Non credo di essere arrogante nel dirlo, ma mi reputo una
ragazza niente male. Insomma, i miei occhi saranno pure il solito castano, ma sono
grandi e non sparano in direzioni opposte, ho un fisico a posto senza bisogno
di diete estreme, ho dei bei capelli e sono piuttosto alta (anche se comincio a
pensare che ‘altezza mezza bellezza’ sia una baggianata inventata da qualche
spilungone complessato). Ecco, magari non ho quello che viene propriamente
definito nasino alla francese, ma nessuno è perfetto. Che poi, anche il mio
fantomatico organo olfattivo non è questa protuberanza abnorme, sono io che ho
la tendenza a buttarmi un po’ giù. E se continuo a farlo notare a tutti per
ricevere un parere obiettivo su un’eventuale rinoplastica…
Ma allora come mai da un po’ di tempo a questa parte mi
sento emotivamente frustrata? Una piacente universitaria single di ventuno anni
dovrebbe darsi alla pazza gioia, invece la mia vita in fatto di uomini è come
un encefalogramma piatto. Ora non vorrei passare per la solita vipera che non
sa chiudere il becco ed è capace solo di criticare, ma questo non è giusto,
specie se ci sono ragazze che più che ragazze sono dei baracconi ambulanti che
passano con invidiabile disinvoltura da un intrallazzo all’altro.
Perché se a farlo è una bionda di un metro e ottanta per
cinquanta chili di peso e quarta di reggiseno lo posso anche tollerare, ma quando
si tratta di una coatta munita di rotoli salvagente in vita, capelli unticci
color polenta, voce stridula e QI negativo… (non che io reputi i sistemi di
valutazione del quoziente intellettivo affidabili, intendiamoci. Sono
fermamente convinta che quei test siano stronzate colossali: c’è davvero gente
che pretende di capire quanto sono acuta in base a degli stupidi giochini
enigmistici con numeri e forme colorate?!)
Probabilmente il mio problema è che scarseggio di situazioni
da incontro. O forse la tipa coatta dal basso QI si accontenta di qualsiasi
essere maschile che respiri, mentre io conservo ancora un minimo di amor
proprio e ogni tanto mi capita di assecondare quelli che sono i miei gusti in
fatto di ragazzi.
Tirando le somme, credo che alla fine sia un mix dei due
fattori, la scarsità di occasioni più l’amor proprio. Infatti, se volessi penso
che lo troverei anche un tamarro con la pelle carbonizzata dalle lampade, i
jeans attillati del tipo ‘la lavatrice mi è riuscita male’, le sopracciglia rifatte
e l’autoradio che a causa di un guasto molto diffuso tra i tamarri emette solo
i bassi. Il punto è che uno così preferisco lasciarlo alla donna dai capelli
polenta. Niente di personale, ‘de gustibus’.
Ma devo anche ammettere che la mia vita non è proprio quello
che si definisce un pullulare di feste, uscite, incontri e notti folli!
Il fatto è che non è per niente facile emanciparsi di nuovo
di punto in bianco, dopo tre anni in cui le mie amicizie sono state le nostre
amicizie, i miei soliti locali erano i nostri soliti locali, e via
dicendo. Senza poi contare che la cerchia di persone che ero solita (o meglio, eravamo
soliti) frequentare è costituita essenzialmente da una serie di coppiette
felici.
Ricominciare è un bel bordello, ve lo garantisco. Parlano
bene quelli che ti dicono ‘esci’, oppure ‘svagati’, o ancora ‘incontra persone
nuove’, perché non hanno la minima idea di cosa significhi in realtà voltare
pagina in modo così radicale, a partire dagli amici, dai locali e dalle
abitudini.
Gli esperti blaterano spesso che non bisognerebbe mai
smettere di ritagliarsi uno spazio per sé e solo per sé, e continuare a
coltivare le proprie amicizie indipendentemente dalla persona con cui stiamo, e
ora capisco che lo dicono in modo che lo sventurato di turno, davanti
all’evenienza di dover dare uno scossone alla propria vita, sappia da dove
cominciare e non si ritrovi a passare la serata vomitando parole e concetti
convulsi su un computer per dare uno sfogo alle sue paturnie.
Però mi piacerebbe comunque dire due paroline di tutto cuore
a quei fantomatici esperti: andate al diavolo, voi e le vostre teorie
insopportabilmente banali!
Non è plausibile che io mi senta dire un giorno:
‘anche in coppia non bisogna smettere di fare la nostra
vita indipendentemente dall’altro, ritagliandosi del tempo solo per se stessi.’
E poi il giorno dopo:
‘se si vuole stare con
una persona e costruire qualcosa di importante bisogna imparare a
comprendere il valore del compromesso, e pensare che se si è in due le scelte
vanno prese in due, trovando dei punti di contatto.’
Quindi, io avrei dovuto continuare a uscire coi miei vecchi
amici e al tempo stesso frequentare Simone e i suoi amici (che nel frattempo
sono diventati anche miei. Che poi, se ho il ragazzo è normale che io esca con
lui invece che con la compagnia all’interno della quale c’è il mio ex).
Altro binomio tipico:
‘non permettere all’altro di annullare la nostra
personalità e continuare sempre a fare sempre quello che ci piace.’
Unito a:
‘valorizzare al massimo il tempo passato con il partner
per conoscersi meglio.’
In questo caso, sarei dovuta andare in vacanza sola con le
mie amiche girovagando per locali a piegarmi in due dalle risate e dai
cocktail, e al tempo stesso passare più tempo con il mio ragazzo per scoprire
le cose che ama lui, che oltretutto è geloso se vado in vacanza da sola.
Ma vi rendete conto? E adesso chiudo qua, perché non voglio
cadere troppo in basso con le volgarità suggerendo la strada che dovrebbero
imboccare suddette idiozie da quattro soldi, che cadono chiaramente in
contraddizione reciproca.
Ritornando a focalizzarci sul problema di partenza, urge
trovare una soluzione perché così non si può andare avanti, la mia non-vita
sociale sta facendo tornare a galla le mie manie e la tendenza ad una
percezione distorta della realtà.
Sto ricominciando a leggere tutti i libri di Harry Potter.
Si tratta di un’ossessione che ritorna a intervalli regolari
nell’arco della mia vita, e di solito coincide con periodi più o meno
stressanti in cui sento il bisogno di staccare la spina dalla realtà (sessioni
d’esame all’ultimo sangue, liti in casa, periodi di crisi
mistico/sentimentale). Da un po’ di tempo pensavo di essere guarita e mi
consideravo semplicemente una ragazza che, anche se cresciutella, ama le
avventure del giovane mago ma niente di più; invece, non avendo più una vita
sociale degna di nota, ho ripreso a scandagliare ogni singolo volume, pagina
per pagina, per cercare possibili indizi sul prossimo (e conclusivo) capitolo
della saga. Mi capita di nuovo di isolarmi dal resto del pianeta (soprattutto
nei luoghi affollati) perdendomi nelle possibili teorie su come si risolverà la
tanto seguita storia una volta per tutte. Il prossimo passo sarà pronunciare ad
alta voce incantesimi nella speranza che funzionino e cominciare a pensare ad
Harry Potter come ad una persona reale.
Capite quanto sono grave?!
Ma ieri sera succede qualcosa che interpreto immediatamente
come un segno del destino. Stefano.
Come capita spesso con gli amici di infanzia o adolescenza,
da un po’ di anni le nostre vite hanno preso due strade differenti, lui ora
lavora in una ditta dove non ho ben capito cosa facciano (ma è irrilevante)
mentre io studio lingue e lavoricchio a tempo perso, lui ha il suo giro di
amicizie e io il mio, ma ogni tanto mi capita di rivederlo per caso e fermarmi
a farci due parole, così, tanto per ricapitolare dove siamo andati a finire.
Una delle ultime volte risale a un paio di settimane fa, quando tra un discorso
e l’altro l’ho reso partecipe del fatto che non avevo più un ragazzo:
“Cosa?! Cavolo mi spiace!”
“Ebbene si. Ma è tutto ok, davvero. All’inizio ero uno
straccio, ma dopotutto è stata una cosa di comune accordo…”
“Ma quando? Perché?”
“Più o meno tre mesi fa, eravamo davvero arrivati al
capolinea.” Ometto elegantemente di specificare tre mesi dodici giorni e
diciotto ore, sarebbe alquanto imbarazzante, e mi dilungo un po’ in spiegazioni
e motivazioni.
“Quindi ora sei tornata sulla piazza!”
E ride per sdrammatizzare con una pacca sulla spalla.
“Pare di sì. Anzi, se hai amici da presentarmi…” la butto
sul ridere anche io.
“Sì che ce li ho! Vuoi vedere le foto sul cellulare?”
“Sì dai! No, vabbè, scherzavo. In realtà dopo tre anni ora
voglio stare un po’ single.”
“Mica devi fidanzartici altri tre anni… è da quando hai
diciotto anni che non ti diverti un po’!”
“Sei il solito… e tu? Tutto ok con Martina?” gli chiedo per
cambiare discorso.
“Direi di sì…”
E questa era stata in breve l’ultima nostra conversazione.
Ma dopo quel pomeriggio ecco che ieri sera succede l’impensabile.
Il segno del destino, come vi dicevo.
Ero agonizzante sul letto a vedere una puntata di Sex and
the city (in replica e l’avevo pure già vista. O forse no, ma in fondo sono
un po’ tutte uguali) e pensavo che quelle quattro la facevano veramente facile,
tutta la storia degli appuntamenti e delle relazioni. Magari alcune volte erano
un po’ criticabili da un punto di vista prettamente morale, ma almeno non
stavano ad autocommiserarsi e a farsi dei colossal da milioni di dollari su un
futuro votato alla solitudine e al nubilato convinto. E per di più avevano
passato i ventuno da un pezzo, per cui conclusi che ero decisamente io a farla
troppo grossa.
È anche vero che il più delle volte loro non avevano una
relazione stabile, e così è molto più semplice seguire il consiglio degli
esperti continuando con la propria vita.
Ma secondo voi dove li trovano tutti quei soldi da spendere
in vestiti e scarpe da urlo che non lavorano mai?
Ora, evitando di nuovo di divagare, ero a vegetare con una
tisana ai frutti di bosco, noncurante del fatto che avrei fatto meglio a
studiare, quando sento il mio cellulare tornare alla vita.
Un sms. Sarà qualcuno dell’università che mi chiede se gli
presto degli appunti, o un libro. Leggo.
Da: Ste cell “Ciao Vale!come va?ven sera è il mio comple,e
voglio con me la mia amica di nuovo single.niente di ke,solo1locale dopo cena!devi svagarti!fammi sapere ok?baci,ste”
Erano anni che non mi chiedeva più di uscire. Ma lui
festeggiava ancora i compleanni a ventitre anni? Certo che se mi ha chiesto di
uscire dopo tutto questo tempo vuol dire che mi ha trovata proprio messa male!
Cosa gli dico? In fondo non conoscerò quasi nessuno a parte lui, la sua ragazza
ma solo di vista, e qualche nostro ex amico con cui lui è rimasto in contatto.
È anche vero che se sto a poltrire in questo modo non posso poi lamentarmi che
non mi succede nulla, perché non è che la vita ti bussi alla finestra mentre
sei svaccata sul letto, indossi un pigiama con gli orsetti stampati sopra, e ti
fai una cultura di telefilm americani andati in onda degli anni ’90 in poi. È
un segno che devo ricominciare a scatenarmi, visto che le mie ultime uscite
sono state alquanto fiacche.
Comunque dovevo meditarci un po’ su questa proposta, così ho
optato per una risposta diplomatica.
Risposta: “Ciao!io
tutto normale.grazie x ven sera,t faccio sapere ok?cmq nn dovrebbero esserci
problemi particolari…c sentiamo nei prox giorni.baci”
Direi che ho risposto in maniera esemplare. Non ho dato
l’aria della sfigata che non vuole mettere il naso fuori di casa, ma neanche
dell’affamata che si è messa a fare le capriole davanti alla prospettiva di
conoscere un po’ di gente nuova. Quando voglio so vendermi bene. Forse la mia risposta più che un ‘non so’
sembrava più un ‘probabilmente sì’ ma non mi importava. Ma dopo qualche minuto…
Da: Ste cell “Dai,nn
fare la preziosa!tanto lo so ke ne hai voglia…magari t presento qualke
tipo(skerzo)!c conto,ok?ciao”
Uffa, perché mi ha capito al volo? Pensavo di aver fatto un
buon lavoro col mio sms evasivo!
Risposta: “lo sai ke
nn mi piace fare la preziosa!cmq te l’ho detto,dovrei esserci,era solo così x
temporeggiare1po’…c sent doma o dopo!bye”
Ecco, dopo il suo squillo di conferma, avevo capito di
essermi ufficialmente organizzata la serata. Altro che diplomazia e capacità di
vendersi, sono una schiappa. Una
schiappa orgogliosa.
E questo era ieri sera. Adesso sono le sei del pomeriggio, e
dovrei studiare per l’esame di storia contemporanea, invece di pensare a (oh
mio Dio) cosa mettermi domani! Perché questa faccenda mi mette un po’ di
agitazione? Sto somatizzando troppo questa uscita. Ma d’altronde è un po’ come
il ritorno ufficiale alla vita sociale dopo aver abitato il limbo degli ‘appena
lasciati dopo una storia lunga’, e non si tratta di una cosa da prendere
sottogamba, devo comportarmi bene e fare bella figura.
Santo cielo, ma quanti anni ho? Non posso convivere con
queste paturnie! E ora devo concentrarmi su De Gasperi e gli anni del boom
economico italiano (non che sia particolarmente allettante, ma l’esame è la
prossima settimana).
Appena faccio in tempo a ritrovare la concentrazione, arriva
un messaggio a rendere vano il mio sforzo.
Da: Ste cell “allora,doma
sera alle10in piazza ok?nn t preocc se nn hai la macchina ke il posto c’è!ciao”
E meno male che il posto in macchina c’è, perché io non ho
un mezzo mio e la macchina di famiglia non la uso, il che costituisce un altro
ostacolo a ritrovare una vita sociale. Ad ogni modo è ufficialmente fatta.
Risposta: “ok,a
domani sera allora.PS:nn è ke6andato in giro a dire ke sn1disperata alla
ricerca d1ragazzo,giusto?xkè nn è vero!”
Il fatto che non mi risponda a questo messaggio mi fa un po’
insospettire, ma vedrò di passarci sopra.
Chissà poi dove andremo, non me ne ha parlato. Cioè, mi ha
accennato a un locale, ma è un po’ generica come descrizione. Vabbè, adesso
devo ritrovare di nuovo la concentrazione perduta; certo che se facesse meno
caldo però…
Il telefono squilla. E che palle, non si riesce a stare un
minuto tranquille? Giuro che se è mio padre che mi dice una cosa inutile gli
mangio la faccia.
“Pronto?”
“Ciao bella!”
“Sara!”
Si tratta della mia amica Sara, una delle prime ragazze che
ho conosciuto all’università: nessuna di noi aveva voglia di seguire il corso
di letteratura inglese e tra uno sbadiglio e l’altro ci siamo alzate e siamo
andate al bar. È più facile di quanto si possa pensare stringere delle
conoscenze nell’ambiente post-liceale.
“Come va? Disturbo?”
“Ma no, stavo solo cercando di studiare, ma con questo
caldo… la sessione estiva è insopportabile.”
“Già a chi lo dici! Io dovrei dare Storia dell’arte ma ho
una svoglia... comunque, ci sei stasera? Magari possiamo vederci per bere qualcosa.”
“Non so, ho Di Marco la prossima settimana.”
“Ah… vabbè, dai, torniamo presto, e semmai studi domani
sera!”
“Ehm… domani sera sarei a una specie di festa, boh...”
“Ma che palle, Vale! Hai ventuno anni e non puoi vivere di
solo studio! E poi devi uscire!”
Ora, questo fatto che tutti si sentono in dovere di
spiegarmi quali sono i miei bisogni mi dà un po’ sui nervi. Lo saprò io di cosa
ho bisogno? E ora come ora ho bisogno di studiare la storia del ‘900.
“Te l’ho detto, non so! Mi farebbe piacere, è un po’ che non
ci vediamo ma…”
“E allora non si discute. Tanto lo so che sei preparata!
Passo da te in motorino per le 9.30!”
“Uff… e va bene, d’accordo. A dopo!”
“A stasera allora, ciau!”
Ma sì, chi se ne frega, tanto stasera non concluderei niente anche se stessi a casa, me lo sento, e poi mi fa piacere uscire con Sara, è una pazza totale e con lei ci si diverte sempre, anche nel posto più sfigato.