Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: _Socianimal    26/02/2012    0 recensioni
"E' la voglia di scappare che muove gli uomini, a volte molti continuano a vivere per scappare… dalle occasioni dalle paure, da altre persone. Semplicemente scappare.
E per quale motivo? Credete al caso? Se una cosa deve succedere, succede comunque, potrete scappare anche nel paesino più sperduto della terra, il fato ti ritrova.
Io questa cosa non la sapevo, l’ho scoperta solo vivendo.
È la storia di una ragazza che vive in una casa aristocratica, è strana, è solitaria e quello che vuole fare non è condiviso dalla sua famiglia.
Ad una festa nella propria abitazione conosce un giovane musicista, che vuole solo il suo corpo, le rifiuta e decide di scappare, portandosi con se solo una penna un block notes e la sua macchinetta fotografica."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



1.


Il suono della pioggia che picchietta sulla finestra è la musica più rilassante in giorni bui come questi, è il momento perfetto per sederti con il viso verso la finestra a fissare quelle goccioline che scendono giù, che si rincorrono, che si uniscono; l’ho trovato sempre meraviglioso e da piccola restavo le ore ad osservarle inventando storie su quelle semplici goccioline; mia madre già da allora mi considerava una bambina strana, particolare, che non andava a giocare con le bambole insieme alle sue amiche, ma che restava in un angolo della quercia con un foglio a scrivere.
Non mi sono presentata, i miei genitori mi hanno chiamato Anastasia, ma io amo farmi chiamare Ania e come ho sempre detto sono nata nella famiglia sbagliata.
Discendo da una famiglia nobile dell’Inghilterra, i Johnson e come tutte le famiglie nobili di un tempo, viviamo ancora in una grande casa con tanto di camerieri, giardinieri, e donne delle pulizie,qualcuno lo definirebbe il castello delle fiabe, invece per me è una prigione.
Vivo insieme alle mie cugine, e da piccole mentre loro disegnavano castelli e giocavano a fare le principesse io girovagavo per il giardino con la mia piccola macchinetta fotografica, e attraverso quelle foto raccontavo la mia storia, immaginavo il mondo fuori da queste mura, immaginavo come poteva essere vivere in una semplice famiglia.
Una ragazza strana… mi hanno sempre considerato così, una ragazza che per “sfuggire dalla luce sconsolata del sole si chiude a chiave in camera sua, al buio, sbarra tutte le finestre e tiene lontano il sole, si costruisce una notte artificiale” 
Perché dovrebbe essere considerato strano tutto questo? In fondo cos’è la normalità? Non potrebbe essere normale, fuori da queste mura, chiudersi in camera al buio e scrivere mentre la pioggia picchietta sul vetro? 
Oppure restare ad ascoltare il silenzio, che con parole soavi, ti suggerisce cose che le parole non riesco ad esprimere.
E mentre la pioggia, scendeva senza sosta io ero li, ad ascoltarla, tenevo sulle ginocchia un quaderno per scrivere le frasi che mi suggeriva il silenzio mentre l’altra mano giocava con i ricci quei morbidi ricci rossi, rossi come il fuoco, il rumore di stoviglie e il profumo del cibo disturbavano quello spettacolo della natura così bello; da li a poco sarebbe arrivata la cameriera ad annunciarmi che la cena era pronta.
Scesi da quello che io definivo il mio “angolo poetico”, e mi buttai sul letto, poco dopo senti qualcuno bussare.
-Avanti
-Signorina Anastasia, la cena e pronta
-scendo subito grazie
-eh…signorina le suggerisco di cambiarsi, sa che sua madre non accetta il suo modo di vestire.
-giusto.
La cameriera chiuse la porta, mia madre desiderava una figlia perfetta, che seguisse le orme della famiglia, una figlia che imparasse a suonare il violino, che la accompagnava ai saloni di bellezza, che desiderava prendere con lei il thè delle cinque, una figlia che indossava vestiti eleganti, tailleur, che amava le borsette e le scarpette con il tacco.
Mi guardai allo specchio, io ero totalmente l’opposto della perfezione che desiderava mia madre.
I capelli scendevano scompigliati lungo la schiena e una canottiera nera copriva il mio corpo fino alle ginocchia, non era certo l’abbigliamento di una ragazza nobile questo, ma non mi importava, nel mio regno comandavo io.
Nella mia camera avevo due armadi, in uno c’erano i vestiti di Anastasia che mia madre faceva disegnare apposta per me, per le grandi occasioni oppure semplicemente per passeggiare in giardino o per cenare. Mentre nell’altro armadio c’erano i miei vestiti quelli di Ania, quelli della pazza e strana Ania.
Aprii l’armadio e indossai un vestitino a caso, era blu a tubino senza maniche, legai i capelli con uno chignon e misi le ballerine, usci dalla mia camera per andare a cenare con la mia famiglia.
A tavola generalmente, ero molto silenziosa, mentre mia madre parlava della giornata appena trascorsa e mio fratello raccontava dei suoi progressi con il violino.
-e tu Anastasia? Come hai trascorso la giornata?- chiese mio padre, tentando di farmi partecipare al discorso
-ho letto.-
-stai preparando qualche esame non è vero?-
-no, ho letto un libro di Shakspeare, ho lasciato molto tempo fa l’università se non ricordi-
-pensavo avessi cambiato idea figliola-
-certo che no, se non mi fate frequentare è inutile che io studi-
-Anastasia ne abbiamo già parlato, avrai un docente personale che verrà qui per farti sostenere gli esami- rispose mia madre
-visto che non appoggio pienamente il vostro pensiero, preferisco abbandonare l’università, adesso mi vogliate scusare, sono molto stanca torno in camera-
Tornai in camera, mi spogliai dalle vesti di Anastasia e tornai ad essere la bellissima Ania, mi buttai sul letto presi il mio libro e tornai nel mio mondo.
“Qual luce rompe laggiù da quella finestra? Quello è l’oriente, e Giulietta è il sole!…
Sorgi, bel sole, e uccidi l’invidiosa luna, che già inferma e impallidisce di dolore, perché tu, che sei soltanto una sua ancella, sei tanto più bella di lei. Licenziati dal suo servizio, dal momento ch’ella t’invidia tanto: la sua livrea di vestale è d’un verde color malato, e non l’indossano più altro che i dissennati. Getta via! È la mia signora.”

E con quelle dolci parole, mi addormentai.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: _Socianimal