falena ~
Gli avevano
raccontato [...] che nessuno restava lì a lungo: eccetto lui.
Perché
sapeva evocare il fuoco...
Cornelia Funke,
‘Alba d’inchiostro’
Bianco è
dove tutti i colori confluiscono.
Nulla è
dove il tutto si fonde.
Qui è il Regno
in cui le anime dei vivi, dopo tanta pena, riposano.
Lo hanno
condotto in tante, cantando una muta nenia di perdita e trionfo. Lo hanno
adagiato nel blu e gli hanno chiesto di tingerlo di rosso. Lui le ha guardate,
senza capire, per uno sprazzo di eternità che per noi non ha alcun senso – qui è il Sempre, qui è
il Mai: il nostro è un tempo che non esiste.
I primi bagliori
hanno illuminato un volto che non ha più ragione di essere ma che è, poiché neppure la Morte
ha avuto il cuore di disperdere i tratti di Colui che Danza con il Fuoco, di
affidarli all’oblio, alla metamorfosi, alla rinascita.
Hanno illuminato
i suoi occhi.
Quelle che lo
portavano hanno riso, quelle che lo conoscevano hanno sussurrato il suo nome, quelle
che non attendevano il suo arrivo hanno sfiorato il punto in cui il cuore aveva
cessato di battere. Sorprese, felici. Il fuoco ci è così lontano,
così paurosamente lontano. Anche noi
abbiamo paura di ciò che non conosciamo e non comprendiamo.
Non dalle carni
che si è lasciato alle spalle, né dai suoi occhi pure così
vivi il diverso ci ha colpite. Colui
che Danza con il Fuoco non sa, non ha mai saputo, ma è la sua anima
stessa a governare vita e morte: poiché ci ha tanto temute e tanto
bramate, poiché ci ha invocate e ci ha sfuggite, così la fiamma
– genesi che muore – piegandosi a lui lo ha reso degno del nostro
rispetto e timore. Mute e ridenti lo abbiamo osservato e accolto.
Per la prima
volta il blu si è tinto di rosso, e in quell’istante di
eternità gli occhi di lui si sono posati nei miei.
«
Che cosa siete? »
«
Siamo chi siamo. »
«
E io, cosa sono? »
«
Sei ciò che sei. »
Molte sono le
voci dei mortali, e molte sono anche le storie che parlano di noi. La paura
porta all’esigenza della comprensione. Chi siamo? Da dove veniamo?
Perché esistiamo? Dicono che, ogni volta che un innocente le va
incontro, la Morte si arricchisce di una Figlia. Dicono che è quella la
ragione che li induce poi a seguirci. Ci chiamano nostalgia. E forse è
l’illusione di un ricordo, ciò che Colui che Danza con il Fuoco
insegue nei miei occhi.
Sediamo insieme
al fiume, ove il suo volto bianco e privo di segno alcuno si riflette nei sogni
di chi ha lasciato a ricordarlo. Anche questo
blu, sotto le sue dita, può diventare rosso: lascia danzare la fiamma
per me, perché sa che l’amo e l’odio, come lui ama e odia il
fiume le cui immagini non riesce mai a distinguere.
Altrove lo
faceva per delle donne, per delle bambine, per un giovane dalla pelle scura
come la terra. Non può ricordarsene e se ne strugge. E si strugge del
non potermi toccare, del non potermi sentire, del bianco che gli lascio addosso
ogni volta che tento vanamente di lasciare che le nostre due essenze si
sfiorino.
Non potrei mai
dirglielo, non dovrei. Ma in fondo cos’è la paura se non desiderio
di conoscere? Cos’è il confine, se non ha ragione di essere
oltrepassato? Non è forse vero che le braci non aspettano che un soffio
per divampare ancora?
Quale dogma
presuppone che la Morte non possa amare
la Vita?
In silenzio,
lascia danzare la fiamma per me, perché è l’unico modo che
abbiamo di toccarci.
«
Perché sono qui? »
«
Ci hai scelto. »
«
Che posto è questo? »
«
Il tuo, ora. »
Verrà
qualcuno che lo porterà via.
Verrà
qualcuno che parlerà con voce di musica alla nostra Signora,
verrà qualcuno che varcherà ancor più fermamente la linea.
I mondi si toccheranno e il ciclo si romperà, e sarà giusto
così.
Sarà
triste lasciarlo andare.
Nella nostra
eternità canteremo ancora il suo nome, quello che gli abbiamo tolto,
quello che qualcuno gli restituirà. Nessuno mai potrà di nuovo restare
tra noi. Nessuno mai ci mostrerà come l’essere e il non-essere
possono stare insieme, colorando di rosso il blu e annullando finanche il
bianco. Nessuno dopo Dita di Polvere, Colui che Danza con il Fuoco, colui che
è morto per la Vita e che ha vissuto in casa della Morte.
A cantare
più forte sarà la mia voce senza suono; poiché lui mi ha
guardata, e io vorrei piangere, e per sempre me ne stupirò.
Verrà
anche per noi, forse, un tempo.
Nulla è
dove il tutto si fonde.
Bianco è
dove tutti i colori confluiscono.
Qui è il
luogo ove le dame bianche, impotenti, sognano.
Spazio dell’autrice
... Diciamo che favoleggiavo su una Dita di Polvere/Dama
bianca da molto, molto tempo.
Cionondimeno, non ho la minima idea di cosa abbia scritto.
Siate clementi, perché non la capisco nemmeno io. Ho
seguito le parole dove mi hanno portata – non me la sono sentita di fare
altrimenti. In qualche modo, l’atmosfera lo giustificava.
Adoro il nonsense ♥
Aya ~