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Autore: Madgirl    29/09/2006    0 recensioni
'Non credo di essere arrogante nel dirlo, ma mi reputo una ragazza niente male. [...]Ma allora come mai da un po’ di tempo a questa parte mi sento emotivamente frustrata? Una piacente universitaria single di ventuno anni dovrebbe darsi alla pazza gioia, invece la mia vita in fatto di uomini è come un encefalogramma piatto.'
Storia di una ventenne ordinariamente pazza, mediamente sfigata, discretamente complessata, e eccessivamente succube delle se.. mentali! una come tante, insomma! commedia leggera e molto 'rosa'. Commenti! (e scusate se aggiorno con flemma)
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non credo di essere arrogante nel dirlo, ma mi reputo una ragazza niente male

Non credo di essere arrogante nel dirlo, ma mi reputo una ragazza niente male. Insomma, i miei occhi saranno pure il solito castano, ma sono grandi e non sparano in direzioni opposte, ho un fisico a posto senza bisogno di diete estreme, ho dei bei capelli e sono piuttosto alta (anche se comincio a pensare che ‘altezza mezza bellezza’ sia una baggianata inventata da qualche spilungone complessato). Ecco, magari non ho quello che viene propriamente definito nasino alla francese, ma nessuno è perfetto. Che poi, anche il mio fantomatico organo olfattivo non è questa protuberanza abnorme, sono io che ho la tendenza a buttarmi un po’ giù. E se continuo a farlo notare a tutti per ricevere un parere obiettivo su un’eventuale rinoplastica…

Ma allora come mai da un po’ di tempo a questa parte mi sento emotivamente frustrata? Una piacente universitaria single di ventuno anni dovrebbe darsi alla pazza gioia, invece la mia vita in fatto di uomini è come un encefalogramma piatto. Ora non vorrei passare per la solita vipera che non sa chiudere il becco ed è capace solo di criticare, ma questo non è giusto, specie se ci sono ragazze che più che ragazze sono dei baracconi ambulanti che passano con invidiabile disinvoltura da un intrallazzo all’altro.

Perché se a farlo è una bionda di un metro e ottanta per cinquanta chili di peso e quarta di reggiseno lo posso anche tollerare, ma quando si tratta di una coatta munita di rotoli salvagente in vita, capelli unticci color polenta, voce stridula e QI negativo… (non che io reputi i sistemi di valutazione del quoziente intellettivo affidabili, intendiamoci. Sono fermamente convinta che quei test siano stronzate colossali: c’è davvero gente che pretende di capire quanto sono acuta in base a degli stupidi giochini enigmistici con numeri e forme colorate?!)

Probabilmente il mio problema è che scarseggio di situazioni da incontro. O forse la tipa coatta dal basso QI si accontenta di qualsiasi essere maschile che respiri, mentre io conservo ancora un minimo di amor proprio e ogni tanto mi capita di assecondare quelli che sono i miei gusti in fatto di ragazzi.

Tirando le somme, credo che alla fine sia un mix dei due fattori, la scarsità di occasioni più l’amor proprio. Infatti, se volessi penso che lo troverei anche un tamarro con la pelle carbonizzata dalle lampade, i jeans attillati del tipo ‘la lavatrice mi è riuscita male’, le sopracciglia rifatte e l’autoradio che a causa di un guasto molto diffuso tra i tamarri emette solo i bassi. Il punto è che uno così preferisco lasciarlo alla donna dai capelli polenta. Niente di personale, ‘de gustibus’.

Ma devo anche ammettere che la mia vita non è proprio quello che si definisce un pullulare di feste, uscite, incontri e notti folli!

 

Il fatto è che non è per niente facile emanciparsi di nuovo di punto in bianco, dopo tre anni in cui le mie amicizie sono state le nostre amicizie, i miei soliti locali erano i nostri soliti locali, e via dicendo. Senza poi contare che la cerchia di persone che ero solita (o meglio, eravamo soliti) frequentare è costituita essenzialmente da una serie di coppiette felici.

Ricominciare è un bel bordello, ve lo garantisco. Parlano bene quelli che ti dicono ‘esci’, oppure ‘svagati’, o ancora ‘incontra persone nuove’, perché non hanno la minima idea di cosa significhi in realtà voltare pagina in modo così radicale, a partire dagli amici, dai locali e dalle abitudini.

Gli esperti blaterano spesso che non bisognerebbe mai smettere di ritagliarsi uno spazio per sé e solo per sé, e continuare a coltivare le proprie amicizie indipendentemente dalla persona con cui stiamo, e ora capisco che lo dicono in modo che lo sventurato di turno, davanti all’evenienza di dover dare uno scossone alla propria vita, sappia da dove cominciare e non si ritrovi a passare la serata vomitando parole e concetti convulsi su un computer per dare uno sfogo alle sue paturnie.

Però mi piacerebbe comunque dire due paroline di tutto cuore a quei fantomatici esperti: andate al diavolo, voi e le vostre teorie insopportabilmente  banali!

Non è plausibile che io mi senta dire un giorno:

anche in coppia non bisogna smettere di fare la nostra vita indipendentemente dall’altro, ritagliandosi del tempo solo per se stessi.

E poi il giorno dopo:

se si vuole stare con  una persona e costruire qualcosa di importante bisogna imparare a comprendere il valore del compromesso, e pensare che se si è in due le scelte vanno prese in due, trovando dei punti di contatto.

Quindi, io avrei dovuto continuare a uscire coi miei vecchi amici e al tempo stesso frequentare Simone e i suoi amici (che nel frattempo sono diventati anche miei. Che poi, se ho il ragazzo è normale che io esca con lui invece che con la compagnia all’interno della quale c’è il mio ex).

 

Altro binomio tipico:

non permettere all’altro di annullare la nostra personalità e continuare sempre a fare sempre quello che ci piace.’

Unito a:

valorizzare al massimo il tempo passato con il partner per conoscersi meglio.

In questo caso, sarei dovuta andare in vacanza sola con le mie amiche girovagando per locali a piegarmi in due dalle risate e dai cocktail, e al tempo stesso passare più tempo con il mio ragazzo per scoprire le cose che ama lui, che oltretutto è geloso se vado in vacanza da sola.

Ma vi rendete conto? E adesso chiudo qua, perché non voglio cadere troppo in basso con le volgarità suggerendo la strada che dovrebbero imboccare suddette idiozie da quattro soldi, che cadono chiaramente in contraddizione reciproca.

 

Ritornando a focalizzarci sul problema di partenza, urge trovare una soluzione perché così non si può andare avanti, la mia non-vita sociale sta facendo tornare a galla le mie manie e la tendenza ad una percezione distorta della realtà.

Sto ricominciando a leggere tutti i libri di Harry Potter.

Si tratta di un’ossessione che ritorna a intervalli regolari nell’arco della mia vita, e di solito coincide con periodi più o meno stressanti in cui sento il bisogno di staccare la spina dalla realtà (sessioni d’esame all’ultimo sangue, liti in casa, periodi di crisi mistico/sentimentale). Da un po’ di tempo pensavo di essere guarita e mi consideravo semplicemente una ragazza che, anche se cresciutella, ama le avventure del giovane mago ma niente di più; invece, non avendo più una vita sociale degna di nota, ho ripreso a scandagliare ogni singolo volume, pagina per pagina, per cercare possibili indizi sul prossimo (e conclusivo) capitolo della saga. Mi capita di nuovo di isolarmi dal resto del pianeta (soprattutto nei luoghi affollati) perdendomi nelle possibili teorie su come si risolverà la tanto seguita storia una volta per tutte. Il prossimo passo sarà pronunciare ad alta voce incantesimi nella speranza che funzionino e cominciare a pensare ad Harry Potter come ad una persona reale.

Capite quanto sono grave?!

 

Ma ieri sera succede qualcosa che interpreto immediatamente come un segno del destino. Stefano.

Come capita spesso con gli amici di infanzia o adolescenza, da un po’ di anni le nostre vite hanno preso due strade differenti, lui ora lavora in una ditta dove non ho ben capito cosa facciano (ma è irrilevante) mentre io studio lingue e lavoricchio a tempo perso, lui ha il suo giro di amicizie e io il mio, ma ogni tanto mi capita di rivederlo per caso e fermarmi a farci due parole, così, tanto per ricapitolare dove siamo andati a finire. Una delle ultime volte risale a un paio di settimane fa, quando tra un discorso e l’altro l’ho reso partecipe del fatto che non avevo più un ragazzo:

 

“Cosa?! Cavolo mi spiace!”

“Ebbene si. Ma è tutto ok, davvero. All’inizio ero uno straccio, ma dopotutto è stata una cosa di comune accordo…”

“Ma quando? Perché?”

“Più o meno tre mesi fa, eravamo davvero arrivati al capolinea.” Ometto elegantemente di specificare tre mesi dodici giorni e diciotto ore, sarebbe alquanto imbarazzante, e mi dilungo un po’ in spiegazioni e motivazioni.

“Quindi ora sei tornata sulla piazza!”

E ride per sdrammatizzare con una pacca sulla spalla.

“Pare di sì. Anzi, se hai amici da presentarmi…” la butto sul ridere anche io.

“Sì che ce li ho! Vuoi vedere le foto sul cellulare?”

“Sì dai! No, vabbè, scherzavo. In realtà dopo tre anni ora voglio stare un po’ single.”

“Mica devi fidanzartici altri tre anni… è da quando hai diciotto anni che non ti diverti un po’!”

“Sei il solito… e tu? Tutto ok con Martina?” gli chiedo per cambiare discorso.

“Direi di sì…”

 

E questa era stata in breve l’ultima nostra conversazione. Ma dopo quel pomeriggio ecco che ieri sera succede l’impensabile.

Il segno del destino, come vi dicevo.

Ero agonizzante sul letto a vedere una puntata di Sex and the city (in replica e l’avevo pure già vista. O forse no, ma in fondo sono un po’ tutte uguali) e pensavo che quelle quattro la facevano veramente facile, tutta la storia degli appuntamenti e delle relazioni. Magari alcune volte erano un po’ criticabili da un punto di vista prettamente morale, ma almeno non stavano ad autocommiserarsi e a farsi dei colossal da milioni di dollari su un futuro votato alla solitudine e al nubilato convinto. E per di più avevano passato i ventuno da un pezzo, per cui conclusi che ero decisamente io a farla troppo grossa.

È anche vero che il più delle volte loro non avevano una relazione stabile, e così è molto più semplice seguire il consiglio degli esperti continuando con la propria vita.

Ma secondo voi dove li trovano tutti quei soldi da spendere in vestiti e scarpe da urlo che non lavorano mai?

Ora, evitando di nuovo di divagare, ero a vegetare con una tisana ai frutti di bosco, noncurante del fatto che avrei fatto meglio a studiare, quando sento il mio cellulare tornare alla vita.

Un sms. Sarà qualcuno dell’università che mi chiede se gli presto degli appunti, o un libro. Leggo.

 

Da: Ste cell “Ciao Vale!come va?ven sera è il mio comple,e voglio con me la mia amica di nuovo single.niente di ke,solo1locale dopo cena!devi svagarti!fammi sapere ok?baci,ste”

 

Erano anni che non mi chiedeva più di uscire. Ma lui festeggiava ancora i compleanni a ventitre anni? Certo che se mi ha chiesto di uscire dopo tutto questo tempo vuol dire che mi ha trovata proprio messa male! Cosa gli dico? In fondo non conoscerò quasi nessuno a parte lui, la sua ragazza ma solo di vista, e qualche nostro ex amico con cui lui è rimasto in contatto. È anche vero che se sto a poltrire in questo modo non posso poi lamentarmi che non mi succede nulla, perché non è che la vita ti bussi alla finestra mentre sei svaccata sul letto, indossi un pigiama con gli orsetti stampati sopra, e ti fai una cultura di telefilm americani andati in onda degli anni ’90 in poi. È un segno che devo ricominciare a scatenarmi, visto che le mie ultime uscite sono state alquanto fiacche.

Comunque dovevo meditarci un po’ su questa proposta, così ho optato per una risposta diplomatica.

 

Risposta: “Ciao!io tutto normale.grazie x ven sera,t faccio sapere ok?cmq nn dovrebbero esserci problemi particolari…c sentiamo nei prox giorni.baci”

 

Direi che ho risposto in maniera esemplare. Non ho dato l’aria della sfigata che non vuole mettere il naso fuori di casa, ma neanche dell’affamata che si è messa a fare le capriole davanti alla prospettiva di conoscere un po’ di gente nuova. Quando voglio so vendermi bene.  Forse la mia risposta più che un ‘non so’ sembrava più un ‘probabilmente sì’ ma non mi importava. Ma dopo qualche minuto…

 

Da: Ste cell “Dai,nn fare la preziosa!tanto lo so ke ne hai voglia…magari t presento qualke tipo(skerzo)!c conto,ok?ciao”

 

Uffa, perché mi ha capito al volo? Pensavo di aver fatto un buon lavoro col mio sms evasivo!

 

Risposta: “lo sai ke nn mi piace fare la preziosa!cmq te l’ho detto,dovrei esserci,era solo così x temporeggiare1po’…c sent doma o dopo!bye”

 

Ecco, dopo il suo squillo di conferma, avevo capito di essermi ufficialmente organizzata la serata. Altro che diplomazia e capacità di vendersi, sono una schiappa.  Una schiappa orgogliosa.

 

E questo era ieri sera. Adesso sono le sei del pomeriggio, e dovrei studiare per l’esame di storia contemporanea, invece di pensare a (oh mio Dio) cosa mettermi domani! Perché questa faccenda mi mette un po’ di agitazione? Sto somatizzando troppo questa uscita. Ma d’altronde è un po’ come il ritorno ufficiale alla vita sociale dopo aver abitato il limbo degli ‘appena lasciati dopo una storia lunga’, e non si tratta di una cosa da prendere sottogamba, devo comportarmi bene e fare bella figura.

Santo cielo, ma quanti anni ho? Non posso convivere con queste paturnie! E ora devo concentrarmi su De Gasperi e gli anni del boom economico italiano (non che sia particolarmente allettante, ma l’esame è la prossima settimana).

Appena faccio in tempo a ritrovare la concentrazione, arriva un messaggio a rendere vano il mio sforzo.

 

Da: Ste cell “allora,doma sera alle10in piazza ok?nn t preocc se nn hai la macchina ke il posto c’è!ciao”

 

E meno male che il posto in macchina c’è, perché io non ho un mezzo mio e la macchina di famiglia non la uso, il che costituisce un altro ostacolo a ritrovare una vita sociale. Ad ogni modo è ufficialmente fatta.

 

Risposta: “ok,a domani sera allora.PS:nn è ke6andato in giro a dire ke sn1disperata alla ricerca d1ragazzo,giusto?xkè nn è vero!”

 

Il fatto che non mi risponda a questo messaggio mi fa un po’ insospettire, ma vedrò di passarci sopra.

Chissà poi dove andremo, non me ne ha parlato. Cioè, mi ha accennato a un locale, ma è un po’ generica come descrizione. Vabbè, adesso devo ritrovare di nuovo la concentrazione perduta; certo che se facesse meno caldo però…

Il telefono squilla. E che palle, non si riesce a stare un minuto tranquille? Giuro che se è mio padre che mi dice una cosa inutile gli mangio la faccia.

“Pronto?”

“Ciao bella!”

“Sara!”

Si tratta della mia amica Sara, una delle prime ragazze che ho conosciuto all’università: nessuna di noi aveva voglia di seguire il corso di letteratura inglese e tra uno sbadiglio e l’altro ci siamo alzate e siamo andate al bar. È più facile di quanto si possa pensare stringere delle conoscenze nell’ambiente post-liceale.

“Come va? Disturbo?”

“Ma no, stavo solo cercando di studiare, ma con questo caldo… la sessione estiva è insopportabile.”

“Già a chi lo dici! Io dovrei dare Storia dell’arte ma ho una svoglia... comunque, ci sei stasera? Magari possiamo vederci per bere qualcosa.”

“Non so, ho Di Marco la prossima settimana.”

“Ah… vabbè, dai, torniamo presto, e semmai studi domani sera!”

“Ehm… domani sera sarei a una specie di festa, boh...”

“Ma che palle, Vale! Hai ventuno anni e non puoi vivere di solo studio! E poi devi uscire!”

Ora, questo fatto che tutti si sentono in dovere di spiegarmi quali sono i miei bisogni mi dà un po’ sui nervi. Lo saprò io di cosa ho bisogno? E ora come ora ho bisogno di studiare la storia del ‘900.

“Te l’ho detto, non so! Mi farebbe piacere, è un po’ che non ci vediamo ma…”

“E allora non si discute. Tanto lo so che sei preparata! Passo da te in motorino per le 9.30!”

“Uff… e va bene, d’accordo. A dopo!”

“A stasera allora, ciau!”

Ma sì, chi se ne frega, tanto stasera non concluderei niente anche se stessi a casa, me lo sento, e poi mi fa piacere uscire con Sara, è una pazza totale e con lei ci si diverte sempre, anche nel posto più sfigato.

  
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