
- E me lo chiedi anche ?!?

Malgrado l'età e la forza fisica fossero nettamente inferiori rispetto a quelle di Athos, D'Artagnan si lasciò prendere completamente dal suo orgoglio di guascone ferito. La rabbia e il rancore verso colui che riteneva doppiamente colpevole ( sia per la presunta relazione con la sua ragazza, che per l'altrettanto presunta mancanza di onestà nei suoi confronti ) rendevano i suoi pugni assai forti e decisi. Sulle prime Athos  si limitò a difendersi, incapace di scendere alle mani con un amico senza neppure conoscerne il motivo. Tuttavia, dal momento che il giovane non accennava a calmarsi, si vide costretto a reagire per ridurlo a più miti consigli.
Il cappello di Athos volò via, a causa di uno dei pugni a vuoto di D'Artagnan, e un attimo dopo il pugno forte e preciso del moschettiere si abbatté proprio in mezzo allo stomaco del ragazzo. Quest'ultimo boccheggiò, per l'improvvisa mancanza di fiato, e si lasciò cadere sulle ginocchia tenendosi l'addome con entrambe le braccia.

- Mi spiace - disse Athos sinceramente. - Ma spero che adesso perlomeno ti deciderai a ragionare!

In quel preciso momento sopraggiunsero anche Porthos e Aramis, incaricati anch'essi da De Tréville di cercare D'Artagnan e ricondurlo alla caserma per sorbirsi la giusta ramanzina. Tuttavia nessuno dei due si sarebbe mai aspettato di assistere ad una scena simile.

- Athos, D'Artagnan - esclamò Aramis, sgranando tanto d'occhi. - Ma che cosa state facendo, siete impazziti ?!?
- Ne so quanto voi - replicò Athos, abbassando la guardia per un attimo. - Ho provato a chiedergli una spiegazione ma...
- Aaahhh !!!

Approfittando del suo momento di distrazione, D'Artagnan strinse nuovamente il pugno e sferrò un destro micidiale proprio sotto l'occhio del povero Athos, il quale ricadde malamente all'indietro battendo il fondoschiena sul prato.
Solamente grazie all'intervento di Porthos e Aramis ( e anche grazie all'incredibile presenza di spirito del buon Athos, nonostante la sventola in pieno volto ), fu possibile venire a capo dell'intera faccenda. Mollandogli addosso quel pugno, D'Artagnan si sentì leggermente meglio... Anche se dopo, una volta chiarito come stavano davvero le cose, non aveva parole per scusarsi.

- Mi dispiace Athos, io...
- Lo so, non preoccuparti - disse lui comprensivo. - Posso immaginare benissimo quello che hai provato, così come adesso riesco finalmente a capire il motivo della tua reazione!
- Mi sento così stupido - ammise D'Artagnan, prendendosi la testa tra le mani. - Ma quando ho visto te e Constance in quella posizione, non ci ho visto davvero più... Al diavolo, ma come ho potuto anche solo pensarlo? Sono un idiota, ecco quello che sono!
- Sei solo un giovane innamorato - osservò Athos, poggiandogli amichevolmente la mano sulla spalla. - Hai reagito così perché spinto dalla gelosia, ma l'importante è che tutto sia chiarito adesso!

D'Artagnan sollevò lo sguardo incredulo.

- Vuoi dire che... Non sei arrabbiato con me?

Athos sorrise.

- Ricordi il significato del nostro motto - esclamò. - Uno per tutti e tutti per uno... Non è semplicemente un modo di dire: essere amici vuol dire essere uniti, ma anche e soprattutto sapersi aiutare, comprendersi e perdonarsi l'uno con l'altro; è questo che rende l'amicizia veramente importante, se capisci cosa voglio dire!
- Oh, Athos...

Ora D'Artagnan era talmente commosso, che a stento riusciva a trattenere i singhiozzi. Ovviamente Athos non gli serbava alcun rancore, nonostante il grosso livido sotto lo zigomo sinistro cominciasse già a farsi sentire.

- Allora - esclamò Aramis ironicamente, rivolgendosi ad Athos. - Cos'è che stavi dicendo prima, a proposito delle superstizioni ?

Nessuna risposta...

***

Quando Athos si imbatté per caso in Costance quel pomeriggio, non poteva certo sapere in che situazione assurda si sarebbe ritrovato. A pensarci adesso, e spalmandosi d'unguento il livido sotto l'occhio davanti allo specchio, il bel moschettiere bruno si domandò per quale motivo avesse deciso di passare proprio per quella strada. Avrebbe potuto svoltare a destra invece che a sinistra, proprio come gli aveva suggerito di fare Aramis, invece aveva scelto ugualmente di prendere quel dannato vicolo secondario... Con tutta l'inconcepibile serie di conseguenze, delle quali ancora non riusciva a capacitarsi.

- Ahio - esclamò il moschettiere, tastando leggermente il contorno violàceo sullo zigomo sinistro. - La prossima volta darò retta ai consigli di Aramis, questo è sicuro... Accidenti, che male!

FINE

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

   
 
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