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Autore: Saphira96    25/02/2012    5 recensioni
Il Tredicesimo Apostolo: Il Prescelto.
Volevo scrivere di un 'fenomeno paranormale', se prorpio così possiamo chiamare quello che ho scelto di descrivere. Solo alla fine mi è venuta l'idea di inserirla in questa Fiction.
~ proprio come il passato, il futuro non può essere cambiato, neanche con le decisioni che si prendono nel presente. Perché il futuro non è altro che il destino di ognuno di noi! ~
Buona Lettura!
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passato, Presente e Futuro

 

Una giovane e affascinante psichiatra era seduta nella poltrona del suo elegante salottino in ascolto di uno dei suoi tanti pazienti, < … le assicuro che in quel momento mi è caduto il mondo addosso, non riuscivo a respirare, l’aria si è fatta più cupa e opprimente …  mi capisce? > . In realtà la psichiatra la seguiva a tratti, tutte le emozioni che la paziente aveva appena elencato, le apparivano familiari. Le provava sia quando era felice e sia quando soffriva ripensando a quei momenti, che le erano sembrati fantastici. < Dottoressa mi sta ascoltando? > come svegliata da un sogno bello ma allo stesso tempo angosciante la dottoressa ebbe un sussulto < come? Oh si certo che la sto ascoltando … io le consiglio quando si presenterà un'altra occasione di incontrarlo cerchi di respirare e inspirare profondamente … e prima che possa dire o fare qualcosa di sbagliato conti fino a dieci > la donna stranita da quella strana risposta la guardò con sguardo interrogativo < ci proverò grazie! Alla prossima settimana > .  Accennando un piccolo sorriso di cortesia accompagnò la ragazza alla porta poi con un gesto angosciato la richiuse alle spalle. Era sempre così, tutti pretendevano di essere ascoltai, ma a lei? A lei chi la consigliava o la faceva sfogare? Certo aveva Teresa ma non era la stessa cosa, da tempo ormai non voleva confidare i suoi sentimenti all’amica, perché pensava che l’avrebbe presa per una ragazzina, innamorarsi dell’impossibile.

La verità è che Claudia stava male, soffriva per amore. Ormai stava imparando a convivere con il suo dolore e si sentiva proprio come aveva descritto la sua paziente, e quindi riusciva a comprenderla perfettamente. All’inizio, i giorni dopo il confronto con Gabriel, provava quel dolore dal momento in cui apriva gli occhi a quando li chiudeva, adesso invece riusciva a nasconderlo a se stessa: provava quel forte dolore al petto soltanto quando i suoi pensieri si soffermavano sul giovane parroco e sul loro amore ‘impossibile’.

Claudia piangeva, era l’unico modo in cui riusciva a sfogarsi, si diresse alla sua poltrona e con un gesto automatico allungò le mani verso il tavolino posto al centro del salone e prese una sigaretta, la portò alla bocca e la accese. Con sguardo assente fissava il fumo dissolversi nella stanza e, senza averla inspirata schiacciò la sigaretta nel posacenere. Poi continuò a piangere fissando il vuoto.

Il telefonino squillò distogliendola dal suo dolore.

< Pronto? >

< Claudia sono Margherita, ti disturbo? >

< No figurati Margherita dimmi >

< Volevo parlarti di Anna >

< Cosa le è successo? >

< Piange in continuazione e quando le domando cosa la fa soffrire si comporta come se non esistessi, una volta sola mi ha disegnato te su un foglio … forse vuole parlare con te … >

< Ma certo verrò il prima possibile … >

< Grazie >

Claudia chiuse la chiamata e si diresse in bagno per sciacquarsi il viso, poi si mise il giubbotto, prese la borsa e uscì di casa.

In macchina, mentre la donna si recava a casa della paziente, ripensò a non più di un mese prima: quando insieme a Gabriel di recava a domicilio ad indagare sull’aspetto psicologico di fenomeni che ormai aveva saputo accettare come paranormali. Un sorriso amaro le affiorò sulle labbra.

Qualche minuto dopo si ritrovò davanti una piccola villetta munita di giardino e premette il dito sul campanello, il cancelletto si aprì come risposta. Un piccolo vialetto di fiori le indicava la strada fin davanti l’entrata di casa, Claudia la seguì ed entrò in casa.

< Permesso? >

< Claudia non ti aspettavo così presto, grazie per essere venuta .. sono molto preoccupata >

< Figurati Margherita! Dimmi come si comporta Anna? >

< Mi preoccupa perché anche se prima non parlava riusciva ad esprimere le sue emozioni e farmi capire ciò che voleva magari con un disegno … adesso invece non mangia più, non risponde più, non chiude quasi occhio come se avesse paura di addormentarsi … >

< E da quando dura questa situazione? >

< Due settimane più o meno >

< Capisco … posso parlare con lei? >

Margherita fece un cenno di assenso e la guidò al piano di sopra, nonostante Claudia era già stata in passato in quella casa si limitava a far finta di non conoscerla, la donna le fece segno di entrare in una stanza e poi fece dietrofront.

Claudia entrò nella grande e allegra stanza, tutto era in ordine anche il letto. Niente era fuori posto, o meglio, quasi niente. Nell’angolo più buio della stanza stava un piccola e magra bambina dai lunghi capelli neri con una frangetta scombinata sulla fronte e gli occhi azzurri. Indossava un abito azzurro e aveva i capelli raccolti indietro da un fiocchetto di raso dello stesso colore dell’abito, ai piedi portava delle scarpette anch’esse azzurre. Claudia guardò con tenerezza la triste figura, e le ricordò quando l’aveva conosciuta qualche anno addietro; la bimba aveva 3 anni all’ora e Margherita l’aveva contatta esponendo preoccupata il problema della bambina: Anna era muta, almeno apparentemente sembrava muta, ma i dottori avevano più volte ripetuto dopo molti esami che era perfettamente capace di parlare ma che per qualche assurda ragione lei non  parlava. Adesso Anna aveva 8 anni, e come molti anni prima non parlava, e a Claudia rincresceva molto vedere una così piccola e innocente bambina in quelle condizioni.

La donna le si avvicinò con dolcezza, sedendosi sul pavimento accanto a lei, quella sembrava non aver udito nulla e continuava a guardare il cielo limpido dalla finestra.

< Ciao Anna, sono Claudia, ti ricordi? >

La bambina stranamente si girò, e con dolore Claudia si accorse dei suoi occhi azzurri gonfi di pianto, segno che aveva ancora pianto come aveva accennato la madre. La piccola fissava dritto negli occhi la psichiatra e non intendeva mollare finché quella non si sarebbe stancata e l’avrebbe lasciata in pace, così pensò Claudia.

< Come stai? > provò nuovamente Claudia, la bimba scoppiò a piangere.

< Cosa c’è? Cosa ti succede Anna? >

La bambina si alzò, si recò alla sua scrivania ricoperta di colori si chinò su un foglio per qualche minuto e poi si rialzò facendo cenno a Claudia di avvicinarsi. La donna si alzò e raggiunse la bambina curiosa di vedere cosa aveva disegnato. Un grande mantello con il cappuccio alzato a punta e nero che portava un ascia in mano era sul foglio.

< Cosa vuol dire Anna? >

Quella si piegò nuovamente sul foglio disegnando un bambina dai capelli neri e da una scompigliata frangetta con una nuvoletta per i fumetti che raffigurava nuovamente ‘la morte’ .

< E’ per questo che non riesci a dormire? Hai sognato questa cosa e hai paura di sognarla di nuovo? >

La bambina si chinò nuovamente sul foglio e ricalcò gli occhi aperti nel disegno.

< Non l’hai sognato? L’hai immaginato? >

Anna le prese la mano, e finalmente riuscì ad incurvare le piccole e sottili labbra in quello che sembrava un sorriso.

< Cos’è che ti fa sorridere? >

Anna prese un altro foglio e vi disegno una piccola mano che toccava un'altra mano e poi nuovamente una vignetta.

< Hai visto qualcosa su di me? >

La bambina fece un sospiro di sollievo e poi si andò a sedere nel suo angolino.

< Mi stai dicendo che tu hai delle visioni? Riesci a vedere immagini del futuro? >

Anna si girò la guardò ardentemente negli occhi e poi distolse lo sguardo tornando a fissare il cielo.

Claudia non poteva credere a ciò che le aveva rivelato la bambina, rimase in un primo momento basita, pensando che era un trucco per attirare maggiormente le attenzioni su di se, visto che la bambina aveva soltanto la madre e era cresciuta senza un padre. Poi però la guardò e capì che stava dicendo la verità, e che doveva aver visto qualcosa che era troppo grande per una così piccola creatura.

< Cosa ti tormenta Anna, cosa hai visto? >

Anna riprese a piangere, dopo qualche secondo si ricompose e andò nuovamente verso la scrivania si piegò verso il foglio e preso un pastello disegnò quello che sembrava un uomo, aveva due occhi azzurri e indossava una camicia dal quale spuntava un colletto simile a quello che portano i preti. Un nome, uno solo le affiorò nella mente, facendole mancare l’aria ai polmoni, aveva paura a pronunciare quel nome che non sentiva e non voleva sentire nominare da un mese.

< Devo chiamarlo? >

Anna continuava a fissarla, forse aveva visto qualcosa o forse voleva solo che Claudia sconfiggesse le sue paure. Le sembrava strano essere capita da una bambina.

< Devo chiamare lui vero? Ga… Gabriel? >

Il mondo le piombò addosso e le tornò l’aria, ad un tratto si rese conto che le faceva bene pronunciare quel nome che le infondeva un misto di emozioni. Ad un tratto provò gratitudine per la bambina.

< Devo farlo adesso? >

Anna si limitò a fare spallucce, così Claudia decise di chiamarlo subito. Estrasse il telefono dalla borsa, andò in rubrica e con un gesto automatico delle dita prese
il  numero registrato con il nome di nome ‘Gabriel’.

Squillava, squillava. Ogni squillo Claudia sentiva la gola secca, d’istinto prese Anna per mano e quella non si ritrasse, anzi, la strinse più forte.

< Pronto Claudia?! >

< Pro…pronto si sono io >

< Mi fa piacere risentirti … come stai? >

< … lo sai benissimo come sto! >

< Scusa >

< E tu invece? >

< Cerco di tirare avanti e di mettere un po’ di ordine nella mia mente … e nel mio cuore >

< Capisco, senti potresti raggiungermi qui a casa di una paziente? Ha richiesto lei stessa il tuo aiuto >

< Certo, non ho dove scriverlo se … >

< Ti invio un SMS con l’indirizzo >

< Ok, a più tardi allora >

< A più tardi >

Claudia chiuse il telefono con un mezzo sorriso e ripresasi dalla scarica di adrenalina che aveva avuto risentendo la sua voce inviò l’indirizzo a Gabriel, e poi iniziò a parlare con Anna, consapevole che non avrebbe ricevuto alcuna risposta.

Mezz’ora dopo Margherita fece capolino nella stanza facendo strada ad un uomo affascinante: Gabriel. Claudia iniziò a respirare profondamente e cercò di trattenere le lacrime, Anna le afferrò la mano. Intanto, Margherita vedendo che la sua bambina stava reagendo si avvicinò a essa, < tesoro come stai? > . La bambina rispose con un sorriso e poi l’abbracciò. Un abbraccio lungo, pieno di affetto, poi la guardò negli occhi e le diede un bacio sulla fronte, la donna scoppiò a piangere e abbracciò nuovamente la bambina.

< Grazie Claudia! Grazie di cuore > esclamò la giovane madre.

< Io non ho fatto niente, ha fatto tutto Anna … > con amarezza aggiunse < Scusa Margherita potresti lasciarci soli un momento? > .

Quando la donna uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, Claudia guardò Gabriel negli occhi. Lo stomaco iniziò a bruciare e le sue gambe erano deboli, quasi come se non la reggessero. Mettendo da parte le questioni personali, si sforzò a raccontare al prete ciò che aveva appena scoperto alla fine Gabriel parlò.

< Incredibile! Ma questo non spiega perché non parla >

< Già, la risposta può dircela soltanto lei >

Poi insieme iniziarono a fare domande alla bambina e quella rispondeva come sempre con i disegnini.

Era passata un ora e Claudia e Gabriel stavano discutendo guardando i disegni fatti da Anna su cosa potesse spaventarla tanto, quando una piccola vocina entrò nel loro dialogo < E’ ora! > . La voce era di bambina e conteneva un misto di dolcezza e amarezza, la voce proveniva da l’angolo più buio della stanza, accanto la finestra. La voce era di Anna.

< Anna hai parlato! Anna puoi parlare > la psichiatra non poteva credere a ciò che aveva sentito, nonostante fossero molti anni che seguiva la bambina non era mai riuscita a farla parlare, e stando a quello che avevo confermato la madre neanche da piccola aveva imparato a dire ‘mamma’.

Anna non la ascoltò si alzò e, ignorandoli si avviò con passo lento e triste al piano di sotto, i due ‘amici’ la seguirono.

Sul divano del grande salone illuminato stava la figura morente della giovane Margherita. Anna le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio < Ti Voglio Bene mamma > , poi si sedette accanto a lei aspettando che quella chiudesse gli occhi per addormentarsi profondamente con un sorriso di gioia sul volto per aver sentito la voce della figlia.

< Claudia chiama subito l’ambulanza … forse facciamo ancora in tempo > Gabriel si era precipitato accanto il corpo senza vita, pur sapendo che non si poteva
fare più nulla tentò di rianimarla.

< Non si può fare più nulla … > sembrava che Anna stesse aspettando proprio quel momento per iniziare a parlare.

Tre settimane dopo

 
< E Anna dove andrà? > Gabriel aveva posto questa domanda a Claudia, tra un sorso di caffè e l’altro. I due infatti si trovavano nel bar dove di solito si davano appuntamento. Mentre tenevano d’occhio la bambina che guardava dalla vetrina il cielo blu silenziosa. Dopo la morte la morte della madre.

< I servizi sociali dicono che per ora può restare da me … non posso lasciarla da qualche famiglia che potrà trovarla strana a causa del suo ‘dono’ >

Dopo l’accaduto Claudia e Gabriel avevano ripreso a vedersi e ad indagare sui fenomeni paranormali. Anna invece si era ormai stabilita a casa della psichiatra, aveva ripreso a mangiare e a sorridere di tanto in tanto. In particolare Claudia, ma anche Gabriel, avevano l’impressione che la bambina sorrideva nel vederli insieme.

Bevendo l’ultimo sorso di cappuccino Claudia aveva chiamato la bambina < Anna su andiamo … > , l’uomo si era subito offerto di accompagnarle fin davanti la macchina: < aspetta vi accompagno! > .

Giunti davanti la macchina, Claudia aprì lo sportello alla bambina aiutandola ad entrare.

< Senti non vuoi proprio dirmi cosa hai visto sul mio futuro? > domandò Claudia tendando di stuzzicarla.

Gabriel  le osservava divertito.

< Ricorda solo una cosa… anzi ricordate una cosa: proprio come il passato, il futuro non può essere cambiato, neanche con le decisioni che si prendono nel presente. Perché il futuro non è altro che il destino di ognuno di noi! > la bambina stava per chiudere lo sportello quando si fermò per aggiungere < ricordate solo che io sarò la damigella d’onore > fece un furbo sorriso e si chiuse in macchina prendendo ad osservarli mentre parlavano e riflettevano sulle parole appena udite.
< Beh non parla … ma quando parla mi stupisce! > esclamò Gabriel.

< Secondo te cosa voleva dire … >
Claudia arrivò a sfiorare il volto di Gabriel.

Dalla macchina Anna aprì il finestrino ed esclamò < tra 10 minuti arriverà Argenti la tua cliente sta molto male  e ha bisogno di parlarti … >

Claudia sorrise < oh beh allora non facciamo aspettare Argenti > poi tornò a fissare Gabriel e quello le fece cenno di andare dicendo < tanto il futuro non può essere cambiato! > .

Adesso Claudia sentiva ancora quelle strane emozioni, ma questa volta erano emozioni di felicità, girò la chiave e accese la macchina, premendo l’acceleratore mentre con un gesto affettuoso scompigliò i capelli ad Anna che la scrutava dal sedile accanto. Chissà forse la dolce bambina stava prevedendo cosa avrebbero mangiato per cena!


Angolo Saphira96 ~ La storia di Anna era già costruita nella mia mente, solo dopo essermi chiesta dove avrei potuto inserirla, mi è venuta in mente la Fiction 'Il Tredicesimo Apostolo: Il Prescelto' così ho dovuto anche descrivere i momenti tra Claudia e Gabriel e le emozioni della donna. Spero di esserci riuscita!
Sarebbe gradita qualche recensione!

Autrice ~ Saphira96
 
  
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