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Autore: _ChiaraS    26/02/2012    3 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
Alzai appena gli occhi per incontrare lo sguardo della cosa, o meglio della persona contro cui ero andato a sbattere e mi pietrificai all’istante. Due iridi color ghiaccio mi fissavano dritto negli occhi, sembravano quasi volermi leggere dentro e attraversarmi l’anima..non avevo mai visto due occhi così belli e così maledettamente..freddi. Il suo sguardo era distaccato e freddo, tanto che sentii dei brividi attraversarmi la spina dorsale..quel momento durò solo pochi secondi che a me parvero un’eternità. Mi sentivo quasi spogliato di fronte a quello sguardo, che sembrava poter capire in un attimo ogni mio pensiero.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La luce del sole che entrava dalla finestra illuminava tutta la stanza, toccava i mobili, la scrivania con ancora sparsi sopra milioni di fogli, il pavimento con il tappeto blu e arancione..fino ad arrivare al letto. Potevo sentire chiaramente il suo calore, i raggi arrivavano fino al mio viso rendendo i miei capelli castani ancora più chiari, quasi con delle sfumature bionde, gli uccellini cantavano e l’unica cosa che riuscivo a pensare era… perché diavolo non ho chiuso le persiane ieri notte?! Strinsi leggermente gli occhi e mi rigirai dall’altra parte in cerca di un po’ di ombra, ma ormai era inutile..ero più che sveglio. Così sbuffando mi decisi a riaprire i miei occhi verdi come l’erba di un prato e mi misi seduto sul letto cercando di fare il punto della situazione. Ok ora la prima necessità era andare alla finestra ed aprirla per prendere un po’ di aria o non mi sarei mai svegliato, ed oggi era un giorno importante, avevo tante cose da fare, conoscere la nuova città, fare amicizie, andare a scuola…oh cazzo..la scuola! Mi affrettai a guardare l’orologio e vidi con mia sorpresa che ero in un ritardo pazzesco. Balzai giù dal letto di fretta, tanto che un mio piede rimase incastrato nella coperta facendomi cadere rovinosamente a terra. La giornata cominciava proprio bene.

“Hey Dave sbrigati sono già le..ma aspetta..che ci fai lì a terra?” Si, il mio nome è Dave. Anzi più precisamente David Joseph Anderson, come si può capire non un comune nome che si trova in Giappone, la città in cui ci trovavamo adesso, a causa del lavoro di mia madre che era un famoso architetto. Proprio lei ora mi guardava incuriosita sulla soglia della porta. Si certo mamma sono mezzo steso a terra perché volevo prendere il sole, ma che cavolo di domanda era?! Mi limitai a borbottare qualcosa rimettendomi in piedi mentre lei usciva dalla stanza alzando gli occhi al cielo e dicendomi di nuovo di sbrigarmi. In quel momento mi ricordai che ero ancora in ritardo e mi precipitai in bagno a darmi una sciacquata, almeno volevo sembrare decente. Uscii dal bagno con ancora lo spazzolino in bocca e mi diressi velocemente nella mia stanza per prendere la divisa scolastica. Era nera con delle strisce rosse ai lati..insomma una tipica divisa di quelle che si vedono in tv quando si parla di licei giapponesi. L’appoggia con cura sul mio letto fissandola per qualche attimo..da adesso avrei passato tutti il resto della mia vita liceale con questa divisa, chissà cosa mi aspettava in quella nuova scuola. Sospirai e guardando l’orologio per poco non ingoiai lo spazzolino, era tardissimo! Corsi in bagno a finire di lavarmi e posare quel povero spazzolino, e ritornai indietro nella mia stanza. Velocemente mi spogliai e indossai la nuova uniforme, andavo così di fretta che per infilarmi il pantalone saltellavo da una parte all’altra su un piede solo, rischiando quasi di cadere di nuovo. Alla fine ero riuscito ad indossare la mia divisa senza ulteriori problemi..mi guardai allo specchio e aggiustai i capelli come meglio potevo, odiavo il disordine e il ritardo, anche se quella mattina ero spaventosamente in ritardo..ma ciò era dovuto solo al fatto che non avevo chiuso occhio ieri sera, dannata ansia pre-scuola. Mi diedi un’ultima occhiata e poi afferrai la mia cartella scendendo di fretta dalle scale mentre mia mamma mi richiamava di nuovo.

“Eccomi eccomi” dissi entrando in cucina e prendendo un tost al volo mi precipitai subito verso la porta.

“Hey, non si saluta neanche più?” mi girai prima di uscire con ancora il tost in bocca e poi mi avvicinai a lei che aspettava. 

“Scusa mamma vado di fretta, ci vediamo oggi pomeriggio”. Le diedi un bacio sulla guancia e scappai via sentendo da lontano la sua voce che mi diceva di stare attento. Le feci un cenno con la mano per farle capire che non doveva preoccuparsi e scappai via verso la fermata dell’autobus. Era ovviamente la prima volta che camminavo da quelle parti, ieri ero riuscito a fare un veloce giro per capire dove fossero le fermate..insomma un modo veloce per arrivare a scuola. Continuavo a correre come se dietro di me ci fosse qualcuno, e la gente mi guardava perplessa mentre sfrecciavo via per le strade. Riuscii a evitare di investire un gatto che se ne stava tranquillo a gironzolare per strada, ma per poco non fui investito da un signore sulla bicicletta all’incrocio.

“Hey ma fai attenzione a dove vai!” mi urlò lui dietro, rallentai e mi girai verso di lui..

“scusi signore, è il mio primo giorno di scuola!” dissi mentre ripresi a correre veloce verso la fermata. Vedevo l’autobus di fronte a me, mancavano pochi metri e sarei riuscito a salire. Accelerai all’ultimo minuto, proprio mentre le porte si stavano per chiudere, non potevo permettermi di fare ritardo il primo giorno di scuola e quell’autobus era la mia unica salvezza. Feci un salto enorme, e sinceramente non so neanche da dove era uscito quel salto da olimpiadi, ma per fortuna entrai poco prima che le porte si richiudessero. Meno male che per la mia età ero abbastanza mingherlino, quindi potevo muovermi velocemente. 

A proposito, ho 16 anni, e nella nuova scuola comincerò già dal terzo anno. Lo so che trasferirsi a metà del percorso scolastico è difficile, non che avessi molti amici nella scuola precedente, ma almeno sapevo cavarmela in tutte le materie e i prof non erano male, ma a mia madre serviva proprio quel lavoro, e cambiare aria secondo lei ci avrebbe fatto bene. E cosa c’era di meglio che vivere in una grande città nello stato del Giappone? 

Tirai un sospiro di sollievo appena riuscii ad entrare nel pulman e mi appoggiai con la schiena contro la porta, anzi direi che mi ci costrinsero a schiacciarmi contro. Ma cos’era quello?! Sembravamo delle sardine tutte schiacciate uno addosso all’altra. Oddio, dovevo mantenere la calma..odiavo già di mio prendere il pulman, tutte quelle persone che ti toccavano e spingevano, e se avevi proprio una grande sfiga pure un vicino che emanava un odore poco piacevole..ma quello era il caos in persona! Certo in America ci sono molte persone nei pulman, ma qui è esagerato, non c’è neanche un po’ di spazio per respirare. Cerco di farmi piccolo piccolo per non toccare niente..Si lo so forse sono un po’ esagerato, ma chissà quanti milioni di germi c’erano lì dentro. Rabbrividii al solo pensiero e mi guardai le punte dei piedi per non far caso a tutte le persone che c’erano, sperai di arrivare il prima possibile davanti la fermata della scuola. Come se qualcuno lassù mi avesse ascoltato, neanche il tempo di formulare quel pensiero che le porte dietro di me si aprirono e ovviamente cosa poteva succedere visto che ero completamente schiacciato alla porta? Ma certo, caddi a terra come un salame mentre le persone mi passavano affianco, qualcuno mi lanciò qualche occhiata sorridendo divertita mentre io cercai di rimettermi in piedi al più presto. Mi spolverai la divisa e mi sistemai meglio arrossendo impercettibilmente per l’imbarazzo, dovevo sempre farmi riconoscere, di sicuro si erano accorti tutti che ero nuovo da quelle parti e quindi non ancora abituato a tutta quella confusione.

Guardai di fronte a me e vidi l’enorme edificio che si trovava oltre in cancello, sul quale c’era scritto “Istituto Ikighawata”. Rimasi per qualche secondo ad osservare quella scritta, da adesso in poi avrei passato tutti i momento più belli ma anche più brutti della mia vita da liceale proprio qui. Rimasi con lo sguardo fisso nel vuoto perso nei miei pensieri..speravo solo che la vita fosse stata migliore in quel luogo. A riportarmi alla realtà fu il rumore di sottofondo del vociare dei ragazzi, tutti vestiti come me, e in un completo diverso le ragazze, che si avviavano verso il cancello..Ok dovevo mantenere la calma, un nuovo anno scolastico era iniziato, e dovevo fare tutto il possibile perché cominciasse bene. Mi unii a quella schiera di ragazzi che entrava nell’enorme porticato della scuola e quasi rimasi a bocca aperta fissando l’edificio..era assolutamente grandissimo, chissà quante classe c’erano e quante migliaia di ragazzi! Quasi disorientato rimasi fermo in mezzo al flusso di studenti che andavano e venivano dalla porta principale, alcuni chiacchieravano in gruppo, altri erano seduti sotto degli alberi, alcuni correvano velocemente davanti e indietro con dei fogli in mano, e io come un cretino ero rimasto fermo giusto al centro del porticato. Mi ripresi dal mio stupore soltanto quando sentii delle occhiate provenire da alcune persone, probabilmente i più attenti o i più pettegoli che avendo notato una faccia nuova e completamente disorientata mi guardavano incuriositi e parlottavano tra di loro. Arrossii stringendomi di più la borsa a tracolla sistemandola meglio sulla spalla e a passo deciso mi avviai all’entrata principale, cercando di attirare il meno possibile l’attenzione di tutti. Odiavo quando la gente mi fissava, insomma..tra migliaia di studenti, alcuni con pettinature decisamente strane, dovevano proprio fissare me?!

Sospirai appena entrato nell’ampio salone di ingresso e mi guardai intorno, non era affatto male..tutto era in ordine, le pareti bianche erano perfettamente pulite senza neanche una scritta, e i ragazzi camminavano tranquillamente per la stanza tutti aventi la stessa divisa. In un certo senso mi piaceva il fatto che tutti fossero vestiti allo stesso modo, almeno così non dovevo sentire gli sguardi delle altre persone addosso quando ad esempio indossavo una maglia rosa invece che un giubbotto di pelle di quello che portano i veri duri..Avevo un gusto tutto mio sulla moda e sul modo in cui vestirmi, ma nel mio vecchio paese, pieno di pregiudizi,non eri libero di vestirti in un certo modo o ti etichettavano subito..credo che sia anche questo il motivo per cui mia madre aveva accettato questo lavoro, in una città molto lontana dall’America. Continuai a guardare i ragazzi che passavano e non potei fare a meno di pensare che non erano assolutamente niente male,anzi..erano decisamente dei gran bei ragazzi..come quel moretto che è appena passato, che ha un lato B veramente niente male…Oh nonono fermo, non è il momento di fare apprezzamenti sui ragazzi, sei in ritardo e per di più perso in una scuola immensa, quindi calma i tuoi ormoni e mettiti alla ricerca della tua classe. Ah si avevo dimenticato di dire che sono dichiaratamente gay, come si può costatare dai miei pensieri decisamente poco consoni al luogo e al momento in cui mi trovavo,o almeno lo ero nella mia vecchia città..anche se secondo le ragazze del mio vecchio liceo era un vero spreco, ma hey io non posso scegliere chi amare, mi piacciono i ragazzi e non ho paura di dimostrarlo, anche se la cosa non portava decisamente molti vantaggi.

Comunque finalmente dopo alcuni minuti di osservazione decisi che era arrivato il momento di andare nella presidenza per farmi dire la classe in cui dovevo stare, se fossi rimasto altri due minuti fermo perso nei miei pensieri avrei fatto di sicuro tardi al mio primo giorno, e non ne avevo proprio voglia. Ma non feci neanche in tempo a fare un passo avanti che fui letteralmente investito da una furia bionda che mi si scagliò addosso.

“Ciao tu devi essere il ragazzo nuovo!” disse con un ampio sorriso che sembrava illuminare tutta la stanza intorno a noi. Mi presi un po’ di tempo per osservarla ancora confuso dalla sua apparizione improvvisa. Capelli biondi come l’oro che terminavano in degli adorabili boccoli e con un fermaglio molto carino che le teneva fermi i capelli sulla tempia sinistra, devo dire che sembravano proprio ben curati. I capelli incorniciavano un viso dai tratti molto dolci, gli occhi sembravano come quelli di un gatto ed erano di un azzurro acceso, che sembrava dello stesso colore del cielo o di un mare limpido, e dai quali traspariva la sua sicurezza e la sua grinta nascosta dietro quello sguardo innocente. Il naso era leggermente all’insù, piccolo e ben proporzionato mentre le labbra erano rivolte adesso in un leggero sorrisino furbo..decisamente quella ragazza che sembrava un angelo nascondeva un carattere tutt’altro che calmo ed innocente. Il fisico era ben piazzato, era abbastanza alta e quella divisa scolastica metteva in risalto le sue forme, sembrava davvero che avesse il fisico di una modella, di sicuro doveva essere una delle ragazze più corteggiate della scuola. Devo dire che era proprio una bella ragazza, se non fossi stato sicuro che ero completamente gay avrei detto che quasi quasi non mi sarebbe dispiaciuto provarci con lei. Sorrisi divertito al mio pensiero ma poi ritornai a concentrare la mia attenzione sulle parole che mi stava rivolgendo la ragazza che avevo davanti

“Piacere, io sono Elizabeth, ma puoi chiamarmi anche Effy” mi disse porgendomi la mano e facendo un altro sorriso a trentadue denti che sembrava molto amichevole. Sorrisi imbarazzato afferrando la sua mano per stringerla.

“S-si sono io il nuovo arrivato..piacere mi chiamo Dave” risposi balbettando appena, cosa che mi succedeva spesso quando conoscevo nuove persone, o quando qualcuno, come in questo caso, si buttava letteralmente addosso a me cogliendomi di sorpresa e senza darmi neanche il tempo di preparare un discorso logico.

“Bene, piacere Dave, davvero un bel nome, anche se qua non si sente spesso..da dove vieni? Ah comunque io sono la rappresentante d’Istituto nel caso ti stessi chiedendo come mai mi sono precipitata qui appena ho visto una faccia nuova, e sono anche la responsabile del comitato di benvenuto per i nuovi studenti, quindi non prendermi per una psicopatica” Scoppiò a ridere mentre io rimasi leggermente a bocca aperta..ma quanto parlava veloce? Ero riuscito a capire poco o niente di quello che aveva detto, doveva essere una ragazza che di sicuro non aveva problemi a fare amicizia. Mi ripresi sorridendo leggermente e annuendo appena cercando di sembrare il più normale possibile, in due secondi aveva già capito tutti i pensieri che mi frullavano per la testa, era incredibile.

“Ma no tranquilla, è solo che non sono abituato a questa accoglienza”. Le dissi indicandola vagamente con una mano e ridacchiando leggermente.

“Comunque io vengo da un paesino nei pressi dell’Ohio, in America” dissi guardandola mentre lei annuiva interessata, senza però togliersi quel sorriso dalle labbra..poi all’improvviso mi prese per un braccio e mi trascinò via per i corridoi.

“Bene Dave dall’Ohio, scommetto che non sai neanche dove andare, quindi prima ti accompagno in presidenza e poi nella tua classe, poi dopo pranzo ti porto a fare un giro della scuola..non puoi rischiare ogni volta di guardarti intorno con quell’aria da pesce lesso smarrito in chissà quale labirinto!” disse continuandomi a trascinare via, mentre io non potevo far altro che seguirla, infondo aveva ragione..e i suoi modi mi divertivano parecchio..credo proprio di aver trovato una nuova amica. In meno di pochi secondi mi ritrovai davanti alla porta della presidenza mentre Effy era dietro di me.

“Io ti aspetto qui” mi disse sorridendomi e si appoggiò al muro di fronte la porta..io le sorrisi a mia volta e bussai prima di entrare. La presidenza era molto spaziosa, colorata di un giallino più scuro in basso, e poi un giallo quasi bianco verso l’altro. Vicino ai muri, ai lati della scrivania, c’erano degli scaffali pieni di libri, mentre la scrivania in lego si trovava proprio davanti ad una finestra molto grande, dalla quale entrava talmente tanta luce che quel posto sembrava risplendere da solo, trasmettendo una sensazione di serenità..anche se io ero tutto tranne che calmo e sereno, infondo stavo per parlare col preside. Al centro della scrivania, su una grande poltrona rossa vi era un uomo, che avrà potuto avere all’incirca una sessantina di anni, con i capelli brizzolati, ben portati all’indietro con il gel, una leggera barba che gli contornava il viso e che terminava in un piccolo pizzetto sul mento. I suoi occhi erano di un colore che non avevo mai visto fino ad ora, un viola accennato che gli conferiva un’aura stranamente misteriosa e un po’ inquietante..mi scrutavano e sembravano quasi volermi leggere dentro. Ma ad alleviare quella sensazione di disagio, c’era un sorriso gentile che spuntava sulle sue labbra, mentre gli faceva cenno di accomodarsi.

“Prego entra pure..tu devi essere David, l’ultimo arrivato” disse facendomi cenno di entrare. Mi avvicinai un po’ titubante facendo un piccolo sorriso.

“Si..sono io signore”. Mi passai la mano dietro la testa imbarazzato, spostando lo sguardo sulle sue mani, poiché i suoi occhi erano troppo profondi e quasi mi mettevano in soggezione.

“Dunque, tu sei stato assegnato alla sezione F, ecco questo è il foglio che devi presentare alla professoressa appena entrato..spero che ti troverai bene nel nostro Istituto” mi sorrise di nuovo gentilmente e io imbarazzato annuii appena.

“Certo signore..lo spero anche io”. Feci un mezzo inchino e poi mi allontanai verso la porta.

''Le auguro una buona giornata” dissi prima di uscire e tirare un sospiro di sollievo, mi stavo facendo prendere dall’ansia. Rigirai il foglio tra le mani guardando la scritta sopra..3° F.. quella sarebbe stata la classe dove avrei passato i restanti tre anni della mia vita da liceale. Non feci neanche in tempo a rialzare lo sguardo che Effy come poco fa mi prese per il braccio trascinandomi via..cominciavo a credere che mi avesse scambiato per un cane.
“Allora in che classe sei finito?” mi chiese continuando a camminare, nel frattempo mi ero liberato della sua presa e camminavo affianco a lei continuando ad osservare il foglio.

“Mmm..3°F mi sembra..” lei si fermò di scatto guardandomi con gli occhi che quasi le brillavano e un sorriso che le andava da un orecchio all’altro. 

“Cosa?! Saremo in classe insieme!” urlò quasi stordendomi ad un orecchio e guadagnandosi le occhiate incuriosite dei passanti, che a quanto sembra erano abituati a quelle sue uscite improvvise..anche se devo dire la verità, sapere di avere almeno una faccia conosciuta in classe mi rassicurava molto, almeno avevo già un’amica.

“Davvero? Ma che bella coincidenza, mi fa molto piacere Effy” lei sorrise felice e mi prese per un braccio trascinandomi di nuovo con lei, ricominciando a parlare a raffica come quando ero appena arrivato a scuola. Sospirai sconsolato lasciando perdere il vano tentativo di farle capire che sapevo camminare anche da solo senza che lei mi tenesse per un braccio,ma ormai avevo capito che con lei non serviva affatto obbiettare, tanto faceva come le pareva.



Ciao a tutti. :3 Inizio col dire che sono due le persone che condividono questo account, e sono quattro le mani che scrivono questa storia. Siamo L. e C. e questa è la nostra prima Originale, speriamo vi piaccia. Si tratta di una storia Yaoi, coppia omosessuale, ma è presente anche il genere Het, cioè di una coppia eterosessuale. Leggendo avete conosciuto Dave, il personaggio principale della storia ed Effy la sua migliore amica. Andando avanti con la storia conoscerete altri personaggi che creeranno scompiglio già subito e speriamo vi incuriosisca e che vi prenda. Saremo molto felici anche di leggere le vostre recensioni. Domande, curiosità, critiche, complimenti: accettiamo tutto.

   
 
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