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Autore: Lord_Trancy    24/02/2012    8 recensioni
Una città di notte.
Due uomini, due vite.
E un solo angelo.
“La neve scendeva leggera, come piume d’angelo, ma non accennava a fermarsi.
Mail Jeevas era uscito di casa senza neanche pensarci, solo con la voglia di sentire il freddo della notte.”
[M♥M]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Dodicesimo
Shopping
 
Appena mise piede all’esterno dell’edificio della Facoltà, Mail si concesse uno sguardo al cielo cupo e un abbondante tiro alla sigaretta.
Una mattinata di lezioni non troppo pesanti, le nuvole irraggiungibili, che minacciavano neve e vezzeggiavano il sole con le loro ombre grigie, una Lucky Strike tra le labbra; ecco, il quadro della sua vita. Il Natale, o qualsiasi altro evento, non sarebbe riuscito a renderla nuova, speciale.
Era grigia come le lunghe strade di NY.
Dopo pochi metri nel giardino che circondava l’università, si accorse che una piccola folla di persone andava via via formandosi vicino al cancello d’ingresso.
Mail non era mai stato tipo che adorava immergersi tra la gente, più semplicemente preferiva una vita sociale meno impegnata, motivo per cui tagliò a dritto senza neanche provare a capire cos’è che richiamasse l’attenzione quel gruppetto di studenti.
Fu solo il riflesso della smorta luce di quella mattinata sulla carrozzeria nera, tirata a lucido, che come il canto di una sirena, gli impose di fermarsi.
Non si era – se si escludono alcuni dei suoi vecchi giochi per PSP dei tempi delle medie – mai interessato alle moto. Ma, diamine, quella era una Ducati!
Nera, perfetta, ferma all’ingresso di un’università e circondata da una decina di studenti stupiti.
Mail si avvicinò, facendosi largo tra due ragazzi, anche solo per la soddisfazione di vedere i caratteri argentei della marca in mostra sul telaio.
Il mezzo sorriso che stava per increspargli le labbra si spense completamente, per tramutarsi in una bocca spalancata che tradiva spudoratamente tutto il suo stupore, quando, facendosi più vicino alla moto, notò il suo proprietario, comodamente appoggiato alla vettura. I vestiti neri, prevalentemente di pelle, i capelli finissimi mossi a dispetto dal vento gelato e un angolo della bocca leggermente alzato, a conferirgli un’aria vagamente strafottente, probabilmente causata dalla posizione non troppo elegante di Mail, sporto in avanti per osservare la moto e quasi inginocchiato a terra, erano indizi poco trascurabili su chi fosse il proprietario dell’inaspettato veicolo.
Rimase ancora qualche istante a fissarlo dal basso, colto alla sprovvista dalla sua presenza. Dio, se non era l’uomo più bello che avesse mai visto!
- Mihael? –
Disse, tirandosi su, cercando di nascondere la sorpresa – stupenda sorpresa – di vederlo lì.
- Ehi Mail, finalmente ti ho trovato. Ho davvero creduto che tu mi avessi mentito quando mi hai detto che frequentavi quest’università. –
Il tono era vagamente scherzoso, forse un tantino in soggezione dai pochi curiosi ancora attorno a loro.
Ti ho trovato. Allora non era lì per caso, era lì per lui. Mail, con una reazione degna di un’adolescente alle sue prime cotte, rischiò di arrossire.
- Che ci fai qui? –
- Sono venuto a cercarti, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere rivedermi. – disse con una sicurezza fuori dal comune.
- No, cioè, sì, solo che io… beh, non me lo aspettavo. –
- Diciamo che mi piace sorprendere la gente. –
- Oh, ci sei riuscito. –
- Hai impegni oggi? –
Mail ripassò mentalmente la routine della sua giornata. Ora che il negozio dove lavorava era chiuso per ferie la sua routine funzionava più o meno come quella di un quindicenne. Scuola, videogiochi, videogiochi, videogiochi. Tra queste semplici tappe comparivano degli atti di sopravvivenza, come una telefonata al take away più vicino. E Maddie. Sì, adesso doveva aiutare sua sorella se ne avesse avuto bisogno.
- In realtà niente di speciale. –
- Allora monta, su. –
Il biondo porse il casco integrale che teneva in mano a Mail, che ci mise qualche secondo a collegare.
- Cioè, mi fai fare un giro su questa? –
Mihael gli rispose con un ghigno strafottente porgendogli il proprio casco a salendo sulla moto. Mail sorrise di rimando.
Di tutto si sarebbe aspettato meno che quel ragazzo meraviglioso lo venisse a prendere senza dire nulla, senza avvertire, presentandosi con un mezzo ghigno spaventosamente intrigate e una Ducati decisamente poco accessibile per un ventenne che si esibiva la sera nei locali.
- Dove mi porti? –
- Ancora non lo so. –
Senza farsi problemi Mail salì a bordo del veicolo, sedendosi dietro il biondo, curioso di sapere dove sarebbero finiti.

***

- Siamo qui per le spese dell’ultimo minuto? – domandò Mail, togliendosi il casco e guardando il centro commerciale dove si erano incontrati quasi una settimana prima.
- Non sono tipo da regali di Natale. – sbuffò Mihael.
Stava cercando di rimanere calmo. Perché era rrivato il momento anche per quello.Ora doveva sedersi di fronte a Mail e dirgli che se ne andava da New York. E che non sarebbe tornato. Era una cosa che detestava, quella. Perché wuello era l’unico vero addio che avrebbe detto. Per tutto il resto sarebbe scomparso senza rumore. Nessun lavoro fisso, nessun vero amico. La sua casa non aveva niente che la facesse essere davvero tale.William, William, avrebbe accetto di non vederlo più anche con una semplice telefonata. Gli sarebbe mancata senz’altro la sua bella moto – uno dei primi regali di Will – ma avrebbe imparato a fare a meno del rombo del suo motore come aveva imparato a rinunciare a tante altre cose.
 L’unica persona che si meritava davvero le sue parole era Mail. Non sapeva con precisione cosa provasse per lui. Era solo un bel rossino che si era portato a letto una sera perché era quello di cui aveva voglia. Poi tutto ilresto era accaduto senza che se ne accorgesse. Gli voleva bene, quello sì. Mail riusciva a infondergli una strana sicurezza, come se potesse lasciarsi andare ed essere solo se stesso con lui, senza dover temere di esserlo, e al contempo sapere che avrebbe sempre e comunque ricevuto un abbraccio.
 Lo guardo avvinarsi ad una vetrina di un negozio di... videogiochi? Sì, era proprio un negozio di giochetti per mocciosi. Mail era praticamente appiccicato al vetro e quando si voltò verso Mihael gli si leggeva in faccia una specie di “Mi ci porti”. Mihael non si sarebbe stupito se avesse messo su un muso cucciolo per cercare di convincerlo ad entrare.
 Ma prima che potesse aprire bocca Mihael già gli rispose.
 – No. – disse serio, con uno sguardo che non ammetteva repliche.
 - Oh, andiamo che ti costa? –
 - Non ho alcuna intenzione di entrare lì,dentro. – rispose indicando il negozio con stizza.
 - Avanti, non puoi disdegnare un tale paradiso. – proferì Mail con la faccia di uno chela sapeva lunga.
 - Oh santo cielo, sono andato a letto con un minorenne. – sospirò sconsolato Mihael – Ti ho già detto che non ci vengo perché voglio... voglio... – si guardò intorno – voglio entrare lì. – affermò dirigendosi verso il primo negozio che gli era passato di fronte agli occhi.
 - Qui? – chiese Mail, seguendolo scocciato in quel negozio di abiti di marca, assolutamente costosi.
 - Uhm... sì, qui. –
 Eludendo qualche commessa Mihael diede un’occhiata alla merce in vendita in quel negozio – di cui non aveva fatto nemmeno in tempo a leggere il nome -. Abiti decisamente troppo cari per le sue tasche. Ma non per quelle di William, in effetti. Era sicuro di aver preso la carta con sé.
 - Voglio quello. – disse infine, fermandosi di fronte ad una ragazza intenta a scegliere un giubbotto da uomo.
 Mail lo guardò storto.
 - Va bene. Prendilo. – disse con tutta l’ovvietà del mondo Mail e afferrando una delle giacche del modello che tanto sembrava piacere a Mihael.
 - No, no. Io voglio quella giacca. – disse indicando il capo in mano alla ragazza. Il suo sorriso non aveva proprio nulla di rassicurante.
 - Cosa? Ma che diavolo stai dicendo? –
 - Dico che non me ne vado da qui finché non avrò quel giubbotto. –
 Sembrava molto sicuro. Mail lo fissava a metà tra l’indispettito e metà con l’espressione di uno che aveva appena scoperto la vita su marte.
 - Va bene. Finiamola con questo teatrino. – concluse infine Mail, andando verso la ragazzina con il bramato giubbotto.
 Mihael sembrava perplesso. Lo stava facendo veramente!
 - Ehi, scusami. – La ragazzina si voltò su di lui.
 - Mi chiedevo se potresti darmi questa giacca. – Lo guardò confusa, mettendosi sulla difensiva.
 - No sai, c’è quel mio amico laggiù che ha deciso di interpretare la parte della bambina capricciosa e... – si interruppe a metà frase quando si accorse che di Mihael, dove lo aveva lasciato non ce n’era neanche più l’ombra.
 Fece appena in tempo a vederlo correre verso i camerini.
 
 
Lo seguì nel camerino dove era entrato di corsa, ancora un poco shockato per il suo comportamento. Appena scostata la tendina nera della cabina, trovò Mihael di spalle, rivolto verso lo specchio. Per un attimo Mail ebbe paura della sua reazione.
- Mihael? – chiese con voce un poco preoccupata.
Quello, senza dire una parola, si voltò verso di lui, guardandolo negli occhi e aprendo la bocca per dire qualcosa, facendo in tempo solo a permettere alle proprie labbra di chiudersi e stendersi in un sorriso infantile. Un secondo dopo Mail si perdeva nel fissare Mihael che si piegava su se stesso, lasciandosi prendere da una risata fragorosa, quasi ridicola e molto contagiosa. Eppure Mail, nonostante la sua indole, non riuscì ad unirsi all’altro. Lo fissava con occhi che non aveva mai avuto per nessuno, contemplando ogni piccolo sussulto del suo petto, i capelli sottili che venivano scossi da ogni sua risata. Poi alzò lo sguardo – aveva gli occhi lucidi – e Mail sentì il suo cuore il suo stomaco stringersi e soffocarlo. Per un attimo, solo per un attimo.
- Fallo ancora. –
Mihael lo guardò confuso, alzando un sopracciglio.
- Eh? Cosa? –
- Fallo ancora. – ripeté – Sorridi così di nuovo. –
Mihael continuava a non capire, fissando imbarazzato Mail, che lo guardava con occhi pieni di qualcosa che lui non conosceva. Si sentì troppo al centro dell’attenzione. Lui, lui che aveva tenuto la testa alta anche quando se ne stava mezzo nudo in una piazzola di sosta.
Ci provò, Mihael, ci provò a sostenere il suo sguardo, ma poi – per quella che doveva essere la prima volta – fu costretto a spostarlo sulla gruccia attaccata alla parete accanto a lui. Nel farlo, arrossì e sorrise per dissimulare l’imbarazzo.
- Ma che dici, Mail? Non fare il cretino. –
- Non sto scherzando. – Mail gli prese il volto tra le mani e Mihael quasi avrebbe voluto essere da tutta un’altra parte – Sei… sei bellissimo. –
Non era che non volesse sentire le labbra sulle sue in quel modo, quel contatto non gli dava assolutamente alcun fastidio, anzi avrebbe continuato a baciarlo in quel camerino fino all’orario di chiusura del negozio e molto oltre, effettivamente. Era la sensazione non meritare quelle braccia intorno al collo, di prendersi quelle emozioni senza poter lasciare niente in cambio. Perché non doveva assecondare quella lingua dolce, non doveva spingerlo contro la parete e cingergli i fianchi con tale possessività, no, doveva solo dirgli “Mail io me ne vado”. Cosa c’era di così complicato in un addio? Era l’ultimo, l’ultimo bagaglio da preparare. Eppure in così poco tempo era diventato il più pesante.
Un rumore sordo, provocato da qualcosa che sbatteva contro il legno della parete del camerino, spense quel moto di irrazionalità che aveva colto entrambi. Mihael si allontanò un poco dall’altro, recuperando la propria giacca da terra; quello non era il luogo adatto, meglio chiudere lì prima di imbattersi in situazioni poco gestibili.
 
 
- Non hai comprato niente alla fine. –
- No. Infondo era solo uno sfizio inutile. – affermò Mihael, passando di fianco al primo cesto della spazzatura dell’ingesso del centro commerciale, gettandovi il regalo, inutilizzato, di William.
- Ti riporto a casa. –
 

***

 
Mail si tolse il casco e lo porse al suo proprietario.
- Grazie, allora, per questa sorpresa. –
- Mi ha fatto piacere stare con te. – tagliò corto Mihael, mentre sentiva il proprio stomaco contorcersi in una sensazione disgustosa. Aveva voglia di vomitare.
- Ti richiamo io. – Propose Mail con un sorriso, voltandosi subito dopo verso il portone.
- Mail! Aspetta… -
- Che c’è? – Il rosso si voltò ancora, con un mezzo sorriso addosso e una vaga curiosità negli occhi. Quella visione ebbe la capacità di uccidere Mihael almeno mille volte.
- Niente. – disse, non riuscendo a impedirsi di poggiargli un bacio leggero sulla fronte.
 
Maledetto! Maledetto Mihael Keehl, maledetto cento volte. Adesso, oltre che fare male a se stesso avrebbe ferito anche Mail?
Diede gas, assordando ogni pensiero con il rombo del motore, filando sull’asfalto incurante di ogni limite stradale e del buon senso.
 

 
 
 
Qualche Nota:
E insomma, eccomi qua infine. Ho scritto molto in questo periodo. Questo fatto mi ha davvero aiutata a riprendere la voglia di proseguire questa fic (prima era diventato impossibile riuscirci decentemente...). Quindi sono lieta di poter comunicarvi che gli aggiornamenti torneranno regolari (almeno una volta a settimana insomma ^^). Mi dispiace solo di essere tornata con un capitolo così brutto e inutile... giuro che il prossimo sarà meglio.
Ringrazio infinitamente chiunque abbia letto questa storia, e ancor più chi si è preso la briga di recensirla... più rileggevo le vostre parole più venivo motivata a continuare *^* Spero che nonostante la lunga assenza possiate continuare a sostenermi, non mi vergogno di dire che conto moltissimo sui vostri commenti J
Ora devo andare, baci
BianconiglioLally

 
 
 
  
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