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Autore: Neverlethimgo    27/02/2012    21 recensioni
'Mi ricorderò sempre di Kidrauhl e lo farò con un sorriso.'
Non so come descrivere questa one-shot.
E' un racconto proiettato verso il futuro (spero molto più lontano di quanto da me citato all'interno della storia) e tratta di ciò che non solo io potrei provare di fronte a quella situazione. Spero leggiate in tante :)
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I will always remember Kidrauhl.

 
Erano passati già cinquantacinque anni.
Alyson, originaria del Kansas, aveva sempre vissuto in Italia nella periferia di Roma, e avrebbe giurato di non aver mai visto gli Stati Uniti d’America se non  per una fugace visita ad una lontana zia di New York.
Ma quel novembre dell’anno 2067, decise di andarci, di attraversare quell’oceano immenso con ancora le lacrime agli occhi poco prima di salire sull’aereo.
Sei sicura di volerci andare da sola?”  le avevano domandato in coro sia la figlia che il marito.
Sì” biascicò lei debolmente e così fece. S’imbarco su quel velivolo e non riaprì gli occhi prima di aver raggiunto l’aeroporto di Toronto.
Durante quelle nove ore, la sua mente fu attraversata da mille e più ricordi e ripensare al motivo per il quale si trovasse a oltre duemila piedi da terra, le fece scendere dall’occhio destro una lacrima che le fece bruciare l’iride.
Quando il pilota annunciò il loro arrivo all’aeroporto, Alyson fu costretta ad aprire gli occhi e a realizzare nuovamente il tutto.
Una volta scesa da quell’aereo, l’aeroporto si trovava inondato di persone impegnate a leggere un quotidiano recante, in prima pagina, quella notizia: “Justin Bieber si ritrova costretto alle ultime ore in ospedale”
Seppur in modo diverso, ogni giornale recava quella notizia, la stessa che aveva portato Alyson a prendere quell’aereo e a recarsi in Canada.
Non aveva la più pallida idea di come muoversi all’interno di quella città, si affrettò a chiamare il primo taxy per farsi portare all’ospedale di Stratford.
 
Sia l’intero parcheggio che la sala d’attesa principale, erano affollati di giornalisti con tanto di telecamere e microfoni per carpire anche la più piccola informazione riguardante quel fatto.
Sebbene Alyson avesse settantacinque anni, era una donna ancora in gamba, spigliata e senza aver spento la sua voglia di vivere.
Ciò che le fu d’aiuto per sfuggire alla portineria dell’ospedale, fu proprio la confusione che regnava sovrana.
Non sapeva dove fosse la sua stanza, immaginava solo fosse situata in un’ala isolata di quel grande edificio, così si armò di pazienza e di logica e cominciò a girovagare in lungo e in largo seguendo le indicazioni, talvolta poco chiare, appese sulle pareti un po’ troppo candide e tristi.
Capì di averla trovata quando da una stanza vide uscire una donna sulla sessantina ed un uomo poco più giovane di essa. Era sicura di aver già visto quei volti, sebbene fossero passati anni, avrebbe giurato di rivedere in quegli occhi lucidi, lo sguardo di Jazmine, la sorella minore di Justin.
Entrambi camminarono con il capo abbassato, non notando affatto la presenza di Alyson che, quando fu sicura che nella stanza vi si trovasse solamente lui, entrò.
Justin?” sussurrò lei quasi avesse paura persino di rivolgergli la parola.
“Hey” la salutò lui debolmente facendo comparire un sorriso sulle sue labbra, “Eri una belieber, non è vero?” domandò lanciando uno sguardo al braccialetto d’oro con la scritta recante Belieber.
“No, sono una Belieber”ammise lei ricambiando quel sorriso.
Non mi resta molto, lo sai?”
La donna annuì debolmente tenendo il capo abbassato. “E’ per questo che sono qui” aggiunse riportando lo sguardo tra quegli occhi color nocciola.
Quanto ti resta?” si sforzò a domandare Alyson trattenendo a stento le lacrime, ma non le avrebbe fatte uscire, non ora almeno.
Non voglio saperlo, preferisco vivere quel poco che mi rimane senza essere a conoscenza delle ore o i giorni che mi rimangono ancora. E’ meno snervante, non trovi?” cercò di ironizzare lui. Ma in quella stanza di ironico c’era ben poco.
Soprattutto per lei.
Aveva avuto la fortuna di incontrarlo solamente una volta, durante l’unico concerto che fece in Italia e le tornò alla mente con quanta insistenza dovette convincere sua madre a concederle il permesso di andarci.
Mai avrebbe pensato, durante tutta la sua vita, di incontrarlo proprio allo stremo delle sue forze.
Da quando le era arrivata tale notizia, aveva fatto di tutto pur di auto convincersi che quella sarebbe stata la cosa migliore, voleva esserci. Voleva dimostrare al suo idolo che non l’aveva mai abbandonato, nemmeno adesso e non l’avrebbe mai fatto.
Non dovresti sprecare i tuoi ultimi giorni chiuso in una stanza di ospedale”
Che posso farci, non potrò mai più uscire da qui, immagino tu lo sappia questo.”
Credo di non aver sentito bene: hai detto mai?”
Sì, perché?”
“Mai dire mai: ce lo hai insegnato tu. Non ricordi?”
Ma…” ora che Alyson aveva preso posto sulla sedia accanto al suo letto, era abbastanza vicina da permettere a Justin di venire a conoscenza del suo nome. Lui le prese il braccio sinistro, quello sul quale era allacciato un altro braccialetto recante la scritta AlysonAlyson, non posso uscire” si affrettò a continuare la frase lui “Non ho le forze, non ne varrebbe la pena”.
Ma la donna non voleva sentire ragioni.
Lui aveva fatto tanto per lei, seppur indirettamente, con la sua musica le aveva trasmesso emozioni che anche a distanza di anni vivevano lucide dentro di lei: non poteva lasciar perdere tutto proprio adesso.
Entrambi erano a conoscenza che avrebbe potuto trascorrere come più preferiva quegli ultimi momenti, nessuno avrebbe a Justin se questo avesse varcato quella porta e vi si fosse ripresentato solo qualche ora più tardi.
Vieni con me” le disse lei.
 
Dopo interi minuti trascorsi ad aspettare, Justin fu finalmente pronto e, a fatica, la raggiunse.
Così com’era arrivata all’ospedale, chiamò un taxi, diede un piccolo foglietto all’autista con scritto sopra dove recarsi, e all’insaputa di Justin si fecero portare davanti al luogo dove cominciò tutto: l’Avon Theatre.
Perché mi hai portato qui?” le domandò lui stupito.
Justin, voglio che tu ora ti sieda su quegli scalini, che prendi questa chitarra e che suoni e canti”
Alyson gli porse la chitarra che un ragazzino seduto sul bordo del marciapiede stava suonando fino a  pochi istanti fa, aspettò che Justin si fosse seduto su uno dei primi tre scalini e lo ascoltò mentre lentamente posizionava le dita sulle corde dello strumento.
Cosa dovrei cantare?”
Quello che preferisci”
 
When I met you girl my heart went knock knock
Now them butterflies in my stomach wont stop stop
And even though it’s a struggle love is all we got
So we gon' keep keep climbin' till the mountain top

 
Le bastò udire quelle poche parole per lasciare libero sfogo ad un pianto liberatorio, ma silenzioso.
Le lacrime le scendevano copiose sulle gote fino ad arrivare a formare un nastro d’acqua sotto al mento.
Si ricordava di quella canzone come una delle sue prime che ascoltò, aveva sempre amato la versione acustica di tale brano, amava il suono della sua voce misto a quello della chitarra: era una melodia che cullava qualsiasi tipo di emozione.
Il timbro di voce era rimasto tale sebbene fossero passati tanti anni; ora Alyson vedeva avanti a sé il ragazzino che era un tempo, quel ragazzino che si era fatto conoscere su youtube e che suonava davanti a quel piccolo teatro attirando l’attenzione di chiunque vi passasse davanti.
Le sembrò di essere tornata adolescente, quando trascorreva la maggior parte del suo tempo libero davanti ad un computer cercando di carpire più informazioni possibili riguardo a lui, quando ascoltava per ore i suoi cd e quando sognava ad occhi aperti di poterlo finalmente incontrare.
 
Stettero in quella zona per oltre due ore parlando del più e del meno, evitando il più possibile l’argomento che riguardasse la sua salute. Non gli aveva chiesto quale malattia lo stesse affliggendo, non voleva saperlo e lui non glielo avrebbe detto. Nemmeno alla stampa era stato confessato ciò, e tutto questo sotto stretto desiderio di Justin.
 
Da quelle conversazioni, Justin capì di aver davanti una vera fan, una di quelle Beliebers rimaste in silenzio per tutti quegli anni, una ragazza che un tempo avrebbe voluto incontrare, ma che Dio gli aveva donato la fortuna di incontrare solo adesso, in quella circostanza per di più.
 
Quando furono costretti a rientrare in quell’ospedale, ad Alyson si gelò il sangue nelle vene.
Il sole aveva già fatto capolino dietro agli edifici più alti della città: quella giornata si stava per spegnere.
Dimmi una cosa” disse Alyson sedendosi nuovamente accanto al letto sul quale Justin si era appena sdraiato “Tu sai quanto tempo ti rimane, non è così?”
Justin abbassò lo sguardo e debolmente annuì: “Sì, ma non te lo dirò”
La donna capì il perché e non si permise di domandare altro, in fondo in fondo, non lo avrebbe voluto sapere.
 
La mattina dopo, Alyson tornò in quell’ospedale ancora gremito di giornalisti, si diresse verso la stanza dove la sera prima lo aveva salutato e quando vi fece capolino, non lo trovò.
Il suo primo pensiero fu diretto al fatto che Justin avesse accolto il suo consiglio e fosse uscito proprio come aveva fatto con lei il giorno precedente.
Ma a confermare i suoi dubbi arrivò un’infermiera. Alyson si voltò a guardarla e la donna indossante un misero camice azzurro, abbassò lo sguardo.
Fu allora che Alyson capì.
Era sicura che l’ultima persona che Justin avesse visto fu lei e questo non poté far altro che rallegrarla.
Un gesto istintivo la portò ad avvicinarsi alla finestra più vicina e a guardare in alto, oltre le nuvole, oltre il sole. Sapeva che ora era lassù che il suo idolo si trovava.


Spazio Autrice:
Ho deciso di scrivere questa one-shot dopo aver visto un video su youtube, so che è parecchio triste la trama, ma non ho potuto fare a meno di scriverla.
In un certo senso mi sono sentita più vicina a lui e spero vi piaccia questo racconto.
Non ho voluto descrivere quale malattia fosse per il semplice fatto che scrivere di ciò mi avrebbe fatto male.
Tutto ciò è stato scritto solo per tentare di trasmettere le emozioni che provo io quando ascolto quella voce.

Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere :)

Giulia

@Belieber4Choice
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