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Autore: telesette    27/02/2012    6 recensioni
Sia Athos che Aramis si erano dimostrati incredibilmente forti, nell'accettare la loro triste realtà e andando avanti nonostante tutto, ma ciò non voleva certo dire che entrambi avessero dimenticato il calore e la gioia di provare sentimenti verso qualcuno. Ciò che Aramis sentiva per Athos era qualcosa di nuovo e di antico allo stesso tempo: ciò che adesso la avvicinava verso il volto del bel moschettiere, in modo sempre più chiaro ed evidente, assomigliava in modo incredibile all'ormai lontana felicità che la legava a François; e in quel momento la fanciulla comprese finalmente di che si trattava, non erano né l'ammirazione né il rispetto a guidarla irresistibilmente verso le sue labbra...
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Athos & Aramis Forever'
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PREMESSA

Dal momento che il punto chiave della coppia Athos/Aramis ( ovvero che Athos sia a conoscenza della vera identità di Aramis ) spesso è alquanto ripetitivo da trattare nelle fanfiction, seguendo l’ordine cronologico con un’altra mia storia dal titolo: “Amicizia oltre le apparenze”, le vicende qui di seguito sono tutte riferite ad un ipotetico sequel dopo la serie originale. In questo contesto narrativo, parto dunque dal fatto che sia Athos che Porthos sanno che Aramis è una donna; tuttavia, uniti per la vita dal famoso “Uno per tutti e tutti per uno”, i tre moschettieri combattono insieme per dare vita ad una nuova serie di avventure. Le vicende romantiche della Athos/Aramis, che volutamente NON avevo trattato nella storia sopra citata, sono invece presenti in questa e in tutte le altre storie della collana Athos & Aramis Forever.
Buona Lettura!

L’Autore

Forse non sono io quello che cerchi...

- Etciù!
- Salute - fece Athos con un sorriso.
- "Che se ne va" - sottolineò scherzosamente Porthos.

Costretta con le coperte fin sotto al mento, Aramis girò la testa dall'altra parte con aria imbronciata. Non era la prima volta che si ammalava ma, dal momento che il suo segreto non era più tale sia per Athos che per Porthos, la cosa veramente fastidiosa era dover sopportare il loro dannato umorismo fuori luogo.

- Non c'è brobrio niende da ridere - osservò la fanciulla. - Sdo bale, volede lasciarbi in bace una buoda volda?
- Hai ragione, scusa - si affrettò a dire Athos. - Forse preferisci che ti lasciamo tranquilla, per oggi...
- Humpf - sbuffò lei. - Se volede, bodede anghe resdare, berò sbeddedela di fare gli idiodi !!!

Sia Athos che il compagno si passarono una mano sulla nuca, con evidente aria colpevole. Eppure a ripensarci, il modo in cui Aramis aveva finito col prendersi quel gran raffreddore era talmente buffo.
Era accaduto tutto circa tre giorni addietro, durante una fredda mattina invernale: quel giorno Aramis stava seguendo le esercitazioni del suo plotone di cadetti, a dispetto del freddo vento gelido che spazzava via le foglie morte dal cortile; nello stesso momento, circa due piani più in alto, uno degli addetti alle pulizie stava passando lo straccio per i corridoi della caserma; logicamente Aramis non poteva sapere che, di tutti i posti possibili, costui avrebbe malauguratamente scelto proprio la finestra sopra di lei per svuotare il secchio dell'acqua sporca...

***

SPLASH !!!

Grondante da capo a piedi, con occhi sbarrati dallo stupore e la spada sollevata, Aramis non riusciva a capire cosa fosse realmente successo. Solo le risatine soffocate dei cadetti che avevano assistito alla scena e le grida attonite dell'inserviente, una volta resosi conto della sua grave disattenzione nello svuotare quel secchio d'acqua, ebbero il potere di scuoterla dalla sua perplessità. Per un istante Aramis il corpo di Aramis rabbrividì di rabbia, i denti serrati e lo sguardo in fiamme, dopodiché inveì furibonda contro quel plotone di maleducati.

- Che cosa avete da sghignazzare ?!? - urlò. - Rimettetevi subito in riga, prima che... eee... Etciù!

***

Solo al pensiero di quella emerita figuraccia, con tutte le conseguenze che ne erano derivate, Aramis si sentiva avvampare di collera. Il medico di De Tréville le aveva ordinato tassativamente almeno dieci giorni di riposo assoluto, cosicché ora si ritrovava costretta a restarsene imbacuccata sotto le coperte e a sorbirsi le frecciatine divertite dei suoi due colleghi.

- Certo che hai avuto proprio una bella sfortuna - osservò Porthos. - Una doccia simile, nel pieno di febbraio... E' un miracolo che non ti sia presa un accidente!
- Grrr... Taci !!!

Con un gesto stizzito, Aramis afferrò lesta il guanciale e lo scagliò furibonda senza nemmeno riflettere. Athos fu costretto a chinarsi per evitarlo, mentre Porthos fece appena in tempo a sollevare il braccio per evitare di riceverlo in piena faccia. Tuttavia, a giudicare dallo sguardo che aveva l'altra, era facile intendere che a quel lancio ne sarebbero seguiti probabilmente altri.

- Beh, ehm - esclamò il corpulento moschettiere, una volta compreso quanto fosse opportuno il silenzio. - Mi... Mi sono appena ricordato che avevo un impegno... Credo anzi sia meglio che vada! Mi raccomando Aramis, riguar... Cioé, sì insomma, ciao eh!

Come Porthos uscì dalla casa, chiudendosi la porta alle spalle, Aramis rimase a sedere con la schiena appoggiata e le braccia incrociate. Dal momento che il pericolo sembrava cessato, Athos ritenne opportuno tirare un sospiro di sollievo.

- Mi sembra che tu stia meglio, oggi...

Aramis lo fulminò con un'occhiata di traverso.

- Suvvìa, adesso calmati - esclamò Athos, mettendo le mani avanti a mo' di tregua. - Piuttosto, il dottore mi ha raccomandato di controllare che tu prenda regolarmente le tue medicine...
- Gh - fece Aramis, ributtando veloce la testa sotto le coperte.
- Andiamo, non fare i capricci adesso!
- Vade retro - borbottò Aramis, con voce attutita dalla stoffa. - Quell'intruglio è veleno per topi...
- Che esagerazione - ribatté l'altro, assaggiando una punta dello sciroppo posto sul comodino.

Come ebbe sentito l'amaro liquido sulla lingua, il bruno moschettiere non poté nascondere un'evidente smorfia di disgusto. Se il contenuto di quella bottiglia non era un veleno, bisognava dire che ci andava comunque molto vicino. Anche lui avrebbe reagito come la bionda compagna, al pensiero di dover trangugiare un intero cucchiaio di quella porcheria.

- Credo... Credo che il dottore abbia sbagliato medicina - mormorò Athos, rimettendo la bottiglia sul comodino. - Sì, dev'essere proprio così, non c'è dubbio!

Aramis calò appena le coltri fin sotto gli occhi e arrossì imbarazzata. Non era abituata a farsi vedere così vulnerabile di fronte a un uomo, anche se si trattava di un amico sincero e leale come lui. Quand'era ancora poco più che una ragazzina fragile e delicata, solamente François aveva il potere di rassicurarla e di metterla a proprio agio.
Eppure, per quanto lei stessa si sorprendesse nel constatarlo, la presenza di Athos al suo fianco le era assai di conforto. In passato, durante le loro numerose battaglie e i combattimenti assieme, Athos si era sempre preoccupato di sostenerla ed incitarla; anche nelle situazioni più disperate, quando tutto sembrava volgere al peggio, lui era sempre un solido punto di riferimento su cui contare... O forse anche qualcosa di più.
Era da un po' che la fanciulla non poteva fare a meno di pensare a lui come a qualcosa di più di un compagno. Ultimamente infatti, complice anche l'evidente attrazione che sussisteva tra loro, entrambi si erano resi conto di provare assai più di un semplice affetto reciproco o di un sentimento di amicizia. La storia di Athos, per certi versi, era molto simile alla sua(*); anche lui infatti aveva sofferto molto per l'ingiusta e dolorosa morte della persona amata, e la vita di spada rappresentava il modo con cui impegnarsi per rendere onore alla sua memoria. Sabine era senza dubbio una ferita aperta nel cuore di Athos, così come François lo era nel suo, per questo Aramis si era scoperta tanto più vicina ai sentimenti del compagno di quanto credesse.
Athos le passò appena la mano sulla fronte, constatando con sollievo l'abbassamento di febbre, ma Aramis gliela afferrò prima che questi potesse ritrarla.

- Aramis - mormorò il bruno moschettiere, alquanto sorpreso del suo gesto.

Aramis non disse nulla, semplicemente si limitò a guardarlo con occhi limpidi e tremanti. Athos percepì chiaramente la profonda tristezza di quello sguardo, così intenso da giungergli direttamente al cuore, e non poté fare a meno di scuotere la testa comprensivo. La fanciulla strinse forte la mano di Athos tra le sue, quasi commossa al pensiero che la persona alla quale apparteneva era come lei. Anche Athos era abituato a soffrire in silenzio, per un amore che semplicemente non poteva più avere: Sabine e François erano morti, entrambi non sarebbero mai più tornati da coloro che invece continuavano ad amarli tuttora; il loro ricordo era vivo, tanto nel cuore di uno quanto in quello dell'altra; ma era proprio questo il problema, che non poteva essere più di un ricordo!
Sia Athos che Aramis non potevano "abbracciare" il ricordo dei loro rispettivi amori, non potevano baciarli, non potevano stringerli... Potevano solo rivederli nella loro mente, così come erano stati in vita, nient'altro. Giorno dopo giorno, in un susseguirsi di pensieri dolci e strazianti allo stesso tempo, con la consapevolezza che quelle immagini appartenevano a qualcosa che non faceva più parte della loro vita.
Sia Athos che Aramis si erano dimostrati incredibilmente forti, nell'accettare la loro triste realtà e andando avanti nonostante tutto, ma ciò non voleva certo dire che entrambi avessero dimenticato il calore e la gioia di provare sentimenti verso qualcuno. Ciò che Aramis sentiva per Athos era qualcosa di nuovo e di antico allo stesso tempo: ciò che adesso la avvicinava verso il volto del bel moschettiere, in modo sempre più chiaro ed evidente, assomigliava in modo incredibile all'ormai lontana felicità che la legava a François; e in quel momento la fanciulla comprese finalmente di che si trattava, non erano certo l'ammirazione o il rispetto a guidarla irresistibilmente verso le sue labbra... solo puro e semplice amore!

- Athos, io...

Le parole le morirono in gola, mentre Athos si avvicinava a sua volta. Aramis chiuse gli occhi e si abbandonò completamente tra le braccia dell'altro. In quel preciso momento però, l'occhio di Athos cadde inevitabilmente sul ciondolo appeso al collo di lei e alle lacrime che sgorgavano dai suoi occhi socchiusi.
No, ciò che stava facendo non era affatto giusto.
Non era giusto soprattutto per lei, così profondamente legata al ricordo e all'immagine di François. Come poteva Athos prendere il posto di un altro uomo, nel cuore di una fanciulla che riponeva in lui la più totale fiducia? Si riteneva forse degno quanto lui, se non addirittura di più, nell'accettare il suo amore? Era vero che i sentimenti di entrambi erano sinceri ma, a giudicare dalle lacrime che Aramis stava versando inconsciamente, forse non era lui la persona che poteva guarire le sue ferite.

- Perdonami - sussurrò Athos, fermandosi a un centimetro dalla sua bocca.

Aramis riaprì gli occhi di scatto, giusto in tempo per vedere il compagno rialzarsi in piedi ed uscire dalla stanza.

- Athos - esclamò lei. - Ti prego, aspetta!

Athos si fermò un attimo sulla soglia, tenendo il capo chino in avanti e senza nemmeno voltarsi.

- Mi dispiace, credimi - fece lui gravemente. - Ma forse non sono io quello che cerchi...

Ciò detto, se ne andò senza aggiungere altro.

FINE

(*) = vedi 'La Spada di Athos'

Angolo dell'Autore:
Volendo salutare e ringraziare anzitutto Kira_Liraarethafranklin, Renee, principe78 e tutti/tutte coloro che seguono e apprezzano questo fandom del quale anch'io ( molto "indegnamente", a dire il vero! ) mi ritengo di farne parte... La serie Athos & Aramis Forever ovviamente è tutt'altro che conclusa ( praticamente siamo solo agli inizi ), e suppongo sia superfluo aggiungere che a questa seguiranno molte altre storie e molti altri sviluppi.
^__^ Alla prossima!

   
 
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