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Autore: ViolaNera    25/02/2012    4 recensioni
Non ho nulla contro il fatto che mi tratti come qualcosa di prezioso e delicato.
Mi sfiora sempre con gentilezza e mi piace.
Solo che...
[SuFin]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Finlandia/ Tino Väinämöinen, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non ho nulla contro il fatto che mi tratti come qualcosa di prezioso e delicato.

Mi sfiora sempre con gentilezza e mi piace.

Solo che...




Tino lo osserva mentre viene assalito da Hanatamago, nel pieno di un'imboscata.

Attualmente è appesa coi denti alla sua lunga gamba e ringhia giocosamente. Una piccola e ballonzolante palla bianca che sembra un batuffolo di cotone troppo cresciuto.

Berwald mugugna qualcosa, ma avendo entrambe le mani impegnate non riesce a liberarsi da solo e si ferma, guardando in basso senza decidersi a far nulla.

Tino ridacchia, si alza dal divano mollando la rivista che lo teneva impegnato e va ad aiutarlo. Rimuove la cagnolina dai suoi jeans con la maggior delicatezza possibile, beccandosi uno sguardo ancora agitato ed un piccolo morso al polso, con aggiunta di scodinzolata furiosa. La lascia andare via e resta accucciato con un sorriso stampato in faccia. Poi, fa una cosa un po' strana, senza pensarci troppo: abbraccia la gamba di Berwald e si stringe ad occhi chiusi, premendole contro la guancia.

La sua grande mano non ci mette molto a posare il cacciavite e a trovare posto sopra la sua testa, sfiorandogli i capelli quasi con timidezza.

«Tino...»

Non mi rompo. Non sussurrare sempre. Se vuoi toccarmi puoi anche usare più decisione.

Berwald si china accanto a lui, obbligandolo in quel modo a lasciare la presa. Gli avvolge il viso tra le mani e lo accarezza, guardandolo con attenzione. Forse cerca solo di metterlo meglio a fuoco.

«Cosa c'è?»

Invece di parlare, Tino gli si avvicina maggiormente e si insinua tra le sue braccia, stringendosi forte. Lo svedese finisce seduto per terra, il suo corpo rannicchiato addosso, la schiena premuta contro un armadietto del soggiorno.

«Tino.»

Toccami. Maledizione, toccami.

«Perché fai sempre così?», sussurra, non senza una punta di imbarazzo. «Continui a pensare che abbia paura di te? È per questo che mi sfiori e non ti decidi mai a prendermi veramente per mano?»

Lo sente contro di sé, un leggero sussulto, mentre gli circonda la schiena con la solita cautela.

«Non hai paura di me... e ti prendo per mano.»

Era una metafora, Ber.

«Sei troppo controllato. Sei davvero così?»

Non hai mai voglia di... lasciarti andare? Essere meno carino?

«Sei dolce. Come dovrei comportarmi con te? Ogni gesto me lo ispiri tu... mh.»

Ecco, si è imbarazzato. Le sue parole si sono perse in un vago insieme di lettere tutte unite e sempre meno comprensibili. Avrebbe dovuto tacere? Ah, ma non ce la fa più a fingere che non importi.

«Mi piace la dolcezza. A volte, però...»

Vorrei anche sentirmi meno protetto. Più...!

«Non mi desideri mai nell'altro modo», borbotta, vergognandosi a sua volta.

Ma che discorsi gli va a fare? Non lo capirà mai! Mai! E non sono cose da dirsi una domenica pomeriggio con tutta quella luce che li illumina come su un palcoscenico! Sono discorsi per la camera da letto, immersa nella rassicurante oscurità dove tutto è permesso!

Si allontana con un groppo in gola, recupera il suo cacciavite e glielo rimette tra le mani con un leggero tremolio.

«Come non detto, lascia stare. Ti sto disturbando, finisci pure il tuo lav-»

«Tino.»

Ha un tono un po' più fermo, ora, tanto che si convince a smettere di fissargli la maglietta e tornare ai suoi occhi verde acqua, concentrati e profondi tanto da trapassarlo.

«Chi ti dice che non sia così.»

Il tremendo rossore che gli si sparge sulle guance, a quell'affermazione, è una prova abbastanza chiara che la domanda sia stata perfettamente compresa.

«Allora... cosa ti trattiene?», mormora il finlandese, avvicinandosi.

«Paura. Di farti male», borbotta girando il viso.

Già, paura. Non è difficile da comprendere, conoscendo la sua dolcezza innata e la cura incredibile che ha verso di lui.

«Non sono un cristallo né un fiore.»

«Moglie.»

Tino annuisce, sempre colpito da quel termine che ormai associa tanto facilmente a se stesso. Un tempo gli dava sui nervi, ricorda perfettamente ogni protesta. Poi si è arreso.

«Moglie non significa creatura di fragile aspetto ed altrettanto fragile consistenza, Ber!», sbotta stringendogli la maglia con la mano chiusa a pugno, proprio all'altezza dello stomaco. «Sono un uomo come te. Forse sono dolce e mi piace quando mi tieni per mano, mi piace quando mi baci in quel modo e anche... il resto... ma certe volte mi sembra di non riuscire a-»

Perkele!

Non è facile dire che ha il timore di non riuscire a scatenargli dentro quello che sente lui, quella voglia impetuosa che, a volte, vorrebbe esplodesse tra loro.

Oh no, non può dire una cosa del genere, rischierebbe di farsi finire le lenti esplose dei suoi occhiali dritti in faccia.

«Cosa mi stai chiedendo esattamente, Tino?», sussurra, spingendosi proprio quegli occhiali all'indietro, probabilmente per abitudine o soltanto per coprirsi un momento la faccia con la mano.

Tino prende un nuovo, abbondante respiro e lo rilascia con la frase successiva.

«Ti sto chiedendo di... toccarmi come vuoi. Senza trattenerti», replica deciso.

Gli sfiora la mano e gliela stringe attorno al cacciavite, sorridendo. Si sente meglio ad averglielo detto, qualsiasi cosa succederà.

«Adesso è meglio se finisci di fissare l'ant-»

E si ritrova capovolto, in un attimo. Un secondo prima era certamente inginocchiato, non aveva il pavimento sotto la schiena. Non aveva Berwald steso sopra di sé. Non aveva...

Quasi soffoca, nel bacio.

È questione di pochi secondi, prima che la lingua si faccia strada dentro la sua bocca dopo un momento speso a dischiudergli le labbra. Gli uccide le farfalle che avevano appena spiccato il volo per la sorpresa. Si sente stringere tra le sue braccia, che in qualche modo sono sia dietro la schiena che sotto la felpa enorme che indossa.

I loro corpi sono uniti, vicinissimi, e deve aprire le gambe per accoglierlo senza finire schiacciato.

Vorrebbe emettere qualche suono, di sicuro un paio di gemiti per quel contatto improvviso e quegli sfregamenti, certamente per la lingua, ma non riesce, le emozioni lo annientano.

Lo contraccambia per quanto possibile, prima di sentire le sue mani che gli bloccano i polsi ai lati della testa, sul pavimento.

«Così, Tino?», ansima Ber sopra di lui, le labbra contro la mandibola. «C-così?»

Il finlandese si ritrova col fiato corto.

«Kyllä, Ber... k-kyllä», ansima.

«Non puoi credere che io non... non ti des... insomma, non ti voglia così», sussurra, scivolando con una mano dal viso di Tino al suo petto, fino al primo bottone dei pantaloni. Lo fa saltare, evitando di guardarlo, e resta con le labbra a baciare piano il collo, eppure senza la delicatezza alla quale il finlandese è abituato.

Non che mi lamenti, ma... adesso? Sul p-pavimento? Oh...

«Ber... non devi dimostrarmi niente, non-»

«Ssh», lo zittisce continuando a sbottonarlo. «Non mi sforzo, Tino. È qualcosa che vorrei, ma che ho sempre avuto paura di fare. Mi sembra di mancarti di rispetto, ma se me lo chiedi tu, io...»

«Rakastat minua», sussurra Tino, spostando verso l'alto la mano, per liberarsi dalla sua presa, e stringendo di rimando la sua, dita fermamente intrecciate. «Non puoi mancarmi di rispetto.»

La mano di Berwald si infila dentro i suoi pantaloni, provocandogli una serie di brividi e alcuni piccoli gemiti soffocati.

«Non sei fragile», borbotta mordicchiandolo sotto l'orecchio.

«No.»

«Non mi trattengo», continua, sorpassando con le dita l'elastico dei boxer.

«Mh... n-no...»



Non ho nulla contro il fatto che mi tratti come qualcosa di prezioso e delicato.

Mi sfiora sempre con gentilezza e mi piace.

Solo che...


Solo che, qualche volta, mi piacerebbe dannatamente fare l'amore sul tappeto. O contro una parete. Qualsiasi posto va bene, basta sentirmi desiderato in quel modo.

Non parlo di violenza, solo di passione.


Le carezze le voglio.


Magari dopo.









-Angolo Autrice-


Salve! ♥

Erano un po' di giorni che fissavo svogliatamente la mia cartella di fanfiction nordiche, battendomi l'indice sotto il mento in attesa della decisione sulla successiva storia da postare.

Alla fine ho scelto questa. Perché? Beh, perché è breve, sono in una fase pigra e non avevo voglia di gettarmi a correggere e revisionare oltre le quattro pagine.

A parte tutto, mi piace nella sua semplicità. Mi piace Tino, qui.

Ho bisogno di SuFin? Anche.

Sto cercando di posticipare il fatidico momento in cui vi spalerò addosso le mie DenFin e le Svervegiosità. *ridacchia e torna nel suo antro*


Alla prossima! *w*

   
 
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