Capitolo 1. Il solito risveglio
Kaori aprì gli occhi.
Fuori c’era ancora buio.
Dalle vecchie imposte non filtravano ancora i raggi del sole.
Sbuffando si girò verso il
comodino per prendere le cuffie della sua vecchia radiolina, consapevole del
casino che di lì a poco sarebbe ricominciato.
Mentre le note di una melodia
trip-pop la riaccompagnavano dolcemente nel tepore del dormiveglia, una delle
infermiere che più odiava la svegliò di soprassalto.
“Makimura, la temperatura!”
urlò questa con tono luciferino, porgendo alla ragazza l’oggetto di vetro.
Kaori, nuovamente sveglia,
mise il termometro sotto l’ascella e si accasciò tra i cuscini, desiderando di
essere ovunque tranne che lì.
Guardò l’orologio.
07:12
Già due ore che era sveglia.
Si girò a fatica, perché
ancora una volta il laccio del catetere le si era attorcigliato alla gamba.
‘Di nuovo! Che palle…’
Mentre premeva l’interruttore
del campanello, pensò che mancava una settimana al suo ventesimo compleanno.
E desiderò nuovamente di non
essere lì.
“Signorina, thè o latte?”
“Thè al limone, grazie”.
Cazzo, erano due settimane
che stava lì, e ancora quella rimbambita di una inserviente non aveva capito
che lei odiava il latte?
Prese le fette biscottate e
cercò di ammorbidirle con un po’ di marmellata, mentre con occhi stanchi
osservava il reparto riprendere vita.
Erano passati esattamente
quindici giorni dal giorno del suo ricovero, i primi dieci trascorsi a fare
esami e visite estenuanti, poi finalmente l’intervento alla colonna vertebrale,
che però ora la costringeva a letto da tre notti e quattro giorni.
Il trapianto sembrava essere
andato a buon fine…ma era ancora presto per dire che era fuori pericolo.
E lei era stufa marcia, non
ne poteva più di stare immobile e ferma tutto il giorno….Lei, che studiava
lingue alla prestigiosa università di Tokyo, dove aveva appena cominciato il
secondo anno. Lei che giocava a pallavolo tutti mercoledì con le sue amiche,
andava in palestra ogni martedì e giovedì….Ora era inerme e ferma, si sentiva
un vegetale!
Le cadde la fetta mezza
mangiucchiata nel thè.
La osservò sciogliersi
lentamente nel liquido color cannella, pensando a quanto sarebbe stata triste
la sua esistenza una volta uscita da lì.
“Kaori?”
“Finalmente Maki!! Mi hai
portato il libro?”
“Si…” sospirò il giovane
poliziotto. Anche se in quelle condizioni, sua sorella non poteva non pensare
allo studio.
“Non potresti evitare di
sforzarti, almeno in questi giorni?”
“Ma dai!!! Lo vedi anche tu
che qui sono tutti moribondi! Come faccio a passare il tempo??” urlò Kaori
scandalizzata. Non capiva proprio niente lui….Gli uomini!
E poi era sempre meglio
studiare, che osservare da vicino la propria sofferenza riflessa nei volti
impietositi degli altri pazienti. Tutti a pensare la stessa cosa ‘Ma com’è
giovane!’.
Kaori invece odiava essere
compatita.
“Perché non parli un po’ con
qualcuno?” continuò lui, mentre si sedeva sulla poltroncina vicina al letto.
“Non so….qui stanno tutti
male, e poi da quando mi hanno operata non posso nemmeno alzarmi!”
“E’ vero, ma con sette
compagne di camera avrai pure la possibilità di scambiare quattro chiacchiere,
o no??” le disse lui sorridendo.
Kaori gli sorrise a sua volta,
perché sapeva che suo fratello aveva ragione. La realtà era che la sua
timidezza la faceva stare sui libri tutto il giorno, piuttosto che andare in
giro per le corsie dell’ospedale a conoscere gente.
Rimase lì con lei fino
all’ora di pranzo, poi Maki tornò in centrale.
“Ah Kaori, hai già conosciuto
l’amico di Saeko?”
“Chi Maki?”
Kaori lo guardò confusa.
“Non lo sai? Qui dovrebbe
lavorare un infermiere amico di Saeko…Forse però non è ancora rientrato…so che
era in ferie, magari lo vedrai in questi giorni.”
“Spero di no!!! Chissà che
tipo è se conosce la tua ragazza!!”
“Ehi che fai, sfotti???”
Ma Maki era felice. Sua
sorella non aveva ancora perso il suo senso dell’umorismo, nonostante tutto.
Era proprio una ragazza
forte.
13:30.
Kaori ascoltava i brontolii
delle donne che vicino a lei schiacciavano il sonnellino del dopo pranzo. Lei
come sempre non riusciva a dormire, ma le infermiere molto gentili chiudevano
totalmente le imposte, lasciandola al buio della stanza e dei suoi pensieri.
I rumori dallo stanzino del
personale le ricordarono che fra poco sarebbe cambiato il turno.
Pensò a quello che le aveva
detto Maki. Sarebbe stato bello
conoscere una persona gentile in quel posto. Qualcuno che ti rispondesse
decentemente, e che ti trattasse come un essere umano. Solo quello, non
pretendeva molto Kaori.
Chiuse gli occhi, poi il
trillo del cellulare la ridestò dalla sua melanconia, riportandola alla triste
realtà.
14:14
“E’ permesso?”
Cavolo!
Una volta che riusciva ad
addormentarsi…
Kaori aprì gli occhi e
stiracchiò le braccia.
Incuriosita cercò la fonte di
quella voce….Una voce nuova, bassa e vibrante, una voce che stonava in una
stanza di ospedale.
Rimase a bocca aperta, quando
vide che un uomo, apparentemente giovane, era entrato nella stanza e stava
passando a salutare le vecchiette a lei vicine, quasi fossero vecchi amici. E
loro squillavano e gongolavano tutte alla vista del tipo, vestito da infermiere,
che girando di letto in letto sistemava cuscini, lenzuola, e con zelo
controllava le flebo.
Lasciò lei per ultima.
“E’ permesso? Scusa, ti ho
svegliato vero?”
Kaori arrossì violentemente.
Odiava essere visto mentre
dormiva. Soprattutto da uno come lui.
“Ciao, io mi chiamo Ryo…tu
devi essere Kaori vero?”
Ancora più rossa.
Non riusciva a parlare.
“Si…”
Ma appena provò ad aprire la
bocca, lui mise a controllare il suo flebo e la sacca del catetere.
“Aspetta un attimo, devo
cambiare questa e torno subito…”
Dio che vergogna!!!
Kaori avrebbe voluto
sprofondare!!!!
Come poteva star lì nel
letto, quando un tipo così…così assolutamente perfetto le cambiava….non osava
nemmeno pensarlo.
Si tirò su il lenzuolo sulla
testa, cercando di nascondere le guance scarlatte.
“E’ permesso?”
Di nuovo!
Stava sotto il lenzuolo, e
non l’aveva nemmeno sentito avvicinarsi!
“Ciao…” era tutto quello che
riusciva a dire.
“Come ti senti?” le disse
appoggiando una mano sulla fronte.
Kaori si perse in quegli
occhi neri, ed il tocco di quelle dita la fece andare fuori di testa.
Sentì il cuore accelerare
violentemente i battiti, il sudore colarle giù lungo la schiena, inzuppano la
spessa fasciatura, e istintivamente chiuse gli occhi mentre vedeva la mano
avvicinarsi.
“No sei fresca…bene, vuol
dire che non ci sono infezioni in corso.”
Male…pensò invece Kaori,
perché ora che l’aveva lì davanti a lei, desiderava con tutta sé stessa che
rimanesse a farle compagnia. Anche a costo di farsi fare centinaia di
iniezioni, da quelle mani…
“Ora devo fare il giro,
magari dopo passo ancora così parliamo un po’, eh?”
Lui le sorrise dolcemente,
poi si alzò e con fare deciso tornò in corsia.
‘Ryo…’…Kaori fece solo in
tempo a vedere le vecchiette vicine ridere per la sua faccia rossa
dall’emozione, per tornare poi ai suoi adorati libri.
Capitolo 2. Un nuovo compagno di viaggio
06:22
“E’ permesso? Kaori?!?
Kaori….sveglia, dovresti provare la temperatura…Kaori!!”
La ragazza dormiva
beatamente.
Ryo rimase qualche secondo a
fissarla, pensando che la vita era davvero ingiusta a volte. Non conosceva il
motivo della sua degenza, sapeva solo che la sua situazione non era delle più
rosee.
“Forza Kaori….svegliati per
favore!” sussurrò con tono supplichevole..
Finalmente la ragazza aprì
faticosamente gli occhi…e appena si rese conto di chi si trovava a dieci
centimetri dal naso si sentì morire.
Sentiva prudere il naso.
Aprì meglio gli occhi, e vide
che un ciuffo di capelli corvini le stava solleticando le narici.
Sussultò, un po’ per lo
spavento ed un po’ per l’emozione, tirandosi su di scatto.
Ryo le stava sistemando il
lenzuolo con modi affettuosi e teneri, come mai neanche suo fratello aveva
fatto.
Poi le disse che sarebbe
tornato dopo, per riprendersi il termometro.
“Spero tu abbia riposato
bene!” aggiunse, e mentre diceva questo le diede un buffetto sulla guancia.
Poi veloce e fulmineo si rituffò nella corsia ancora illuminata dalle luci notturne.
Kaori benedisse il buio.
Si immaginò in quel momento,
appena sveglia, e pensò che se il giorno prima aveva anche avuto un milionesimo
di possibilità di conquistare l’infermiere, ormai quella remota speranza era
perduta.
Capelli scompigliati e
arruffati in ciocche informi.
Il rivoletto di saliva secco
all’angolo destro della bocca (aveva il difetto di dormire con la bocca
aperta!).
Quella terribile camicia da
ospedale che la faceva apparire un sacco di patate….
Oddio! L’aveva vista col
sedere all’aria!!!
No… forse, se era ben coperta
dal lenzuolo, le sue natiche erano rimaste al loro posto…
Borbottando imprecazioni non
certo femminili e delicate, Kaori aspettò con ansia il ritorno dell’infermiere.
10:09
Li sentì arrivare ancora
prima di vederli.
I camici bianchi si
aggiravano sempre in gruppo, mai troppo presto e mai dopo pranzo.
Chiacchieravano e ridevano ad alta voce, come un gruppo di turisti durante una
visita guidata.
Kaori però sapeva benissimo
che era dal loro verdetto che dipendeva la sua libertà. Erano loro che potevano
darle il permesso di alzarsi dal letto, cosa che in quel momento più desiderava
al mondo!
Voleva essere presentabile,
così allungò il braccio verso il cassetto del suo comodino per afferrare la
spazzola.
Che era andata a finire sotto
il tovagliolo.
Il quale si era incastrato
nell’apertura del cassetto.
Kaori non era un tipo
paziente, così cercò di afferrare l’oggetto, strattonando e tirando come una
forsennata senza considerare il suo precario equilibrio.
Fu un attimo.
Le cedette il braccio
sinistro, con cui faceva leva sul letto.
Si trovò così spostata in
avanti, troppo avanti…
Un momento dopo Kaori era
ingrugnata tra il pesante letto ed il comodino, l’agognata spazzola fra le
mani, la camicia da notte ospedaliera tutta arricciata sulle cosce, e metà
degli oggetti posti sul mobile sparpagliati nella camera.
Per non parlare del tubo del
catetere, che naturalmente si era staccato dalla sacca, facendo uscire il
liquido caldo e inzuppandole le caviglie.
E per non parlare del
baccano…
Tutte le sue compagne la
guardarono preoccupata, ed in quattro schiacciarono contemporaneamente il
campanello di emergenza.
Naturalmente fu l’infermiera
più antipatica a presentarsi.
“Makimura, che diavolo hai
combinato??? Cosa volevi fare?”
“Io…mi spiace, volevo solo…”
“Tu non devi volere un bel
niente! Guarda che casino hai combinato, e proprio mentre stanno facendo il
giro i medici! Se tu stessi calma queste cose non succederebbero…”
L’infermiera non smetteva più
di brontolare, mentre con stizza raccoglieva alcuni degli effetti personali che
erano finiti di fronte alla porta della camera.
Kaori era rimasta immobile e
con le lacrime agli occhi.
Non aveva fatto apposta.
E se avesse chiamato
l’infermiera per farsi dare la spazzola…L’avrebbe sicuramente mandata al
diavolo!
Era lì ferma da qualche
minuto, mentre il freddo del pavimento iniziava a farsi sempre più pungente.
L’odore di urina le dava la
nausea.
Si sentiva uno schifo, ma
aveva paura a fiatare, per non irritare ulteriormente la donna.
“Non puoi alzarti da sola?”
le chiese quella seccamente.
“No…”
‘perché la schiena mi fa un
male cane, e perché ho paura di cadere di nuovo. Cretina’.
“Allora vado a chiamare
Saeba, tu intanto cerca di non combinare altri danni”.
Kaori cambiò colore.
10:13
“Ti sei fatta male? Dovresti
stare attenta, sai?”
La stava sostenendo,
tirandola su con quelle forti braccia facendo attenzione a non toccarle la
schiena. E stando attento a non girarla…rivelando così a tutta la camera le
parti basse della ragazza.
“Grazie Ryo.” Kaori si
sentiva ancora agitata. Offesa. Mortificata soprattutto.
“Non fa niente! Ora sta qui
che ti risistemo il catetere e ti vado a prender un’altra camicia da
notte…Quella che indossi è sporca.”
Fece appena in tempo ad
uscire, che Kaori cominciò a piangere silenziosamente.
11:25
Poteva alzarsi.
Il dottore le aveva dato il
permesso.
Rimaneva solo un piccolo
problema.
Dovevano toglierle i due
punti sulla schiena (poco male).
E sfilarle il catetere.
Kaori era molto timida, anche
se non lo dava mai a vedere.
E dopo la caduta…Non voleva
mettersi in mostra ancora di più, specialmente in quelle zone! Le infermiere
poi avevano la delicatezza di un pachiderma…
Al pensiero che Ryo l’avrebbe
vista praticamente nuda….si sentì mancare.
Sospirò piano.
Credeva di essersi presa una
bella cotta…
Ma Kaori era un tipo
razionale, riflessivo e molto realistico.
Era sicura che un tipo così
bello, affascinante, seducente…insomma, così fantastico avesse sicuramente già
una ragazza.
Però poteva sempre chiedere a
Saeko….
Dimenticando le sventure di
quella mattina, in preda ad un nuovo entusiasmo Kaori afferrò il cellulare, e
compose il numero di quella che presto sarebbe diventata sua cognata.
Cap .3 Il prezzo della libertà
16:16
Libera!
Libera!!
Libera!!!
Finalmente Kaori era stata
liberata da quelli che considerava degli strumenti di tortura.
E la Dott.ssa Mimiji era
stata molto gentile con lei, posizionando anche dei paraventi affinché le altre
persone della camera potessero evitare di ammirare il suo ‘popò’ per aria. Era
stata anche molto delicata nel toglierle i punti dalla schiena, non aveva
sentito quasi niente.
Si stiracchiò più volte,
riappropriandosi definitivamente del suo corpo.
Per prima cosa sarebbe andata
in bagno.
Kaori afferrò la busta
voluminosa che conteneva tutto il suo mondo, e con passo ancora un po’ incerto
si diresse verso i minuscoli servizi del reparto, trascinandosi a dietro la
flebo che le avevano lasciato ‘per ricordo’ .
Due piccoli specchi e una
doccia microscopica, ma che in quel momento le sembravano il paradiso.
Mentre camminava lungo la
corsia, pensò alle parole che Saeko le aveva detto al telefono qualche ora
prima.
“E’ molto introverso, ma ha
un cuore d’oro.”
“Professionale, si impegna
moltissimo per le sue pazienti…è davvero bravo nel suo mestiere.”
“Fidati di lui Kaori, se hai
bisogno di qualcosa non farti scrupoli e fatti aiutare da Ryo.”
Queste frasi continuavano ad
echeggiare nella sua testa…
Era il ritratto del suo
principe azzurro, dove lo trovava un altro così?
Immersa nelle sue
fantasticherie, non si rese conto della profonda voce maschile che arrivava
dallo stanzino del personale, situato proprio di fianco al bagno.
Kaori sentì un brivido lungo
la schiena, forse perché non si aspettava di trovarselo lì quel pomeriggio. Sapeva
con certezza che aveva staccato alle 14.
Avanzò piano, per non farsi
vedere.
‘Che stupida sono! Perché non
dovrei farmi vedere?’
Ma Kaori era molto timida, e
certi incontri preferiva che avvenissero per caso.
Non resistette però alla
tentazione di sbirciare dentro alla porta.
E quello che vide le gelò il
sangue.
Lui, seduto al tavolo, una
mano a sostenergli lo splendido viso.
L’altro braccio disteso, come
a tener afferrato qualcosa. O qualcuno.
Una risata di donna
accompagnò le parole dell’uomo.
Poi lui si sporse a darle un
bacio.
E vide che la donna non era
altri che la cara, gentile, tenera Dott.ssa Mimiji.
Kaori rimase impietrita di
fronte alla porta.
Il cicalio di un campanello
interruppe l’idillio.
I due si allontanarono
bruscamente, e la Dott.ssa uscì di corsa senza neanche notare la paziente che
stava imbambolata di fronte al bagno, la borsetta in una mano e l’asta della
flebo nell’altra.
Ryo uscì tranquillo,
buttandosi la giacca di jeans sulle spalle.
L’aveva sentita arrivare,
sospettava fosse lei perché la sua ‘ragazza’ le aveva raccontato che finalmente
la Makimura avrebbe potuto alzarsi dal letto. Smettendo di rompere le scatole a
tutti i dottori che ogni volta le passavano accanto.
Ryo si era infastidito a
quelle parole ciniche, ma non aveva replicato.
Non era certo nella posizione
per poterlo fare.
E ora se la trovava lì, a
mezzo metro.
Kaori però non gli lasciò
nemmeno il tempo di salutarla, perché si era già fiondata in bagno.
18:45
“Kaori, perché non mangi?”
“Maki non ho fame” rispose la
ragazza infastidita, allontanando da sé il vassoio con la cena. Le si era
chiuso lo stomaco dopo quello che aveva scoperto nel pomeriggio.
“Saeko mi ha detto che domani
verrà a trovarti, dice che ha un sacco di cose da raccontarti…”. L’uomo cercò
di cambiare discorso.
Ma Kaori sembrava non
sentirlo nemmeno, come se fosse su un altro pianeta.
Maki prese una sedia e si
sedette accanto alla sorella, cingendola con un braccio per avvicinarla a sé.
“Sorellina, sei preoccupata
per qualcosa?”
Kaori non si aspettava un
gesto così affettuoso.
Le si riempirono gli occhi di
lacrime.
“Oh no! Non devi piangere
Kaori! Non sappiamo ancora cosa dicono gli esami…Non fasciamoci la testa prima
di averla rotta! Magari i dolori che hai avuto sono insignificanti…”
Kaori appoggiò la testa alla
spalla del fratello, come faceva da piccola ogni volta che scoppiava un
temporale. Aveva una paura folle, specie dei tuoni.
Pensò che era davvero
fortunata ad avere un fratello così buono e premuroso, che continuava
imperterrito a dirle di stare tranquilla e serena…In realtà il suo malumore non
era causato dalla malattia che minacciava di stravolgere la sua vita. A quello
Kaori proprio non aveva pensato più dal momento in cui aveva visto Ryo.
Rimasero così per qualche
minuto, intenti a sostenersi l’un l’altro.
22:18
La finestra del bagno non
offriva un gran panorama.
Si vedevano i tetti rossi dei
palazzi di fronte. Le finestre con le imposte chiuse, le luci
che filtravano dalle
tapparelle di vari colori.
Fuori la vita scorreva
normale.
Kaori era in piedi nello
stanzino del water, con il busto appoggiato alla finestra...non il più bel
luogo della terra, ma almeno lì poteva pensare tranquilla.
Provava ad immaginare cosa
stavano facendo gli abitanti del palazzo di fronte…Tanto per passare il tempo.
E per non uscire.
Era arrivato in anticipo,
aveva sentito la sua voce almeno mezz’ora prima che cominciasse il suo turno.
Quando stava facendo il giro
di controllo per le medicine lei si era fiondata (si fa per dire, visto che
l’amico flebo le teneva sempre compagnia) nel bagno, dove aveva praticamente
passato la maggior parte della serata.
Infatti vi si era recata
anche durante il giro della camomilla.
E anche durante il saluto
della buonanotte, che in effetti dato da Ryo assumeva un senso…
E anche ogni volta che una
delle sue compagne di stanza chiamava un infermiere, lei sistematicamente si
alzava e si dirigeva o in bagno, o nella stanza della televisione. Che però
veniva cortesemente chiusa alle 22, per evitare che le sorde vecchiette
tenessero il volume troppo alto.
Kaori sapeva che non avrebbe
potuto evitarlo per sempre.
Ma si sentiva una stupida,
una cretina.
Si era illusa per qualche
ora, crogiolandosi nelle sue romantiche fantasticherie, senza considerare
quella che era la realtà dei fatti: un tipo così bello non poteva essere
single!!
Si sentiva stanca.
Decise però di aspettare
ancora un po’, per evitare strani incontri.
Era persa nei suoi pensieri,
le mani incrociate sul petto, quando sentì bussare alla porta.
“E’ permesso? Kaori, sei lì
dentro?”
Per la seconda volta in quel
giorno Kaori si sentì morire.
Ma questa volta non aveva via
di fuga.